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Autore: Stella cadente    30/03/2014    4 recensioni
Dal primo capitolo:
"E' strano da dire, ma anche se non ti conosco, ti voglio bene Liam; mi sento legata a te, inspiegabilmente, e ti sento vicino, vicino come una persona che conosco da una vita. Scrivere questa lettera mi ha aiutata, mi ha aiutata a sfogarmi.
La tua più grande fan,
Daveigh"
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Una ragazza, un ragazzo, una delusione, delle lettere.
Ma se tutto ciò avesse una svolta improvvisa?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo decimo 
come l’arcobaleno
 
 



Non sapeva che fare.
Bloccata lì, sul ciglio della porta, con gli occhi incatenati a quei due pezzi di cioccolato fondente che saettavano continuamente sul suo polso.
– Io non ... non posso – sussurrò.
E chiuse la porta, senza attendere una risposta.
– Ehi! – fece Liam, iniziando a colpire la porta – ehi, che cosa fai? Ascoltami, ti prego! – si mise a dire. Sapeva di star facendo la figura del disperato, ma doveva, doveva parlare con quella ragazza. Il suo comportamento lo aveva mandato nel panico.
– Ehi! – diede un ultimo colpo alla porta, improvvisamente teso.
Poi si bloccò. Se avesse continuato così l’avrebbe spaventata. Era così debole, quella ragazza. Così tanto che ebbe un intenso moto di tenerezza per lei.
Perché sto provando tutto questo? 
Liam non capiva più nulla. Non c’era più nulla che fosse in ordine nel suo cervello.
Ma una certezza ce l’aveva.
Voleva conoscere quella ragazza, più di ogni altra cosa.
Voleva stringerla tra le sue braccia, dirle che andava tutto bene.
Non ricordava di essersi mai sentito così legato a qualcuno prima.
E decisamente, per almeno scambiarci quattro parole, quello non era l’atteggiamento giusto.
Doveva calmarsi. Comportarsi come una persona ragionevole.
– Ti prego. Apri questa porta – disse dopo qualche secondo, la voce più tranquilla.
Aspettò.
E aspettò.
E aspettò ancora.
Ma la ragazza non accennava a tornare.
Devo andarmene, pensò. Che cosa era andato a fare? Perché non aveva pensato a come avrebbe potuto reagire lei?
Daveigh era fragile, molto fragile. Probabilmente più di quanto lui si aspettasse.
Era perfettamente normale, in fondo, che gli avesse sbattuto la porta in faccia.
Che cosa credeva, alla fine?
Serviva tempo.
E lui aveva voluto accelerare le cose.
Sono un autentico idiota.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dall’altra parte, Daveigh si era lasciata scivolare lungo la pesante porta in legno laccato di bianco. Gli occhi persi nel vuoto e traboccanti lacrime, le mani che tremavano furiosamente per l’emozione.
Non poteva essere. Non poteva essere davvero lì.
Doveva andare via. Lei non era abbastanza. Lei non lo meritava.
Si chiese perché fosse venuto proprio sulla sua porta, che cosa lo avesse spinto a farlo. Perché lei lo interessava così tanto?
Oh, già.
Forse gli aveva suscitato curiosità perché era la fan problematica. Già, forse voleva solo analizzarla. In fondo, non sapeva chi fosse veramente Liam Payne. Non sapeva se lui fosse davvero la persona che aveva preso lentamente forma nella sua testa.
Non sapeva niente di lui.
– Daveigh ... – sentì attraverso la porta.
Tacque.
– Senti, lo so che non avrei dovuto presentarmi così, ma ... ti ho lasciato una lettera, nel caso tu l’avessi notata. Non so se l’hai letta, però ... quando ho letto ciò che mi avevi scritto ho capito che tu avevi qualcosa di diverso, di ... autentico. Volevo aiutarti, ma volevo anche conoscerti.
Pausa. Daveigh ascoltava quella voce sincera perforarle l’anima, entrarle nel cuore per poi lasciarle un groviglio di emozioni dentro.
Ma non disse nulla.
Stette in silenzio, come se non ci fosse. Solo il suo cuore era attento, solo il suo cuore era presente. C’era, e galleggiava in quelle parole cariche di verità.
Le lacrime si erano fermate per lasciare posto ad un’espressione sorpresa.
Si sistemò meglio contro il portone, e aspettò che il ragazzo continuasse.
Voleva con tutta se stessa lasciarsi cullare da quella voce.
Ancora.
E ancora.
All’infinito.
 
