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Autore: Mania    31/03/2014    5 recensioni
{ Loki/Sigyn ● Ambientata antecedentemente al primo film ● Raccolta di one-shot ● Rating arancione in riferimento al capitolo conclusivo }
_____ Dal primo incontro della Fedeltà e dell’Inganno, lungo tutti gli inevitabili snodi salienti della loro conoscenza – perché l’amore è accettazione, non cambiamento.
| O3 • E poi c’è chi da importanza a cose diverse |
«Sigyn era persona razionale, nonostante il fascino che il principe sortiva su di lei, mai le avrebbe offuscato la vista e quando aveva pronunciato quella richiesta aveva perfettamente messo in conto i rischi che correva, dunque, non si sentì in alcun modo umiliata, perché, anche se in modo diverso da quello da lei espresso, aveva ricevuto qualcosa da lui e ciò era più che sufficiente. Dunque semplicemente sorrise, radiosa più di quanto potesse mai immaginarsi Loki, relegato a un mutismo per quella reazione inspiegabile.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La fedeltà sbocciata da un cuore di sale '
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PROLOGO



C A P I T O L O 1 O ▬
“ Le parole mentono, i sentimenti no




Da qualche parte ricordava una frase – forse l’aveva letta o forse era una memoria passata a lei da qualcuno della sua famiglia, anzi, da suo padre se era quello il luogo d’origine di quelle parole, perché solo lui avrebbe potuto pronunciarle –, era breve e non riusciva a collocarla con precisione in quale tempo della sua vita l’avesse immagazzinata, quasi fosse da sempre dentro di lei. Recitava similmente a: «Solo i bambini, i matti e i solitari sanno essere se stessi»[1].
La condivideva, forse perché lei era stata almeno in un tempo tutte e tre le cose e ora le restavano – per l’inevitabile scorrere dl tempo – solo due caratteristiche appiccicate addosso. Sapeva fin troppo bene di non rientrare nella normale organizzazione mentale delle persone attorno a sé e non vi era mai stato un reale desiderio di potersi uniformare a comportamenti che fuoriuscivano dalla sua logica, tuttavia aveva cercato con un notevole margine di successo a non essere troppo visibile in quelle incrinature difformi. Non era perché non voleva essere vista come era davvero, ma più semplicemente perché era più facile compiere il suo lavoro se nessuno posava su di lei le proprie attenzioni – d’altronde, ci pensava già Loki a suscitare perplessità e dubbi, almeno uno dei due doveva impegnarsi ad assumere un basso profilo.
Recitare era piacevole, le piaceva assumere il ruolo che tutti credevano avesse e le rendeva divertenti momenti che non lo erano nemmeno lontanamente, tutto perché deteneva conoscenze che sfuggivano a chi la circondava. Il vero potere, in fin dei conti era proprio quello, la conoscenza – chi sapeva più cose vinceva, non era questione di forza, quest’ultima era una variabile secondaria.
Tuttavia, per sua fortuna, non sempre era costretta a impersonare i panni dell’attrice. Anche se era da qualche settimana che non aveva più l’occasione di concedersi di essere pienamente se stessa se non nei momenti di solitudine, essendo Loki partito insieme a suo padre, Odino, e Thor per una visita diplomatica lontana, nel regno di Vanaheimr[2].
Con un libro deposto sulle gambe, seduta sul davanzale del terrazzo della sua camera, Lady Sigyn leggeva con sotto di sé il vuoto per vari metri a separarla dal giardino. La luce rossastra delle lampade le illuminava a sufficienza la vista per consentirle di procedere nel racconto, ma la sua era una concentrazione vacillante – troppo spesso i suoi occhi si alzavano dalle pagine in direzione del ponte di collegamento tra i mondi. La sua falsa posa rilassata era tradita dall’attesa nel nero delle sue iridi, irrequieti gemme d’oscurità liquida che fremevano nella notte rischiarata da piccoli fuochi.
