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Autore: gwapple    01/04/2014    2 recensioni
Il sole soccombe alla carica delle tenebre, e quando perfino il tempo, che mai niente e nessuno è riuscito ad arrestare, si ferma, significa che qualcosa è in atto, sulla Terra o oltre essa.
Quattro cavalieri cavalcano in silenzio i loro sinistri destrieri: le ombre, dapprima ripudiate e scacciate dalla Terra, stanno prendendo possesso dei luoghi giudicati pieni di Luce.
Questa volta non sono gli angeli e i demoni a contendersi un pezzo di cielo o un lembo di terra... ma un'apocalisse è in atto, e solo una persona può fermarla: Dio. Ma Dio è sulla terra, e c'è qualcuno che lo sta cercando.
Tra angeli caduti, la sfortuna di due fratelli, una demone molto sexy, un cerbero addestrato, un Lucifero metallaro e un viaggio straordinario attraverso tre grandi regni, nasce questa storia.
Una storia di lacrime e sangue, dove il protagonista non è il solito bravo ragazzo ma un donnaiolo incallito ed è spalleggiato da un angelo con la fissa per le giacche di jeans.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Timeless'
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Timeless 21 Nel capitolo precedente...

L'Inferno non è sicuramente migliore di come Dante l'aveva descritto, di questo Jay se ne rende conto subito: vi sono arpie, demoni, ruote delle torture, armi di tutti i tipi, e sangue sparso un po' ovunque.
Il caldo è insopportabile, e il terreno è incandescente. Le urla dei dannati lacerano il silenzio. L'immagine di un demone di fumo li fissa dal cielo.
Come se ciò non fosse abbastanza, lui e Felix devono anche mantenere un profilo basso per non farsi scoprire dagli altri angeli. Felix utilizza il sangue di Jay per disegnare un sigillo, col quale rintraccia l'ubicazione della chiave: le rovine del tempio.
Si incamminano allora a quell'indirizzo, ma vengono fermati da qualcuno...

«Eih, voi due laggiù, dove pensate di andare?!»

Now...



Soundtrack del giorno:
https://www.youtube.com/watch?v=efcXonnA2zI (che in realtà non ha niente a che fare col capitolo ma mi piace quindi ascoltatela durante la lettura u.ù)





