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Autore: Cocchi    30/03/2014    3 recensioni
A volte passava ore a chiedersi cosa le fosse passato per la testa per decidere di tornare nella…Foresta Incantata…con la sua famiglia. A volte il mondo moderno dove era cresciuta le mancava. In altri momenti, invece sapeva di aver fatto la scelta giusta. Lo percepiva nello sguardo allegro di Henry, lo sentiva nella famigliarità di quei luoghi, come se fossero stati sempre dentro di lei, nascosti da qualche parte.
In quel momento, però, se doveva essere sincera al cento per cento, avrebbe pagato qualunque cifra per avere qualsiasi cosa per aprire un portale e tornare a New York, o a Boston…Cavolo le sarebbe andata bene anche Storybrooke deserta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Emma si sentiva ridicola, ma in un certo senso a suo agio; la qual cosa la rendeva ancora più nervosa. Osservò il suo riflesso allo specchio poi spostò lo sguardo alle sue spalle. Trovarsi lì, nella sua stanza nel castello che era stato di un nonno che non aveva mai conosciuto, in una terra di cui sapeva poco per non dire niente, la rendeva scettica, ma anche felice.

A volte passava ore a chiedersi cosa le fosse passato per la testa per decidere di tornare nella…Foresta Incantata…con la sua famiglia. A volte il mondo moderno dove era cresciuta le mancava. In altri momenti, invece sapeva di aver fatto la scelta giusta. Lo percepiva nello sguardo allegro di Henry, lo sentiva nella famigliarità di quei luoghi, come se fossero stati sempre dentro di lei, nascosti da qualche parte.

In quel momento, però, se doveva essere sincera al cento per cento, avrebbe pagato qualunque cifra per avere qualsiasi cosa per aprire un portale e tornare a New York, o a Boston…Cavolo le sarebbe andata bene anche Storybrooke deserta.

Un leggero bussare alla porta della sua stanza la fece sussultare e voltarsi nello stesso momento in cui suo padre fece il suo ingresso nella stanza.

«Emma…»

La ragazza si limitò a sorridere leggermente sotto il suo sguardo carico di amore paterno. Da quando erano tornati non sapeva neanche come chiamarlo…David, sembrava sbagliato, mentre Papà sembrava strano... Lo aveva chiamato così solo una volta nella sua vita, sapeva che non sarebbe stata l’unica, ma ancora non si sentiva pronta, anche se quelle due sillabe premevano contro le sue labbra ogni volta che i suoi occhi la guardavano come adesso.

«Sei bellissima.» Disse avvicinandosi e sorridendo emozionato. Emma si strinse nelle spalle incapace di rispondere. Si sentiva bella, non aveva mai avuto un senso di inadeguatezza riguardo al suo fisico, sapeva di essere una bella donna, non era vanitosa, ma riconosceva le sue qualità. Quello che la faceva sentire a disagio era l’amore e la sincerità con cui David riusciva a pronunciarle.

Lui sembrava non vedere l’assurdità di quella situazione, lui la vedeva come la sua bambina e l’amava per questo. Lei non riusciva ancora ad abbracciare del tutto quell’idea, sentiva solo un gran calore avvolgerle tutto il corpo e sopraffarla.

«Pensavo che…» David si avvicinò improvvisamente incerto. «Vuoi esercitarti?» Disse poi tutto d’un fiato guardandola in attesa.

Emma sbatté gli occhi un paio di volte, sorpresa dal suo atteggiamento quasi timoroso e da una domanda che non capiva.

«Esercitarmi per cosa esattamente?» Chiese perplessa.

 «Stasera.» Suo padre portò le mani sui fianchi, lei continuò a fissarlo interdetta. «Il ballo.» Spiegò infine con un sorriso divertito.

«Ah.» Emma abbassò lo sguardo e iniziò ad arrovellarsi le mani sul grembo. «Quello.»

«Sei nervosa?» David inclinò la testa studiandola.

«Sei perspicace.» Ammise lei tornando a guardarlo.

«L’esercizio ti servirà allora.» David le porse una mano e le sorrise incoraggiante.

Emma lo osservò per qualche secondo, poi prese un grosso respiro e si alzò dalla sedia posando la mano sopra quella di suo padre. Si lasciò guidare fino al centro della stanza, seguì i suoi movimenti facendosi trasportare da una melodia silenziosa che però sentivano entrambi.

