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Autore: Eliot Nightray    30/03/2014    2 recensioni
"Pensi che ci sia un motivo particolare per cui i nostri Patronus sono così diversi fra di loro, ma allo stesso tempo così simili?"
Arthur ripensò a questa domanda un'ultima volta mentre gli occhi si facevano pesanti e mesti
"Non siamo così diversi, siamo entrambi schivi , timidi ed aggressivi. Una volpe e un lupo, una strana coppia lo devo ammettere, ma non credo che sia impossibile"
Le avrebbe voluto rispondere così quella volta in cui gli aveva posto la domanda... le avrebbe risposto così anche in futuro? Con la mano stretta nella bacchetta Arthur pensò un'ultima volta al volto dell'italiana . Prima di esalare un ultimo sospiro " fanculo a tutto"
HogwartsxHetalia ff
ATTENZIONE LA STORIA PRESENTA LA MIA VERSIONE DI ITALIA DEL CENTRO CATERINA VARGAS
Coppia misteriosa (TROLL)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Scozia, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Due serpi






Aveva scoperto di essere un mago alla tenera età di cinque anni, ma sua madre ne era già consapevole. Cos’altro poteva aspettarsi da un puro sangue? Si , perché la sua famiglia contava soli maghi , il che rendeva impossibile la nascita di un erede babbano. Si stropicciò gli occhi annaspando fra le coperte incapace di sollevarsi. Perché il treno doveva sempre essere così puntuale? Saltò giù dal letto imprecando per il contatto col pavimento gelido, Nathan accanto a lui continuò a dormire imperterrito. Certo, l’idea di abbandonare suo fratello nel letto per vedere la sua faccia irrompere nella cerimonia di inizio anno lo intrigava molto, ma allo stesso tempo la consapevolezza che il Grifondoro contasse molti più muscoli di lui lo bloccava. Ci teneva alla sua vita, LUI, non come Nathan che cercava sempre un modo per stroncarsi il collo giocando a Quidditch . Per essere un mago era strano, ne era consapevole, ma a lui i giochi di squadra non erano mai piaciuti , soprattutto quelli in cui si doveva inseguire una palla. Afferrò la sciarpa d’orata del fratello e gliela tirò contro centrandolo sul naso, almeno quel coso avrebbe avuto uno scopo. Tutti Grifondoro quelli di casa sua, a parte suo padre. Nathan, William , Patrick,  sua madre tutti leoni e lui? No, lui era stato smistato nei Serpeverde, non che la cosa gli dispiacesse, anzi fin da piccolo aveva sognato quella casa. Tuttavia le sue vane speranze di farsi degli amici erano state stroncate di netto all’inizio del suo primo anno da suo fratello, Nathan. Da piccolo non era mai stato capace di interagire con i bambini babbani, ma a detta di sua madre era una cosa piuttosto normale, così era partito dal presupposto che tutti stessero sbagliando meno che lui. In realtà a forza di non parlare ed essere isolato dal mondo aveva finito col crearsi un scudo, pieno di aculei e fontanelle di acido che non aiutò durante il viaggio in treno. Chiunque si avvicinasse a lui batteva dopo poco in ritirata. Comunque suo fratello, il battitore della squadra di Quidditch dei Grifondoro, lo aveva subito riempito di feste e cazzate varie, sotto lo sguardo di tutti. Ora, la sua unica speranza di sopravvivere era essere smistato nei Grifondoro, proprio per questo il cappello invocò il nome dei Serpeverde. Perché, giustamente, non c’è mai fine al peggio. Quindi cosa poteva aspettarsi come fratello di un famoso Grifondoro se non un eterno isolamento? In compenso l’assenza di amicizie e svaghi gli aveva fatto conquistare il ruolo di prefetto nell’arco di pochi anni. Ora che ci pensava, Sebastian sarebbe stato smistato quella sera. Forse poteva ancora sperare in un altro Serpeverde. Nathan grugnì ruzzolando dal letto nudo. Perché non riusciva a mettersi un maledettissimo pigiama? Ormai stanco e stressato da tutta