Le dita si muovevano sulle pagine, scorrendo tra le parole come a catturarne la sostanza intrinseca, ma senza che il suo sguardo si posasse realmente su di esse – ed era strano, perché quando un racconto era tanto narrato egregiamente come quello in suo possesso, solo le attività a lei adibite in qualità di Guardia Reale la potevano distogliere dalla bramosia di arrivare all’epilogo. Ma a occupare la sua mente vi era l’arrivo del principe, collocato troppo vagamente durante le ore in cui le stelle dominavano il cielo soprastante la bella capitale.
Fu un lampo nel cuore delle tenebre sul fondo del ponte scintillante, un solo frammento di eterna luce congestionato in un secondo in cui esplose in tutto il suo fragore - e seppe che era tornato. Incurvò appena le labbra, senza muovere alcun muscolo perché non era sua intenzione corrergli incontro o farsi trovare nelle sue stanze per dargli il bentornato personalmente. E per quanta fatica le costasse una tale decisione, la mantenne con la fermezza della donna nobile che era e quel pizzico di malizioso desiderio di giocare a chi resisteva maggiormente – lo stesso in cui si dilettavano quando erano a troppi pochi centimetri di distanza e si sfidavano silenziosamente a chi per primo avrebbe carpito un bacio, derubandolo all’altro e perdendo insieme.
Probabilmente era per via del semplice fatto che fosse Loki in vantaggio in quel loro scontro del tutto privo di una classificazione, che si prese il disturbo di scivolare nelle stanze della guerriera dimenticandosi di domandarle il permesso. Bussò sulla porta già chiusa alle sue spalle unicamente per attirare l’attenzione di Sigyn, ridacchiano appena a labbra chiuse nel vederla sobbalzare di lieve sorpresa – accadimento tanto raro da meritare di essere celebrato adeguatamente, si disse mentre si avvicinava a lei.
«Pensavo saresti venuta ad accogliermi» si rammaricò eccessivamente teatralmente per poter essere sincero – già prima di ritornare a palazzo sapeva che non l’avrebbe trovata dove avrebbe voluto scorgerla, come sapeva che sarebbe toccato a lui andare a prendersela. Le incollò addosso iridi infuocate – ardevano tizzoni ardenti tra le sfumature di verde – nel studiare i suoi spostamenti per mettersi seduta con le gambe a penzoloni verso di lui, restando sul davanzale protraendo il suo capriccio.
Non era tanto sciocco da credere che bastasse piegarsi maggiormente in direzione delle labbra carnose della donna per toglierle la capacità di rispondere adeguatamente, ma voleva comunque provare a vedere quanto tempo le occorresse per assemblare una risposta soddisfacente.
«In un certo senso è così, non trovate? È notte fonda e sto leggendo – tra parentesi mi piace molto, grazie per il suggerimento - seduta sul bordo del davanzale rivolta al Bifrost» osservò Sigyn, spargendo chiarezza nella sua posizione strategica e nelle attività che aveva deciso di compiere mentre la notte si protraeva, accarezzando con gesto morbido la guancia sinistra dell’uomo. Da quando ne aveva avuto la possibilità, a Sigyn piaceva potersi prendere la libertà di delineare con i propri polpastrelli quei lineamenti responsabili della malia di cui era succube – piacevolmente e senza rimpianti.
Loki, d’altronde, era il primo a comprendere come non avrebbe mai potuto avere il cuore della donna di fronte a sé in quel momento se non fosse stato un desiderio della stessa – troppa cocciutaggine viveva nelle pieghe del suo animo, troppa sfacciataggine cucita sotto sguardi da attrice e troppo desiderio di essere lei a vincere tra loro due si celava nelle sue frasi. Secoli addietro, quando era ancora una bambina e lui già si destreggiava nella magia con naturalezza incredibile, le aveva chiesto se era in grado di impressionarlo e in nessuna circostanza nella quale si erano ritrovati successivamente aveva mai disatteso un tale ordine.
«Mi fa piacere sia di tuo gradimento» asserì a bassa voce, non avendo alcun ché al quale aggrapparsi per ribattere alla risposta con la quale aveva messo a tacere ogni possibile risvolta di finto risentimento. Fu forse perché capitolò davanti a lei, arrendendosi davanti all’evidenza di un piano in cui non aveva calcolato quanto romantico potesse essere l’animo di Sigyn sotto veli inaspettati, che l’avvertì attorcigliargli le braccia attorno al proprio collo per spingerlo verso il basso, in modo da poter catturare con maggior semplicità le labbra in un bacio vorace.
