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Autore: Anna Wanderer Love    31/03/2014    3 recensioni
Quel nome ti aveva riempito la mente di immagini e di colori.
Cobalto, lapislazzuli, ocra, carminio; all’improvviso tutti i colori che avevi curato e polverizzato, creato e appreso, erano riemersi con violenza nella tua mente, ribellandosi alla tua volontà, che li aveva accantonati in un angolo segreto della tua mente e del tuo cuore.
Quei colori erano ancora così vividi e belli che ti ferirono gli occhi, e fosti costretta a sbattere le palpebre per tornare a vedere il volto davanti a te. Quei colori si erano concentrati tutti nei suoi occhi, mescolandosi e andando a formare il grigio che animava quelle iridi mai dimenticate.
(JohannesxGriet)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Due Anni

Perdonami, ma io non so se perdonerò te.
Perché è solo colpa tua se ho così tante cicatrici di scelte sbagliate e di rimpianti.


Era una sera di ottobre.
Erano passati due anni. Due anni da quando te n’eri andata da casa sua.
Due anni da quando avevi visto per l’ultima volta il suo sguardo grigio, intenso, nuvoloso.
Due anni da quando quelle urla ti avevano cacciata, bandita da casa sua.
Due anni da quando lui ti aveva guardata andare via senza fare nulla.
Eri appena uscita dalla locanda dove avevi lasciato Pieter. Era ubriaco, e non ti è mai piaciuto da ubriaco. Il suo sguardo era simile al suo quando tornava a casa dopo aver bevuto e tu lo vedevi camminare un po’ barcollante per il corridoio.
Ti ricordava troppo lui.
Così eri uscita da quella maledetta locanda, stringendoti la mantella di lana addosso, rabbrividendo. Era tardi, quella sera, era tutto buio.
Avevi attraversato le strette stradine di Delft, il fiato che si condensava davanti al tuo viso in piccole nuvolette che andavano a infrangersi contro le tue guance quando facevi un passo avanti. Camminavi veloce, sentendo il freddo penetrare nei tuoi vestiti e aggrapparsi ad essi come un gatto si aggrappa ai tappeti con le unghie.
E solo qualche minuto dopo, nel silenzio, girando un angolo, eri andata a sbattere contro qualcosa. Avevi barcollato un poco, spostando un piede indietro per recuperare l’equilibrio e tendendo la mano avanti. Le tue dita avevano incontrato una stoffa che ricopriva un torace, e sbattendo le palpebre avevi alzato lo sguardo.
-Mi scusi, signo...- le parole che avresti voluto dire ti si erano impigliate in gola quando avevi incrociato due occhi.
Due occhi grigi. Due occhi sorpresi. Due occhi malinconici. Due occhi impenetrabili. Due occhi che ti perforarono l’anima in quell’esatto momento.
-Griet- aveva detto il tuo nome in un sussurro appena accennato, con la voce così familiare improvvisamente roca e tentennante, come se non pronunciasse il tuo nome da anni. Che, poi, era vero. Da due anni.
Aveva detto il tuo nome e quel suono era rimasto sospeso nell’aria gelida della sera per qualche secondo.
-Johannes- avevi mormorato tu, e quel nome ti aveva riempito la mente di immagini e di colori.
Cobalto, lapislazzuli, ocra, carminio; all’improvviso tutti i colori che avevi curato e polverizzato, creato e appreso, erano riemersi con violenza nella tua mente, ribellandosi alla tua volontà, che li aveva accantonati in un angolo segreto della tua mente e del tuo cuore.
Quei colori erano ancora così vividi e belli che ti ferirono gli occhi, e fosti costretta a sbattere le palpebre per tornare a vedere il volto davanti a te. Quei colori si erano concentrati tutti nei suoi occhi, mescolandosi e andando a formare il grigio che animava quelle iridi mai dimenticate.
E lui aveva sussurrato il tuo nome, un’altra volta, e non hai ancora chiaro come, quando e perché, ma ti ritrovasti in punta di piedi, le braccia attorno al suo collo, le labbra fuse con le sue. Il tempo di qualche respiro sorpreso ed eravate tornati distanti, lontani.
Ti eri voltata per andartene, ma lui ti aveva fermata, posando una mano sulla tua guancia. Come quel giorno aveva passato il pollice sul tuo viso, raccogliendo una lacrima solitaria.
-Griet- aveva mormorato poi, rubandoti un’altro bacio fugace.
Avevi sentito solo un’alato “mi dispiace” solcare l’aria e sparire.
Ma sorridevi, le labbra gonfie di quei due baci rubati, ed eri felice.
Ed era solo questo che importava.

 

   
 
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