quell’attesa Arthur se ne andò a fare colazione, solo per incontrare gli amichetti di suo fratello. Loro si autodefinivano anche i suoi di amici, ma aveva sempre accantonato i loro inviti scambiandoli per battute. Forse avrebbe dovuto mettere da parte l’orgoglio per provare a fare amicizia davvero, cosa poteva perderci ormai, tanto quello sarebbe stato il suo ultimo anno. I fantomatici amichetti di Nathan erano: Antonio, un Tassorosso super energico, Francis un Corvonero amante delle donne e Gilbert un Serpeverde fratello del professore di Trasfigurazioni. Alzò appena la mano, ma gli altrì gli si lanciarono contro, cosa che stroncò le sue buone intenzioni nel fare amicizia. Cercò di liberarsi dalla stretta dei tre invocando il nome del proprio Gufo. Nathan apparve con il suo solito sorrisetto sghembo e da lì Arthur sperò intensamente di potersi ricordare un incantesimo per perdere l’udito. Quei quattro insieme sarebbero stati la morte uditiva per chiunque, a maggior ragione per lui. Riuscivano a parlare di tutto, sia di PLUFFE? Che di come aiutarlo con la cotta. Già perché di amici non ne aveva, ma una cotta stratosferica si. In realtà Caterina poteva essere considerata un’amica, almeno per lei di certo lui era un amico. Strusciando i piedi verso il camino Arthur ricordava il giorno in cui l’aveva incontrata la prima volta. Perché era vero che tutti lo avevano emarginato durante il suo primo viaggio in treno, ma lei non faceva di certo parte della massa. Due fratelli, una sorella, un Tassorosso, un Grifondoro e un Serpeverde. Romano, il fratello maggiore di Caterina, aveva due anni più di lei mentre Veneziano uno solo. Al suo primo viaggio se li era trovati davanti tutti e tre seduti nel suo stesso vagone. In realtà il suo primo istinto era stato quello di abbandonare la seduta, considerata la sua inabilità nel conversare, ma la vista di Nathan che si aggirava come un falco alla sua perpetua ricerca lo aveva bloccato. Romano borbottava qualcosa su un piano diabolico per fare finire Caterina nella sua stessa casa, così che i ragazzini non la importunassero. Per tutta risposta lei lo aveva colpito brutalmente con la testa nello stomaco. Se lo ricordava bene perché era scoppiato in una risata che aveva coinvolto anche lei. Con una divisa senza colore , proprio come lui, Caterina gli era sembrata graziosa, vivace, ma allo stesso tempo con un caratterino tutto pepe. Avevano iniziato a parlare così, coinvolti dalla stessa risata e benché Romano seguitasse ad interromperli, scusandosi con un “ i maschi non devono parlare con te”, Caterina non aveva mai smesso di rivolgergli la parola. Ed era stato così, per sempre. La sua solo consolazione dopo la figuraccia che Nathan gli aveva fatto fare era stata la faccia di Romano nel sentire il cappello smistare Caterina nei Serpeverde. Avevano continuato a parlare di qualsiasi cosa, ogni anno, stesso vagone, stessa casa. Stessa amicizia che non sembrava volersi smuovere dalla linea invalicabile che separo l’amico dal ragazzo. Il fuoco verde lo avvolse con un sospiro, non aveva neppure notato che Sebastian gli si era avvinghiato alla gamba tutto tremante. A Caterina sarebbe piaciuto suo fratello? Poteva usarlo come scusa per parlare di famiglia e figli ed altre cose del genere, forse allora avrebbe capito che la sua non era solo amicizia. Caterina era una delle poche persone che riusciva ad imporgli di guardare qualche partita di Quidditch. Il tutto perché sperava intensamente che non si facesse male. No, non era ancora riuscita a convincerlo a cambiare gusti al riguardo e non ci sarebbe mai riuscita. Era una cercatrice, esattamente come suo fratello Nathan, il che rendeva il loro rapporto esplosivo e distruttivo, nel senso che tutte le volte che i due giocatori iniziavano a parlare finivano quasi sempre col tirarsi i capelli ed urlarsi addosso. Cosa che rendeva l’inglese particolarmente contento. Un belloccio in meno nella vita di Caterina era già qualcosa. In realtà, per quello che ne sapeva lui, a lei non piaceva nessuno. Aveva bidonato le proposte di Gilbert, Antonio, Francis e persino quelle di Alfred , il portiere dei Grifondoro. Sollevò Sebastian da terra preoccupandosi di farlo sentire a suo agio contro il suo petto caldo. Gilbert continuava ad urlare parole a casa sulla Coppa delle case, persino l’albino era un giocatore, un battitore per l’esattezza.  