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Autore: eritrophobia    04/04/2014    6 recensioni
"Edith amava il campeggio. Amava la natura, sentire il profumo dei pini, immergere i piedi nei rivoli d’acqua, godersi i suoni della campagna, o ancora meglio del bosco.
Ma se c’era una cosa che Edith trovava insopportabile erano i suoi compagni di classe. Spocchiosi, antipatici, egocentrici. Insomma, delle persone da sposare. "
Così inizia il viaggio ai limiti della follia di Edith Sanders, una ragazza come altre, che si troverà a vivere la più grande avventura di sempre.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-E quindi dove stiamo andando?- chiese improvvisamente Bilbo, osservando lo stregone accanto a lui.
 
Erano in viaggio da alcune ore, ed Edith era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Aveva ascoltato a malapena pure i discorsi dei nani, cosa che di solito cercava di fare per scoprire dove stessero andando e perché. Ma quel giorno aveva altro per la testa: si chiedeva da quanti giorni fosse in viaggio e da quanto tempo mancasse da casa. Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? Suo fratello? La sua migliore amica? Probabilmente sarebbe mancata solo a loro. Quelle che l’avevano spinta in quella buca non avrebbero sicuramente provato rimorso per la sua scomparsa, anzi, probabilmente ne sarebbero state pure contente. In fondo lei non era mai piaciuta a nessuno.
Le parole di Bilbo, tuttavia, richiamarono l’attenzione della ragazza, che distolse un attimo il focus dai suoi pensieri e ritornò alla realtà.
 
-Andremo da quel Qualcuno di cui vi parlavo mentre stavate facendo il bagno- cominciò Gandalf, sistemandosi le maniche della lunga veste-E’ una persona eccezionale, ma è un tipo che si incollerisce molto facilmente, quindi badate bene a come vi comportate con lui. Solo il cielo sa come potrebbe reagire.-
 
-Ma andare da qualcuno con un carattere meno difficile?- chiese Fili, inarcando le sopracciglia.
 
-No, non possiamo! E se volete saperne di più, si chiama Beorn. E’ molto forte ed è un mutatore di pelle.-
 
-Mutatore di pelle? Intendi un pellicciaio?- chiese Bilbo, perplesso
 
-Santissimo cielo, no! E non provate a pronunciare la parola “pellicciaio” a meno di cento miglia da casa sua e non osate nemmeno provare a dire qualcosa come tappeto, cappa, stola, manicotto o altre parole simili!-esclamò Gandalf
 
-E se dicessi coperta di pelo?- sussurrò Kili in mia direzione, facendomi sibilare per trattenere una risata. Gandalf ci lanciò un’ occhiata di ammonimento e continuò a parlare.
 
- Con mutatore di pelle intendevo dire che muta la sua pelle a proprio piacimento: a volte è un grande orso nero, altre un uomo forte dai capelli neri, con grosse braccia e una grande barba. Alcuni dicono che sia un orso discendente dai grandi orsi delle montagne che vivevano lì prima dei giganti, altri che discenda dai primi uomini che vivevano in questa parte del mondo prima dell’arrivo dei draghi. Nessuno sa la verità, ma lui non è il tipo a cui porre delle domande.-
 
Lo stregone prese fiato, e osservò le espressioni interessate sul volto dei suoi interlocutori. Edith era rimasta assolutamente rapita da quella storia: sembrava quasi una di quelle favole che le nonne raccontano ai nipoti e che queste hanno sentito a loro volta dalle loro nonne. Lei non era riuscita a conoscere nessuno dei suoi nonni, ma ricordava quella volta che la nonna della sua migliore amica aveva raccontato loro le storie delle Highlands.
Ma mentre ci stava pensando si rese improvvisamente conto che lei non era finita in un posto tanto diverso: troll, mannari, nani ed elfi. Cadere in quel buco l’aveva scaraventata in un mondo paragonabile alle favole che aveva sentito da piccola. E quell’improvvisa epifania l’aveva sconvolta in modo piacevole e terribile al tempo stesso.
 
-Comuque Beorn vive in un querceto ed ha una grande casa di legno. Alleva gli animali, soprattutto bestiame e cavalli, e non ne uccide neanche uno, neanche per mangiarli.- continuò Gandalf- Sappiate che vi presenterò gradualmente, a due per volta. Vi farò un fischio quando entrare anche voi.-
 
Tutti annuirono e nessuno rispose alle parole di Gandalf. Camminarono ancora a lungo, finchè non raggiunsero una grande distesa di fuori e non videro delle grosse api ronzare da una parte all’altra del prato. Edith si irrigidì e appena una di queste si avvicinò troppo, si nascose dietro Balin, malgrado fosse più basso di lei.
 
-Suvvia cara, è solo un’ape!- esclamò il nano, divertito
 
-Un’ape che se mi pungesse mi farebbe morire in modo istantaneo- rabbrividì Edith, osservando quelle api grosse quanto il suo pollice svolazzare attorno a loro.
 
-Sei troppo drammatica!- esclamò Kili, circondandole le spalle con un braccio- Finchè siamo con te le api non ti faranno nulla!-
 
Edith annuì, ma pensò ardentemente a un barattolo formato famiglia di insetticida nella sua mano. Per carità, a lei gli animali piacevano, ma gli insetti non poteva soffrirli. Se fosse stato nella sua volontà avrebbe presto esempio dai Dalek di Doctor Who e li avrebbe sterminati tutti. Odiava le api in particolare perché ne era allergica, ma aveva anche un’incontrollata aracnofobia. Fece una smorfia, pensando che lei aveva tanti di quei difetti e paure da riempirci un’anfora. Come faceva ad essere ancora viva in quel posto?
Osservò Bilbo e Gandalf avanzare per primi verso la dimora di Beorn e sospirò.
 
