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Autore: Atomo    29/03/2014    1 recensioni
"A 16 anni, Lee Taemin credeva che, una volta scoperta la sua sessualità gli amici che conosceva fin dall’ asilo non lo avrebbero di certo abbandonato per una simile sciocchezza.
Non è andata esattamente come sperava.
Crede che in fondo, l'importante sia essere se stessi e sentirsi accettati dalle persone che ama. Al momento, non prova ne l'una nel l'altra cosa. Vuole solo stare bene."
Mi chiamo Atomo e, questa storia, nata come shot sarà di tre capitoli. La dedico a Kuronikuru, che ha spettato fin troppo (la prossima, giuro è sugli EXO ) Ci tengo a precisare, parlerò di bullismo; è un tema con il quale ho avuto problemi e, abbastanza personale.
Spero possa piacer a voi, almeno quanto piace a me.
2Min/ Leo
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Minho, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non so se l’avete capito, ma questo tema mi fa sballare (mi dispiace, dico sul serio, ma è questa la mia realtà dei fatti)
Chiedo ancora scusa per il ritardo epocale con il quale aggiorno, per eventuali errori e ripetizioni ripetizioni.

                                   

                                      Into You
 

 
Guardare Taemin mangiare una granita in piena estate è una cosa molto piacevole.
Le sue labbra sensibili si tingono subito di un rosso gustoso e sembra quasi di intravedere in languido senso di soddisfazione, brillare  in quegli occhi così grandi e gentili.
Più tardi, TaeKwon potrà dare la colpa al caldo torrido, che sicuramente gli ha dato alla testa: colto dal momento di pura perfezione, insinua piano le dita fra i capelli del più piccolo e lo tira a se in un bacio languido, al gusto di sciroppo al limone.
Taemin ricambia piano, senza fretta, circondandogli il collo con le braccia e sorridendo allo stesso tempo. Si sente amato,  accettato per una volta tanto e – prima che possano, ehm.. approfondire, una signora di mezza età li interrompe, schiarendosi la voce, forse un po’ troppo forte.
Li squadra, giudica malevolmente le loro mani intrecciate e, dopo qualche altro sguardo di rimprovero  misto a disgusto, si volta dall’altra parte.
Sarà per colpa delle vacanze estive, sarà per il contatto ravvicinato con TaeKwon, piacevole, malgrado siano entrambi sudati;  Taemin rimane sorpreso.
Nei suoi ricordi c’è ancora una sensazione insopportabile all’altezza dello stomaco, fatta di vergogna e autocommiserazione. Un sentimento dalle impercettibilmente sadiche sfumature che, però si è come volatilizzato, per lasciare spazio ad una leggera stizza. Non capisce davvero cosa ci sia di male nel baciare una persona del proprio stesso sesso.
“Vieni, andiamo in un posto più fresco” gli sussurra TaeKwon all’orecchio, strattonandolo gentilmente.
 
 
 
 Verso la fine dell’estate i genitori di Taemin partono per una crociera. La maggior parte dei domestici è  in ferie e suo fratello, con una scusa qualunque se la da data a gambe. Il silenzio non è mai stato così piacevole, pensa soddisfatto, mentre le sue gambe ondeggiano nell’acqua fresca della piscina.
“A cosa pensi?” chiede TaeKwon, mentre gli poggia la testa su una spalla.
“Tre parole, addirittura? Mi sento onorato .”
“Di solito sei tu quello che parla. Non sono abituato al silenzio mentre siamo assieme, tutto qui.” Borbotta il più grande, storcendo il naso.
“Hai una bella voce.”  Commenta Taemin, per regalargli un sorriso.
Tra loro due va tutto bene. Si sono trovati a vicenda e hanno deciso di poter restare assieme fino a quando vorranno. Ma è qualcosa di più: anche senza le parole riescono a capirsi al volo ed un solo sguardo diventa loquace. E’ alchimia.
Mentre si baciano, Taemin assapora ogni istante, ma  un pensiero freddo, fatto di metallo gli attanaglia lo stomaco. Si chiede quanto resisterà ancora la sua  splendida bolla di sapone, prima che un bambino capriccioso decida di scoppiarla. E’ un paradiso  fragile, fatto di minuti che scorrono troppo veloci.
Trema impercettibilmente, ancora stretto fra le braccia di TaeKwon. Con uno scambio di sguardi, il più grande lo mette in piedi, sussurrando paroline dolci e complimenti, su quanto sia carino ed intelligente e forte e maledettamente sexy con un po’ di abbronzatura.
In parte per magia, ma per il resto grazie alla fisica, Taemin è in un paio di istanti con la schiena sul divano color crema del salotto. La sua pelle formicola e freme, sotto le labbra di TaeKwon, mentre le  loro impronte bagnate sul pavimento si asciugano placide.
 
