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Autore: Aleki77    08/07/2008    7 recensioni
Un tipico pomeriggio estivo di House nel 2010
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Altri, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FLB

Funny little bastard

 

Princeton - 10 luglio 2010

 

House aveva fatto ogni tentativo umanamente possibile, ma sembrava che lui fosse più irrequieto del solito. Aveva provato con il pianoforte, con le repliche di General Hospital, con L-World, con la chitarra, con il rock dei Sex Pistol, con le note entusiasmanti dell’eroica di Beethoven, aveva provato perfino con una hot line, ma alla fine aveva dovuto ripiegare su quella maledetta vecchia sedia a dondolo che sua madre gli aveva lasciato in eredità un paio di anni prima.

House se lo sistemò meglio tra le braccia. – “Fai venire caldo.” – Guardando verso il neonato accoccolato nella piega del suo braccio sinistro. – “Tua madre non mi fregherà più! Te lo assicuro.” – Per tutta risposta il bimbo corrugò il volto in un’espressione concentrata seguita subito dopo da uno sbadiglio rilassato.

House scattò in piedi. – “Accidenti a te! Mi hai fatto la pipì addosso!” – Afferrò il bastone posato lì accanto e si diresse velocemente verso il fasciatoio dove vi posò il neonato.

Si guardò gli abiti. – “Sei un piccolo bastardo, non c’è dubbio! I miei poveri jeans sono fradici e pensare che non pesi ancora cinque chili.”

Con un’insolita abilità, House iniziò a spogliare rapidamente il bambino. – “Per fortuna che la maglietta è salva.” – Mentre dava un’occhiata nauseata ai suoi pantaloni.

Sfilò rapidamente il piccolo body azzurro e aprì il pannolino. Non appena i genitali del bimbo furono esposti all’aria, partì un getto di pipì chiara, che compiendo un arco perfetto, andò a colpire in pieno il petto di House che fece un balzo indietro. – “Merda!” – Grugnì House. – “Anche la maglietta dei Pink Floyd mi hai bagnato.” – Guardò disgustato il bimbo. – “Non c’è traccia in te dei geni di tua madre. Devono averti scambiato nella nursery.”

Il bimbo sfidò House lanciandogli uno sguardo sonnacchioso, non sembrava minimante preoccupato di quello che l’uomo gli stava dicendo.

“Accidenti a te! Ora abbiamo bisogno entrambi di un bagno, puzziamo di pipì in una maniera incredibile.” – Mentre lanciava schifato la sua maglietta in un angolo. – “Ma tua madre che ti fa mangiare? Asparagi? Senti che olezzo!” – Mentre si sfilava  jeans per poi fargli fare la stessa fine della maglietta. – “Guai a te se mi fai anche la cacca addosso!” – Lo minacciò.

Afferrò il bambino con la sinistra e con la destra il suo bastone per dirigersi in bagno. – “Ho capito che c’è caldo, ma se volevi farti fare un bagno bastava dirlo!”

Il neonato emise un piccolo gorgheggio divertito e soddisfatto.

“Ah già, tu non parli ancora. Però dovresti darti una mossa ad imparare. È noioso doverti interpretare. E poi non servirebbero poi tante parole: fame, sonno, cacca, pipì e dolore sono quelle essenziali. Semplice no?” – Incontrando quel paio d’occhi blu scuro che sembravano decisamente soddisfatti. – “Tua madre almeno la smetterebbe di avere quell’espressione crucciata quando non capisce che vuoi.”

Aprì l’acqua della doccia e fece scendere la seduta del seggiolino che era stato fissato al muro. – “Adesso non ti lamentare della temperatura dell’acqua, a me piace fresca e soprattutto non userò quel bagnoschiuma da femminucce che usa tua madre, detesto la lavanda.” – Mugugnò un poco.

Cercò di sfilarsi i boxer, ma sembrava un’operazione troppo complessa da eseguire con il bambino in braccio. Lo avvolse rapidamente in un asciugamano e lo mise sul tappetino del bagno. – “Non lo dire a tua madre, eh!? Questi sono segreti tra uomini.” – Mentre si sfilava l’abbigliamento intimo e lo lanciava nella cesta della biancheria sporca.

