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Autore: Asuka_Asami    29/03/2014    6 recensioni
Storia in revisione;presenza di errori di battitura come TOMILINSON o robacce del genere, scusate. Provvederò a correggere al più presto ogni singolo errore. 
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C'è un lato di me che cade a pezzi ed è la parte che tu non vedi.
-Fabri Fibra
Le parole gli morirono in gola, mentre cercava di rispondere a tono. Sussultò non appena sentì le mani possenti e maledettamente grandi di Harry, accarezzargli il ginocchio, per poi risalire lungo la coscia soda che Harry già adorava. Sorrise, vedendo il suo professore rimanere immobile.
“Vieni con me, Louis. Lo vedo che mi desideri, che vorresti baciarmi, torturarmi, farmi gemere, godere …”
“Taci, cazzo.” Sbottò, irritato da quelle parole che avevano un sapore amaro, troppo proibito per essere assaporate. Lui, contrariamente a ciò che lo spingeva ad accettare qualsiasi assurda richiesta di Harry, apparteneva a Zayn. A lui soltanto.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Crediti banner by @ pleasebemywill

 15 Capitolo

Attenzione: Questo capitolo contiene atti di violenza che non sono da imitare.

 
Ormai erano mesi che Louis trascinava stancamente la sua anima dentro un corpo che sembrava non essere realmente suo. Le sue labbra, perennemente screpolate, erano sempre piegate in un broncio che di adorabile non aveva nulla. Era un’espressione di tristezza, una smorfia di dolore quella che mutava i lineamenti infinitamente dolci del professor Tomlinson.
 
Harry, da precisamente due mesi, viveva in un’ombra che lo rendeva schiavo della solitudine, della tristezza, rabbia. Delusione. Odiava profondamente quella parte illusa di sé, che Harry voleva semplicemente spegnere, annullare, dimenticare. Distruggere pezzo per pezzo. Ma di distrutto, ormai, c’erano solo le sue aspettative ed il suo passato. Harry avrebbe voluto uccidere Louis, perché se n’era andato. Aveva ignorato il richiamo del suo cuore. L’unico richiamo, per essere precisi. E non ce ne sarebbe stato un secondo, perché Harry, cambiava idea, ma non tornava su i suoi passi. Mai. L’idea di distruggere Louis, ucciderlo, magari. Lo colpiva sempre, soprattutto quando vedeva il delizioso corpo formoso di Louis ancheggiare per i corridoi.
Harry aveva smesso di fidarsi, di credere che un barlume di bontà l’avrebbe magari fatto ritornare il bambino dolce, ma forte di un tempo. Harry era semplicemente vuoto, non c’era nulla che potesse riempirlo, farlo sentire diverso, migliore, magari. Era stato tradito, umiliato, deriso da due occhi infinitamente azzurri che, come lamine indistruttibili, avevano perforato i suoi polmoni, portandolo a non respirare quasi più. Aveva tradito quella promessa fatta davanti ad un solo fiore di campo, quando aveva trovato il corpo senza vita di Alice.
Accanto a lui sentì la presenza ingombrane di un corpo che aveva avuto l’onore di possederlo, percepiva un odore   leggermente dolce. Il suo cuore accelerò un battito, per poi perderne altri due. Non riusciva a voltarsi e, forse, nemmeno lo voleva. Sentiva dentro di lui la pressione che pompava attraverso il sangue, spingendolo a retrocedere, ma non mosse un passo, fissando il suo armadietto nero.
“H-Hary” Detestò quella voce, forse con tutto se stesso. Il suo alito fresco gli accarezzò il viso contornato da una barbetta leggermente incolta, che non aveva tagliato per pigrizia.
Louis deglutì a vuoto, volendo mordere la sua lingua biforcuta. Nella sua mente c’era il vuoto totale, mentre sentiva i tocchi degli artigli del male, scavargli dentro; sentiva il senso di colpa infondergli iniezioni di puro male, facendolo contorcere silenziosamente, mentre i suoi occhi erano leggermente liquidi.
“Che vuoi, Louis?” Harry era nudo, di nuovo. La sua voce era leggermente tremolate. In quei mesi l’aveva segretamente ascoltato, facendosi cullare dall’odore di Louis nascosto tra le pieghe del suo cuscino. L’aveva nominato tante volte, cercando di sentire il suo sapore sulle labbra rosse e carnose. Gli era mancato, sì, ma l’avrebbe volentieri soffocato con il suo stesso dolore, solo per fargli provare il brivido di sentirsi in bilico tra una vita maledetta ed una morte tentatrice.
“Voglio solo parlarti, Harry.”
 