 
Riprendere il ritmo è come atterrare su un pianeta alieno, in cui la gravità è sostanzialmente ridotta.
Ogni passo traballante potrebbe essere quello sbagliato, ma per un po’ sembra andare tutto bene ed è quasi divertente fluttuare nell’omissione di dettagli importanti.
 
 
TaeKwon lo afferra per un braccio, prima che possa allontanarsi troppo “Aspetta” gli dice con un tono soffocato, prima di prendergli il volto fra le mani e baciarlo con trasporto.
“Non mi piace pensarti li dentro.”
Se non altro, Taemin sorride mentre gli tira un pugno sulla spalla. Non è forte,  l’idea di colpirlo sul serio non gli ha mai attraversato il cervello, ma l’espressione del suo ragazzo sembra ugualmente ferita.
“Hei! Non preoccuparti.  Convivi con i bulli da prima di conoscerti. Non mi succederà nulla.”
Il volto di TaeKwon si adombra “Non potrei perdonarmi se tu ti facessi male sul serio.”
 Con un’ultima carezza, Taemin scivola via dalla presa sui suoi fianchi,  ma riesce comunque ad asserire una frase prima di sparire dietro  l’angolo  “Andrà tutto bene.”
 
 
La presa sui suoi capelli si fa più forte e non importa quanta leva cerchi di fare con i palmi sull’umido  bordo di ceramica.  Finisce di nuovo con la testa sott’acqua.

1

2

3

4

Taemin spinge, si dibatte, cerca di allontanare le mani, urlare, con il solo risultato di riempirsi i polmoni di liquami.  In preda al panico si blocca, strizza gli occhi e la sua mente si svuota, come un foglio dipinto ad acquarello sotto la pioggia. Sente i pensieri  uscire, scivolare via.
Dopo il decimo secondo smette di contare, perché gli si offuscano i  sensi. La campanella suona e la stretta sulla sua nuca si allenta all’improvviso.
Tossendo, mentre cerca di riprendere aria, Taemin si tira su e scivola sul pavimento, grondando acqua. Sente il volto e il petto andare a fuoco.
JungWoo, uno dei ragazzi più grandi gli tira un calcio  “Tu e quel finocchio del tuo fidanzato dovete smetterla di appestare l’aria. Capito, checca del cazzo?”
Il dolore sordo si propaga come un’onda attraverso il suo corpo e le lacrime gli offuscano gli occhi castano chiaro. JungWoo  si inginocchia e il suo pugno sembra voler atterrare sul volto di Taemin. All’ultimo il ragazzo  ci ripensa, si alza e gli da le spalle.
Il resto del gruppo raggiunge placidamente l’uscita dei bagni; ridono, si battono il cinque, sembrano soddisfatti.
 