A dispetto di quanto si potesse supporre, nonostante i gesti concitati e la poca pazienza, non vi era rudezza in nessuno dei due quanto trovavano il momento per lasciare emergere all’esterno sentimenti dei quali nessuno dei due voleva parlare – non per incapacità, ma perché entrambi sapevano quanto perfettamente l’altro fosse in grado di mentire usando le parole, dunque erano più i modi di comportarsi a riflettere i reciproci moti del cuore.
Quando le sottili falangi di Sigyn scorrevano tra le ciocche d’inchiostro di lui, lo facevano con la bramosia con cui si sarebbero potute tuffare in un torrente per cercare acqua con cui mettere a tacere il bruciore della gola. Era qualcosa di simile che doveva appagare, era una necessità di cui troppo abilmente fingeva di dimenticarsi per la maggior parte della propria giornata, per poi scintillare in piogge di passioni quando ve ne era l’occasione.
E i morsi con i quali Loki avrebbe quasi voluto strappare pezzi di pelle dal collo di lei, solo per avere la certezza che fosse solo ed esclusivamente un suo privilegio, non erano meno pieni di egoismo e apprensione nel ricercare un contatto di cui non era così interessato come lei a imprigionarli nelle segrete di angoli bui – ma l’assecondava, per l’unica ragione per cui aveva iniziato il tutto, ovvero per gioco, anche se poi gli era sfuggito di mano ed era finito preda di risvolti inaspettati ma ai quali di certo non aveva provato a sottrarsi.
«Avete creato un’illusione nelle vostre stanze?» glielo domandò ridendo, con le gambe attorcigliate alla sua vita, già sapendo la risposta, ma divertendosi a sapere quanto quel momento fosse ritagliato dentro un mondo che in un modo o nell’altro cercava di rendere tutto eccessivamente cristallino. Invece loro vivevano in zone di nebbia, in specchi opachi, a discapito di qualsiasi cosa.
«Troppe spiegazioni, no?», avrebbe potuto aggiungere su come in realtà lui non ne avrebbe mai date ed era unicamente lei quella che avrebbe potuto sentire una simile necessità, ma in verità non era esattamente la ragione per cui Sigyn adorava la clandestinità. Le piaceva abitare in confini indistinti e altrettanto anche il non lasciarsi visibile a nessuno; le spiegazioni, in fondo, non sarebbero state necessarie.
Le pieghe dell’abito bianco di Sigyn erano risvolti naturali, facili da ammaestrare con le dita, le quali scorrevano con fin troppa semplicità sotto di esse, cercando la pelle adornata da ricordi di vecchie battaglie a renderla più interessante agli occhi bramosi di Loki. E mentre oltre ad alzare i risvolti della gonna, spingeva di lato una spallina tirandola con i denti, alzò appena lo sguardo verso di lei per scoprire quale espressione avesse mai in quel momento. «Questa volta puoi disubbidirmi se non ti va.»
La lieve risata con cui rispose sull’immediato alla sua frase aveva sfumature di allegria e forse un po’ di presa in giro. «Ma io vi disubbidisco sempre, per una volta eviterò di farlo», asserì infine, con le sottili falangi macchiate di calli a slacciare la cintura di cuoio al quale vi erano appese le fodere dei pugnali, che cadendo al suolo produssero fragore metallico, coprendo il mezzo sbuffo di divertimento che sfuggì alle labbra di Sigyn mentre veniva sollevata di peso da Loki.
Le parve di sentire una mezza minaccia sussurrata al proprio orecchio, qualcosa che riguardava il fatto che si era andata a cacciare nei guai, ma lo sapeva da secoli, ormai, da quando gli aveva dato retta da bambina e si era tanto impuntata nel desiderio di impressionarlo. Ci era riuscita, indubbiamente, forse anche troppo.