Capitolo 21




Jay sussultò, riaprendo gli occhi, e quasi inciampò sui suoi stessi piedi.
Di fronte a lui si ergeva un demone che lo superava di almeno una spanna in altezza, coi capelli lunghi e neri, gli occhi fiammeggianti, ed un sorriso munito di denti aguzzi. Indossava un'armatura nera cosparsa di borchie, reggeva in mano uno di quegli spadoni medievali che Jay aveva visto tante volte nei film, dentellato da un lato, e aveva tutta l'aria di non volerli lì.
A donargli un'espressione minacciosa non erano solo i denti e i muscoli... qualcosa nel suo viso deturpato, nella sua figura schizzata di sangue, nella sua pelle raggrinzita e nelle ombre violacee sotto gli occhi, incuteva un timore reverenziale.
Forse era lo sguardo.
Non perché gli occhi fossero rossi, non perché all'interno vi guizzasse una luce come di una fiamma, no. Ma c'era un'oscurità, una freddezza, una profondità come di un abisso.
«Allora? Parlo con voi due!» continuò il demone facendosi più vicino. Il suo alito era fetido.
Solo in quel frangente Jay si accorse che aveva ripreso a respirare. Ma i suoi muscoli erano ancora congelati.
«Sto portando un prigioniero da Lucifer» intervenì Felix come da copione, avanzando di qualche passo in modo da mettersi in mezzo ai due, e deviare l'attenzione del demone verso di sé.
La reazione del mostro fu immediata: spalancò gli occhi e sbiancò, per quanto fosse possibile considerando il colorito già smorto della sua pelle.
Poi si affannò in un buffo inchino, con tanto di capo abbassato.
«Mi scusi signore, non l'avevo riconosciuta!»
Jay sollevò un sopracciglio, spostando lo sguardo su Felix, che tuttavia lo ignorò.
Forse ha capito solo ora che si stava rivolgendo ad un angelo? Si chiese il maggiore dei Denver mentre il demone si rimetteva in piedi.
«Dalla stella del mattino?» si aprì in un sorriso entusiasta, in modo che i denti aguzzi facessero bella mostra di sé. Si voltò verso Jay, che trattenne nuovamente il respiro.
Il demone gli faceva lo stesso effetto di Medusa a Perseo: trasformarlo in pietra.
«Deve essere un pezzo grosso, allora» considerò il demone analizzandolo come se fosse un taglio di carne particolarmente appetitoso.
«Siete sicuro, signore, che non volete che gli dia una ripassatina, prima? Ho appena finito il mio turno...» con un pollice coperto dalla manopola di ferro nero indicò la propria ruota delle torture, in legno, con quattro ganci per polsi e caviglie, quasi interamente ricoperta di sangue fresco.
Accanto ad essa vi era un tavolo cosparso di armi, lame, chiodi e ganci di tutti i tipi.
Jay, se possibile, divenne ancora più cinereo.
«Oh no» obiettò nuovamente Felix, così improvvisamente che a Jay sembrò uno scoppio e sobbalzò.
Il demone corrugò la fronte.
«Mmm.»
Jay emise una risatina nervosa, sollevando le mani all'altezza delle spalle.
«Sarà per un'altra volta, amico» si scusò, ironico, ma la voce gli uscì più spezzata del previsto.
Il demone strinse la mascella.
«Peccato. Davvero un peccato» scosse la testa «Quegli occhi verdi sarebbero stati perfetti per la mia collezione.»
Ogni tentativo di replica morì nella gola di Jay.
Felix gli afferrò il braccio e lo trascinò in avanti, lontano dal demone.
«Ci penserò, per la prossima anima.»
«D'accordo, come preferisce» fece il demone, servile, con un altro inchino di congedo. «Per qualsiasi cosa chieda di me, signore. Il mio nome è Furcas*. Mi trova sempre qui, in ogni caso. Buon viaggio, e a te, umano...»
Jay si costrinse a guardarlo, mentre quello sorrideva e lo salutava con la mano.
«Buona morte. Oh no, scusa, dimenticavo: sei già morto.»
Jay sforzò una risatina, annuendo, poi tornò sui suoi passi al fianco di Felix.
«Ma che simpatico. Qui il senso dell'umorismo lo vincono alla lotteria?»
«Avremmo dovuto stare più attenti» si rimproverò invece Felix. «Ci è mancato pochissimo, se ci avesse scoperto...» sospirò.
«E io che credevo che il nostro problema principale fossero gli altri angeli» replicò Jay, sarcastico.
«Oh, non sottovalutarli» Felix schioccò le dita e attorno ai polsi di Jay si costituì un paio di manette.
«Ma che...»
«Precauzione, Jay. In questo modo sembriamo più carnefice e vittima.»
Alzò il capo guardandosi intorno, oltre la spalla di Jay.
Quando si assicurò che nessuno li stesse osservando, si accostò all'umano.
«Ho controllato: più avanti c'è una schiera di demoni, quindi dovremo mantenere la massima concentrazione per passare inosservati. Fortunatamente sono occupati nelle loro mansioni, quindi è più probabile che non ci notino.»
«Con mansioni intendi torture, vero?»
«Non è il momento di fare dello spirito, Jay.»
«Non stavo facendo dello spirito, Spock!» Jay sbuffò quando Felix inclinò la testa senza capire il riferimento. «D'accordo, ti ascolto. Massima concentrazione. Focalizzarsi sull'obiettivo. Ci sono. C'è altro?»