In realtà lo aveva ribattezzato il “piglia bolidi”. Si perché non mancava partita che l’albino si prendesse un bolide in testa o nello stomaco e così via. Solitamente sveniva e rinveniva ore dopo in infermiera sbraitando su quanto la sua presenza avesse giovato in campo alla squadra. Altro frontino mentale in arrivo. Caterina sarebbe spuntata da lì a poco, ne era consapevole e persino la mandria di idioti lo aveva intuito. Le scommesse sul fatto che quest’ultima fosse diventata ancora più bella erano già iniziate. Arthur evitò di commentare o di partecipare. Gli sembrava sufficientemente scocciante avere quei tre rompipalle a giro. Si tirò un frontino con sufficiente forza, preoccupandosi di colpire accidentalmente con il gomito il fratello. Ridacchiò sotto i baffi soddisfatto mentre i tre si preparavano all’attacco. Nathan stava già preparando il suo poderoso fischio da “ti shippo le ovaie” e Francis il suo sguardo magnetico alla “  one bed one love”. Per quanto ne sapeva lui anche Gilbert possedeva una specie di arma di seduzione , ma a giudicare dal modo in cui si stava accidentalmente conficcando una forchetta nella mano non poteva avere molte possibilità. Dove aveva trovato quella forchetta? Arthur percepì distintamente l’odore di zolfo avvolgerlo rapidamente. Una voce lo chiamò un paio di volte, considerato che le persone che gli rivolgevano parola erano cinque di cui quattro al suo cospetto, sapeva già chi era. Caterina , avvolta nella divisa scolastica gli gettò le braccia al collo bloccandosi prima di abbracciarlo alla vista del corpicino minuto di Sebastian. Quest’ultimo era rimasto schiacciato fra Caterina e lui, la cosa lo fece gonfiare di rabbia, perché tutta quella fortuna doveva capitare solo ai suoi fratelli. Come volevasi dimostrare Caterina era da sola, questa volta neppure Veneziano gli avrebbe impedito di dichiararsi all’italiana. I due fratelli , di cui uno particolarmente pestifero, avevano finito gli studi a Hogwarts , quindi poteva avere campo libero. Se non si contavano Antonio, Alfred e i rimanenti uomini della scuola. Quelli sarebbero stati un problema trascurabile. Essere perseguitato da quel veh per lui era stato uno sforzo senza fine. Sorrise verso Caterina e nel notare i capelli corti si bloccò un istante per abituarsi all’idea. Allungò una mano per sfiorarle la punta dei capelli, mentre dietro di lui Nathan cominciava già a ridacchiare con Francis.
  • Devi sempre rompere il cazzo vero? – domandò Caterina volgendo il capo verso il fratello maggiore
  • Oh! Cosa, devi stare tranquilla
  • Sai ho fatto un sogno Nathan. Ti ho sognato mentre con la tua piccola ed insignificante Nimbus 2001 volavi dritto, dritto fra le braccia del Platano. Quando mi sono svegliata mi sono trovata questo sorriso stampato in faccia. Certe volte la notte ti regala di quei piaceri…
  • Questa frase ha così tanti doppi sensi , che non so se elencarteli in ordine alfabetico o cronologico.
  • Ti sei perso la parte in cui descrivevo la tua morte, vero?
  • La parola piaceri ha ucciso tutto il resto…
  • Bene.. ciao Arthur
  • Giorno Caterina – Arthur evitò di ascoltare le imprecazioni di Nathan che voleva ancora essere considerato e si avviò al fianco di Caterina vero il Paiolo Magico.