«Non è proprio una cosa da me.» Affermò mentre suo padre la guidava da dietro le sue spalle.

«Hai una dote naturale, invece.» Le sussurrò ad un orecchio. «Come tua madre.» Sorrise dolcemente guardandola prima di fermarsi al centro della stanza.

«Ancora.» Emma ignorò l’ultima affermazione di David, impedendo alle mani di lui di lasciare le sue. «Ne ho bisogno ancora.» Ammise guardandolo.

David sorrise riprendendo a danzare e a guidarla. Emma sentiva che lui aveva capito che quello di cui aveva bisogno era un momento padre-figlia come quello, come quelli che non aveva mai avuto.

Quelli che non avevano mai avuto…Non da quando erano tornati a casa.

Con sua madre era stato differente, avevano passato molto tempo assieme da quando erano tornate, David era stato impegnato nella ricostruzione del regno, Emma aveva iniziato a pensare che loro due fossero accomunati anche sulla quantità di incombenze che dovevano affrontare senza poter riprendere fiato. Per questo motivo quel momento sembrava essere prezioso per entrambi, anzi non lo sembrava. Lo era.

Quel pensiero la fece sorridere nello stesso istante in cui suo padre la sorprese prendendola in braccio.

«Ah! Papà!» Urlò leggermente spaventata prima ancora di rendersene conto, il sorriso ancora sulle labbra. Entrambi si guardarono per qualche secondo, senza parole, ma sorridendosi a vicenda. Complici di un segreto che entrambi avrebbero custodito come un tesoro.

«Ho sempre desiderato questo per te.» David pronunciò quelle parole con una nota di tristezza mentre la riportava con i piedi per terra.

«Sono qui adesso…Va bene così.» Emma sorrise stringendosi nelle spalle.

Sentiva che erano le parole giuste da dire in quel momento, sentiva che era la verità. La sua vita poteva essere stata incasinata fino a poco prima, ma nuovo mondo, nuova vita, nuova sé stessa.

O almeno ci provava.

Una volta rimasta nuovamente da sola si decise ad affrontare la sfida più ardua della giornata. L’improvvisa voglia di uscire, richiamare David in camera a farle compagnia e ad intrattenerla la invase, tornando a farle dubitare sulle sue decisioni.

«Una principessa può danzare in jeans?» Chiese quando riconobbe i passi di sua madre entrare nella stanza.

«Potresti lanciare una nuova moda…» Affermò la donna raggiungendola e posando le mani sulle sue spalle. «Ma non sarebbe molto indicato.»

«Tutti sanno che non sono così.» Affermò Emma indicando il vestito.

«Al contrario. Tutti sanno che sei destinata a questo.» Precisò la donna. Emma sbuffò platealmente.

«Rimarrà deluso se non lo metterai.» Mary Margareth proseguì sedendosi sul letto lisciando il vestito pronto per sua figlia.

«Chi?» Emma sollevò un sopracciglio senza dare possibilità a sua madre di vedere verso chi si erano spostati i suoi pensieri.

«Tuo padre.» Mary Margareth sorrise dolcemente porgendole il vestito, Emma fece scorrere le sua mani sul tessuto bianco argentato.

«Sembrerò una…»

«Principessa.»

«Bomboniera.»

Le due donne parlarono insieme. Mary Margareth le rivolse uno sguardo leggermente contrariato, ma non riuscì a non sorridere.

«Non dirmi che farti vestire così, sarà più dura di vestire tuo fratello quando piange.» Proseguì guardando Emma con un sorriso divertito.

«Sono solo nervosa.»

«Andrà bene.» Sua madre le prese il volto fra le mani e posò le labbra sulla sua fronte.

«Lo spero.» Ammise Emma. «Altrimenti avverti Anton che potrei sfruttare uno dei suoi fagioli per tornare in un mondo dove non devo indossare corsetti.»

Emma sghignazzò cercando di allentare la tensione, mentre Mary Margareth sembrò rabbuiarsi, evidentemente colpita da quelle parole.

«Mi aiuti?» Chiese, infine, Emma per rassicurare sua madre. Non sarebbe certo scappata ora che aveva finalmente trovato casa.

