E così avanza, impugnando i lunghi pugnali al contrario, fino alla porta d’ebano. Uno stridio, quasi un gemito accompagna l’apertura della fastosa porta, aperta con il pugno chiuso dalla morsa impenetrabile di Kadas Luthfelt.
- Trascini ancora, dietro al tuo stanco avanzare, le grinze sudice di quel mantello, Kadas?
Senza parole Kadas cessa la sua avanzata, chiudendo le palpebre devastate da una cicatrice a croce che porta nell’eternità il segno di un frammento oscuro del suo passato.
- Ora come allora silenzioso come la suola dei tuoi stivali, vero? Un uomo come me si chiede quale nobile motivazione spinga uno come te in un posto talmente ignobile.
Non sembra avere alcun interesse nel rispondere.
- Ancora con quel maledetto pendente, Kadas? Non pensi che ormai il suo tempo sia finito? Ogni cosa ha termine, vecchio assassino, non tutto quanto ha la fortuna di abbracciare il tuo medesimo destino.
- Fortuna?
- Lascia che ti illuda di nuovo, assassino, se vuoi che lo faccia; vai a vedere di nuovo quel pendente, vai a vedere di nuovo la sua fine ultima.
- Non pensi sia ormai il caso di arrendersi, Kadas? Perché ti ostini orsù?
- Sta volta non ti lascerò andare, assassino. Voglio la parola d’onore, non ritornerai in questo triste luogo.
Kadas avanza, posando il suo peso sugli scricchiolanti gradini.
- Kadas, ti intimo di fermarti subito, prima che debba costringerti a farlo.
- No.
Soltanto una parola è la risposta della gazzella, ogni parola è un’evocazione.
- Morte.