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Autore: EclipseOfHeart    31/03/2014    0 recensioni
[Lei]
[Tratto dal film "Lei", post-film]
Theodore cammina lentamente in quella campagna così solitaria. Solo i rumori della natura arrivano alle sue orecchie, mentre uno splendido paesaggio si riflette nei suoi occhi.
A Samantha sarebbe sicuramente piaciuto.
Fa ancora male pensare a lei, a quell’entità che, alla fine, non è mai esistita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti aspettavo (senza saperlo)

 

Theodore cammina lentamente in quella campagna così solitaria. Solo i rumori della natura arrivano alle sue orecchie, mentre uno splendido paesaggio si riflette nei suoi occhi.

A Samantha sarebbe sicuramente piaciuto.

Fa ancora male pensare a lei, a quell’entità che, alla fine, non è mai esistita.

Theodore ricorda ancora così bene il suono della sua voce, della sua risata, di quel respiro che lei imitava nel tentativo di assomigliare a lui, di quelle mani che non c’erano ma che lui sentiva, come la sua bocca e la sua pelle.

Chissà di che colore avrebbe voluto fossero i suoi occhi. Non glielo avevo mai chiesto e così, ogni volta, li aveva immaginati in un modo diverso.

A volte azzurri come suoi, altre scuri come le notti in cui non riusciva a dormire, altre ancora di un verde così luminoso da essere irreale. Non ce n’era uno che gli piacesse in modo particolare, ma lei sicuramente avrebbe scelto un colore preciso.

Perso in questi pensieri, estrae una piccola macchina fotografica ed inizia a scattare qualche foto. Come Lei gli fece notare a suo tempo, lui non aveva l’abitudine di imprimere i suoi ricordi, colpa del fatto che ormai era facile grazie ai computer immagazzinare e salvare qualsiasi cosa, ma stava lentamente iniziando a capire quanta diversità gli procurassero anche quei piccoli gesti.

Dopo aver fotografato il panorama, l’ideale sarebbe stato di avere una foto con lui sullo sfondo di quel paesaggio, ma lo svantaggio di essere soli era forse proprio in quello.

E, anche se ci fosse stata Samantha, lei non avrebbe potuto scattargli nessuna foto.

Cammina ancora per qualche ora, finché i tenui raggi del tramonto lo convincono che sarebbe una buona idea quella di tornare nello chalet.

Sta per voltarsi, quando sente un rumore e, attirato da esso, percorrendo qualche metro, vede una donna che sta tentando di farsi un autoscatto, poggiando la fotocamera sopra un sasso.

Dalla sua espressione deduce che i suoi tentativi non stanno portando a nessun risultato, quindi decide di aiutarla.

«Ehi, scusa, se vuoi posso scattarti io la foto.» dice Theodore, avanzando timidamente.

Lei si gira, sorridendo: «Oh, saresti davvero tanto gentile!»

Gli porge la macchina fotografica e poi corre a mettersi in posa. Theodore scatta più foto, per sicurezza, e poi le ridà la fotocamera.

«Mi sei stato davvero di grande aiuto, sono una frana con le foto!»

«Felice di averti aiutato, in fondo un così bel paesaggio meritava una foto con te dentro.» dice lui, un po’ impacciato.

Lei gli chiede, notando la sua macchina, se lui sia riuscito a farsi un degno autoscatto, ma Theodore nega candidamente, ammettendo arrossendo la propria incapacità.

La donna ride, offrendosi di ricambiare il favore, facendo posizionare Theodore che si sistema gli occhiali e tenta di uscire bene nella foto.

Parlano e ridono ancora per alcuni minuti, entrambi avvolti nel tramonto di quella campagna.

Theodore la ammira, ha i capelli biondi, con alcune sfumature castane, una corporatura esile e degli occhi marroni così chiari – forse resi tali dal tramonto – da sembrare quasi irreali.

«Io sono Theodore, piacere di conoscerti.»

«Samantha, piacere mio!»

E, per un attimo, il dubbio lo sfiora e fa male, un male che non avrebbe creduto nemmeno potesse esistere. Poi torna subito in se stesso, dicendosi quello che si ripete da mesi.

Samantha non c’è più.

La donna davanti a lui non è Lei, ma un’altra persona con altre storie da raccontare.

«Che ne dici se provassimo a fare un autoscatto con noi due insieme? Penso che mettendoci due cervelli dovremmo riuscirci!» chiede Samantha, interrompendo i suoi pensieri.

Lui accetta e così riescono a scattarsi la foto, imprigionata dentro lo schermo della macchinetta.

Theodore ripensa alla melodia composta da Samantha, quella ispirata alle fotografie che non hanno mai avuto – che mai avrebbero potuto avere.

E, nei pixel condivisi insieme a quella sconosciuta, Theodore comprende che Samantha, anche se reale nel senso fisico del termine, per lui era quanto più di reale potesse esistere.

E che come ogni cosa reale è finita.

«Ti andrebbe di bere qualcosa insieme, Samantha?» chiede, non badando a quanto sia strano chiamarla in quel modo.

«Aspettavo che me lo chiedessi.»

«Anche io

Per un amore finito, come Samantha gli aveva insegnato, ce n’era un altro che aspettava solo di iniziare.

 

 

 

Fine.

Ieri ho visto questo bellissimo ed intenso e tristissimo film ç_ç

Ho apprezzato l’epilogo dato al film, infatti questo scritto vuole solo essere qualcosa proiettato in un futuro di Theodore.

Il fatto che lei si chiami proprio Samantha l’ho voluto inserire perché i casi della vita sono infiniti e lascio a voi la scelta se quella possa essere la sua Samantha, incontrata ora fisicamente, o se sia un’altra donna. Entrambe le scelte lo porteranno verso un’altra storia.

Sperando vi sia piaciuta e che mi lasciate un commentino, vi saluto.

Un bacio :*

 

 

 

 

 

EclipseOfHeart

 

   
 
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