Louis sentiva il bisogno spasmodico di parlare con lui. Doveva farlo, quanto meno per mettersi in pace con se stesso, chiudendo la questione una volte per tutte. Si stava rifugiando nella tana del lupo, di nuovo. Ma sentiva il bisogno impellente di avere un contatto con lui; Harry era il veleno che accelerava il suo lento soffocamento, era la spinta che serviva per far precipitare Louis giù da un burrone. Harry era la faccia della medaglia sbagliata, quella che Louis tentava di nascondere.
“Sei stato abbastanza  chiaro l’ultima volta che abbiamo parlato, o sbaglio?”Un sibilo fuoriuscì da quelle labbra così maledettamente screpolate, che Louis bramava così tanto. Harry aveva messo da parte il suo orgoglio, si era mostrato in tutte le sue sfumature, avevamo mostrato a Louis i vari colori che lo riempivano, sovrastati dal nero. Si era esposto e si era ferito; Louis aveva vinto una battaglia, Harry aveva perso la guerra contro se stesso, perché, in quel momento, avrebbe solo preso Louis, per poi sbatterlo in quegli armadietti di un colore ridicolo e fargli male. Troppo male, perché Louis potesse sopportarlo.
“Lasciami spiegare, almeno.”
“No- asserì secco, Harry, puntando il suo sguardo deluso in quello di Louis.- Non voglio ascoltarti, non più. Io ti ho affidato tutto, Louis.”
“Lasciami spiegare, ti prego.” Le mani delicate e affusolate di Louis si posarono sull’avambraccio di Harry, pronto ad andarsene. Odiava il calore all’altezza dello stomaco, perché gli ricordava i primi tocchi di Zayn; quelli che lo facevano rabbrividire, quella fiamma che sembrava essersi assopita da troppo.
“Louis, io non voglio fare avanti ed indietro, per colpa di un cazzone quale tu sei, che non è in grado di prendere una decisione definitiva, sappilo.” Il tono di Harry era un misto di rabbia e delusione. Odiava il modo in cui Louis l’aveva lasciato da solo, senza guardarlo in maniera complice durante le lezioni.
“Harry, hai sempre saputo che io sono sposato. Tu mi hai scombussolato, mi hai semplicemente … stregato. Per me c’è sempre stato Zayn, solo lui. Non ho mai pensato che qualcuno potesse sostituirlo.- o sostituire il ricordo di mio fratello, avrebbe voluto aggiungere.- Quando mi hai parlato di te, io ho avuto paura.”
“Paura di cosa?” Chiese, con voce quasi seccata.
“Di appartenerti, Harry.”
Nel volto di Harry si dipinse una smorfia di disgusto, che colpì Harry come un pugno improvviso, inaspettato. Louis si sentiva così spaventosamente ridicolo, che si odiava; si detestava, letteralmente. Aveva lasciato che i suoi sentimenti sovrastassero la ragione, eppure, si era sempre sentito attratto da Harry, come se possedesse lui stesso l’attrazione gravitazionale, che gli permetteva di rimanere ancorato alla terra. Harry era pura e totale forza, che lo spingeva tra le braccia di nuovi mostri, nuovi demoni, che Louis voleva evitare, ma al tempo stesso voleva far fondere con i suoi, per creare un male infinito. Il loro male, quello che non gli avrebbe permesso nemmeno di respirare; quello che tratteneva i segreti sussurrati, quello che gli permetteva di sfogarsi.
Louis chiuse gli occhi, sentendo una vicinanza inebriante, che ubriacava i suoi pensieri, deviandoli in miliardi i direzioni diverse. Una mano gelida, ed estremamente grande, gli accarezzò la pelle della guancia, punteggiata da un leggero strato di barba incolta. Lasciò che i suoi occhi plumbei a causa dell’oscurità del corridoio colpissero lo smeraldo delle iridi del riccio, che tratteneva il suo labbro inferiore tra i denti, perfettamente curati.
Louis, afferrò la mano libera, portandosela al cuore. Pregava che nessuno uscisse dalle rispettive classi, ma, fortunatamente, erano situati nella parte meno esposta della scuola. I capelli castani di Harry erano tirati verso l’alto, mentre nella fronte non troppo larga, si esponeva alla luce del sole debole di Novembre, una piccola ruga di preoccupazione. I suoi lineamenti si erano leggermente ammorbiditi, ma Louis avrebbe scommesso la sua stessa vita, dicendo che Harry era un mare in tempesta, dove ogni onda era un sentimento diverso, che prevaleva sull’altro.
Louis non sentì nulla, se non il sapore del sussurro di Harry sulle sue labbra. Le loro bocche si sfioravano, danzando al ritmo dei loro corpi, che onde givano nella penombra, incerti, impauriti, quasi. Entrambi sentivano dentro di loro una voglia matta di gettarsi nelle braccia dell’altro, di unirsi, come se poco importasse di quello che sarebbe successo dopo. E Louis non lo formò nemmeno il ricordo del marito, che lo guardava supplichevole, in una muta richiesta di non tradirlo. Non di nuovo. E Louis si chiedeva dove fosse finita la sua morale, la sua voglia di riscatto.
Devi andare avanti, Louis. Io sono parte di te, ricordalo. Ti prego, Louis. Ama, proteggi Zayn.
“Mi dispiace” soffiò Louis, delicato come un sifone che si perdeva tra le pieghe immaginarie del vento. Si odiava, si detestava, ma con Harry accanto poteva sentirli i maledetti, affondare nella sua pelle delicata, morbida.
 