E nel sentirsi precipitare sul proprio letto, tra lenzuola ancora da disfare, era consapevole che non avrebbe mai avuto il controllo di quella situazione – l’aveva voluta, ma avrebbe pagato unicamente gli effetti, e le era talmente chiaro al solo osservare il ghigno delineato sule sue labbra sottili prima che tornassero a baciarla e dal verde bruciato da lussuria liquida. Quando avrebbe potuto avere in mano le redini, sarebbe stato perché lui gliele concedeva – perché era Loki a volerla vedere dominante, e non perché poteva conquistarselo davvero. A dispetto della consapevolezza, non avrebbe demorso dal cercare comunque di afferrare almeno secondi di predominio su di lui, che fosse stato cercando di impedirgli i movimenti o di liberarsi dalle sue prese per essere lei a ribaltare le posizioni.
Le stringeva un polso per imprigionarla, lasciandolo andare unicamente per il frammento di tempo necessario liberarla dell’intralcio dell’abito di tessuto bianco, per poi riafferrarlo in modo da tenerla sdraiata. E Sigyn tramutò in un sogghigno carico di cupidigia lo sbuffo di divertimento con il quale tentava, per poi riuscire, a sfilargli la casacca di pelle e la maglietta sottostante con movimenti delle dita fluidi, interrotti unicamente dagli impeti con cui lui le strappava baci roventi sulla sua pelle.
Era impossibile stabilire se fosse Loki a scorrere sul di lei, o il contrario. Nonostante ogni cambiamento di intreccio tra i loro corpi fosse guidato più o meno direttamente dall’uomo, per quanto si susseguivano naturalmente, sembravano essere un’evoluzione che non sarebbe potuta essere diversa.
I grafi erano disegni astratti sulla schiena ricamati dalle unghie di Sigyn, strisce scarlatte a segnare il tentativo di trovare un punto qualsiasi al quale aggrapparsi con fermezza sotto i movimenti intrisi di veemenza - ma mai di brutalità, incartati malamente da una delicatezza celata non completamente. E i mezzo suoni rotti che venivano strappati dalla gola di lei non erano sempre di piacere scintillante, puro, ma macchiato da chiazze scure in cui la rudezza diveniva maggiormente arrogante, seppur mai rozza.
La notte non sembrò mai così breve, mai così poco dilatata nella sua essenza in cui si ritrovarono a vivere – consumandola come non era stato fatto prima e sarebbero state, invece, incalcolabili volte in futuro –, in un anfratto privato, fino a quando non si esaurì la cera e le traballanti luci rossastre si spensero prima che morisse anche la loro passione. Sotto lenzuola sgualcite, tirate su mai del tutto, in un groviglio di arti difficile da ricostruire nelle ombre in cui si addormentarono senza parole ulteriori, senza averne bisogno.
La ritrovò a dormirgli accanto, solo vicino e non più con i corpi a intrecciarsi in strani figure, sdraiata con la schiena lasciata scoperta dal lenzuolo per la quasi sua interezza e i capelli scivolare finalmente sciolti in percorsi diversi, scompigliati. Erano lisci, come li aveva resi lui con la propria magia, di un candore accecante nel bagno d’oro della luce dell’alba a filtrare dalle portefinestre socchiuse. Si girò sul fianco per poter far scorrere senza fatica le lunghe dita tra le ciocche, assaporandone le sensazioni dei fili setosi a contatto con i propri polpastrelli in cui erano già affondati poche ore prima, ma con voracità dall’apparenza insaziabile e senza l’attenzione con il quale ora studiava quell’elemento di lei che da sempre lo aveva affascinato.
In poche occasioni aveva avuto il piacere di osservarla con la chioma sciolta, perché Sigyn la teneva incatenata in una treccia per dispetto a lui – non glielo avrebbe mai dichiarato apertamente, ma sapeva che era per quella ragione che aveva preso l’abitudine a serrarli in tale acconciatura. E mentre passava lentamente in essi la propria mano, in carezze ammantate di una dolcezza di cui non era solito dar sfoggio se non in quei momenti trafugati e tenuti nascosti anche a lei, ricordò il giorno prima della partenza al viaggio che aveva preceduto quella notte.