Mary Margareth aiutò Emma con il suo vestito e poi si concentrò nel sistemarle l’acconciatura. Emma seduta davanti a lei la osservava, attraverso il riflesso dello specchio, sistemarle i capelli, pettinarli delicatamente e acconciarli legati in una treccia raccolta in uno chignon alto. Mary Margareth le fermava le ciocche in maniera ordinata con dei fermagli decorati con dei gioielli, con una delicatezza ed una grazia innate, che Emma ammirava ed in parte invidiava.

Anche in quel momento come con David poco prima, non sentiva il peso di tutti gli anni in cui non era stata accudita in questo modo, era solo sopraffatta dalla sensazione di calore che la pervadeva.

Era grata di poter vivere attimi del genere adesso, sua madre posò le mani sulle sue spalle e lei mosse le sue per fare intrecciare le loro dita, sorridendole attraverso lo specchio.

*

La festa era già iniziata, sentiva il chiacchiericcio provenire dal piano inferiore, era curiosa e spaventata di partecipare a quella serata. Ormai si era preparata, sembrava sul serio una bomboniera, non credeva che sarebbe mai stato possibile, ma stava rimpiangendo le minigonne che a volte indossava per lavoro…O che aveva indossato per gli appuntamenti con Walsh.

Fece una smorfia alla sé stessa allo specchio e si decise ad abbandonare la stanza. Si mosse con passo sicuro lungo i corridoi del castello ed osservo il numeroso gruppo di persone intente a ballare, mangiare e parlare nella grande sala al piano inferiore.

Mentre scendeva la scalinata osservò Regina dondolare a ritmo di musica mentre teneva in braccio Roland, il figlio di Robin. Henry era poco distante da lei impegnato a parlare con Robin e Jefferson, lo studiò lanciare quale sguardo non troppo furtivo a Grace che si trovava accanto a suo padre.

Prima o poi avrebbe trovato il coraggio di chiederle di danzare, o forse sarebbe stata lei a chiederglielo, decisamente più avvezza ai costumi di questo mondo rispetto a suo figlio.

«Principessa Swan.» Emma scosse la testa leggermente a disagio dall’appellativo fornitole e posò il suo sguardo sull’uomo che si era prodigato in un leggero inchino di fronte a lei.

«Capitano Jones.» Rispose lei con lo stesso tono di voce usato da lui inclinando la testa, studiandolo. «Credevo non fosse possibile vedervi con abiti diversi…» Affermò sollevando un sopracciglio.

«L’uniforme mi rende ancora più bello?» Rispose lui ignorando il tono canzonatorio di lei.

«Non cambierete mai.» Sottolineò lei riprendendo a camminare in direzione dei suoi genitori.

«E questo è un bene, giusto principessa?» Le rispose alle spalle accelerando il passo per raggiungerla.

«Smettetela di chiamarmi principessa.» Sbottò Emma tornando a guardarlo. Non avrebbe ammesso a voce alta, che sì, era un bene.

«Solo se…» Killian fece un mezzo inchino e sollevò la mano verso di lei. «Mi concederete l’onore di questo ballo.» Aggiunse puntando lo sguardo su di lei. Emma si prese qualche secondo per guardarlo, per studiarne il mezzo sorriso, incerto, in attesa di una sua risposta. Non amava tenerlo in quella situazione di limbo, ma non riusciva a farne a meno. Lo testava, continuava a provarlo come aveva sempre fatto…E lui non mollava mai, restava lì, in attesa che lei prendesse una decisione.

«Sembra più un ricatto che una richiesta.» Disse prima di posare la sua mano sopra quella di lui. Le dita di Killian si mossero leggere sul suo palmo, prima di lasciarlo per prendere posto sui suoi fianchi.

«Pirata.» Disse sospingendola verso di lui.

«Ufficiale della flotta del Re.» Lo corresse lei incrociando le sue braccia dietro la nuca di lui.

«Beh, allora voi principessa.» Le rispose sorridendo malizioso.

A questo punto lei avrebbe dovuto togliere le mani dalla sua nuca e dalla sua spalla, avrebbe dovuto sfuggire dalla sua presa e lasciarlo in mezzo alla sala. Invece restava incatenata al suo sguardo dove leggeva più di quello che poteva comprendere.