 
 
Zayn osservava la scena da lontano, con il cappuccio sistemato sulla fronte, coperta dai capelli corvini, che quella mattina non aveva voluto sistemare. Poteva sentirlo sulla bocca l’amaro sapore del tradimento, il veleno che entrava dentro di lui, dolcemente, con una lentezza esasperante. Poteva anche sentire la pelle scottare a causa della gelosia e la testa vorticare a causa della rabbia e dell’incredulità. Sentiva anche le braccia immaginarie di Bryan avvolgerlo e le lacrime scivolare lungo la guancia sinistra. Poteva anche sentire il profumo del suo defunto ragazzo, mentre sentiva le sue certezze scivolargli tra l dita, disperdersi nell’aria e odiava la morsa che si stringeva intorno ai suoi polmoni, impedendogli di respirare. Annaspò nella penombra di quella scuola che, doveva ammetterlo, era la rappresentazione più realistica della depravazione e dello squallore.
Sente il respiro mozzarsi, mentre gli occhi color ambra  si posavano  sulle loro mani intrecciate, come se non volessero lasciarsi. Zayn lottò contro la voglia di prendere quel ragazzo e soffocarlo con le sue stesse mani. Ormai non sentiva nemmeno il cuore battere, perché suo marito, quel meraviglioso uomo dai capelli lisci, sempre in disordine, glielo aveva strappato via, con quei gesti amorevoli che non stava riservando a lui.
 
Louis si sentiva stranamente leggero e non riusciva a smettere di sorridere. Camminava lentamente, in punta di piedi, quasi, come se non volesse profanare quella magnifica bolla di felicità che lo circondava. Il  suo sorriso si estese ancora di più, pensando ai sussurri a fior di labbra che Harry gli aveva regalato; pensava, con il cuore che batteva velocemente, alla speranza che, solo per un attimo, traspariva dagli occhi smeraldini, meravigliosi.
“Lou, è difficile, credimi. Mi sono affidato a te, ma tu te ne sei andato. Ho solo bisogno di sapere che tu ci sarai, indipendentemente da Zayn o qualsiasi altra cazzata. Ci sarai, Louis?”
L’alito che sapeva di sigaretta appena fumata, accarezzò la punta del suo naso e le sue labbra sottili. Una carezza lenta, leggera, delicata.
Louis non sapeva semplicemente cosa rispondere. Nella sua testa balenavano moltissime parole, troppe, che forse non avrebbe mai detto. Mai. Ma con ‘ ci sarò, Harry. Devi solo aiutarmi’ accolse la sua proposta, qualsiasi essa fosse.
Harry annuì, non comprendendo a pieno le sue parole, ma era felice. Harry si sentiva sicuro, protetto, sentiva che il dolce profumo di Alice si sarebbe mescolato ad una fragranza altrettanto unica e dolcissima. Già ne era dipendente.
“Tutto quello che vuoi, Louis. Tutto.”
 
