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Autore: Gracedanger    03/04/2014    1 recensioni
“Giulia, porti qui gli anelli per favore?”
Sorrisi. Era già la terza volta che ricontrollava che tutto fosse pronto e al proprio posto.
“E questo cos’è?” disse indicando il cerchio tatuato sul palmo della mia mano.
“Il pezzo mancante.” Sussurrai tra me e me con un mezzo sorriso mentre miliardi di ricordi si azzuffavano nella mia mente.
“Cosa?”
“E’ il pezzo mancante. E’ un tatuaggio che ho fatto un paio di anni fa.”
Alice fece un paio di rapidi calcoli per poi giungere alla mia stessa conclusione.
“Che significa?” chiese, fingendo di non sapere dov’ero e con chi ero due anni fa.
“E’ per ricordare che a ciascuno di noi manca qualcosa. Qualcosa che ci completa. E sta a noi cercarlo ovunque esso sia.”
“E dov’è il tuo pezzo mancante?” mi interruppe.
Abbassai lo sguardo.
“E’ sull’altare.”
Alice mi sorrise da dietro il velo bianco, aveva il sorriso di chi aveva capito. Di chi sapeva come sarebbe andato a finire tutto.
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Questa storia è il seguito di "Livin' the dream, baby"
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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”Rallenta.”
La maserati mordeva l’asfalto scuro.
Il ragazzo alzò ancora il volume della radio, cominciava a diventare davvero troppo alto.
“Amore, ho detto rallenta.”
La musica era solo una scusa, i suoi pensieri erano ancora più rumorosi.
Nick avvolse la mano sul cambio e lo spinse in avanti.
Più veloce ancora.
Serrò le labbra, aveva il volto scuro.
La ragazza dalla pelle chiara seduta al sedile del passeggero sospirò e si girò dal lato opposto.
Era successo qualcosa.
 
 
 
Alice prese un vassoio dalle mani del cameriere e corse furtivamente in cucina con la schiena ricurva.
Joe la seguì, e appena sentì i suoi passi nella cucina Alice sputò gli antipasti e fece cadere il vassoio nel lavandino con le mani che tremavano, per poi girarsi e assumere un aspetto naturale.
“Allora… come stai, Alice?” disse Joe.
“Ah, io sto bene, sono felice. Tu piuttosto, ora hai ottenuto quello che volevi.”
“In che senso?”
“Si, la sposi. Dovresti essere contento.”
“Certo che sono contento, sono al settimo cielo.”
“Già… ce l’hai fatta.” Disse l’esile ragazza con un tono accentuato di scherno.
“Alice ma di che diavolo parli? Non ti capisco.”
“Ah non capisci? Sei sicuro? Non sai quindi che con questo matrimonio riuscirai a portarla definitivamente via da me?”
“Non ho mai voluto separarla da te.”
“Menti.”
“E anche se fosse? Giulia ti ha sempre sostenuta, ti ha sempre sopportata e tu cosa hai fatto per lei? L’hai convinta a lasciarmi. Voi non siete amiche, tu ti sei solo approfittata di lei, della fiducia che ha riposto in te.”
“Ti sbagli di grosso, Joe. Perché se in questa stanza c’è qualcuno che si è sempre approfittato delle insicurezze di Giulia quello sei tu. Lei stava per finire sotto un auto per colpa tua, io non rischierò di perderla un’altra volta. Non per colpa tua.”
“Noi ci sposiamo perché ci amiamo.”
“Ti prego.” Sbuffò Alice. “Farle la proposta lo stesso giorno in cui tuo fratello e sua moglie hanno annunciato che diventeranno genitori. Tu ti sei sentito come se fossi rimasto indietro e allora hai voluto recuperare. Ma questa è una follia e stai trascinando giù con te anche lei.
Joe rimase ammutolito. Continuava a fissare alice con la bocca semi aperta ma non riusciva a proferire parola. Per un nanosecondo nel suo cervello si fece strada una piccola domanda, che fu subito spazzata via forse perché semplicemente non voleva rifletterci sopra. Non in quel momento.
Alice aveva le braccia conserte, stava per riprendere ad urlargli contro quando il suo volto cambiò repentinamente e cominciò a sorridergli con apparente gentilezza. Joe era confuso, ma capì appena vide Giulia avanzare verso di loro con un enorme sorriso.
 
Oh, le due persone che amo di più al mondo, insieme.” esultò Giulia avendo trovato finalmente qualcuno di gradito a quella festa.
Alice le rivolse lo stesso sorriso e Joe le mise il braccio attorno al collo e le diede un bacio sulla fronte, lanciando uno sguardo di sfida alla ragazza bionda che rispose con una smorfia.
 
“Amore, vado fuori a fumare, torno subito.” Disse Nick tirando fuori un sigaro dal taschino della giacca.
Olivia gli fece un cenno con la testa e lo guardò allontanarsi.
Nick era arrivato alla festa da due ore.
L’aveva solo intravista.
Non riusciva nemmeno a descrivere il turbine di emozioni che aveva nello stomaco quando la vide ridere mentre parlava con sua cognata. Peggio della sensazione di avere uno schiaffo in faccia e subito dopo un bacio.
Un bel sigaro, nel silenzio dell’esterno di quella grande casa isolata, gli avrebbe solo fatto bene.
Uscì.
Ma la prima cosa che vide fu il suo più grande incubo, il suo sogno ricorrente, il suo pensiero assillante.
Era bella oltre ogni immaginazione.
“Ciao Nicholas.” sorrise, con la sigaretta tra le labbra rosee e quell’aria da donna che non te la saresti mai aspettata da una come lei.
Dopo qualche secondo di shock, Nick le sorrise e si sedette sul portico, silenziosamente, di fronte a lei.
Lui si accese il sigaro.
“Mi fai accendere?” Chiese la voce delicata di Alice.
Che senso aveva uscire a fumare senza accendino? Quasi lo avesse aspettato. Quasi fosse solo una scusa per stare un po’ da soli fuori da quell’immensa casa, dalla baraonda di quella gente sconosciuta.
Alice fumava avidamente, aprì la borsetta e Nick ci buttò un occhio e intravide due pacchetti di sigarette vuoti.
“Ti fa male fumare così tanto.” Gli disse lui.
Alice amava tanto ascoltarlo parlare, la faceva impazzire la sua voce, sempre calma, profonda, dolce.
Sorrise.
“Non puoi fare la parte del fratello maggiore. Non tu. Non con me.”
Uno sguardo di intesa. Una leggera scintilla.
“Quello che vedo non mi piace per niente. Un sigaro? Tu? Il tuo medico non farebbe i salti di gioia, caro il mio diabetico.”
“Occhio non vede cuore non duole.”
“Stiamo facendo una gara a chi si rovina prima per caso?”
Lei gli soffiò leggermente il fumo in viso.
Ridacchiarono.
“Beh, se è così, stai vincendo Alice, come al solito.”

 
  
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