«Sì» rispose Felix, che evidentemente non vedeva l'ora di dirlo. «Riguarda gli angeli. Prima avevo dato un'occhiata ma dalla postazione in cui siamo adesso ho avuto una percezione più chiara delle loro posizioni. Vi sono tre angeli guardiani. Due si trovano agli angoli, poco lontani dalla porta. Non si muovono da lì, a meno che qualcosa non attiri la loro attenzione. Il terzo, invece, gira tra i demoni per controllare che le mansioni vengano svolte come Dio... o chi per lui» si corresse poco dopo, con una nota di frustrazione «ha ordinato. E ho ragione di credere che potremmo incontrarne un altro più avanti, e altri due ai limiti dell'Inferno. Dubito, tuttavia, che arriveremo così lontano.»
«Perché ci uccidono prima?»
«Perché la nostra meta sono le rovine, non i confini dell'Inferno» rettificò Felix, asciutto.
«O perché ci uccidono prima» insistette Jay.
«Quello che è» Felix si allontanò da lui, assumendo nuovamente la sua posa da creatura soprannaturale altezzosa.
Jay suppose che lo facesse per non attirare sguardi indiscreti.
Intanto, guardando davanti a sé notò un fiume aprirsi la sua strada attraverso il terreno bruciato. La superficie del fiume era rossa, ribolliva e fumava in più punti, così ad un primo sguardo superficiale Jay lo identificò come lava.
Quando tuttavia fu a distanza sufficiente per analizzarlo, si rese conto che il colore era fin troppo rosso, e sembrava anche viscoso.
«Oh porca...» fece istintivamente un passo indietro, con un rimescolio delle viscere. «Ma dannazione, non potevano avere la fissa del cioccolato, questi? No, il sangue. Sempre il sangue.»
«Che ti aspettavi? Sei all'Inferno» lo riprese Felix, con sufficienza, ma con un tono che sembrava in parte divertito.
Che il pennuto stia imparando a scherzare?
Jay stette al gioco.
«Farò presenti le mie lamentele al diavolo, affinché prenda provvedimenti sull'arredamento scadente.»
Felix sbuffò una risata, stringendo le labbra, poi però l'allegria evaporò veloce com'era arrivata.
«Come la attraversiamo questa arteria vivente?» domandò Jay, mentre scrutava timoroso i demoni dall'altra parte della riva, alcuni di loro intenti a frustrare un paio di anime appena arrivate.
«Ci dovrebbe essere una barca.»
«Non ci credo...!»
«Perché?» chiese Felix, poi individuò una barca, abbandonata sull'altra sponda, e allungò una mano verso di essa.
I suoi occhi si illuminarono di viola e un attimo dopo la barca venne trainata verso di lui come da una corda invisibile.
«Wow, telecinesi. Figo.»
La barca avanzò placida, producendo onde concentriche sulla superficie del sangue. Traballando li raggiunse, con un piccolo tonfo contro la riva.
«Per fortuna ho avuto l'accortezza di creare le manette, altrimenti ci avrebbero fermato già dieci demoni» si vantò Felix. Poi, senza aspettare che Jay allungasse un piede per salire sulla barca, lo spinse in avanti.
Jay perse l'equilibrio e sbatté il naso contro il bordo dell'imbarcazione.
«Vaffanculo!» imprecò a denti stretti mentre si portava una mano alla zona offesa, che aveva iniziato a sanguinare.
«Ma ti si è ammattito il cervello?»
«Dobbiamo mantenere un profilo basso, e tu sei il mio prigioniero. Meno sembriamo strani meglio è.»
«Oh certo, e quindi spaccare il naso al prigioniero rientra nel piano?»
«Sì.»
Felix non si curò nemmeno di afferrare i remi. Con un movimento agile della mano essi presero vita e li condussero attraverso il fiume ribollente.
«E adesso, goditi il viaggio.»
Jay si limitò a rivolgergli lo sguardo più torvo del suo repertorio.
«Era una battuta?»
Felix scrollò le spalle. «Ha importanza?»
Jay tramontò gli occhi al cielo, poi ancora imbronciato e dolorante si sporse appena per vedere il sangue sbattere contro la pareti della barca di legno. Si arrampicava per un po', per poi rifluire come schiuma attorno al loro passaggio.
Ogni tanto una bolla si espandeva sulla superficie, per poi esplodere quando il remo la sfiorava, imbrattandolo di sangue.
Jay represse un conato di vomito e decise che osservare i demoni torturare le anime era meno disgustoso.
Ma forse si sbagliava.
Perché in quella fila di anime innocenti riconobbe quelle che avevano accompagnato prima lui e Felix, quando attendevano di passare attraverso il velo.
Sentì piangere il bambino, ma non riuscì a vederlo da nessuna parte.
A quanto pareva il piccolo era bravo a nascondersi.
Stava giusto analizzando anche gli altri volti, quando la punta della barca toccò l'altra sponda, con un leggero tramestio di acque e un sobbalzo che rischiò di farlo cadere nel fiume.
Fortunatamente si aggrappò in tempo e si ritrovò semplicemente ad urtare un fianco, con un piede in aria.
«Atterraggio turbolento, eh?»
«Più avanti c'è un percorso lastricato. Dobbiamo seguirlo, ci porterà al tempio. Superati questi demoni non dovremmo incontrarne altri almeno per un po'.»
«Davve-» stava dicendo Jay ma poi Felix mutò atteggiamento di colpo, si alzò e lo tirò in piedi con una forza eccezionale.