«Siete incantevole anche così pensierosa.» Ed eccolo che se ne usciva con un commento inappropriato.

Emma sollevò il volto verso di lui. Istintivamente sorrise stringendosi nelle spalle. Imbarazzata, incapace di replicare o di dire qualcosa di sensato. Ricacciò la voglia di dirgli che lo era anche lui e invece aprì bocca per domandare ciò che la tormentava da qualche giorno.

«Quindi…Capitano…Quando partirete per la prossima avventura?»

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, guidandola al ritmo della musica, prendendosi il tempo per trovare le parole giuste o per torturarla.

«Quando voi verrete con me.» Ammise semplicemente, facendola girare su sé stessa e riportandola poi vicino a lui.

«Io…Io devo restare qui per aiutare i miei genitori.» Emma rispose ancora frastornata.

«Allora credo che non partirò molto presto.» Spiegò Killian per niente turbato dalla sua risposta.

«Credevo non ci fosse niente per voi nella foresta incantata.» Continuò Emma.

Ennesima prova, sospirò socchiudendo per un attimo gli occhi nella speranza di un’altra conferma del fatto che dovrebbe smettere di continuare a testare i suoi sentimenti nei suoi confronti. Non aveva deciso di essere una persona nuova? Più sicura e aperta a…ai sentimenti.

«Non c’era niente…» La corresse mentre lei era ancora con gli occhi chiusi.

«Adesso ci siete voi.» Emma si sforzò di non stringere troppo le sue braccia intorno a lui, si sforzò di non dimostrare apertamente la gioia che quelle parole le infondevano, si sforzò di non farglielo capire, ma non ci riuscì.

Osservò le labbra di lui incurvarsi verso l’alto e il suo sguardo caricarsi ancora di più di tutti quei sentimenti che provava per lei.

«Credo che non ci sia avventura migliore di starvi accanto.» Aggiunse avvicinando il volto a quello di lei.

«Bene.»

Fu l’unica risposta che uscì dalla bocca di Emma, un leggero sorriso subito ricambiato.

Non era niente in confronto a quello che invece sentiva esplodere dentro di sé, ma era sicura che anche questa volta lui aveva capito quanto ci fosse nascosto dietro quelle quattro lettere.

 

 

***

Salve *schiva pomodori*

Chiedo umilmente perdono per questa…cosa…

La 3x14 con il sogno di Daddy Charming ha colpito un nervo scoperto del mio povero cuore e quindi ho dovuto sfruttare la cosa. Battere il ferro finché è caldo, cogliere la palla al balzo…eccetera eccetera…

Cosa dire…ho preferito far pronunciare a Charmz frasi simili (se non identiche) del sogno, perché sono convinta che fosse la cosa migliore…Sto attraversando un periodo di odio nei confronti di Snow e del suo atteggiamento verso Emma, ma ho voluto regalare un momento anche a loro...Ho volutamente fatto un accenno agli Outlaw Queen perché li amo già e a Jefferson e Grace, perché ho amato Sebastian Stan la storia del cappellaio matto e spero che torni nella prossima serie.

Dulcis in fundo…I miei adorati Captain Swan. Quanto sono pucci?!?!? Ok, lasciando stare il mio lato fangirl per un attimo…Ho cercato di dar voce ai pensieri di Emma, ebbene sì io sono convinta che lei lo ami già, ma lo tenga a distanza per colpa di tutti quelli che l’hanno abbandonata in precedenza e che quindi lo testi in continuazione per vedere se lui torna sempre da lei e mantiene la parola data…Senza stare a fare un trattato su questa coppia, ho voluto omaggiare una delle mie scene preferite, ovvero il saluto nella 3x11…

Detto ciò, credo di aver detto tutto…Il titolo è preso da una canzone dei PlayRadioPlay sulle cui note esiste un bel video lieutenant Duckling su youtube.

Ultima cosa e poi prometto di andarmene: Grazie a chiunque leggerà e (spero) apprezzerà questa shot.

Grazie ad Adam & Eddy per aver creato la serie e strapparmi il cuore dal petto ogni santa puntata e a tutto il meraviglioso cast per essere magnifici.

Abbracci a tutti

Cos

  
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