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Autore: MyShadow19    03/04/2014    2 recensioni
Una breve storia d'amore fantasy tra un lucente paladino e un Angelo Candido, delle affascinanti creature pallide ed alate, incomplete come virus ma lusinghiere come arpie, che cercano continuamente una vittima a cui sottrarre l'anima per avere sostentamento... Una dura verità aspetta il protagonista.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardava col suo ghigno rugoso stampato in faccia, la quale a mala pena si vedeva tanto era copioso il fumo del suo sigaro. Nelle sue mani possenti stringeva un coltellaccio della peggior specie con il quale minacciava la principessa dalle ali d’angelo e dalla pelle candida. In cima al monte dell’Eden la situazione era di stallo.

“La vuoi salvare soltanto perché hai cavalcato con lei nelle pianure selvagge, perché hai scalato con lei i picchi assassini, perché hai nuotato con lei negli oceani infiniti? La vuoi salvare solo perché è stata parte della tua vita? Che ne è allora di tutte le altre persone che ho ucciso mentre tu affrontavi le tue egoistiche imprese baldanzoso come un falso paladino? La vita di costoro è forse meno importante perché non si è intrecciata con la tua? Questo significa, essere paladini?  Allora io ti dico: non sei meno malvagio di me, ma certamente più ipocrita.”

Il paladino ripose la sua spada dorata nel fodero mentre la luce del Sole Più Vicino si spezzava in mille colori addosso alla sua armatura macchiata. Rispetto agli altri paladini le sue vesti erano sempre sporche e logore, ma non una di quelle macchie aveva mai toccato il suo spirito. Fissando la benda marcita che copriva l’occhio del suo nemico tentava di leggere nella sua anima con le sue iridi profonde. In quel nemico non vi leggeva crudeltà ma solo frustrazione. Egli forse aveva amato e aveva perso, aveva sperato ed era stato deluso, aveva tentato ed era stato sconfitto.

“No, non la voglio salvare perché con lei ho oltrepassato la grande barriera di fiamme, né perché con lei mi sono scaldato tra i ghiacci del desolante inverno e neppure perché al suo fianco ho volato tra le nuvole di sempre-cielo. La voglio salvare perché la amo.”

Il giubbotto grinzoso e strappato del cattivo iniziò a danzare mentre il suo portatore si abbandonava ad una risata sguaiata. Uno dei bottoni si aprì e lasciò intravedere la pelle nuda del suo petto: un petto virile e potente, ma pieno di macchie. Sporco e peccato macchiavano le sue membra raggrinzite e infette.

“La ami? Allora forse non sai cosa cerca costei. Probabilmente ti sfugge il motivo per cui lei ti ha accompagnato sin qui. Sei veramente sicuro che la vostra cavalcata nelle pianure selvagge fosse piena d’amore?”

Un lembo bianco penzolava dal sotto al suo schifoso giubbotto mentre se la rideva.
“Sì, dovevamo superare la piana prima che sorgesse il Sole Più Lontano o gli spiriti ci avrebbero catturato, e lei ha dato la forza al mio cavallo.”

“Ebbene lei è un Angelo Candido. Ha dato la forza al tuo cavallo perché potesse nutrirsi della sua anima. Sei così certo che la scalata dei picchi assassini sia davvero un momento memorabile?”

Quel lembo bianco era lucente come una stella, ma non si riusciva a capire bene di quale veste facesse parte.

“Rocce e sassi cadevano dal cielo come lacrime e noi dovevamo oltrepassare quel muro del pianto. Lei ha toccato la montagna e l’ha consolata, permettendoci di passare.”

“Ebbene gli Angeli Candidi possono nutrirsi dell’anima degli oggetti. Non ha consolato l’ha montagna: l’ha uccisa. Sei davvero sicuro di poter andar fiero della traversata degli oceani infiniti?”

Sotto il suo peso il lembo bianco cadeva piano piano, lasciando scorgere un ricamo dorato.

“Certo: gli oceani infiniti sono eterni per i mortali. Esprimendo il nostro amore, per natura eterno e duraturo, siamo riusciti ad oltrepassare le barriere della finitezza.”