Diede una rapida occhiata al bambino che sembrava perfettamente appagato della sua sistemazione e quindi aprì un cassetto del bagno. Prese uno dei flaconi arancioni al suo interno e con una sola mano riuscì a stapparlo. Fece scivolare una compressa sul palmo della mano e letteralmente la lanciò in fondo alla gola. – “Ne vuoi?” – Chiese al neonato. – “Forse è troppo presto per te che bevi solo latte, te ne offrirò una quando comincerai a bere Scotch Whisky invecchiato dodici anni.” – Mentre rimetteva il flaconcino al suo posto.

Chinarsi era un movimento doloroso eppure non gli sfuggì un lamento. – “E ora doccia!” – Disse dopo averlo afferrato saldamente.

Il bimbo emise un gorgheggio felice quando House iniziò a lavarlo delicatamente usando il proprio bagno schiuma. – “Mi pare che tu gradisca, altro che quella maledetta vaschetta che tua madre si ostina ad usare. La doccia è da uomini! E noi non siamo femminucce.” – Mentre lo insaponava dalla testa ai piedi e cercava di fare lo stesso su di se. – “Se mi scivoli tua madre mi staccherà la pelle con la frusta a nove code quindi vedi di non fare scherzi!” – Mentre il neonato agitava un poco le manine verso il burbero uomo che lo teneva stretto.

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Dopo che entrambi furono sciacquati e avvolti nei rispettivi asciugamani, House portò il piccolo nella sua cameretta, aprì un cassetto contenente lozioni, creme e quant’altro si possa immaginare che un neonato possa avere bisogno. – “Quanti soldi sprecati.” – Mentre spalmava un poco di crema all’ossido di zinco sul podice del bambino. – “Non hai il sedere arrossato eppure se non te lo metto tua madre diventa una iena, con la scusa degli ormoni impazziti fa sempre quello che le pare e non mi da proprio retta.” – Mentre cercava di togliersi dalle dita quell’invadente di crema. – “E che ti serve l’olio?” – Mentre afferrava una bottiglia trasparente sagomata. – “Per avere la pelle morbida come quella di un neonato.” – Lesse infastidito l’etichetta del prodotto. – “Ma tu sei un neonato!” – Se ne versò un poco sulle mani e cominciò a strofinare la pelle del bambino che gorgheggiava felice. – “Sei proprio una palla al piede!” – In quel mentre il neonato afferrò con forza un dito dell’uomo e cercò di ficcarselo in bocca per succhiarlo. – “Hei! Se hai fame devi aspettare tua madre, io non sono il tuo cibo!”

Lo sguardo di House si intenerì per qualche secondo, per poi venir sostituito nuovamente dal sorriso beffardo abituale. Gli mise il pannolino e dal cassetto scelse un body bianco con disegnato sopra un leone. – “Almeno questo è figo! Altro che le paperelle che ti aveva messo prima tua madre, lei proprio non ha gusto in cose da uomo!” – Valutò attentamente se fargli indossare una tutina di cotone, ma optò per un maglietta rossa. – “Questa l’ho scelta io! Così sei cool!” – Un sorrisino soddisfatto apparve sul volto dell’uomo nonostante la maglietta fosse vistosamente grande in ogni dove.

House mise il bimbo sulla spalla sinistra e si diresse nella sua camera. – “Tu sei pronto per fare conquiste, mentre io devo ancora farmi bello! Andiamo a scegliere cosa indossare per un’eccitante serata a base di pizza con peperoni e salsiccia davanti alla tv.”

Quasi a passo di danza entrò nella stanza e mise il bambino al centro del letto ancora sfatto.

Grugnì un poco verso il suo armadio e iniziò a rovistare. Ne tirò fuori un reggiseno e lo guardò con occhio critico. – “Sul serio tua madre lo riempie tutto?” – Il bambino produsse un suono che sembrava decisamente di soddisfazione.

“Se non lo sai tu che hai l’esclusiva, non lo sa certamente nessuno altro!” – Mentre lo rinfilava nel cassetto della biancheria per estrarvi questa volta un paio di boxer di maglina bianca. – “Questi mettono in evidenza il mio posteriore! Non certo come il tuo che è solo pannolino.” – Dopo esserseli infilati si osservò nel lungo specchio che era all’interno dell’anta dell’armadio. – “Proprio meraviglioso!” – Mentre si contemplava il sedere.