 
 
 
 
 
 
 
Liam non riusciva ad udire più nulla, attraverso quella porta.
Pensò che forse se ne era andata. Lo aveva lasciato lì, non avrebbe più avuto intenzione di aprire e finalmente permettere che lui la rivedesse.
Forse quella era l’ipotesi più probabile.
Ma, chissà perché, riusciva a sentire qualcosa al di là di quella superficie laccata di bianco.
Forse era ancora lì.
Stette per un attimo in silenzio, cercando di carpire qualcosa.
Oh, al diavolo.
– È quello che voglio tuttora e vorrei che me lo permettessi, Daveigh – continuò il ragazzo – lascia che io ti aiuti, ti prego. Io ... non so che cosa ha fatto di preciso quel Daniel di cui mi hai parlato, ma ... io non sono così. Te lo giuro Daveigh, che io non ti deluderò mai. Per niente al mondo.
Disse queste parole tutte d’un fiato, senza mai fermarsi.
E fu come una liberazione. Perché alla fine Liam non voleva ottenere nulla da lei. Voleva solo che sapesse che lui non le avrebbe mai fatto del male, e basta.
Voleva solo che, almeno di questo, lei ne fosse certa.
Ma quello che ottenne fu solo altro silenzio.
Ma che parlo a fare, pensò. Attraverso la porta non riusciva a percepire nessun segnale di vita.
Aveva detto quelle parole al vento.
Guardò la casa con espressione di rammarico e fece come per allontanarsi.
Mosse qualche passo di malavoglia, deluso.
Almeno ci ho provato, pensò, mentre camminava lentamente, allontanandosi da quella casa a cui era ormai legato.
Non sapeva come avrebbe fatto a non passarci più davanti, o anche solo a rimuoverla dalla propria mente.
Nonostante tutto era andata così.
E basta.
E lui doveva accettarlo.
Non si era accorto però che una porta si apriva alle sue spalle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Daveigh lo guardò. Lo guardò mentre andava via, le mani in tasca, il passo lento.
Lo guardava e voleva raggiungerlo.
Voleva raggiungerlo e stringerlo forte, dicendogli che gli voleva bene.
Fu un attimo.
Un attimo in cui il cuore si ribellò alla testa.
E in un certo senso, fu la cosa giusta.
 
 
 
 
 
– Liam!
Il ragazzo si girò d scatto nel sentire quella voce.
E la vide.
La vide, sul ciglio della porta. I capelli rosso scuro mossi appena dal vento leggero, gli occhi nocciola che brillavano di speranza.
E non aspettò, Liam.
Non aspettò un secondo di più, e le corse incontro per poi abbracciarla con trasporto.
Lei si arrese a quell’abbraccio. Si arrese completamente, stringendo le spalle del ragazzo con quelle braccia esili e insicure.
Non si sentiva così bene da tanto tempo.
-Che cosa è successo?- chiese la voce di Liam nel vederla così scossa.
Daveigh sciolse l’abbraccio piano, allontanandosi appena da lui in modo che potesse stargli di fronte.
Ora si guardavano negli occhi.
Si guardavano come se non avessero aspettato nient’altro.
Lasciò lo sguardo a vagare per un po’, e non disse nulla.
Ma gli fece cenno di entrare in casa.
 

 
 
 
****
 
 
 
 
 