“Allora posso dirti che gli Angeli Candidi sono immortali e che gli oceani infiniti sono l’unico mare in cui si spostano per viaggiare tra i regni.”

Il lembo bianco e luminoso apparteneva ad una stoffa ripiegata, posta delicatamente sotto al giubbotto maleodorante del pirata dell’Eden. Come una tempesta che per la prima volta coglie il lupo di mare alla sprovvista, l’inquietudine riuscì a trovar strada nell’anima candida del paladino.

“Quelle che stai insinuando sono solo speculazioni. Allora che mi dici della grande barriera di fiamme? Di quando lei mi avvolto con le sue ali per far sì che la mia pelle non fosse ustionata?”

“Gli Angeli Candidi traggono dalle fiamme dell’inferno il proprio potere. Facendosi bruciare dal fuoco sulfureo ha alimentato la propria anima vuota sazia di vita.”

La stoffa aveva un colletto e delle maniche agili: era una vera e propria veste da battaglia, bianca come il Sole Più Vicino.

“Non può essere vero, mi stai spingendo all’odio tramite la tua corruzione! Le temperature ostili del desolante inverno volevano privarmi del mio spirito e costei mi ha scaldato facendomi dono di una parte di sé.”

“Il desolante inverno è il peggior nemico degli Angeli Candidi: come loro anche lui deruba le sue vittime dell’anima. Se avesse permesso al desolante inverno di concludere il suo pasto, non ne sarebbe rimasto neanche un acino per lei.”

La veste cadde infine per terra rivelando ogni sua forma ed anche uno stemma. Era la veste candida di un paladino, un paladino che non aveva mai permesso alla sua divisa di macchiarsi di sporco o di peccato, scegliendo di macchiare la propria pelle al suo posto.

“Sono davvero stato tradito? E allora quando poco fa abbiamo volato mano nella mano attraverso il sempre-cielo per giungere in fine qua, nel monte dell’Eden, dove la nostra missione d’amore e di speranza ha finalmente giunto a compimento? Non è stato forse questo un momento memorabile?”

“Ti ha accompagnato quassù perché quassù ci sono io. Gli Angeli Candidi sono una razza pallida, la cui esistenza è vanescente, vacua, effimera; sfoggiano la propria bellezza con atteggiamento tanto vanesio quanto privo di sostanza per attrarre le vittime di cui cercano di nutrirsi, nella speranza di acquisire mangiando la propria identità. E’ tuttavia vero che non ci riescono mai, a meno che non riescano a nutrirsi della luce di un paladino.”

Raccogliendo la sua veste caduta per terra con il pugno la sollevò e la batté per togliere la polvere. Dopo averla ripulita per bene, la ripose sotto al giubbotto.

“Mentre la mia luce svaniva io riuscii a mantenere lucida e candida la mia veste ed è questa l’unica cosa che mi resta di paladino, ora. E adesso arrenditi, l’oscurità ha vinto. Vuoi una prova di quello che dico? Principessa, prego.”

“Quello che dice è vero. Mi sono nutrita del tuo cavallo, ho ucciso la montagna, so attraversare gli oceani infiniti, traggo potere dal fuoco, il mio rivale è il freddo e finora non ho fatto altro che condurti qua. Il mio scopo è avere la tua anima e finalmente nascere.”

“E adesso dimmi. La ami ancora?”

Il paladino non pianse. Piuttosto si liberò del suo dolore in altro modo: decise di spogliarsi delle sue vesti. Le tolse, le ripiegò e le pose davanti alla principessa. Una volta nudo, spogliato di ogni sua purissima veste, umiliato ed infreddolito, disse:

“Sì, la amo ancora. Perché non la amavo per essere ricambiato. Non la amavo per avere il suo calore, la sua energia o la sua protezione. Non la amavo per vincere le fiamme o il freddo, il cielo o la terra, la tristezza o il dolore. Io l’amavo e basta… e come l’amavo prima, la amo ancora.”

Le vesti bianche ma sporche del paladino divennero scure.

La principessa nacque.

Il suo cuore palpitò.
  
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