  • Ciao piccoletto.. – Caterina si rivolse a Sebastian che la fissò intensamente di conseguenza. – hai gli stessi occhi meravigliosi di tuo fratello. Te l’ha mai detto nessuno? – Arthur arrossì a quella frase sperando che gli occhi appunto citati fossero i suoi. Perché doveva avere così tanti fratelli? Il bambino abbozzò un sorriso che si allungò quando la ragazza gli allungò una cioccorana. – allora quante figurine hai?
  • Tantissime! – aveva trovato un argomento solleticante.
  • Un giorno me le fai vedere, ti va?
  • Ne va matto … non puoi capire quante – Arthur dovette interrompersi a metà discorso perché Gilbert gli aveva completamente coperto la visuale.
  • Allora – cominciò l’albino incapace di trattenere tutto il suo entusiasmo – ti sei allenata quest’estate?
  • Si… suppongo anche te..
  • OVVIAMENTE – esclamò l’altro euforico
  • E dimmi – Caterina si mordicchiò un dito, come spesso faceva prima di trapassare qualcuno con una frecciatina – ti sei buttato in un campo da golf nel bel mezzo di un torneo?
  • Cos’è il golf? . risposero tutti all’unisono. Nessuno di loro si intendeva molto di babbanologia quindi capitava che alcune battute o offese di Caterina fossero incomprese. Forse era un bene. Caterina ed i suoi fratelli erano dei mezzo sangue, mamma babbano e babbo mago. Non che fosse un problema, almeno per lui. Questa mania del sangue puro lui no  l’aveva mai capita, tanto meno la manica di deficienti che lo circondava. Avevano vissuto in città, fino a quando Caterina non aveva mostrato doti magiche. A quel punto si erano trasferiti in un paesino sperduto in Francia, per l’esattezza a casa di Francis. Si perché quei due erano cugini, alla lontana ovviamente, MOLTO lontana. La lontananza era ulteriormente sottolineata da Francis.
  • Palline che volano…
  • Una variante del Quiddich?
  • ….. lascia perdere. Arthur tuo fratello deve comprare i libri? – Arthur si impose lanciando l’albino quasi a terra. Sebastian gli rimase avvinghiato oscillando le braccia davanti al gesto violento del fratello. Come non detto sarebbe diventato un altro Grifondoro, maledizione.
  • No i miei hanno già fatto tutto, gli manca solo una bacchetta ed un animaletto.
  • Sai Sebastian – Caterina si rivolse al bambino che se ne stava avvinghiato alla gamba di Arthur – la bacchetta che sceglierai sarà la tua compagna, per sempre. È un momento importante quello della scelta della bacchetta, forse il più importante per un giovane mago.
 
Arthur annuì con grazia all’affermazione della donna e si spostò assieme a lei verso il negozio di bacchette. Grande momento quello della scelta, si Caterina aveva proprio ragione. Si domandò che cosa il fato servasse a Sebastian, castagno? acacia? Si grattò appena il capo mentre con fare titubante il ragazzino entrava nel negozio avvolto da un coltre di polvere. L’unico negozio di bacchette, l’unico in cui farne acquisto, l’unico in cui la polvere sembrava avere vita propria. Quella di Caterina era di cedro con cuore di crini di unicorno. L’avventura della ragazza con le bacchette non era stato affatto piacevole, almeno secondo Caterina era successo più o meno questo: Romano aveva berciato per un’ora, Veneziano l’aveva spinta mentre impugnava la prima bacchetta che non contenta di chi la portasse in mano aveva tirato una scoppiettante fiamma contro il sedere del fratello. Molto divertente, a detta di Arthur almeno.  