Dopo lo gettò bruscamente sulla riva, e senza nemmeno aspettare le sue repliche, saltò agilmente a terra e afferrò nuovamente le manette, trascinandolo su.
«Potresti smetterla di sbattermi da una parte all'altra come se fossi una tovaglia coperta di briciole?» lo aggredì Jay tra i denti, dando uno strattone alle manette per sfuggire alla presa dell'angelo. «Mi fai male, idiota!»
«Niente in confronto al male che ti farebbero questi demoni se ti prendessero» lo rassicurò, spingendolo in avanti senza tante cerimonie.
«Vai avanti e non ti fermare» sibilò poi e Jay annuì, cercando ancora una volta di focalizzarsi sull'obiettivo -cioè il percorso lastricato- e non sui demoni che infuriavano attorno.
Tuttavia fu impossibile non alzare lo sguardo, nel riconoscere quei volti familiari.
Vide un uomo pingue, di cui riconobbe il neo sotto il naso, e poi quel vecchietto tutto azzimato, col vestito ormai stracciato e sporco di fango e sangue, a terra mentre due demoni sopra di lui lo prendevano a colpi di frusta.
Ad ogni sferzata e conseguente urlo di dolore Jay percepiva rizzarsi i peli della nuca e un brivido attraversargli il corpo.
Ad un tratto sentì distintamente il suono di un osso rotto e della carne lacerata, e una ventata di sangue gli bagnò la guancia.
«Non fermarti» gli intimò Felix da qualche parte dietro di lui, e come risposta al suo silenzio gli mise una mano sulla spalla.
O meglio, gliela strinse con forza, guidandolo in avanti.
«Non guardare, ti ho detto.»
Sembrava furioso.
Jay deglutì.
Sì, doveva calmarsi.
No, okay, calmarsi non era contemplato.
Impossibile, si trovava all'Inferno.
Va bene, Jay, pensa ad una strategia. Chiuse gli occhi e provò ad andare alla cieca, ma così rischiava di investire un demone come era successo prima, e farsi strappare gli occhi dalle orbite per una qualche malata ossessione non era certo in cima alla lista dei suoi desideri.
Ora, estrarsi i timpani per non sentire, non era fattibile.
O meglio, se non poteva evitarsi di sentire, almeno poteva tentare di non ascoltare.
 Allora decise per la mossa più semplice: abbassare gli occhi e guardare il terreno, spegnendo il cervello per un attimo.
E si rivelò anche la mossa più efficace... se non fosse che ad un tratto nel suo campo visivo apparve una donna.
E più precisamente, la donna in trench in fila con lui per parlare con Dante e Virgilio.
Jay dovette arrestarsi improvvisamente per non calpestarla, rischiando di provocare un effetto domino, infatti Felix non riuscì ad imitarlo in tempo e gli finì addosso.
«Jay...» stava iniziando ma il ragazzo non lo ascoltò.
La donna non aveva la forza di rimettersi in piedi.
Era tremante, imperlata di sudore, macchiata di fango e sangue, coi vestiti sporchi e stracciati e i capelli stravolti e pieni di polvere.
Il trench beige aveva ormai assunto una sfumatura bordeaux.
Il demone che l'aveva fatta cadere rise di gusto, ad un paio di metri da lei, mulinando la frusta.
Jay stava per aggirarla e continuare il cammino, con un peso sul cuore, quando la donna lo guardò.
E accadde tutto in pochi secondi.
Lo riconobbe e gli afferrò la caviglia.
«Ti prego... aiutami...»
Jay aprì la bocca, senza sapere cosa dire.
«Dovremmo andarcene, e in fre-» lo avvertì Felix, ma Jay non poteva lasciarla lì.
La donna provò ad alzarsi ma aveva una profonda ferita al fianco e quindi ricadde giù con un gemito strozzato, mentre sul pavimento si allargava una pozza di sangue.
Jay non realizzò nemmeno che si era accucciato per soccorrerla.
Il suo corpo smise di rispondere; agì d'istinto.
Le afferrò le braccia, nonostante l'impedimento delle manette, e la aiutò ad alzarsi.
«Ecco» concluse, apprensivo, mentre quella sorrideva tra le lacrime.
«Grazie, grazie davvero, sei...»
E poi il demone arrivò.
«Sta' indietro!» abbaiò, imponente, avanzando a grandi falcate con la frusta che lasciava un segno sulla sabbia dietro di lui.
Jay lasciò andare la donna, e Felix provò di nuovo a mettersi in mezzo.
«Noi non volevamo intervenire, infatti ce ne stavamo andan-»
Il demone sbuffò tra i denti, raggiungendoli.
«Ecco, allora andatevene!» e separò Jay dalla donna, allontanandolo con una mano sul petto.
Ma poi qualcosa cambiò.
Cambiò nello sguardo del demone, e in quello di Felix.
Il primo di apprensione, il secondo di paura.
Jay sfuggì al tocco del demone, col fiato corto e il cuore a mille, mentre quello voltava il palmo e lo osservava come se non lo riconoscesse.
Il tempo parve fermarsi, cristallizzarsi in quell'attimo.
Jay aveva commesso l'errore più madornale della sua vita, e non poteva più rimediare.
«Andiamo» esortò Felix con una voce stranamente acuta.
Jay non se lo fece ripetere due volte, e si mise a correre.
Ciò non gli impedì di sentire le urla del demone, e l'appressarsi di passi frettolosi al loro inseguimento.
«E' VIVO!» si stava sgolando il demone intanto «Ho sentito il cuore. QUEL DANNATO E' ANCORA VIVO!»