Taemin ci mette un paio di minuti per riuscire a reggersi in piedi senza sentirsi male. Si sfila la giacca e la camicia della divisa scolastica per poggiarle sul termosifone vicino alla finestra. Strofina energicamente  il viso, il collo e le scapole con  il sapone per lavare il sudiciume del pavimento; per cancellare ogni cosa e fingere che non sia successo nulla.
-TaeKwon lo verrà a sapere.- bisbiglia una voce maliziosa nel suo cervello  - Pesteranno anche lui. Finirà male. E’ tutta colpa tua-
Scuote la testa con forza, le gocce attaccate ai capelli umidi gli scendono lungo il collo percorrendo vie solitarie.  Non riesce a capire perché il mondo intero voglia immolarlo in questa causa persa.
E a volte riesce anche a pensare di non essere strano, che non ci sia nulla di sbagliato in ciò che è, ma poi sente i loro sguardi addosso e capisce cosa si intende con il termine omofobo.
Taemin si pizzica il piercing sul labbro inferiore per occupare le mani, anche se vorrebbe davvero prendere a testate il muro e piangere e farsi più male di quanto potranno mai fargliene loro.
Rimette la camicia, ormai asciutta, quasi ruvida. La abbottona svogliatamente, nell’attesa che la campanella suoni nuovamente; ha perso  l’ultima ora di scienze. Ancora.
 
L’episodio si ripete di tanto in tanto. Taemin è veloce a scappare, ma a volte non abbastanza.
Questa cosa ha smesso di ferirlo, una volta che ne ha compreso i meccanismi. E’ solo acqua, mentre gli scivola addosso.
 
 
Vicino a TaeKwon non gli è mai venuta voglia di piangere; non ne ha bisogno, perché sa che lui ci sarà sempre a proteggerlo.
E in quei pomeriggi particolari, quando sente la testa troppo pesante per alzarla dal cuscino, il più grande lo consola. Le sue dita sottili gli carezzano piano la schiena, i capelli, il volto e lo fanno stare meglio.
I loro ultimi minuti assieme, Taemin li ricorda così. Come un pomeriggio ozioso  di baci lenti e umidi.
Perché del resto, non si può mai sapere quando il pavimento verrà a cederti da sotto i piedi.
 
 
Tira una brutta aria; Taemin lo capisce subito, malgrado le persone attorno a lui pretendano una spensieratezza che non si addice ai mobili costosi ed asettici.
Nella sala da pranzo, l’eco prodotto dall’orologio appeso sul muro sembra un sasso che cade lungo una parete di roccia. Rimbalza, cozzando contro le pareti e gli da un tantino sui nervi.
Inaspettatamente, è suo padre a rompere il silenzio “Ho saputo che i tuoi voti a scuola sono migliorati molto Taemin.”
Non dovrebbe suonare così curiosa come frase ma, detta da una persona che non ha mai mostrato il minimo interesse per questo aspetto della sua vita,la rende quasi assurda. Taemin vorrebbe elogiare il proprio ragazzo, attribuendogli il merito, ma si morde la lingua ed annuisce brevemente.
Il piercing sul labbro pizzica. C’è qualcosa che non va.
“Anche le tue ore di assenza sono aumentate. Sbaglio?” il  tono di voce dell’uomo si raffredda all’improvviso e sua madre,  dall’altro lato del tavolo si lascia sfuggire un singhiozzo, tenendo sempre la faccia rivolta verso il proprio piatto; forse sta contemplando l’idea di annegarvi dentro.
“TaeSuk, vai in camera tua.” Latra il signor Lee, alzandosi in piedi, mentre sbatte palmo e tovagliolo di seta sul tavolo. Suo fratello fa come gli è stato ordinato e scivola via, senza fare rumore. 
Congiura.
Tradimento.
Ma questo è solo l’inizio. “TU! Schifosissimo aborto della natura. Hai portato dentro CASA MIA quel depravato! Gli hai permesso di insudiciare il nome di famiglia! La nostra reputazione!  Come hai osato?!”
La distanza che proteggeva Taemin si riduce drasticamente in un paio di istanti e lo schiaffo che lo colpisce in pieno volto brucia come un tizzone ardente.
“Non uscirai da qui finché queste idee disgustose e malate non ti saranno uscite dalla testa!”
Le ultime parole, però, feriscono dove quelle precedenti non erano riuscite ad arrivare “E ti conviene cessare ogni tipo di contatto con quel… quel… frocio, se non vuoi che gli capiti qualcosa di brutto.”
Suo padre lo costringe a guardarlo negli occhi, prendendolo per il mento con le sue dita nodose “Tu non lo vedrai più.”
Il pensiero di annegare nel piatto non sembra più così disdicevole.
 
  
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