Sarebbe stata una giornata del tutto normale se Lady Sigyn non avesse deciso di uscire dal palazzo senza dare avviso nemmeno a lui – probabilmente perché sapeva che non ve ne era necessità, Loki conosceva ogni suo spostamento anche se non possedeva lo sguardo di Heimdall. La raggiunse quando ancora non sapeva dove si stava dirigendo, affiancandosi ai suoi passi diretti verso la periferia della città, scegliendo di non pronunciare alcuna parola per domandare dove si stesse recando, preferendo scoprirlo.
La villa era in decadenza, avviluppata in piante rampicanti snodarsi sui muri una volta maestosi e lisci dell’edificio, ora crepati dal lungo tempo di abbandono. Molte finestre erano riempite solo in parte dai vetri, abbattuti forse da giovani che si erano dilettati a centrarle con pietre raccolte nel giardino, tramutato in boscaglia, o dalle intemperie a cui poi nessuno aveva badato per tamponare i danni lasciati. Non vi era la minima traccia di vita che non fosse animale, e si faticava a fantasticare per riesumare da quelle ceneri la grandezza di quella dimora principesca, appartenuta alla nobile casata in cui era nata Sigyn.
«Perché siamo venuti qui?» le domandò osservandola aprire il cancello con una chiave di cui lui non conosceva l’esistenza, tirata fuori da una delle piccole sacche tenute appese alla cintura – fu un lieve disappunto quello con cui si accorse di quel dettaglio, perché non ne aveva mai avuto coscienza nonostante i lunghi anni di vicinanza, ma anche con lieve soddisfazione per la continua scoperta che Sigyn era.
«In realtà io sono venuta qui, voi mi avete seguita senza fiatare» chiosò la donna alzando appena il capo per lanciargli un’occhiata divertita.
«Sottigliezze.»
La panchina sulla quale si sedette Sigyn era posta nel giardino dietro la dimora, l’unica che pareva essere stata risparmiata dalla morsa verde delle piante su cui sbocciavano fiori dai colori più vari. Non pronunciò alcuna parola per diversi minuti, ma il silenzio tra lei e Loki non era mai stato predominato dalle cadenze pesanti di tensioni, rimanendo su quiete note in cui vi era complicità e comprensione.
«È- Era casa mia» cominciò a spiegare, iniziando da una specificazione più che lampante, ma di cui sentiva di dover dar voce. «A volte ci vengo. Non c’è un motivo, è solo per rivivere meglio i ricordi, per evitare che si indeboliscano, perché a dispetto di tutto, sono miei, non li voglio cedere all’oblio. Mi hanno resa ciò che sono, non potrei mai rinnegarli.»
«Raccontami», sapeva poco di richiesta, anche se lo era in realtà, ma Loki era poco abituato a dare inclinazioni più mansuete alle proprie parole – e a Sigyn piaceva così, senza che i suoi contorni fossero stati smussanti.
«Voi sapete tutto sulla mia famiglia» ribatté lei, senza avere veramente intenzione di sfuggire all’implicita domanda, perché se avesse realmente voluto non raccontare nulla ci sarebbe riuscita, tuttavia provava una certa soddisfazione nel spingere Loki a prodigarsi almeno un po’ a protrarre i propri desideri di cui lei era il centro.
«Solitamente le storie sono più accurate quando sono narrate dai protagonisti, sicuramente più interessanti» osservò blandamente Loki, posando l’attenzione sui dettagli di deturpazione di quello che una volta doveva essere uno splendente roseto ad estendersi lungo il perimetro del palazzo, costeggiandolo. Ora appariva un groviglio di spire dagli aghi naturali pronti a ferire chiunque si avvicinasse a cogliere i boccioli candidi, bagnati da residui di rugiada non evaporata via all’ombra delle mura.
«Non per questo più veritiere.»
«La verità è una per ogni persona, non è assoluta e non vi è detentore che la possegga. È un’illusione creata dagli uomini, una distorsione della realtà, perché essa è troppo grande per le loro menti» asserì serio, voltandosi verso Sigyn per depositare sul suo volto gli occhi di cristalli liquidi, calamitici, ricchi di una serie di riflessi di cui lei si sarebbe potuta nutrire come se fosse stato ossigeno. «Non ti sto chiedendo la verità, solo la tua di verità.»