«Prendetelo!» ordinò qualcun altro, e Jay sentì l'ansia divorargli la gabbia toracica.
Si voltò un attimo per assicurarsi che i demoni fossero ad una certa distanza, ed ebbe un tuffo al cuore quando vide i suoi inseguitori sguinzagliare i cerberi.
I cani a tre teste velocizzarono la corsa con un latrato eccitato, sollevando una nuvola di polvere ad ogni passo, sollecitati dalle fruste e dai ringhi dei demoni dietro di loro.
«Non ce la faremo mai!» urlò Jay in modo che Felix sentisse.
Dio, siamo morti, siamo morti, SIAMO MORTI!
Felix si voltò forse per averne conferma, e ciò che vide dovette convincerlo dell'evidenza, perché deglutì a vuoto.
«Corri più veloce che puoi, e non voltarti!» lo avvertì poco dopo, i capelli che gli finivano in bocca. «La vedi quella strada là davanti?»
Jay la vedeva, eccome se la vedeva.
Non aveva altro in mente che quella al momento: raggiungerla avrebbe rappresentato la salvezza.
Meglio qualche graffio da urto che i canini dei cerberi tra i tessuti della pelle.
Il percorso continuava, ergendosi verso una specie di montagna -che aveva l'aspetto di un vulcano considerando la lava che eruttava-, ma restringendosi sempre di più. Ad entrambi i lati vi era il precipizio... e in fondo, il magma.
Jay ruotò di nuovo il collo per registrare l'approssimarsi dei cerberi, ma quel movimento gli fu fatale perché non vide la roccia sporgente di fronte a sé e perse l'equilibrio.
Dopo un salto di qualche metro, in cui registrò con lo sguardo la propria ombra scorrere sul pavimento incartapecorito, rotolò un paio di volte, gemendo.
«JAY!» lo chiamò Felix, spaventato.
Quando finalmente la scivolata si arrestò, Jay si ritrovò a tossire senza sosta.
Alzò gli occhi e vide il cerbero. Le tre teste ringhianti, con una ragnatela di saliva ad unire le tre bocche, e gli occhi gialli, come se avessero un fuoco all'interno delle orbite e nessuna pupilla.
Era troppo tardi.
Perfino per alzarsi.
Era Archie il secchione della famiglia, ma non aveva bisogno di lui per calcolare che il tempo di mettersi in piedi e fuggire dal mostro, non era matematicamente abbastanza.
In preda al panico iniziò ad indietreggiare restando a terra, tentando disperatamente di toccare con la mano qualcosa di appuntito da usare contro il Cerbero.
Ma non trovò che le spaccature del terreno e il calore che ne fuoriusciva.
«JAY!» Felix stava correndo indietro verso di lui.
Ma non sarebbe arrivato in tempo.
Il cerbero si abbassò leggermente, e senza nemmeno smettere di correre spiccò il salto.
«FEEEL» urlò Jay coprendosi il volto con le braccia.
Si aspettò di essere dilaniato da un paio di canini affilati e inciso da una serie di artigli, e invece sentì solo un guaito.
Nessun peso sul suo corpo.
Riaprì gli occhi confuso, abbassando piano il braccio e ciò che vide fu semplicemente qualcuno combattere contro il Cerbero.
«Fel...?» tentò, poi la punta di una spada emerse dal petto del cerbero, che sussultò con un rivolo di sangue che scivolava tra i denti, e stramazzò a terra sollevando del vapore.
Il fumo investì Jay in pieno, e il ragazzo si ritrovò col ventre a terra, tossendo.
Si trascinò senza fiato dietro una roccia, con gli occhi lucidi per il calore. Poi rialzò lo sguardo.
Dal fumo si delinearono i contorni di una figura che impugnava una spada.
«Felix...?» chiamò ancora, con la voce rauca per la tosse.
La figura avanzò, in modo da rendersi visibile.
«Prova ancora, straniero.»
Non era Felix.