“Sei tornato, Louis.” Una voce seccata e delusa lo accolse, mentre entrava in casa silenziosamente. Era l’ora di pranzo e Louis non vedeva l’ora di chiudersi in camera per fantasticare, come se fosse una ragazzina- ma, doveva ammetterlo, Harry lo destabilizzava, dunque quasi nemmeno si stupiva.
“Si, Za …”
Il corpo mulatto di suo marito fece capolino dalla piccola cucina. I capelli lucenti erano perfettamente stirati verso l’alto, mentre i suoi occhi erano scuri, quasi neri. Louis non si ricordava che potessero raggiungere una tale tonalità, poche erano le volte in cui quegli occhi avevano raggiunte quelle sfumature cromatiche così scure, che inghiottivano persino le sue stesse pupille. Louis ebbe un leggero e lieve fremito, mentre il suo sguardo vagava su tutto il suo corpo, coperto solo da una paio di pantaloni della tuta, mentre il petto, coperto da una leggera peluria, era totalmente alla vista- non molto languida, ma abbastanza preoccupata- di Louis.
“Come mai così presto, Louis? Cos’è, non avevi altro da fare?” Zayn assottigliò lo sguardo tagliente, puntando su di lui le lame taglienti che sembravano aver sostituito le iridi di Louis.
“ Ehm, no – il tono di voce di Louis aumentò leggermente, come se fosse stizzito. Detestava i discorsi a mezza lingua di Zayn e detestava sentirsi sotto-pressione, senza un motivo apparente.- Devo sapere qualcosa, Zayn?”
Il volto di Zayn fu attraversato da una rabbia incontenibile. Si sentiva preso in giro, deriso, tradito. E lui odiava il tradimento, non poteva sopportarlo. 
Il pugno di Zayn arrivò inaspettato sullo zigomo di Louis, che arretrò di un passo, con il fiato bloccato in gola e le lacrime che già bruciavano lungo la parte lesa.
Zayn sentiva i suoi pugni chiudersi convulsamente, la voglia di picchiarlo e fargli anche solo della metà del male che Zayn stesso stava provando lo stava rendendo cieco. Non distingueva nemmeno i lineamenti di suo marito, mentre la vista si appannava  causa delle lacrime che, stupidamente, non versava. Le sue orecchie fischiavano, impedendogli di sentire i suoni dei singhiozzi di Louis.
“Sei un cazzo di traditore.- asserì tra i denti, avvicinandosi a quel corpo tremante.- Non posso credere che tu ...” Si interruppe, tirando uno schiaffo sulla pelle rosea e ricoperta di barba della guancia sinistra del ragazzo. Louis non si mosse, abbassò il capo, semplicemente, sentendo il macigno sul suo petto farsi sempre più leggero, più sopportabile. Stava pagando ogni singolo errore, anche se ancora non ne conosceva esattamente il prezzo o, semplicemente, non conosceva quell’uomo che, inconsciamente, si era promesso di amare.
Zayn non ne aveva abbastanza, non dal momento in cui vedeva i corpi di Louis ed Harry farsi sempre più vicini, unendo i loro respiri, le loro mani, la loro saliva e tutto quel che richiedeva l’atto del tradimento in sé. E li vedeva anche rotolarsi in un letto anonimo o magari anche quello che da due anni condivideva con Louis, e sentiva il suo cuore rompersi, ma, giurò i sarebbe anche rotto quello di Louis. Non poteva accettare un secondo tradimento, seppur diverso. Non poteva, dopo aver sognato il corpo di Bryan sgretolarsi ed essere sostituito da quello di Louis; non dopo aver donato il suo cuore per una seconda volta.
Louis senti solo il dolore di un secondo pugno, sullo stomaco, però. Il respiro gli mancò, mentre il cuore aveva accelerato la sua corsa, forse per rendere tutto ancora più immensamente doloroso.