Fece un’espressione di leggero disgusto quando l’occhio gli cadde sulla coscia deturpata. – “Peccato che quando mi hanno fatto questo tua madre non fosse nemmeno laureata, magari lo avrei ancora il quadricipite.” – S’infilò rapidamente i primi jeans che gli capitarono a tiro e quindi indossò una maglia rossa uguale a quella del neonato. – “Ora possiamo fare conquiste.” – Guardando il bambino che si stava per addormentare sereno. – “Certo che la tua autonomia di veglia è proprio limitata!”

Lo recuperò dal letto e andarono sul divano. House si stese di schiena mentre mise il bimbo prono sul proprio torace. – “Vedi di non sbavare sulla mia maglietta preferita.” – Si era ricordato troppo tardi di prendere un bavaglino, ma la pigrizia era troppa per potersi alzare e andare a caccia di quell’inutile pezzo di stoffa ricamata.

L’uomo si mise a fare zapping, ma sembrava che non ci fosse nulla di interessante, nemmeno sulla pay tv, il che era decisamente insolito. – “Si fanno pagare e poi non c’è nemmeno uno straccio di cartone animato decente da guardare in tv.”

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Inesorabilmente finirono per addormentarsi entrambi e non udirono delle chiavi che vennero inserite nella serratura della porta di casa.

Una donna dai lunghi capelli castani, carica di borse della spesa, fece il suo ingresso. – “Una mano sarebbe gradita.” – Ma le parole le morirono sulle labbra quando vide i suoi uomini dormire pacifici. – “Giornata pesante eh?” – Mentre un sorriso le tirava gli angoli della bocca.

La donna, ormai rassegnata, fece un paio di giri all’auto per prendere le altre buste della spesa e depositarle in cucina. Diede un’altra occhiata ai ragazzi e inevitabilmente l’espressione rilassata di entrambi le fece dimenticare la fatica di fare la spesa mensile da sola, sembrava esserne valsa la pena.

Quando finì di sistemare le scorte in dispensa decise che era il suo momento per riposarsi un poco, ma a quanto pare, almeno uno dei due maschietti di casa non la pensava allo stesso modo.

Il piccolo iniziò a piangere un poco e a ficcarsi i pugnetti in bocca. La donna sospirò un poco, il tanto desiderato relax era stato rimandato ancora una volta.

Delicatamente sfilò il bimbo dalle braccia dell’uomo e sorrise al suo frugoletto. – “Certo che tuo padre ti fa concorrenza in quanto a sonno.” – Mentre affettuosamente passò una mano tra i capelli dell’uomo addormentato.

“Vieni JJ, andiamo sulla sedia della nonna.” – La donna andò nella cameretta del bimbo e si abbandonò sulla sedia a dondolo.

Liberò un seno dai vestiti e permise al bimbo di succhiare e quello lo fece voracemente. – “Hei! Piano! Mica scappo.” – Rimproverando bonariamente il bambino.

“Io non ne sono così sicuro!” – Disse House entrando.

La donna sorrise. – “Hei! Ben svegliato!”

L’uomo si stiracchiò facendo scrocchiare qualche vertebra. – “Il piscia-sotto  mi ha sporcato i vestiti.” – Indicando gli abiti ammucchiati in un angolo della stanza.

“E immagino che fosse troppo complesso raccoglierli e buttarli nella cesta dei panni sporchi.”

Lui le mostrò le mani. – “Ne ho solo due ed entrambe erano occupate.” – Mostrando il sorrisino di chi la sa lunga.

Lei sorrise sorniona. – “Ora ne vedo una libera però!

Lui grugnì qualcosa, si era fregato da solo. Malamente raccattò i propri abiti. – “Devo ricredermi! Il gene della bastardaggine il piscia-sotto lo ha preso da te.” – Mentre si dirigeva in bagno per gettare i propri abiti.

La donna ridacchiò un poco. – “Pensavo che fossero una tua esclusiva, ma forse si tratta solamente di contagio.”

House si riaffacciò alla porta. – “Ha! Ha! Bella battuta.”