La sua bacchetta invece era di ciliegio con nucleo di corde di cuore di drago. Sua madre avrebbe preferito un noce nero, il ciliegio è la bacchetta degli eroi, almeno così narravano le leggende. Imitando la voce di suo padre, Arthur recitò mentalmente la frase che gli aveva detto non appena aveva scoperto il legno della sua bacchetta “ il ciliegio è il legno degli eroi, di chi si sacrifica per i cari”. Olmo con crini di unicorno, questa era stata la sentenza finale. Bene , adesso che Sebastian aveva la sua tanto adorata bacchetta potevano godersi una breve passeggiata assieme, doveva solo trovare il modo di allontanare il ragazzino da Caterina. Nathan dietro di lui sembrò avergli letto nel pensiero perché si trascinò via il fratellino minore che scalciò di rimando. Avrebbe scelto sicuramente un rospo, con l’amore per i rettili che si ritrovava non c’era altra soluzione. A quel punto portò lo sguardo verso Caterina che appariva persa nella vetrina di dolciumi. A già, era ossessionata dallo zucchero, ma questo non era un problema con la sua abilità nel fare dolci l’avrebbe di certo stupita durante la loro convivenza. Stava già pensando di mettere su casa? Ok, stava esagerando. Resettò tutto e tornò accanto a lei per arricciare il naso quando un paio di ragazzini del primo anno gli passarono davanti avvolti da una nuvoletta di zucchero. Troppo stupido zucchero a detta sua. L’italiana si grattò il capo pensierosa, biascicando qualcosa sul fatto che si stesse dimenticando qualcosa di fondamentale. Alla fine si voltò verso di lui e, con fare euforico, slanciò le braccia infuori colpendo il naso di un Tassorosso. Anzi , non un qualunque Tassorosso, quello era il capitano della squadra di Quidditch dei tasso, un ragazzino altro due metri e grosso come un armadio a trenta ante. Arthur ingurgitò rumorosamente un urlo di terrore e prese Caterina sulle spalle. Quest’ultima salutò gioiosamente il cubano prima che Arthur cominciasse a correre seguito dal Tassorosso. PERCHE’ SEMPRE A LUI? Urlò interiormente evitando di ascoltare i lunghi monologhi dell’italiana sui negozi, gli abiti delle ragazze e i dolci. Come poteva pensare a delle cazzate simili mentre un armadio con le gambe li stava inseguendo, perché non riusciva mai ad avere un po’ di istinto di auto conservazione. Abbandonò la famiglia per tuffarsi nella stazione, ok fanculo a Sebastian, lo avrebbe trovato poi durante la cerimonia, adesso l’importante era salvarsi. Lasciò andare a terra Caterina, che si risistemò la gonna delicatamente senza capire perché l’inglese ansimasse tanto. Arthur cercò di tornare in se pensando ad altro, come ad esempio alla sua valigia. DOV’ERA FINITA? Già, sua madre aveva già spedito tutto l’occorrente , ma.. quella di Caterina? Di solito era suo fratello Romano a portarla, ma considerato che aveva finito la scuola ed al sol pensiero gli partì un urletto interiore di pura gioia, dov’era quella valigia? Per un po’ fissò Caterina poi pensò bene di sbiancare. L’avevano lasciata indietro, si sarebbe dovuto rifare la strada nel vano tentativo di non farsi notare dal Tassorrosso armadio? Probailmente quel tizio poteva rappresentare da solo tutta la casa dei Tassorosso. Non era una possibilità, era una certezza. Caterina davanti a lui si accomodò un ciuffetto lasciando scappare quel suo anomalo capello marchiato Vargas. Alla fine gli venne in mente che forse il caso era chiederle spiegazioni.
 
  • Caterina… posso farti una domanda?
  • Si fai pure
  • La tua valigia..
  • Ce l’ha Romano come al solito
  • Romano… ma… lui ha finito ad Hogwarts – l’italiana davanti a lui sbiancò
  • A.. questo è vero…
  • Mon petit (CONTROLLA) non preoccuparti tua madre me l’ha lasciata, tanto lo sapeva che te la sresti dimenticata… - Francis apparve con un sorrisetto sereno stampato sul volto.
  • Pure il mio Arci?
  • Pure Arci – avevano ribattezzato assieme i loro gufi, per l’esattezza Arthur aveva ribattezzato quello di Caterina e viceversa. L’italiana aveva nominato la civetta di Arthur Albertino, un nome strano lo sapeva, ma tanto quel gufo finiva nove volte su dieci in mezzo a zuffe con ratti e gatti.