Daveigh si alzò nervosamente dal divano, raggiungendo in pochi passi veloci la finestra che dava sulla strada alberata. I rami spogli degli alberi si protendevano verso il cielo nuvoloso come braccia scure e secche, mentre nuvole di pioggia si raggruppavano in gomitoli grigi.
– Non so se voglio parlarne, Liam – disse, malinconica.
Era stata per un po’ accoccolata a lui. Non si erano detti nulla, in quel tempo, ma lei aveva desiderato ardentemente che quegli attimi si protraessero il più a lungo possibile. Liam le avvolgeva le spalle con un braccio, e lei gli stava con la testa sul petto, ad ascoltare il battito del suo grande cuore.
Sarebbe stata in quella posizione per tutto il giorno, ma aveva capito che lui voleva sapere. E che in un certo senso, doveva sapere.
Passò qualche secondo di silenzio, in cui l’unico rumore era il picchiettare di una pioggia leggera sui vetri.
– Con me l’hai fatto, in un certo senso – sentì poi alle sue spalle.
Quella voce.
Com’era bella, quella voce.
Era dolce a sentirla, rassicurante. E sorprendentemente familiare, come fosse stata quella di un amico.
Si voltò, piantando finalmente i suoi occhi in quelli di Liam.
– Già. È vero, in effetti – assentì.
Sentiva come una strana elettricità nell’aria, come se avesse dovuto scegliere con cura le parole prima di dire qualcosa.
– Daveigh ...
In un attimo si trovò davanti al viso gli occhi color cioccolato del ragazzo, che la guardavano intensamente.
– S..sì?
Realizzare la presenza di quel ragazzo davanti a lei era disarmante. Il cuore sembrava volerle fracassare le costole. Poteva sentire il suo battere furioso in gola, nello stomaco, ovunque.
– Puoi ... puoi farmi vedere? – chiese ancora lui.
Lei sentì una lacrima rotolarle sulla guancia.
– Liam ... ti prego, io non ...
– Avanti. Puoi fidarti di me. Ti fa male?
Annuì.
E poi, fece una cosa che Liam non si sarebbe mai aspettato.
Gli sorrise.
Gli sorrise sincera, prima di dire con quella sua voce delicata:
– Ti stai preoccupando per me ...
Lui la ricambiò. Le brillavano gli occhi, mentre sorrideva, e questo lo faceva andare fuori di testa.
– Beh ... sì. Perché a te ci tengo.
Quelle pietre che scintillavano di nocciola erano per lui irresistibili.
E quel sorriso.
Sembrava che avesse finalmente ritrovato la felicità perduta.
Era contagioso, quel sorriso. Così contagioso che al ragazzo sembrò quasi di sentire la sua felicità. Intensa, travolgente, come una scossa elettrica a livello epidermico.
– Non guardarmi così – fece lui. Parlava piano, come se, anche alzando di poco la voce, avesse potuto ferirla.
Lei aggrottò per un istante le sopracciglia fini.
– Così come?
– Come se fossi l’unica cosa che ti rende felice.
Daveigh in realtà non ricordava di essere mai stata così felice come in quel momento.
Poteva vederlo.
Poteva sentire la sua voce, il suo profumo.
Quel profumo. Era buono, ma non sapeva come catalogarlo. Era fresco, ma c’era anche qualcos’altro.
Era particolare. Come di menta mischiato a vaniglia. Il più buon profumo che avesse mai sentito.
E forse Daveigh Miller, per la prima volta, stava provando qualcosa di forte che non fosse il dolore.
Sgranò appena gli occhi non appena se ne rese conto.
Forse quello che sentiva lei andava al di là dell’amore di una fan verso il suo idolo.
Forse era qualcosa di più.
– Beh ... –  tentennò.
Lui la guardava come se cercasse di scorgere qualcosa dentro di lei.
– Lo sei – concluse – tu ... sei la cosa più bella, per me. Io ...
Le lanciò un’occhiata come per incitarla ad andare avanti.
– Ti voglio bene, Liam.
Furono quelle tre, semplici parole, che fecero andare Liam James Payne completamente fuori di testa.
 
 
 
 
 
Rimasero abbracciati a lungo, su quel divano che aveva ormai assunto quel profumo di menta mischiato a vaniglia. Quel profumo che mai Daveigh avrebbe scordato.
Fuori ora infuriava un temporale. Un temporale violento.
La poggia che batteva contro i vetri le dava però una strana sensazione, come di intimità. E le piaceva. Le piaceva quel legame che sentiva, quel legame ancora incerto, ma che già sembrava essere così forte.
Le piaceva sentire la vicinanza di Liam. Molto più di quanto si era immaginata.
Era rassicurante, sembrava che ora niente e nessuno le avesse potuto fare del male.
Nemmeno Daniel.
Con Liam lì vicino, forse sarebbe stata forte.
Avrebbe imparato a non essere più debole, a non lasciarsi scalfire da ogni cosa.
Avrebbe imparato a credere in se stessa.
 