“Esci da casa mia!” L’urlo di Zayn fu seguito da un altro pugno in pieno petto ed uno schiaffo sul viso. Il dolore di Zayn, in quel momento, era pressoché inestinte, sostituito da un orgoglio ferito, una rabbia insopportabile, che lo aveva portato alla distruzione, fisica e non, dell’essere più fragile e delicato che avesse mai conosciuto. Ma ormai era cieco di rabbia, si saziava delle sue lacrime, inghiottiva i suoi singhiozzi, perché lo facevano stare bene. Dannatamente bene. Non esisteva più nessuno, se non lui e la prigione in cui si era rintanato sopraffatto dall’ira. La violenza era un tasto che non aveva mai schiacciato, per lui era come se fosse proibito. Ma era consapevole  che dopo aver udito il suono che era provocato da quel tasto non si sarebbe più fermato. Non lo fece, infatti. Vedendo retrocedere Louis, lo afferrò per i capelli, sbattendolo contro la parte occupata da una loro fotografia. Lo strattonò così forte che Louis temette di cadere a pezzi, senza possibilità di essere nuovamente rimesso in sesto. Chiuse gli occhi, Louis, sentendo il suo respiro uscire a sbuffi, mentre si imponeva di regolarizzare il suo battito. L’ennesimo pugno gli colpì l’occhio sinistro, facendolo urlare, mentre Zayn tirò i suo capelli più forte.
“Adesso, esci fuori da casa mia. E non tornare, intesi. Al diavolo le tue promesse!” Disse con un crescendo di rabbia udibile nella voce. Era letteralmente impazzito. Credeva che Louis per lui fosse  indispensabile, ma, evidentemente, Louis aveva filato la sua tela per mantenere un legame con lui, che magari nessuno dei due voleva. Le ipotesi più assurde si fecero spazio nella mente di Zayn, che, sembrava viaggiare senza freno da una dimensione all’atra, senza mai interrompere la sua corsa. Pensava agli anni che aveva condiviso con lui, dividendo il suo cuore in due, per lasciare spazio al dolore e all’amore per una persona, che, evidentemente, non lo meritava o, peggio, lo respingeva. Pensava a Bryan, che non aveva avuto modo di vivere fino in fondo.
“Zayn, ti prego- un sussurro, quasi, lacerò quel silenzio accompagnato da singhiozzi pesanti- lasciami.” Zayn mollò la presa, sputandogli in viso. L’aveva distrutto. Di Zayn adesso si sarebbero raccolti solo i cocchi di un anima che non poteva più considerarsi tale.
“Ti ho amato, Louis. Ti ho amato tanto, troppo.- disse duro, pulendosi la saliva che colava dal mento.- Sei arrivato nel momento giusto per farmi quantomeno dimenticare. Mi hai aiutato. Mi hai accettato e amato, credo. Io ho dato tutto per renderti felice, sbagliando a volte, ma mai ti ho tradito- la voce si ruppe, mentre chiudeva gli occhi per riprendere fiato.-, nemmeno con il pensiero, nemmeno cercando di sostituirti a Bryan. Tu, Louis, me lo ricordi, forse per questo ti amo incondizionatamente, ma speravo che non gli assomigliassi da questo punto di vista.- strinse i pugni, pronto a colpirlo, ma Louis si rannicchiò su se stesso, scivolando contro la parete.- Mi hai tradito, come lui, anche se in modo diverso.”
“Zayn, io …”
Zayn lo interrupe con una risata isterica, voltandosi e dandogli le spalle e sputando tra i denti un “ Cosa, Louis? Tu cosa? Mi hai tradito, mi hai ucciso, non lo capisci. Ti ho visto sai, con quel moccioso. Un tuo alunno. Che cliché assurdo, Louis. Proprio tu che sei insegnate di lettere!- asserì ridendo sarcasticamente e con disprezzo.- Mi hai strappato tutto, Louis. Non mi stupirebbe se fossi stato tu stesso ad uccidere tuo fratello.” Louis sbiancò, lacrimando di più.
“Sai, lo sapevo.- disse puntando lo sguardo verso il corpo di Louis, sul pavimento.- sapevo che per me non c’era più spazio nel tuo cuore, ma fa male. Non dopo averti amato così tanto, Louis.”
“Smettila, ti prego.” Louis non lo ascoltava, mentre nella sua mente si proiettavano i fotogrammi di Bryan sofferente, mentre chiudeva gli occhi. Per sempre.
“Perché? Almeno dimmi il perché, Louis. Me lo merito, almeno questo, no?” urlo, tirando un calcio nei suoi stinchi.
Louis non rispose, ma urlò di doloro, come s fosse un animale sbranato, consapevole della sua morte imminente.
“Adesso io esco, va bene. Non farti trovare qui.”
 