  • Si certo.. – Nathan , con Sebastian attaccato alla testa sembrava volersela mangiare con lo sguardo. Odiava quello sguardo da shippo, veramente tanto.
  • Grazie… che fortuna averti come cugino – Francis sorrise soddisfatto facendo cenno agli altri di seguirlo, non gli avrebbe permesso di parlare con Caterina. Scoccò un bacio sulla testa del fratellino e si tirò l’italiana dietro. Perché doveva sempre avere la testa ad altre cose, sempre così svampita.
  • Dove stiamo andando?
  • Ci troviamo un bel vagone, ci sigilliamo dentro
  • E svaligiamo il carello dei dolciumi . Arthur ci pensò su, DIO NO! Caterina era capace di ingurgitare qualsiasi cosa le capitasse sotto tiro, probabilmente si sarebbe mangiata pure lui ne avesse avuto la possibilità. DOVEVA RISONDERE DI NO
  • Ovviamente – altro che Nathan, era lui il masochista in quella famiglia degenerata
  • In tal caso AL VAGONE – Caterina accelerò il passò infilandosi sul treno alla velocitò della luce trovando quasi subito un vagone vuoto. Motivazioni che spingevano le persone ad evitare Arthur: il suo essere burbero, irascibile, acido, sarcastico. Vediamo quelle di Caterina: euforica, sempre in iperventilazione, incapace di stare zitta un minuto. Anche lei gli aveva raccontato di come le fosse stato sempre impossibile parlare con altri. La definivano strana ed Arthur non capiva perché, pensava che fosse una persona sana e meravigliosa. Evitando la sua bellezza Caterina era semplicemente straordinaria, ok la prima volta che avevano iniziato a parlare era stata lei soprattutto ad aprire bocca e dare vento alle parole. Però, non l’aveva trovata affatto pedante o noiosa o altro. seduta nel vagone l’italiana sembrava avere lo sguardo perso, che stesse pensando ancora a quella storia del Tassorosso? – pensi che sia brutta Arthur?
  • Eh? – Arthur rimase sbigottito, che domanda del cacchio era quella? Si grattò il mento, ma l’altra parve reagire male alla sua titubanza. – penso.. che tu sia bellissima – Caterina spalancò gli occhi fissandolo. Non si era mai sentito così vicino a lei. Dal seggiolino opposto a Caterina si alzò per sedersi accanto a lei. Le fissò intensamente la mano deglutendo con forza prima di stringergliela dolcemente – lo penso davvero
  • Ma.. non mi sono mai fatta le sopracciglia – rise di rimando a quella frase così innocente della ragazza
  • E con questo?
  • Tutte le ragazze se le fanno.. ma a me fa fatica. Ho pure la faccia tonda , sembra un uomo
  • Si di drago come minimo… ma dai…
  • E’ PERMESSO!? – Gilbert sbatté l’uscio del vagone trascinandosi dietro Nathan che si tirò un frontino di rimando.
  • Gilbert… l’avevo detto io di scegliere un altro vagone – Nathan commentò così alla vista delle mani intrecciate dei due Serpeverde. Arthur saltò quasi in piedi , cercando di nascondere il rossore fra un colpo di tosse e l’altro.
  • Ehm… - Francis tentò di trascinare via Gilbert ma quello si era già impossessato della seduta davanti all’italiana ed il suo monologo sulla futura partita contro i Corvonero non sembrava voler avere fine. Avrebbe voluto ammazzare suo fratello a fucilate, altro che Azkaban
  • Sai Caterina ho fatto un sogno – cercò di rimanere tranquillo distruggendo il discorso dell’albino
  • O raccontami
  • Ma io stavo dicendo
  • Ho sognato di diventare il nuovo professore di pozioni. Però non quel tipico insegnante calmo e sereno, no ho sognato di fare lo stronzo dalla mattina alla sera attirandomi l’odio di tutti gli studenti
  • Sarebbe divertente
  • È quello che ho pensato pure io
  • Potresti scambiare gli ingredienti sui banchi di lezione , per vedere che cosa si inventano
  • Voi due vi sentite mai parlare ? – Francis cercò di fare ragionare i due Serpeverde
  • Perché scusa?
