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Autore: michaelgosling    30/03/2014    5 recensioni
Una cinefila imbranata, un poliziotto cinico, un'ambientalista dai capelli azzurri, un insegnante che si altera con poco e un autista di autobus bruttino si incontrano in una città americana. La diversità delle loro vite e del loro carattere creerà non pochi problemi, ma finiranno col diventare amici perché tutti e cinque, in un modo o nell'altro, per le loro diversità e stranezze, si distaccano dalla massa rifiutando la normalità perché sono, come possiamo dire, "Alternative people".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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aaaaaa CAPITOLO 1. IL TERMINAL

Il Terminal di Milwaukee era un continuo via vai di gente che frettolosamente si dirigeva verso l'imbarco o che cercava l'uscita più vicina. Nelle estremità e negli angoli sorgevano dei negozi, piccoli e graziosi, ma evidentemente non lo erano al punto di indurre i passeggeri a rischiare di far tardi per darci anche solo un'occhiata: la maggior parte di loro non li notava proprio e invece c'era chi li aveva visti per un istante, giusto il tempo per capire il prodotto che si impegnavano a vendere.
Era un movimento continuo, destra e sinistra, tanto che le panchine, che non erano poche, raramente erano occupate.
Tranne una, sulla quale si trovava una giovane ragazza che non poteva avere più di vent'anni, sebbene sembrasse una bambina: i lunghi capelli color marrone scuro erano spettinati e arruffati e la presenza e la presenza dei baffetti e di qualche peletto di troppo sulle sopracciglia a gabbiano portavano a pensare che non fosse il massimo della pulizia e della femminilità e i vestiti che indossava non aiutavano.
Si trattava di una felpa che poteva benissimo essere nata con lo scopo di vestire gli uomini, dei comunissimi jeans e le scarpe da ginnastica erano simili a quelle che si utilizza per fare jogging. Il tutto doveva essere sommato ai dolci tratti del viso e i grandi occhi dello stesso colore dei capelli, che contribuivano a darle un aspetto infantile.
Era evidentemente straniera, lo si capiva da come si guardava intorno e da come si mangiasse nervosamente le unghie.
La pelle era chiara e liscia, il che portava a pensare che provenisse da uno di quei paesi freddi e nordici dell'Europa dove probabilmente si parlava il tedesco.
Ma non lo era.
Non era tedesca e non era austriaca.
E nemmeno inglese.
La ragazza aprì lo zaino che portava sulle spalle e tirò fuori una mappa.
La guardò, la girò, così, senza un apparente motivo.
La rimise al suo posto e notò un telefono pubblico a una decina di metri da lei.
Passò dieci minuti a guardare prima il telefono e poi le valigie.
Subito dopo, si alzò e si portò dietro le valigie.
Sollevò la cornetta del telefono e digitò un numero di telefono con una velocità tale da indurre a pensare che conosceva molto bene chi stava chiamando.
Il prefisso che compose non lasciò ulteriori dubbi: era italiana, del Nord Italia probabilemente.
"Pronto?"
"Aiutami!" sbottò la ragazza in tono agitato.
"Sei arrivata? Dove sei?"
"Al Terminal di Milwaukee."
"E qual'è il problema?"
"Cosa devo fare?"
La donna con la quale era al telefono sospirò.
Sapeva che sarebbe finita così.
Una madre le sa certe cose, e sapeva benissimo che la figlia, sebbene fosse appena ventenne, si sarebbe trovata in difficoltà in un paese straniero. Come aveva potuto pensare di farcela da sola? Ricominciare da capo in un paese del tutto nuovo nel quale non era mai stata, dove per di più la lingua, la cultura e la legge erano così dannatamente diverse da quelle della sua patria? Era una scelta coraggiosa, ma solo certe persone possono permetterselo. Persone sicure di sé, indipendenti e autonome. Non era il caso di Giovanna, che completamente autosufficiente non lo era mai stata. Non era stupida né tantomeno viziata, ma durante l'adolescenza si era isolata sempre di più : era così particolare e originale, e si sa, che nel mondo quelli "diversi" vengono visti di cattivo occhio dagli altri. Se solo qualcuno fosse stato interessato a conoscerla davvero, avrebbe visto in lei una ragazza buona e altruista come poche al mondo, ma non fu così e lei arrivò ai vent'anni senza aver mai baciato un ragazzo e senza amici perchè i poche che aveva erano diventati esattamente come gli altri pur di inserirsi nella società, e avevano cancellato quella punta di originalità che Giovanna apprezzava.
Lei no.
Lei non l'aveva fatto.
Se ne fregava dell'inserirsi nella società.
Se per farlo bisognava seguire la massa e diventare esattamente come tutti gli altri, al diavolo!
Non sarebbe mai cambiata.
Per niente e per nessuno.
Non voleva.
Si piaceva così com'era.
Cercò rifugio nel cinema, e i suoi migliori amici divennero Robert De Niro e Jack Nicholson.
La sua timidezza inoltre non l'aveva mai aiutata, e fino ad un paio di anni prima si vergognava anche a chiedere qualcosa ad un commesso di un negozio, anche se il più delle volte si trattava solo di un' informazione.
Sua madre le voleva sinceramente bene, ma doveva essere obiettiva: una ragazza come lei non è fatta per un paese straniero.
Ma lei l'aveva comunque fatto.
Aveva fatto le valigie e se n'era andata... ma ora?
Cosa avrebbe fatto?
Non aveva un lavoro, una casa né aveva una grande conoscenza della lingua inglese, e soprattutto era sola.
Completamente sola.
Così chiamò sua madre, la quale, ovviamente, non poteva fare molto.
"Non lo so, tesoro. Organizzarti prima no?"
"Lo sai che non sono il tipo che organizza."
"Hai vent'anni! Io alla tua età stavo già con tuo padre e avevo un lavoro!"
"Sì mamma, lo so. Me lo dici tutte le volte."
"Evidentemente non abbastanza."
Passarono vari secondi di silenzio.
"Ho paura."
"Torna a casa."
"No! Ho aspettato tanto per arrivare qui! Non posso andarmene. Non tornerò in quel paese di merda!"
"Eccoci al solito discorso. L'Italia è un paese di merda."
"Lo è! Non tornerò in quel buco! E' un paese del cazzo e non intendo tornarci! Non mi farò più rovinare la vita!"
"Ok. Ok."
"Che vita di stenti. Mai una gioia."
La donna roteò gli occhi divertita.
Sua figlia diceva spesso quelle frasi, e risentirle, anche se solo al telefono, era piacevole perchè così aveva davvero la certezza che quella era davvero la sua bambina.
"Io non posso aiutarti, tesoro. O esci o prendi un biglietto per tornare a casa. Non ci sono molte alternative." mormorò la madre, buttando giù il telefono.
Ho paura ad andare fuori da sola! D'altra parte ho aspettato questo momento per troppo tempo e tornare a casa sarebbe davvero umiliante.
Oppure posso fare come Tom Hanks, e vivere qui.

ALLORAAAAA :D QUESTA E' UNA STORIA CHE MI RONZA IN TESTA DA UN PO' E ALLA FINE HO DECISO DI INIZIARLA :D SPERO VI SIA PIACIUTO QUESTO INIZIO E SPERO CHE CONTINUERETE A SEGUIRLA (SE RIUSCITE A LEGGERE QUESTO MESSAGGIO GRAZIE, SIGNIFICA CHE SIETE ARRIVATI IN FONDO!)... RECENSITE PURE SE VOLETE, LE RECENSIONI SONO SEMPRE BEN ACCETTE! ALLA PROSSIMA :)))))
  
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