To be continued ~





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Capitolo 22

Jay non seppe cosa successe.
Semplicemente all'improvviso si sentì strattonato verso l'alto, l'ossigeno gli sfuggì dai polmoni, e i demoni, i cerberi e il terreno si rimpicciolirono sotto di lui.
Prima ancora che si rendesse conto che stava volando, si ritrovò avvolto dalla foschia, e vide proiettata la sua ombra su una nuvola.
Tuttavia, vi erano dietro anche due immense ali.
[...]
«FAMMI SCENDERE!» implorò Jay agitando i piedi nel vuoto.
Okay, stava probabilmente per morire.





*Furcas: è davvero il nome di un demone che, nella demonologia cristiana, è descritto come "barbuto e con i capelli lunghi" ;)




~ Angolo Autrice { ovvero quella folle di Lady Holmes ~

Vegonunmed a tutti, lettori! :D [--> per chi si stesse chiedendo che diavolo significa questa parola, sappiate che è il corrispettivo Enochiano di "Ciao" *-*]
Come avrete notato, o forse no (lol), questo capitolo l'ho scritto da sola (senza la mia collega ç_ç) e così anche i prossimi. Spero che apprezzerete lo stesso :D
Mi spiace per il ritardo, ma ho preferito portarmi avanti coi capitoli. Il prossimo lo avrete tra circa una settimana, non preoccupatevi :D
E nooo come avete visto questo non è un pesce d'aprile!!
Finalmente ho pubblicato, eh sì... comunque non so cosa dire... le cose si complicano sempre di più, finalmente c'è più azione, le cose iniziano a smuoversi, conosceremo presto un nuovo membro del nostro team, e in più nei prossimi due capitoli scopriremo qualcosa in più su Felix...
A parte questo, vi dico di preparare i fazzoletti BWAHAH :P
Alla prossima, carissimi! <3



E ricordate: la musica è la voce dell'anima! *^* 


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†††

1. Hell:

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2. La stradina per le rovine:

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3. Jay:

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R.u.b.r.i.c.a: GIF A RANDOM


1. Il demone di fumo:

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