  • Potreste ammazzare qualcuno…
  • E con questo?
  • ….
 
Continuarono a parlare del suo sogno fino a quando dopo un’oretta Caterina non si addormentò con la testa appoggiata contro il veicolo. Giocherellò con i suoi ciuffi disordinati mentre Nathan continuava a ridacchiare sommessamente. Dopo qualche ora scesero salutandosi con un cenno della mano. Il lato positivo nel dover condividere un destino da solitario assieme a Caterina era che non doveva sopportare orde di ragazzine allucinate, urlanti e piagnucolanti. Per lui tutto quello sbaciucchiarsi a causa di pochi giorni di assenza, si perché di solito le ragazzine passavano le vacanze assieme, era insensato. Sembrava che fossero uscite tutte da Azkaban. Biascicò un no di disappunto mentre teneva le mani in tasca. Ripensò improvvisamente alla starna domanda dell’amica. Le piaceva qualcuno e voleva sapere se poteva avere qualche possibilità? Le avrebbe dovuto rispondere in altro modo? Non si era neppure accorto di essere entrato nella scuola. Caterina non aveva smesso di parlare da quando erano scesi, ma di cosa stava parlando? Si accomodarono al tavolo dei Serpeverde, nessun ciao pronto ad accoglierli. Tanto ci avevano fatto il callo. Nathan nel tavolo davanti stava già descrivendo minuziosamente le sua vacanze, includendo dettagli scandalosi sulle su conquiste babbane. Qualche serpeverde stava ridacchiando incitandolo e ad Arthur sembrò logico sghignazzare attirando la loro attenzione con una battutina acida che lasciò basito il ragazzo in questione. Era suo fratello dopotutto. Gilbert si fece largo sedendosi in modo scomposto accanto a lui. Forse avrebbe davvero dovuto fare amicizia con quel tizio, era amico di Caterina no? Momento era suo amico? Davvero? Si grattò il capo indeciso sul da farsi. Il preside prese parola, stava bofonchiando qualcosa su due nuovi professori , ma troppo preso dalla questione “amico di Caterina pericoloso” non aveva tempo da perdere. Alfred, il portiere dei Grifondoro stava salutando energicamente Caterina, ma quella era troppo presa dal fissare il vassoio di portata in attesa. Perché la gente ridacchiava attorno a lei? Grugnì ad alta voce lasciando che i risolini si soffocassero rapidamente. Gilbert accanto a lui fece lo stesso, eppure era un’ottima giocatrice, la cosa però non sembrava averle giovato affatto. Insomma era ancora molto isolata, invece Gilbert con la sua totale incapacità nel non farsi del male aveva conquistato una certa fama. Eppure Caterina aveva vinto dei premi, parlavano di lei come uno dei più grandi cercatori che Serpeverde avesse mai sfoggiato. Allora perché nessuno riusciva a vederla come lui la vedeva? Ripensò alle loro bacchette mentre Gilbert appoggiava la propria sul tavolo. Caterina aveva una bacchetta di Cedro e come tutti sapevano : “ non potrai mai ingannare chi possiede una bacchetta di cedro “. Le persone che ne portavano una erano ammirate da tutti, terribili avversari certo, ma dal cuore nobile. Per un po’ rimase a fissare la bacchetta di Corniolo di Gilbert, quella maledetta cosa era identica a lui erano rumorosi nella stessa maniera. Che dire di Nathan, lui era l’orgoglio di casa con quella fottutissima bacchetta di Tasso. Fanculo al tasso, lui sarebbe diventato un eroe. Sbuffò ancora mentre Caterina sbatteva il pugno sul palmo della mano accompagnato da un urletto euforico “ ora ricordo”.
 
  • Vi presento i nuovi professori di cura delle creature magiche , Veneziano Vargas e Rune antiche, Romano Vargas
  • fuck
 
 
  
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