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Autore: zoey_gwen    02/04/2014    9 recensioni
La vita a volte è imprevedibile; in negativo, in quanto può
rivelarti scoperte inattese e assolutamente non bramate.
Ma anche in positivo, in quanto può farti conoscere le mirabolanti occasioni che, anche
il tuo peggiore nemico, può offrirti.
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Estratto:
"-A proposito, come ti chiami?- le chiese Duncan, apprezzando la sintonia che si era creata fra i due; forte, solida, speciale, propensa a diventare più che una forte amicizia.
-Gwendoline.- le ricordò la mora, abbozzando un sorriso dolce. -E tu?-
-Duncan.- "
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Dedicato a :
*SaraRocker
*Gwuncan99
*Stella_2000
*Dalhia_Gwen
*Tiziadarky00
*Xenja (sebbene non sia Gwuncan.... XD)
*Giulialovely (idem Xenja XD)
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-Gwen di zoey_gwen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Love and jail

 

 

 

 

I fievoli raggi di luce rosata penetravano dalla porta finestra, infastidendo Duncan, il quale stava beatamente leggendo alcune pagine di giornale, ancora perfettamente inchiostrate; riguardavano appunto gli arresti di una banda di vandali, i quali avevano fatto irruzione in un mini-market, rapinando i pochi incassi guadagnati quel giorno.

Si soffermò a leggere i nomi degli arrestati, per poi rendersi conto del fatto che, fra gli arrestati, vi era anche una ragazza giovane, dai morbidi capelli corvini e dall'espressione corrucciata ed afflitta, quasi ignavia al comportamento il quale aveva professato.

Non conosceva questa ragazza, palesemente dark, ma fu colpito dal carisma che la spinse quindi ad affrontare l'intervista a cui fu successivamente sottoposta; un dialogo poco loquace, ricco di vessazioni nei confronti del rovinoso sindacato che non amministrava correttamente la giustizia.

Duncan notò che nel colpo vi erano stati arrestati anche Geoff Mabler, un tizio dai lineamenti muscolosi e dall'imperterrito ciuffo biondo ricadente sulla fronte, e Scott Kensing, un ragazzo dal volto pallido e dagli incresciosi ciuffi bruni.

Richiuse il giornale, adagiandolo con cura sulla scrivania, per poi giocherellare con il girocollo spinato che portava cinto al collo; quel colpo gli risuonava familiare, come se...

Trasalì improvvisamente, ricordandosi le parole professate pochi giorni fa:

Il colpo al mini-market. Domani sera.

Si passò con foga una mano fra i capelli scuri, mordendosi il labbro con ferocia e massaggiandosi convulsamente le tempie; in quei giorni, per via di alcuni colloqui molto anneriti con la giustizia, aveva completamente tralasciato la rapina al market, ma i suoi compari, Scott e Geoff, l'avevano scartato, inducendo in lui una sorta di nervosismo, e avevano rapinato quel piccolo supermercato.

Probabilmente la ragazza ci era finita di mezzo, e aveva fatto per essere arrestata ingiustamente anche lei per qualcosa che lui aveva coniato e che poi si era inevitabilmente scordato di adempire.

I piedipiatti, consoni del fatto che i membri della banda erano tre, avevano fatto per non fare caso alle imprecazioni della dark, la quale ora si ritrovava ingiustamente a “perire” in quella lurida cella.

Cosa avrebbe fatto, ora? Avrebbe assecondato la polizia, senza ammettere di aver progettato lui quel piano? Scott e Geoff si erano racchiusi in un sorta di omertà, per cui toccava a lui professare la verità.

-No, non posso andare in galera! Cazzo!- sbraitò, calciando pesantemente il pallone da calcio trovatosi sotto il suo piede in quell'istante; non poteva riandare in galera, per l'ennesima volta, non poteva confessare proprio quella volta in cui era stato scagionato perché non trovatosi lì.

-Non confesserò. E non me ne frega se c'è la ragazza di mezzo.- sussurrò, cercando di auto convincersi sulle parole appena pronunciate; ma in realtà, sebbene avesse sempre tollerato scampare le punizioni talvolta giustificate, sentiva i pesanti occhi pece, destabilizzanti per il colore che emanavano, squadrarlo con ripudio, pudore.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Il pomeriggio sembrò cancellare le eventuali preoccupazioni basite sul cuore; l'imbrunire arrivò, e i colori tenui di quella giornata ormai consumata ebbero un effetto calmante sull'ansia prestante e mai avuta. Decise di non denunciare la sua colpevolezza e di non provare rammarico per quella ragazza, anche se l'impresa non si classificava affatto facile, specialmente quando, al telegiornale serale, mostrarono in diretta l'intervista congiunta ai vari rapinatori.