Fu Sigyn a tendere il proprio corpo per riuscire ad arrivare fino alle sue labbra con le proprie, depositando un bacio tenue, quasi una carezza per cui non c’era una reale ragione, semplicemente la volontà di elargirla. Un inizio per un racconto che non sapeva quanto potesse essere interessante, ma raccontare il principio di come lei era nata e plasmata da quella vita ormai incenerita da chi l’aveva spremuta fino all’ultima risorsa, non le dispiaceva se era Loki il suo auditorio.
L’aveva ascoltata con attenzione distratta, senza rendere presente fino in fondo quanto stesse in realtà succhiando ogni parola da lei pronunciata, imprimendola con decisione nella propria memoria per non farla appassire. Tuttavia, era abbastanza sicuro che Sigyn l’avesse scorta la sua bramosia e avidità verso quella narrazione, ed era stato probabilmente proprio per quello che aveva provato a scavare nelle collezioni di immagini di ciò che era stato secoli addietro. Un tempo in cui Loki conosceva unicamente il nome di quella nobile casata e vagamente, con assai poco interesse, il fatto che vi fosse una nuova componente a riempire i rami di una genealogia fitta. Se qualcuno gli avesse predetto il futuro su di sé e quella piccola creatura appena nata, avrebbe riso come non mai nella propria vita; mentre ora, nell’affondare le proprie dita tra la sua chioma, nel carpire il suo primo sguardo della giornata, facendolo proprio, e poi nell’osservarla scrollarsi di dosso le lenzuola, l’unico pensiero era su di quante fortune fosse stato ricoperto per l’aver trovato l’unica compagna degna di ricoprire il posto accanto a sé.
Lo sguardo che le aveva cucito addosso era indecifrabile. Seduto sulla poltrona, ne studiava i movimenti che compiva nel vestirsi e sistemarsi usando una cura ai minimi dettagli che solo Sigyn poteva possedere, la stessa con la quale conduceva la sua vita e con cui afferrava il mondo attorno a sé. Tenendo il capo sorretto dalla mano chiusa, controllava puntigliosamente i suoi spostamenti, cercando di afferrare ogni più piccola mossa usata per allacciare gli abiti da guerriera mentre ricordava di aver provato quanto flessuoso potesse essere anche in altri campi il suo corpo.
Fu mentre cominciava a ponderare l’idea di non uscire così presto dalla camera – in fondo, non era ancora sorto del tutto il sole e pochi erano già svegli –, Sigyn ruppe il silenzio con un’insolita domanda.
«Principe, voi credete che tutto sia una menzogna in questo mondo?»
Non c’era una particolare inclinazione nel tono di voce con cui pose la questione, forse unicamente una punta di curiosità. Una risposta sua, Loki, era certo che l’avesse e quell’interrogativo era unicamente rivolto a conoscere la sua di opinione, quindi l’accontentò con la sincerità che solo con lei spendeva con frequenza insolita – mentre le altre volte faceva affidamento sulle sue capacità di discernere, sotto la melma di bugie e cose non dette, ciò che negava di essere pronunciato dalla propria voce. E non gli servì capovolgere la domanda, bastò il sorriso di soddisfazione di lei per sapere che condivideva il suo pensiero, quindi si limitò a rimanere lì dov’era, seduto a osservarla fino a quando non fosse stata pronta per percorrere assieme quella giornata – quella successiva, e quelle future fino a quando sarebbe stato loro concesso.
«No, Sigyn, le bugie sono solo pezzi del mondo, sue interpretazioni e queste passano tramite le parole. Sono i nostri vocaboli a indurci a travisare, a scomporre e ricomporre al rovescio la realtà. Ci sono cose che però non passano attraverso tale percorso, ci sono cose che non possono essere espresse. Ci sono cose che si sanno essere così e basta, non è forse così, mia Sigyn





M A N I A’ s W O R D S
Ed ecco l’ultimo capitolo. E ci infilo hastag a caso per sottolineare il mio dolore #Sonomoltotriste #Piangotantelacrime #LokieSigynmimancherannoassai
Partiamo dalle note:
[1] • È una citazione di Fabrizio De Andrè. Ringrazio immensamente Maya90 che è stata così gentile da trovare a chi apparteneva, grazie!