Lei non colse la provocazione. – “Immagino che avrai organizzato tutto per la cena.” – Sfidandolo un poco.

Lui socchiuse gli occhi. – “Mi sono occupato del piscia-sotto.”

Lei lo fulminò con lo sguardo. – “Dovevi solo alzare il telefono e dire al tuo amico Alfred di consegnare due pizze giganti per le sette, tra meno di mezz’ora James e Lisa saranno qui e noi non abbiamo nemmeno la tavola apparecchiata. Non ci facciamo poi questa gran figura e se non ricordo male sei stato proprio tu ad invitarli per vedere l’America’s Cup a casa nostra.”

House fece una smorfia annoiata. – “Non mi va, diciamogli di stare a casa propria!”

“Greg!”

“Allison!”

Si sfidarono con lo sguardo e chissà come fu House ad abbassarlo per primo.

Lui strascicò i piedi per terra. – “Facciamo cambio, io sto con il piscia-sotto e tu ti occupi della cena! Che ne dici?” – Propose speranzoso.

Cameron sospirò profondamente. – “Mi piacerebbe certamente che tu avessi le mammelle cariche di latte fino a far male, i capelli sfibrati, i piedi gonfi e l’organismo stravolto dagli sconvolgimenti ormonali, ma poiché almeno in questo momento non è possibile, ordina queste pizze e prepara la tavola!” – Usando un tono di comando che si addiceva ad un sergente dei marines.

JJ smise di succhiare preoccupato e si mise a piangere.

“Che pessima madre! Riesci a far piangere tuo figlio!” – Azzardò House, cercando di riprendere il controllo. Lei lo folgorò con lo sguardo e quasi lo fece fuggire guaendo.

“Tuo padre è proprio un’idiota JJ!”

Il bimbo sembrò rassicurato da quell’affermazione e riprese beatamente a succhiare.

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Dopo circa venti minuti Allison si presentò in cucina e osservò in maniera critica il modo di preparare la tavola di House. Quattro piatti erano impilati in un angolo e alla rinfusa erano buttate posate e bicchieri, mentre del tutto assente era la tovaglia.

Cameron sospirò un poco, pretendere che House preparasse la tavola come un comune mortale era troppo anche per lei.  Si sistemò meglio JJ che, appoggiato ad una spalla, sembrava molto soddisfatto di avere il pancino pieno e di tenere possessivamente tra le dita una ciocca di capelli della mamma.

Improvvisamente delle forti braccia l’afferrarono rischiando di farle quasi perdere l’equilibrio.

“Mi sei mancata oggi.” – Mentre delle labbra cercavano di raggiungere il collo di lei.

Lei sorrise un poco e si abbandonò contro la schiena di lui. – “Sono stata via meno di tre ore e poi avevi compagnia.”

House cominciò a mordicchiarle il lobo dell’orecchio facendole provare dei brividi piacevoli lungo la colonna vertebrale. – “Ma io ti volevo proprio qua.” – Con finta voce lagnosa.

Lei sorrise e si accoccolò meglio tra le braccia dell’uomo. – “Avevamo proprio bisogno di fare un po’ di spesa. In casa non c’era più nulla di commestibile e qualcuno di mia conoscenza potrebbe morire senza avere a disposizione delle patatine.”

“Hai esaurito il limite della carta di credito?” – Mentre una mano si infilò abile sotto alla camicetta di lei.

“Non ancora in effetti.” – Con voce spezzata dal piacere che sembrava invaderla.

“Ti devi applicare di più.” – Mentre riprendeva a baciarla sul collo.

Un ruttino interruppe il momento magico facendo ridere come una pazza Allison e facendo grugnire insoddisfatto House.

“Sei proprio un piccolo bastardo! Interrompi sempre sul più bello!” – Disse House disgustato.

Cameron cercò di ricomporsi, ma sembrava veramente difficile riuscirci.

House si allontanò disgustato verso la camera da letto, la cosa stava diventando un’abitudine.

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Qualche minuto dopo Allison lo seguì senza però avere JJ tra le braccia. – “Dai, non sarai geloso di tuo figlio.”

“Hei! Quel piccolo bastardo è tuo! È la madre che è certa!”