Harry aprì la porta, sorridendo, forse, per la prima volta dopo troppo tempo. Sentiva nelle sue labbra il gusto dolce della vittoria, il dolce sapore del ritrovo di due anime, che, forse, erano destinate.
Il suo sorriso morì, vedendo un Louis tutto ricoperto di sangue con una mano sullo stomaco. Era messo davvero male.
“Louis, ma che diavolo …” Louis chiuse gli occhi, mentre Harry lo afferrava per farlo entrare dentro casa.
 
Louis sentiva solo un fischio insopportabile nelle orecchi ed un dolore lancinante allo sterno. Cercò di issarsi sui gomiti, cercando di afferrare l’acqua vicino al comodino di una stanza che identificò come quella di Harry.
Camminava lentamente, afferrando ogni appiglio che gli permettesse di non cadere. La testa gli pulsava, mentre milioni di stalattiti perforavano il suo petto, rendendolo sofferente ed infreddolito. Le sue gambe erano guidate da una leggera adrenalina, che gli rendeva difficile, ma non impossibile, dirigersi verso una destinazione che conosceva a memoria.
Era andato di Harry, perché era lì che si sentiva al sicuro. L’odore mascolino di Harry invase l’abitacolo piccolo e disordinato. Louis si voltò, sentendo un flebile “ Louis, sta fermo.” Le mani enormi di Harry gli accarezzarono i capelli, in una muta affermazione alla sua ricerca di aiuto.
“Bevi, Lou. Ti farà star meglio.” Louis portò il bicchiere alla bocca, storcendo il naso- gonfio e dolorante- a causa del sapore amarognolo.
“Cos’è successo, Louis, esattamente.” Harry si sdraiò accanto a Louis, osservando il suo profilo delicato, profanato da quelle ferite che- ne era sicuro- avrebbero lasciato delle cicatrici sul suo volto, macchiandole di un peccato che lo avrebbe tormentato. Afferrò la sua piccola mano, baciandone il dorso liscio e curato.
“Non mi va di parlarne, Harry.”
“Shh, tesoro. Chiudi gli occhi.” Louis si fece cullare da quel bisbiglio delicato, mentre si rannicchiava contro l’incavo del suo collo, respirando il magnifico e delizioso profumo.
 
 

AbigayleWood
Perdonatemi, davvero. Sono in ritardo, ma questa scuola mi sta uccidendo e non ho il tempo materiale per scrivere. Purtroppo pubblicherò una colta a settimana, anche se non garantisco la puntualità. Lo scorso capitolo faceva pena, davvero, ma questo mi piace. Sarà che ci ho messo tanta rabbia oppure sarà l’aria di primavera che mi ispira, me mi piace il risultato finale. Spero che sia lo stesso per voi : ) Zayn è violento, lo so, ma nel prossimo capitolo avrei i suoi pensieri e … Vedrete!
La storia finirà tra qualche capitolo, forse tre o quattro. Ultimamente ho scritto una Os Larry Bianco e Nero : ) Spero che lascerete una recensione, per farmi sapere se vi piace lo svolgimento della storia. 
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