 
 
 
Lasciò che il ragazzo sciogliesse la benda e che vedesse la sua storia incisa nella pelle marmorea. Lasciò che disinfettasse le ferite mentre lei tremava. Non di dolore però, ma di paura.  Paura del suo giudizio, paura di cosa avrebbe potuto pensare di lei.
Si chiese come avesse fatto ad aprirsi subito con lui. In genere non lo faceva mai con tutti gli altri.
Forse perché, invece, lui era diverso da tutti gli altri.
– Liam – fece – sono una stupida, vero?
Il ragazzo alzò la testa, smettendo per un secondo di disinfettare il taglio sul polso, che ancora dava goccioline di sangue.
– Non voglio più che tu faccia del male a te stessa – disse solo, senza risponderle.
Aveva ragione.
La ragazza annuì con la testa, sentendosi in colpa.
Forse non avrebbe dovuto mostrare la sua debolezza davanti a lui. Forse ora anche lui se ne sarebbe andato. Come dargli torto, del resto?
La sua mente viaggiava alla velocità della luce.
– Aspetta, Daveigh. Non annuire così – continuò, interrompendo i suoi pensieri – non è per la cosa in sé, tu non sei un problema. Non voglio che tu lo faccia perché solo chi sta male veramente fa queste cose. E tu non devi partire dal presupposto di non farlo più. Devi partire dal presupposto  di non stare più così male.
Daveigh rimase di stucco, imbambolata a guardarlo.
– Capito? – fece, tenendole per un attimo il mento tra il pollice e l’indice – io voglio che tu stia bene.
La ragazza rimase basita, e per un po’ non seppe cosa rispondere.
– Okay – disse solo, dopo qualche secondo.
 
 
 
 
 
– Liam – lo chiamò lei.
– Mh?
– Tu ci sarai sempre per me, vero? – chiese, stringendosi di più a lui.
Il ragazzo si staccò per un secondo dall’abbraccio, guardandola dolcemente.
La voce della ragazza aveva assunto i toni di quella di una bambina bisognosa di affetto.
Avrebbe voluto vedere mille volte quell’espressione sul suo viso. Un innocente imbarazzo, un tenero rossore sulle guance e quegli occhi timidi. Timidi, ma intensi, talmente intensi da farlo tremare impercettibilmente.
– Certo – disse sottovoce.
E voleva fare una cosa, ma doveva raccogliere coraggio.
Molto coraggio.
Daveigh era delicata, e lui doveva comportarsi di conseguenza. Non poteva compiere gesti dettati dall’impulso e dal suo bisogno di donarle amore.
Ma a volte bastano tre secondi. Tre secondi, e basta.
Ed in quei tre secondi, Liam lo fece.
Si avvicinò piano a lei, e le posò un leggero bacio sulla guancia, indugiando appena con le labbra sulla sua pelle fredda.
La ragazza si sentì avvampare, mentre un radioso sorriso prendeva forma sul suo volto dolce, dai tratti ancora infantili.
– Sul serio?
Liam annuì.
– Sempre – aggiunse, stringendola nuovamente tra le sue braccia.
Fuori, adesso, c’era l’arcobaleno. I colori fluttuavano liberi, a segnare la fine della burrasca e la ricomparsa della luce in cielo.
Liam sorrise nel vederlo.
Il temporale era finito.
Ora c’era l’arcobaleno.
Da quel momento in poi, ci sarebbe solo stata la luce.

 
 



Voglio dedicare questa storia a chi non ce la fa più.
A chi si sente schiacciato, oppresso, mangiato dalla sua stessa vita.
A chi si sente immerso nel buio, a chi non vede più una via d’uscita.
Ve la voglio dedicare perché voglio che sappiate che la felicità c’è, che la luce arriva per tutti.
Ve la voglio dedicare perché voglio che siate forti, perché voglio che non vi lasciate scalfire da niente e da nessuno.
Daveigh ha trovato la felicità, alla fine. Ora si sente sicura, serena tra le braccia di Liam, dopo tanto dolore ce l’ha fatta a ritrovare il sorriso. Daveigh era fragile, ma ora è sulla via per essere forte.
Mi è piaciuto scrivere questa storia. Sono triste, perché è finita, ma l’ho scritta con amore e dedizione.
Spero che vi abbia trasmesso qualcosa, che vi abbia fatti emozionare. Lo spero davvero.
Grazie a tutti voi per avermi seguita e sostenuta fino a qui.
Vi voglio bene.

Stella cadente
  
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