Lei sbuffò, non era certo la prima volta che lui le faceva un discorso del genere. – “Se non ricordo male c’eri anche tu undici mesi fa in questo letto, non mi pare di aver fatto tutto da sola.” – Con le braccia sui fianchi nella sua più tipica delle posizioni.

“E’ peggio di un antifurto, appena ti tocco lui fa qualcosa che ti fa correre da lui e tu mi lasci sedotto e abbandonato!” – Con la sua migliore espressione da cane bastonato in volto.

Lei lo accarezzò in volto e gli sfiorò le labbra con un bacio. – “E’ difficile scegliere.” – Mentre gli si accomodava in grembo. – “Però … magari … dopo che James e Lisa se ne sono andati … potremmo fare qualche gioco interessante.”

House si avventò sul telefono. – “Serata annullata.” – Mentre la rovesciava sul letto.

Cameron rise e gli sfilò il telefono dalle mani. – “Ormai saranno qua a momenti, non possiamo cacciarli.”

“Certo che possiamo! È casa nostra!” – Mentre con una mano iniziò ad esplorarla sotto ai vestiti.

Lei cercò di resistergli, ma tutto sembrava vano. – “Ma sono nostri amici.” – Cercando debolmente di protestare.

House non si lasciò distrarre da quelle flebili proteste e iniziò a sbottonarle la camicetta.

Arrivò al terzo bottone, quando il suono di un campanello rovinò l’atmosfera. Lui cercò di ignorare quel suono, ma Allison era di un altro parere.

“Se non rispondi se ne andranno.” – Cercando di spingerla ancora di più contro il materasso.

Lei si lasciò convincere per un attimo, ma il suono si ripeté più prolungato questa volta. – “Dobbiamo andare.” – Cercando di spostarsi dalle calde labbra di lui che la cercavano.

Lui la bloccò nuovamente contro al letto. – “Ignorali.”

Questa volta il campanello fu seguito da un bussare frenetico. – “House apri! Lo so che sei in casa!”

“Maledetto Wilson! Devo trovarmi un nuovo migliore amico.” – Bofonchiò l’uomo.

Cameron si mise a ridere, era una cosa impossibile quella appena proposta da House.

Il suono del campanello sembrava non finire mai, probabilmente l’oncologo ci stava tenendo sopra il dito.

Questa volta Cameron riuscì a scrollarsi di dosso House, JJ aveva iniziato a piangere disperato. – “Vai ad aprire prima che decida di amputare una mano al tuo amico.” – Mentre si riabbottonava la camicetta.

House si alzò dal letto scocciato, mentalmente si annotò di cambiare amico entro l’indomani. – “Stacca la mano dal campanello Wilson o la metto nel trita carne!” – Urlò mentre si trascinava alla porta.

Quel fastidioso suono si interruppe, ma i singhiozzi del bimbo continuavano.

House afferrò un flacone di Vicodin che aveva lasciato incustodito sul piano forte e ne ingoiò una tanto per cercare di placare l’insoddisfazione che lo pervadeva. Spalancò la porta e vide Wilson e Cuddy con in braccio la piccola Charlotte, che allineati come bravi soldatini, aspettavano di essere ammessi nel regno del diagnosta.

“Cameron ha detto che ti amputerà una mano!” – Mentre zoppicando si diresse in cucina.

Wilson entrò in casa. – “E perché mai?”

“Ascolta!” – Bofonchiò House.

Il pianto del bambino era perfettamente udibile e sembrava inconsolabile.

Wilson arrossì. – “Scusa, mi sono dimenticato che JJ detesta il campanello quanto suo padre. Charlotte lo ha sempre ignorato.” – Mentre prendeva la bambina dalle braccia della moglie.

Cuddy si guardò attorno. – “Presumo che Allison sia nella nursery, vado a salutarla.” – E scomparve nella zona notte.

“Si prende troppe libertà quella donna.” – Mentre versava dello Scotch per se e per l’amico.

James si sistemò meglio la figlia tra le braccia e prese il bicchiere con il liquore. La bimba tese le manine verso il bicchiere. – “Piano scimmietta, è troppo presto questo per te.” – Cercando di allontanare il liquore dalle manine curiose della bimbetta.

