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Autore: Just a Shapeshifter    31/03/2014    3 recensioni
Sette pagine erano rinchiuse tra le loro grinfie, l'ottava sporgenza era vuota ora, ed oscillava nello spazio vicino a Duncan...
Vi dico solo due parole:
Slender Man.
Sequel.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Si destó di colpo, trovandosi in piedi.
Che cosa era successo?
Perché era li?
La testa, Ah, la testa!

Ed era come se una frana su una scogliera l'avesse fatto cadere nelle gelide acque di qualche stupido oceano, il quale lo aveva inghiottito senza pietà, per poi sputarlo fuori appena si era sentito in pace con se stesso, quasi come se non fosse all'altezza di stare immerso in quell'oceano...

“Ma cosa?” Sgranò gli occhi di colpo appena si accorse che le parole che aveva appena detto gli rimbombavano in testa, eppure non aveva parlato, solo pensato.
Si grattò la testa, sovrappensiero, cercando di riordinare ciò che era successo, allora'
Era svenuto, Geoff e gli altri lo avevano portato in ospedale.
Dicevano che un animale lo aveva morso ed aveva la gamba ingessata, ed una benda sulla testa.
Lo Slender Man era entrato nella sua stanza al calar del crepuscolo, quando era solo. Credeva di essere matto, forse era così, visto che da li in poi non aveva rimembrato più nulla...
Solo allora si accorse di ciò che stava facendo: dov'erano i suoi capelli? Perché non sentiva nulla?

Si guardò intorno velocemente, notando solo la luce lunare a fargli compagnia, l'udito sembrava più fine e captò in pochi secondi il rumore di un corso d'acqua. Si stupì sempre di più appena si ritrovò a pochi passi dal ruscello, solo pochi istanti fa era in mezzo ad una radura... Si accorse di tremare, mentre si sporgeva verso l'acqua.
Urlò, era un urlo agghiacciante, di puro terrore, un urlo che lo scuoteva dal suo centro, fino ad arrivare alle ossa, ai nervi, alla pelle, al di fuori di Duncan. Le mani tremanti si portarono davanti alla propria vista; erano bianche, incredibilmente grandi e le dita lunghe ed affilate come uncini.
Se solo avesse potuto avrebbe gemuto dalla paura, ma da come il riflesso del liquido aveva confermato, non possedeva una bocca.
Non aveva più labbra il punk, non aveva più un naso con il piercing che tanto adorava:
Non aveva più quegli occhi acquamarina che avevano fatto impazzire decine di ragazze, e nemmeno orecchie, ne sopracciglia, i piercing scomparsi pure da li. Tremava dentro di se, i denti mordevano con forza il labbro ora inesistente, poteva solo pensarla questa azione, mentre gli occhi sgranati, terrorizzati guardavano quel riflesso che non gli apparteneva, quel corpo che non gli apparteneva!
Come... come era potuto succedere? Era la vita reale diamine, c-come... Sussultó nell'avvertire qualcosa sfiorargli la schiena, e successivamente la spalla; giró di scatto quel viso inespressivo, ma che dietro la maschera prometteva puro terrore. Si giró di scatto Duncan, notando con orrore che ben otto tentacoli svolazzavano tranquilli dietro la sua figura, uscendo dalla schiena e dallo smoking.
Ognuno di loro teneva salda una delle pagine, come un silenzioso ma letale custode.
Deglutì ancora, senza emettere alcun suono, eppure lui di melodie intorno a se ne sentiva, ed anche parecchie: il lento scorrere dell'acqua del ruscello, ora alla sua sinistra. Il fruscio delle foglie, colte e accarezzate dalla sottile brezza di quella notte. Un grillo solitario cantava una melodia, laggiù da qualche parte.
Eppure Duncan ora poteva chiaramente distinguere che era a diciannove metri di distanza, protetto tra un sasso e un cumulo d'erba, mentre le zampe sfregavano l'una sull'altra, fungendo così da richiamo.
Poteva persino vederlo, eccolo, laggiù. Era piccolo per produrre di già un richiamo così potente, ma la cosa che più stupì l'oramai ex ragazzo era il fatto di poterlo vedere chiaramente, come se fosse pieno giorno e i due uno davanti all'altro.
Poi capì, ed un piccolo ghignò mentale lo fece tornare all'odierna realtà: era il nuovo Slender Man? Il povero ultimo malcapitato era riuscito a togliersi la maledizione mettendoci Duncan, dentro quel corpo, dentro a quell'armatura bisognosa di un'anima? Era forse morto, l'ex possessore di questo guscio vuoto dagli incredibili poteri?
Pensava Duncan, pensava ad un modo per avere più chiara la situazione, e si ritrovò in cima ad una collina, la slanciata e cupa figura era l'unica ombra lassù, illuminata controluce dalla luna piena. Capi che doveva togliersi la maledizione, ma questo lo capí solo dopo aver urlato ancora nella mente dallo stupore di essersi smaterializzato dalla riva del ruscello e materializzato poi in cima a quella collina.
Volto ancora una volta il viso verso i tentacoli, che parevano indifferenti al moro.