[2]
Vanaheimr, è il Regno dei Vanir, ovvero gli Dei della Fertilità.
Ora, prima dei saluti e lacrime e commiati, specificazioni. La prima, partendo dal fondo, è una sottolineatura che spero in realtà non sia necessaria, perché so che siete lettori attenti, ma io sono pignola e mi piace sottolineare l’ovvio. Questa è la prima volta in cui Loki si rivolge a Sigyn senza mettere in mezzo all’aggettivo possessivo al "devota", una scelta non fatta a caso, per rendere più intima la cosa – spero sia chiaro.
Seconda cosa, io non sono proprio un’amante delle fic a rating rosso, questo perché solitamente – la maggioranza, eh, mica tutte – hanno descrizioni scadenti e prive di patos – che persino i video su youporn ne contengono di più – e pure molto ripetitive. Dunque, non ritenendomi superiore alla maggioranza di chi scrive queste scene, evito di farlo per scadere nello stesso errore e quindi mi evito le descrizioni morbose dell'atto sessuale.
Terza cosa, probabilmente qualcuno si attendeva se non il matrimonio, almeno la proposta – Loki che fa una proposta di matrimonio, scusate che rido e poi riprendo a fare le note /inserire svariati minuti di pausa/ –, quindi forse sarete un po’ delusi da tale scelta, me ne scuso. Ma troverete – forse, chissà, magari, non faccio spoiler! – maggiori soddisfazioni nella raccolta che fa da seguito a questa – «OMMIODIO! Allora alla fine c’è il seguito?!», vi starete chiedendo, ma magari no, io tiro a indovinare, ma in ogni caso la risposta è sì, e per maggiori approfondimenti andare al prossimo punto.
Quarta specificazione, come stavo dicendo c’è il seguito. Avevo in un primo momento detto che avrei fatto la long, e invece niente, perché ho cambiato trama a metà corsa dato che non mi soddisfaceva/stimolava/piaceva più e per un tot ho lasciato perdere la stesura. Poi l’ispirazione è tornata e ho deciso che comunque manterrò lo stile di una raccolta, nonostante vi sia una trama molto più elaborata – decisamente di più - e non sia prettamente romantico come genere – se questo può essere poi romantico, diciamo che lo è per gli standard dei protagonisti, ecco. Le spiegazioni per questa scelta le darò nel primo capitolo che posterò la prossima settimana se tutto va bene, perché non voglio che vi dimentichiate di me, quindi posto velocemente! Il titolo sarà «Cuore di sale» - link inserito! Cliccate sul titolo~ -, e niente, tutte le informazioni le troverete al suo interno.
Sì, poi il capitolo è decisamente più lungo del solito, ma volevo che fosse bello pieno e ricco per la conclusione. Insomma, una conclusione deve essere ben fatta, no? Quindi spero lo sia.
Ah, sì, mi sono fatta un nuovo banner. Yeeeh. No, seriamente, l’attrice è cambiata, perché nella prima parte della storia Sigyn era palesemente più piccola di Loki come aspetto fisico, e la bellissima Natalie Dormer non poteva starci come scelta. Ora che dimostrano più o meno la stessa età – ignorando che sono semi immortali e invecchiano lentissimamente -, ho usato lei. Comunque ora lo cambierò in tutti i capitoli, quindi niente, tutto questo discorso non vale – sono furba.
Detto ciò, vi ringrazio tutti quanti per avermi seguito fino a qui. Soprattutto a chi ha commentato, perché queste persone non hanno reso mai vani i miei aggiornamenti, il mio impegno e la mia voglia di continuare, quindi questa raccolta è dedicata a loro – ovvero Helen L, Yoan Seiyryu, Zareal, Serendipity__, PaddyRockS, Cassandra14, Pitonia, Lakky e adhamico e chi commenterà quest’ultimo capitolo ♥. Inoltre un grazie anche a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite, e non vi cito solo perché siete tantissimi, ma vi ringrazierei uno a uno se vi avessi qui davanti ♥
A presto,


Mania ▬

  
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