Il ragazzo si sedette goffamente sulla poltrona, l'oceano disarmante che componeva le sue iridi era incollato allo schermo del televisore, riproducente il viso scarno e piangente di Gwendoline, almeno così si chiamava la ragazza dai capelli d'ebano.

-Dica, signorina Gwendoline,- iniziò un poliziotto di media età, puntando l'ennesimo fascio di luce sul viso già impallidito dell'allusiva -Come mai lei, con dei precedenti alquanto puliti e con un futuro propenso e roseo, ha rapinato e ferito gravemente la commessa di servizio?-

Quella domanda pesò ulteriormente sulla coscienza di Duncan, già spasmodicamente contorta per via dell'ingiustizia commessa; il ragazzo cercò di non darci peso, ma l'anima attanagliata lo induceva a digrignare i denti per potersi salvare da quel senso di colpa truce e cruento.

-I-Io non ho fatto niente! Mi trovavo lì per la spesa, i rapinatori sono arrivati e nella fretta mi hanno trascinato con loro, ma io non ho impugnato quella pistola e non ho derubato nessuno!- gridò con voce rauca la giovane, lasciando scorrere liberamente ed incondizionatamente le lacrime cristalline; si asciugò le sottociglia con l'avambraccio, celando così l'imprecazione che esternò.

-I testimoni oculari l'hanno vista recarsi alla cassa impugnando una pistola. Non può negarlo.- ritentò l'ispettore, menando un cenno di dissenso alla vista del tentativo futile della ragazza di dimostrare l'innocenza che, secondo lui, non c'era.

Il punk spense la tv con un gesto meccanico, voglioso di placare l'ardente putiferio consumatosi nella sua anima; si alzò dal divano con atteggiamenti goffi, prendendo l'ampio cappotto scuro ed avvolgendolo attorno al corpo.

Infine uscì, diretto al commissariato, almeno per vedere la malinconia pregna in quel luogo e per capire il senso di desolazione che provavano in questo momento i suoi compagni.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Arrivato al commissariato, il suo animo increscioso e colpevole non si affievolì; anzi, vedendo l'enorme malinconia respirante nelle sudicie celle, provò un senso d'amarezza che lo accompagnò fra i vicoli anneriti dell'edificio.

Percorse gran parte dei corridoi serpeggianti in quel luogo che ormai conosceva molto bene, per via dei suoi precedenti propensi a rimirarsi nel futuro; scacciò quei pensieri, concentrandosi sui detenuti, per poi scorgere Scott e Geoff rintanati in un unica cella.

Scott, in divisa arancione, era seduto sulla panca di legno grezzo e continuava ad imprecare sulle condizioni in cui si trovava; Geoff, invece, girovagava nella stanza sperdendo gli occhi cobalto alla ricerca di un possibile appiglio d'evasione.

-Ragazzi,- mormorò Duncan, leggermente imbarazzato, lasciando imporporare liberamente le guance già evidentemente abbronzate. -Io...-

Non finì la frase, in quanto un meccanico e freddo gesto del rosso interruppe il fiume di parole copiose cadenti dalle sue labbra. -Non ci interessano le tue futili scuse! Non ho rivelato la tua colpevolezza perchè in un certo senso pensavo che tu, afflitto dai sensi di colpa, ti saresti ricreduto. Non cambi mai, Nelson.- sibilò Scott, stringendo con forza le sbarre arrugginite che ostacolavano l'uscita; i penetranti occhi scuri erano sfavillanti d'ira, mentre quelli celesti di Geoff, il suo migliore amico e fedele compare, sembravano meno corrucciati di quanto Duncan si aspettasse.

-Scott.- il biondo battè un impercettibile pacca sulla spalla sinistra dell'allusivo, destando l'irritamento di questo. -Non accusiamo Duncan in questo modo. D'altronde, anche se lui confessa non uscirai comunque di galera- ridacchiò a quell'insulsa battuta, professata nel tentativo vano di risollevare gli animi atterriti, ma si rilassò vedendo l'effetto contrario che suscitava ai due ragazzi; il punk si grattò convulsamente la nuca, tentando di incespicare qualcosa di dignitoso, ma la dischiuse poco dopo: non era mai stato bravo con le parole, men che mai con le scuse, per via del suo carattere orgoglioso e poco raccomandabile che lo caratterizzava.