Sette pagine erano rinchiuse tra le loro grinfie, l'ottava sporgenza era vuota ora, ed oscillava nello spazio vicino a Duncan...

Capi che ogni volta che si smaterializzava una pagina veniva lasciata nei pressi di quella zona: era come un mortale nascondino, lui nascondeva le pagine, il malcapitato di turno ne trovava una o due, e la caccia aveva inizio. Ma prima, doveva imparare a controllare il proprio potere.
Era in una fase di stallo, di pausa. Il lungo braccio afferrò due pagine, al solo tocco delle ossute e lunghe dita con i pezzi di carta e i tentacoli uno ad uno mollarono la presa, senza opporre resistenza. Pensò al ruscello di prima, e solo dopo tre tentativi riuscì a materializzarsi nel posto di prima, ed una pagina era attaccata ad un ramo, e le dita la presero, infilandola insieme alle altre in una delle immense tasche dello smoking dalla cravatta rossa.

Passò due cicli lunari ad allenarsi con quei neri prolungamenti che gli uscivano dalla schiena e, ogni volta che riusciva a controllare sia quelli che i propri pensieri, quindi a trasferirsi da un posto all'altro col solo pensiero della mente, o a controllare la poca elettricità rimasta di una vecchia centrale che aveva trovato ai margini del bosco l'odio saliva, oscurando il suo cuore.
Aveva visto delle persone durante quei due mesi di isolamento ed allenamento, ovviamente standosene sempre nascosto, i suoi poteri ancora non riusciva a gestirli. E l'odio saliva, cresceva sempre di piú. Perché quelle stupide persone conducevano una vita spensierata e lui a momenti nemmeno si ricordava il proprio volto?!

Doveva ucciderle.
Doveva ucciderle tutte.

Digrignó mentalmente i denti, sparendo da dietro due pini, comparendo e scomparendo per ben otto volte, in otto zone differenti: aveva piazzato tutte le pagine, su un albero, attaccate ad un vecchio muro o a delle rocce, le aveva sparse nei dintorni, ognuna collegata ad uno dei tentacoli, ognuna in collegamento diretto con il corpo o con la mente.
Aveva sete di vendetta, voglia di vedere la gente soffrire. Voleva vedere ancora quel rosso sangue gocciolare sul terreno, picchiettando in quel modo cosi celestiale e mortale. Sangue. Morte.
Cose che Duncan oramai non poteva più provare.

Era come un Dio della morte, come uno shinigami... come Ryuk o Rem, i due dei della morte al servizio di Light, o ancora gli shinigami che c'erano in Bleach; ma lui non aveva bisogno di nessun Death Note o di katane per uccidere i suoi avversari.
Gli bastavano la mente sovrumana e quei tentacoli, e le dita lunghe ed ossute.
Lui era pronto ad uccidere, aspettava solo l'ignara vittima.


It's M time!
'Sera campeggiatori, eccoci qui con un sequel di Slender Man *w* -per chi non conoscesse la precedente long, questo é il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2084661 -
Si, lo so; per ora ho messo la storia come one shot, senza volerla andare avanti, quindi la scelta spetta ancora una volta a voi, se decidere di lasciarla con questo alone di mistero o se trasformarla in una long ;3

So, I choose you! Read and choose if I should write another chapter or if I must stop to write it :3
Speriamo abbia scritto bene *incrocia le ditine*

~M

  
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