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Autore: EnzaCarotenuto    03/04/2014    2 recensioni
'Lasciami diventare la tua sigaretta preferita, la tua dipendenza.'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che stupida che ero, diamine.
Avevo aspettato quel giorno per così tanto tempo, mi ero preparate mille cose da dire, avevo sistemato i capelli e messo su' un po' di mascara, eppure, quando quel giorno arrivò, rimasi ferma, in disparte.
Lui mi aveva salutata solo all'arrivo. Ho sempre odiato il mio nome, ma pronunciato da lui suonava così dannatamente bene.
Finalmente l'avevo visto anche dal vivo, e pensavo mi dovesse bastare, ma invece no. In quel momento, avrei solo voluta stare abbracciata a lui, senza parlare, senza fare nulla. Inebriarmi del suo profumo, come se fosse ossigeno, o magari il fumo di una sigaretta.
Era lì, davanti ai miei occhi, fuori quel cinema, che scherzava con tutti. Io, invece, non avevo il coraggio di fare nulla, così mi sedetti sugli scalini da sola. Guardavo verso il basso e, nel frattempo, nascondevo le mani nelle maniche della felpa, cosa che facevo ogni volta che ero nervosa o agitata, oppure imbarazzata e intimidita. Sentivo il suono della sua risata dal lontano, qualche volta unito a quello della mia migliore amica. Meglio di qualsiasi altra melodia.
Sorrisi leggermente, ma poi mi richiusi di nuovo in me stessa, facendomi compagnia con i miei pensieri. E mentre fissavo un punto indefinito, davanti a me, comparino i tratti delicati del suo viso. Dentro di me, sussultai.
Era così bello, con il suo felpone, molto più grande di lui. L'orecchino all'orecchio destro, i capelli scompigliati. Il sorriso dolce, e gli occhi grandi, dio.
- Come mai sola? -
Mi chiese dolcemente.
In quel momento, mi accorsi di aver trattenuto il fiato. Espirai lentamente e lo guardai delicatamente. Perché è possibile, lo è. Guardare una persona delicatamente, quasi come se la si volesse accarezzare.
- V-Volevo sedermi un po'. -
Inventai una scusa, così, al volo.
Era inginocchiato davanti a me, mi guardava sorridendo. Si era preoccupato o era solo cortesia?
- Sicura di stare bene? -
Con quella domanda mi spiazzò.
Come stavo sul serio? Stavo bene? O no? Beh, c'erano un po' di persone che mi mancavano, e probabilmente non mi accettavo in nulla. Ero insicura, e pensavo che fosse normale alla mia età, quindi, non era un male, no? Stavo bene, perché lui era con me? Oppure stavo male, per la medesima motivazione?
- S-Si. -
Risposi, perché così mi era stato insegnato. Così sapevo, così facevo. Da sempre, ormai.
Il suo sguardo diventò serio per un attimo e mi fissò negli occhi. Mi si gelò il cuore, come mai così serio? Fece leva sulle ginocchia e si avvicinò un po' a me. Poggiò le sue mani grandi e calde sulle mie, piccole, grassocce e fredde.
- Sai, le persone come noi, me e te, si sanno riconoscere. -
Mi disse dolcemente, ma con un residuo di ricordi aspri sulla punta della lingua.
- Le persone come noi? -
Chiesi, senza capire.
- Si, come noi. Quelle che per un attimo prima parlano, straparlando, dicono cazzate su cazzate, ma poi, l'attimo dopo, le vedi fissare il vuoto, in silenzio, lo sguardo vuoto a pensare chissà cosa. Ecco perché mi sono avvicinato, perché ho riconosciuto una persona come me. Una persona triste. -
Mi si bloccò il cuore.
Non solo lui capì quello che non ero stata in grado di capire io, ma era addirittura come me.
Deglutii e guardai verso il basso. Lui fece leva sulle gambe, ancora un po', avvicinandosi tantissimo. Mi mise una mano sul collo, sotto i capelli, con il pollice che mi sfiorava la guancia. Persi 20 anni di vita con quel gesto. Occhi negli occhi, naso per naso, battito per battito.
- Ti confesso una cosa. Ti ho notata sin dal primo istante, dal primo attimo. Le ragazze di oggi, le conosci, no? Sempre con le minigonne, le maglie corte per mostrare la pancia, ricoperte da interi Kg di trucco, le detesto. Tu, invece, sei diversa. Cerchi di interagire con tutti, ma quando noti che nessuno ti nota, ti zittisci. Porti i felponi più grandi di te, ma lo fai per coprire il tuo corpo, che tanto odi, che tanto adoro. Così piccolo, basso, e non è un'offesa. Anzi, ti rende maledettamente adorabile. Non ti trucchi mai, al massimo ti metti solo un po' di mascara, ma basta. Perché non ti serve tutto quel trucco, perché sei bella sempre. Anche di prima mattina, con i capelli scompigliati e lo sguardo assonnato, scommetto. Anche di sabato, rinunci ai vestitini, perché non vuoi mostrare quello che ti spaventa di te stessa. Poi, così carina e dolce fuori, ma così oscura e triste dentro. Io li vedo, sai? I demoni che cerchi di nascondere, li vedo. Quando per strada, ti fermi e fissi il vuoto, ma poi dici che va tutto bene. Quando accendi una sigaretta e ti spegni. Magari fumi per riscaldare il gelo che hai dentro, oppure per accedere una lucina di conforto dentro di te. Anzi, forse lo fai perché non hai nulla da baciare, nulla da sfiorare con le tue labbra sempre screpolate e piccoline. Ma che ne dici di sostituire le sigarette con qualcos'altro? Sostituiscile con me, con le mie labbra, con i miei sorrisi. Perché io con te non sono più una persona triste, io con te sto bene. Mi piace farti sorridere, anche se ti nascondi. Voglio prendermi cura di te, perché fino ad ora, nessuno lo ha mai fatto come si deve. Lasciami diventare la tua sigaretta preferita, la tua dipendenza. Ti prego, adesso, assaggiami. -
Poi mi baciò.
Era vero, le sue labbra erano come una sigaretta. Erano calde, e mi facevano accedere dentro, ed erano quello di cui avevo bisogno. Avevo trovato il mio salvatore, o era solamente un'illusione momentanea? Beh, non potevo saperlo, ma per l'ennesima volta, decisi di crederci, e magri, questa volta, avrei trovato la felicità.
  
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