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Autore: May90    07/07/2008    2 recensioni
[Fiction a due voci] [Ben lontana dalla vicenda originale] [La mia prima fanfiction...^_^]
Capitolo 19 "Feelings And Desires" =
"Prese un altro sorso di vino e, una volta riappoggiato il bicchiere sul tavolo, si mise a giocare passando con finta non curanza l’indice smaltato di rosso sul bordo del calice. Un’altra scena di repertorio, ma sempre molto efficace, dovevo ammetterlo. - Fai bene a parlare di gatti. – riprese, senza mutare l’espressione rilassata, ma fissando intensamente quel gesto che fingeva essere spontaneo – In quanto felini, hanno molti istinti feroci insiti in loro e un innato desiderio di scoprire le cose di persona. Non si tirano mai indietro. Quando hanno uno scopo, poi, diventano implacabili. - - Quindi l’avresti presa come una sfida? Non voleva esserlo in ogni caso. – scrollai le spalle – Strano, comunque. Credevo che i gatti fossero soprattutto animali nobili, eleganti, amanti del benessere e della tranquillità. Non questi grandi avventurieri. – - Quando sono allo stato selvatico, finiscono per essere più simili alle tigri che ai cagnetti domestici. A meno che tu non mi stia paragonando ad un innocuo barboncino. – e alzò gli occhi affilati come lame sul mio volto. - Tu invece ti stai paragonando ad una tigre…? – commentai con una smorfia dubbiosa – E soprattutto, in che modo dovresti sembrare così selvatica? Vivi in una ricca dimora, partecipi spesso a serate mondane, hai sempre una perfetta manicure… -"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Remember the time…


...
Tutte le storie hanno un momento di svolta, almeno uno, perché gli spettatori non perdano il filo e non si annoino. Se la mia vita fosse stata solo quella che avevo prima, non sarei stato neanche un personaggio, ma solo un’ombra di passaggio sul palcoscenico. Un giovane, umilissimo operaio non avrebbe mai avuto modo di emergere nel mondo. A quei tempi un po’ mi pesava. Ero un ragazzino allora, pieno di sogni di gloria e onore, speranzoso di lasciare il dietro le quinte e salire sul palco.
Con il tempo mi ero anche abituato alla mia vita normale. Certo, la fatica, le difficoltà, i momenti brutti non mancavano mai. A volte sognavo ancora di andarmene, avere quel dannato colpo di fortuna che per tutta la mia vita mi aveva evitato strenuamente.
Non sapevo che l’impresario sarebbe giunto presto con la qualifica che tanto aspettavo. Il prezzo di una parte da protagonista nello spettacolo era decisamente alto. All’inizio sembrava bastare il mio sangue. Poi ce ne volle altro, molto altro… Perché nessuno mi aveva avvisato prima che avrei dovuto interpetare l’antagonista…?

Ma è arrivato il momento di parlare fuori metafora.
E’ vero, io volevo superare la mia condizione di reietto della società. E’ vero, con il tempo stavo riconsiderando la mia situazione, grazie all’aiuto di alcuni amici e di un po’ di tranquillità. E’ vero anche, però, che non ho mai scelto di diventare un mostro. Il mio sangue aveva deciso per me.
E’ vero, l’ho accettato senza troppi scrupoli. E’ vero, mi divertiva avere due vite diverse insieme. E’ vero anche che non possedevo più una coscienza capace di cogliere la verità dietro l’esaltazione del male.
E’ vero che non merito la possibilità concessami… E’ vero che non merito alcun tipo di pietà e comprensione… E’ vero che non merito il ruolo che posseggo, che dovrebbe essere occupato da una persona migliore di me…

E’ vero che non merito lei e la sua grande comprensione per me…
Ma non si tratta di una conseguenza. E’ stata lei a dare origine a tutto. E’ stata lei a salvarmi.
Prima mia salvatrice, poi regalata a me come un dono, poi troppo lontana per poterla mai raggiungere davvero… Sembrava dover finire tutto subito come era iniziato… Lei aveva scelto, ci era riuscita, era salva… Eppure non sopportava l’idea che i miei occhi restassero ciechi alla verità. Lei è stata l’angelo mandato a salvarmi… Tuttora sono convinto di questo…

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...
Ero felice.
Il mio cantuccio era piccolo e comodo. La mia fede era più salda di qualunque altra cosa. Vivevo per me stessa, per ciò che avevo scelto, per la vita che avevo voluto e questo sembrava bastare…
Eppure avevo un grave difetto. Irrilevante per l’ambiente in cui stavo, ma gravissimo per quello che dovevo rappresentare: la carità, la gioia, l’amore. Avevo un’enorme paura degli altri esseri umani. Un terrore folle, ricacciato forte nel cuore grazie alla vita solitaria che conducevo. Ma era lì, sempre in agguato.
Proprio per questo sono certa che, il giorno in cui aprii la porta a quel ragazzo e lo aiutai istintivamente, qualcosa avesse operato in me… Mi avesse guidato, mi avesse convinta, mi avesse influenzata… Allora non capii fino a che punto la mia anima fosse stata toccata… Ci sono cose che si possono percepire per intero solo a posteriori e che solo dopo ci fanno comprendere come qualcuno segni la nostra strada e ci porti a percorrerla, ignari e per questo più deboli, ma anche più umani…

Poi, il colpo di scena. Il risveglio del sangue. Qualcosa di insopportabile, irrazionale e selvaggio. Tale che non poteva essere il destino scelto per me. Cercavo di ragionare, capire. Se davvero ero nata con quella maledizione, perché ero sempre stata tanto legata a Dio?
E poi, lui… Io ero sua di diritto, così era stato deciso, e io ne gioivo, come della prova che tutto ha un senso e forse lo aveva anche la mia presenza là. Ma lui era insondabile. Incomprensibile. A tratti contraddittorio. Volevo restare con lui, con tutte le forze, ma dovevo anche scegliere…

Ciò che infine avevo deciso, non riusciva a cambiare nulla… Lo amavo tanto e ne soffrivo fino in fondo all’animo. Per questo avrei fatto qualunque cosa per salvarlo dall’abisso del male…




Consiglio: probabilmente se leggerete solo fin qui non vi piacerà... Questo prologo lascia un po' troppi misteri in effetti... Andate avanti almeno fino al secondo capitolo... Potreste sempre cambiare idea...



  
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