House notò la scena. – “Quanto ha ora?” – Con finto disgusto.

Wilson strinse un poco la bimba a se. – “Undici mesi tra un paio di giorni.”

House fece una smorfia. – “Allora è tutta colpa vostra se anche Cameron ha voluto un piscia-sotto!” – Grugnì.

Wilson buttò gli occhi al cielo stremato, ormai non ne poteva più di quella storia che non era certo una novità, ogni volta che House e Charlotte erano nella stessa stanza il discorso era quello,  eppure i due avevano una certa affinità non certamente scontata.

“Vuoi prenderla in braccio?” – Propose l’oncologo, tanto sapeva che il diagnosta voleva arrivare a quello.

“Ne ho già uno di mio!” – Grugnì eppure tese le braccia prendendo la piccola.

“Direi che ha smesso!” – Accorgendosi della tranquillità che era scesa nell’appartamento.

“Non certo grazie a te e apri la porta, la pizza sta arrivando.” – Mentre si sistemava sul divano con Charlotte in braccio.

“Non hanno ancora suonato.” – Disse perplesso l’oncologo.

“E noi non vogliamo certo che suoni.” – Accennando verso la nursery con uno sguardo fulminante.

Un lampo di comprensione apparve sul volto di Wilson. – “Ah già! JJ!” – Spalancò la porta e si mise in attesa che arrivasse il fattorino. – “Non ho ancora capito se è James Jarod o Jarod James!”

“James Jarod.” – Disse Cameron entrando in soggiorno con il piccolo JJ appoggiato alla spalla seguita da Cuddy.

“Jarod James! Così c’è scritto nel registro dell’ospedale!” – Ringhiò House. Il nome era un tasto dolente tra i due, tanto che alla fine chiamarlo JJ era stata una scelta obbligata per cercare di avere una convivenza pacifica.

“All’anagrafe c’è scritto James Jarod ed è quella che conta.”

Cameron e House si sfidarono con gli sguardi.

Charlotte e JJ iniziarono a piagnucolare entrambi, avevano percepito la tensione che c’era tra i due.

“Avete ordinato due pizze giganti?” – Il fattorino fortunatamente arrivò nel momento giusto per interrompere la disputa sui nomi che per tanto tempo aveva tenuto banco tra House e Cameron.

Cuddy si fece avanti. – “Si, sono le nostre!” – Mentre con lo sguardo fulminava i due litiganti.

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House si svaccò sul divano. – “Finalmente se ne sono andati, non ne potevo più!”

Cameron spense la luce nella nursery lasciando solamente una fioca illuminazione dietro di se. – “E’ collassato anche lui.” – Gli si rannicchiò contro. – “Stanco?”

Immediatamente lui si riprese. – “Fresco come una rosa!” – Mentre scattava in piedi trascinando lei con se.

Lei si permise di ridacchiare un poco e gli concesse di baciarle il collo, non aveva mai trovato nessuno in grado di farlo come lo faceva lui. – “Letto?” – Propose.

Senza farsi pregare lui la sospinse verso la camera da letto, mentre le mani già la stavano spogliando.

Quando arrivarono sul letto entrambi indossavano solamente la biancheria. Quando lui riuscì ad aprire il gancetto del reggiseno un pianto disperato interruppe i loro gemiti appassionati.

“E’ proprio un piccolo bastardo!” – Grugnì House. – “Lo fa apposta!”

Cameron ridacchiò mentre cercava di afferrare la vestaglia poggiata ai piedi del letto. – “Vedi di restare sveglio per i prossimi cinque minuti così riprendiamo da dove abbiamo interrotto.” – Ammiccando maliziosamente.

House mise le braccia dietro alla testa e poté contemplare l’ancheggiare provocante della sua donna.

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Cameron tornò in camera circa dieci minuti dopo, ma trovò House che, messo di traverso, occupava tutto il letto e ovviamente, stava sonoramente russando.

“Io avrò l’antifurto, ma tu hai il sonno istantaneo.” – Si mordicchiò un poco il labbro inferiore. – “In effetti però sei proprio carino.” – Si chinò su di lui sfiorandogli le labbra con un tenero bacio. – “Ora spostati e fai un po’ di posto anche per me.”

 

Fine

  
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