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Autore: Human in love    02/04/2014    0 recensioni
E poi si guardarono, giusto il tempo di un abbraccio e, con gli occhi pieni di lacrime, dovettero lasciarsi andare, forse per sempre.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevo appena finito l'università, cercavo lavoro, così mi incamminai verso la stazione dei treni, pensai che forse andando fuori città avrei avuto più fortuna. Mi ritrovo davanti ad una clinica psichiatrica, decido di farmi coraggio e entrare, c'erano tutte persone eccentriche, con strani modi di fare, non ero a mio agio, Dopo circa un ora di attesa mi venne vicino una signora che lavorava lì, credo si chiamasse Violet, tutta incuriosita mi chiese: "Cosa ci fa una ragazza bella e giovane come te in questo posto?" Balbettati: " C-cerco un lavoro", mi guardò, io abbassai lo sguardo e aggiunsi sottovoce: "Ho studiato all'università di psicologia e psichiatria, ho le competenze"; Violet continuò a guardarmi senza parlare, solo dopo aggiunse: "Si vede che hai le competenze, io le persone le capisco da uno sguardo, che carattere hanno, come sono fatte, ma te mia cara sei come un rompicapo per me", non sapevo se fosse un complimento o meno, ma neanche il tempo di pensarci che Violet mi tirò per un braccio e mi portò fuori, mi chiese:" Fumi?" Io annuì, lei prese il pacchetto e diede una sigaretta a me e una se la tenne, dopo aver fumato ci fu una chiacchierata di circa mezz'ora, non sapevo perchè stavo parlando proprio a lei, forse stava solo cercando di conoscermi meglio ma comunque non me ne importava molto. Alla fine della conversazione Violet mi disse: "Sai Julie noi avremmo un posto libero qui in clinica, ma si trova proprio nelle stanze dei pazienti più aggressivi che siamo costretti a tutelare e mantenere per la loro infermità mentale grave, tu dovrai solo fargli da controllore" "è sicuro?", dissi, "dipende dai punti di vista" rispose, non sapevo che fare, da una parte avevo bisogno di soldi ma dall'altra rischiavo la mia incolumità, le dissi che ci dovevo pensare e intanto ci scambiammo i numeri di telefono, Tre giorni dopo la conversazione mi ero decisa, volevo accettare il lavoro a mio rischio e pericolo, inviai un SMS a Violet con la conferma e mi rispose che potevo cominciare anche lo stesso pomeriggio. Erano le 15:37, ero pronta, ero emozionata, ero carica, arrivai con il mio solito irritante anticipo, firmai i documenti, presi il pass per le porte dei dipendenti e mi incamminai. Quarto piano, quelle scale sembravano infinite ma alla fine arrivai. Volevo essere gentile con i pazienti nonostante tutto, mi presentai a tutti facendo ovviamente attenzione, sembravano brave persone, tranne uno, si chiamava Alex, forse quello più strano di tutti, ma mi incuriosiva, sembrava agitato, ma quando mi avvicinai per presentarmi si calmò, era un bel ragazzo, alto, biondo, occhi verdi e sorriso smagliante, mi sentivo attratta da lui. Dopo circa tre mesi ormai ero una di famiglia, ero amata da tutti e io amavo loro, io e Alex nel frattempo diventammo sempre più amici, ormai era come se lo conoscessi da sempre,mi raccontò che prima di venire quà era un militare e mi spiegò che era finito quà perchè dopo la guerra tutti  credevano che fosse cambiato, in peggio, dato che si comportava in modo strano e aveva più volte cercato di uccidersi, mi disse anche che a breve sarebbe dovuto uscire da lì. Era sera, quel giorno avevo deciso di prendermi il turno di notte, così mi sistemai in una stanza e mi appisolai per circa 15 minuti, finchè non sentii un rumore proveniente dalla camera di Alex, mi precipitai e lo vidi seduto sul suo letto, mi avvicinai con cautela e mi ci sedetti vicino, gli dissi che cos'era successo ma non mi rispose, e allora proposi: "Dai andiamoci a fare una passeggiata, poi ti offro una camomilla in camera mia ok?" Mi sorrise e andammo. A metà strada notai che si era già ripreso così decisi di richiedergli che cosa avesse fatto e lui mi rispose: "Pensavo. Pensavo a tutto quello che mi è successo e che sono quì in questo posto del cazzo, ero triste, ma poi ho pensato a te, a come in questi ultimi mesi mi hai aiutato e al fatto che sei molto bella" Il mio cuore accellerò improvvisamente e mi feci lievemente rossa, lo ringraziai ma gli dissi: "Devi stare tranquillo, lo sai che tanto fra un po ti dimetteranno, e poi tutto questo tempo non è servito a qualcosa?", "si" rispose sorridendo, poi mi disse sottovoce "Mi è servito a conoscere te, l'unica persona che abbia mai creduto in uno come me" , ora ero sul serio rossa come un pomodoro, e pensavo di piacergli, ero felice, anche se non ne avevo la certezza, non era quel tipo di persona che voleva farsi credere, in fondo era uno come gli altri, inguaribile romantico. Mi fermò, e mi disse: " Ma la proposta di quella camomilla è ancora valida?" , erano le quattro del mattino, mi scappò una risatina e gli risposi di si, Camera 142, la mia, era già da un po che io e lui eravamo arrivati , dopo un altra ora di chiacchierata non ce la facevamo davvero più, andammo a dormire, io ero già a letto, lui venne dopo due minuti circa, ero un po imbarazzata ma anche al settimo cielo, lui si addormentò subito, io mi appoggiai al suo petto e sentii il suo meraviglioso cuore, anche lui aveva il battito accellerato.Suonò la sveglia, le 08:15, mi svegliai, anche se frastornata dal sonno, notai che Alex non c'era, mi chiesi dove fosse, ma neanche il tempo di pensarlo che mi sentii abbracciare da dietro, era lui, lo riconoscevo anche senza vederlo, riconoscevo il respiro, il battito cardiaco, tutto. "Ti ho preparato la colazione" Disse entusiata. ero stupita nessuno mi aveva mai preparato la colazione in vita mia, per una volta mi sentivo speciale, stavamo mangiando e ad un certo punto lui mi rimase a fissare, anche se fatto da lui mi sentivo comunque a disagio così gli chiesi perchè mi stava guardando e lui rispose " Sei bella al mattino da appena sveglia come nessun'altro" Scherzando presi un cuscino e glielo tirai addosso, lui stava al gioco, iniziò una mega battaglia con i cuscini che neanche i bambini avrebbero potuto fare di meglio, eravamo sfiniti, io ero sdraiata sul pavimento e ridevo, lui mi si avvicinò, lentamente, avevo i brividi, si avvicinò delicatamente alle mie labbra e mi baciò, lo guardai intensamente neglio occhi e gli sussurrai all'orecchio "Credo di essermi innamorata di te" non mi rispose, mi baciò e basta. In tutta la mia vita non mi era mai capitato di sentirmi così tanto vicina a una persona. Finalmente avevamo trovato l'anima gemella, finalmente c'era un noi. Ma il pazzo quì non era lui ma bensì io, ero pazza di lui.
  
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