Il pensiero della ragazza gli si prostrò nella sua mente come un vivido rammento, e lo costrinse a intascare entrambe le mani nelle tasche morbide del giubotto di pelle; senza dire una parola, si incamminò verso la cella della giovane, volendola incontrare per capire le sue condizioni di vita.

Si pentì di aver bramato tale pensiero, poiché la ragazza, accasciata a terra, sembrava gemente e rabbiosa; con un consunto gesso rosso stava tracciando orribili schizzi sul pavimento scheggiato di quel putrido abitacolo.

Alla vista del corvino, il suo sguardo si sollevò, mostrando il rossore inesorabile che velava gli occhi, ora colmi di lacrime, sebbene quelle che avesse già versato fossero molte; il dolore iniziale si esternò, lasciando posto ad uno stupore assolutamente reale.

-Chi sei? Non ti conosco, è inutile che vieni. Non voglio visite, men che mai da sconosciuti.- proclamò, poggiando il gesso a terra e indicando con futili gestacci di riprendere il cammino; il punk scosse la testa e si avvicinò alle sbarre, voglioso di concepire la verità.

-Centro con la tua storia, eccome se centro. Io...- inspirò, prendendosi una pausa carica di tensione, palpabile al minimo tocco. -Io sono colui che avrebbe dovuto finire in galera al posto tuo.- serrò le palpebre, non volendo vedere l'assicurata e cruenta reazione a cui avrebbe adempito la gotica dinnanzi a lui; invece questa si zittì, rivelando uno stucchevole stupore nel vedere la libera confessione del corvino.

-Oh.- mormorò solamente, squadrando laconicamente il volto impassibile e contratto di Duncan, incontrando successivamente l'azzurro disarmante delle sue iridi; restò destabilizzata, e il fiato le si mozzò in gola, morendo fievolmente e rivelando il trasogno iniziale provato per quel ragazzo.

-Lo confesserò all'ispettore. Tanto, la galera per me è abituale.- sussurrò con voce roca, alludendo all'ordinaria amministrazione in cui viveva costantemente; Gwen si avvicinò alle sbarre e si scontrò con quel volto bellissimo e muscoloso, colpito da tanto dolore ma pur sempre sghembo ed attraente.

I loro sguardi intensi si intrecciarono, palpitanti, gli oceani imbambolabili dei loro occhi si fusero e per un attimo furono in perfetta sintonia, un unico cuore vivido ed un'unica realtà.

A rompere la magia creatosi in quell'istante solitario furono i cadenzati passi delle guardie, che scansarono bruscamente Duncan dall'entrata alla cella e aprirono questa, porgendo distrattamente e bruscamente un vassoio bisunto ricco di portate alquanto disprezzevoli; non ebbero il tempo di imprecare bruscamente qualche ordine, che la mano del ragazzo corse a quella scarna di lei, afferrata con forza.

La cella, ancora semi dischiusa, rivelò un passaggio piuttosto stretto in cui la dark riuscì a filtrare perfettamente; mano nella mano, i due scapparono, solcando a grandi linee la pavimentazione cementata dell'edificio.

-Ehi!- sbraitò lei una volta svoltato l'angolo della strada, riprendendo fiato e distendendosi accostata al marciapiede, per poi scostarsi l'irrompente ciuffo corvino e blu che le ricadeva costantemente sulla fronte imperlata di sudore.

-Beh, adesso sei salva.- ridacchiò il tipo dinnanzi a lei, asciugandosi con il dorso della mano alcune cce di sudore, per poi affiancarsi a lei, rivolgendole uno sguardo ricco di bramosia e beffardia.

-Ti ricordo che sono ricercata, per colpa tua.- ribattè fiaccamente Gwendoline, massaggiandosi le tempie con fare dolorante; successivamente ricambiò lo sguardo del corvino con un meraviglioso sorriso, che completò il disarmante quadro raffigurante la bellezza della ragazza visibilmente dark.

-A proposito, come ti chiami?- le chiese Duncan, apprezzando la sintonia che si era creata fra i due; forte, solida, speciale, propensa a diventare più che una forte amicizia.

-Gwendoline.- le ricordò la mora, abbozzando un sorriso dolce. -E tu?-

-Duncan.-

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

 

 

Eccomi qua! :D

-Tu sarai felice, ma loro?-

Ehm... -.-”

Beh, spero che a qualcuno piaccia questa malaterrima shot (?) :D

A presto,

Gwen

 

 

 

  
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