-Quindi dobbiamo aspettare cinque minuti e poi si va a due a due?-chiese la ragazza- Capisco che questo tipo è scorbutico, ma non è che facendo così miglioreremo di tanto la cosa.-
 
-Prende la situazione un po’ meglio.- spiegò Balin- Cosa diresti se sedici persone piombassero tutte insieme dentro casa tua?-
 
-Io penso che sedici persone non ci starebbero neanche, a casa mia- osservò, e appena sentirono il primo fischio, partì la prima coppia.
 
Lei era stata affiancata a Bombur, per ultima, e aveva dovuto aspettare un pezzo prima che potesse fare il suo ingresso e salvarsi dalle api. La casa di Beorn era molto grande, con i mobili che sembravano fuori misura per ognuna delle persone presenti nella stanza; certo, per tutte tranne che per Beorn. Edith rimase sorpresa nel vedere quanto fosse effettivamente grande quell’uomo, anche più di quanto Gandalf le avesse fatto immaginare. Aveva veramente un aspetto inselvatichito, da orso, cosa che le sembrò strana più del dovuto.
 
-Beh, adesso che siete davvero in sedici, e visto che gli orchi sanno contare, ciò significa che siete tutto ciò che si trovava sugli alberi, e quindi possiamo continuare la storia senza altre interruzioni- disse Beorn, con una voce roca e cavernosa, selvatica. Sembrava quasi provenire dall’interno di una grotta.
 
Gandalf raccontò all’uomo il resto della loro storia, dal salvataggio in extremis delle aquile fino al loro lungo viaggio fino ai confini delle sue terre, e Beorn fu così sorpreso da offrire un pasto alla Compagnia. Edith per poco non si strozzò con la saliva quando vide gli stessi animali che l’uomo allevava cominciare a preparare la tavola e portare cibo e bevande. Rimase così sconvolta che malgrado Fili e Kili avessero provato a intavolare una conversazione con lei, non riuscì a prestare loro attenzione. In quel momento l’unica cosa alla quale riusciva a pensare erano quei classici Disney che lei e il fratello guardavano da piccoli, in cui le principesse venivano aiutate da ogni tipo di animale possibile e immaginabile. Il solo pensiero di quell’omone che in solitudine cantava e si faceva fare il letto da uccellini e topolini per poco non si strozzò con l’idromele che nel frattempo aveva iniziato a bere insieme agli altri nani.
Gli uomini mangiarono e parlarono molto, soprattutto riguardo a una foresta che aveva più volte sentita chiamare “Bosco Atro”. A quanto pare questo luogo, da meraviglioso e sicuro, era diventato insidioso e pieno di pericoli. La parte divertente? Dovevano proprio passare per di là per andare a fare quello che dovevano fare, qualsiasi cosa dovessero fare. Edith non mangiò molto, con la testa piena di domande irrisolte, e malgrado Bofur la incitasse a mandare giù qualcosa in più, lei non ce la fece proprio.
Presto Beorn se ne andò e la Compagnia rimase da sola.
 
-E’ ora di andare a dormire- disse Gandalf, alzandosi in piedi- Qui staremo al sicuro, tuttavia non dovete uscire da qui prima del levar del sole, per nessun motivo..-
 
Si sistemarono in dei letti che erano stati preparati chissà quando – di certo lei non se ne era accorta – e il sonno la avvolse come una grande coperta nera.
 


Edith si svegliò di soprassalto dopo qualche ora, quando udì un latrato provenire dall’esterno e un rumore di passi trascinati fuori dalla porta. Si mise seduta e rimase ad ascoltare per lunghi minuti, finchè il suono non cessò. Si mise in piedi e si allontanò dalla zona con i letti, sentendo il cuore in gola. Ritornò in quella sala dove avevano mangiato e bevuto in compagnia del Mutatore di pelle, quando vide una figura familiare seduta al tavolo dove avevano cenato poco prima.
Thorin avvertì la presenza della ragazza e la salutò con un cenno del capo. Edith andrò a sedersi di fronte a lui, torturando un dread con le dita.
 
-Non riesci a dormire?- chiese Thorin a bassa voce
 
-Ho sentito un rumore e mi sono svegliata- sospirò lei, osservando in direzione della porta.
 
Rimasero in silenzio per un po’, finché Edith non decise che quel silenzio era troppo fastidioso e non prese la parola.
 
-So che non ti sto un granché simpatica, che non ti fidi probabilmente perché non mi conosci bene, perché sostanzialmente sono una persona incapace e imbranata, o addirittura perché sono una donna, e mi dispiace essere piombata qui all’improvviso. Però ho bisogno di sapere dove state andando e perché, dato che a quanto pare Gandalf non vuole lasciarmi andare da sola-
 
-Non è vero.-
 
-Cosa?-
 
-Non è vero che non mi fido di te- iniziò il Re sotto la Montagna, grattandosi la barba- Malgrado non ci conoscessi hai dimostrato una fedeltà e un senso di unità onorevole. Ti ho giudicato male, ragazzina.-
 
Stava davvero sentendo quelle parole? Quel nano scorbutico e antipatico le stava davvero dicendo che si era sbagliato? Seriamente? Era così sorpresa che Thorin decise di andare avanti con il suo discorso.
 
-La nostra casa, Erebor, è stata presa anni fa da un drago avido e assetato di ricchezze di nome Smaug. Siamo stati a lungo lontani da lì, e adesso vogliamo riprendere ciò che è nostro: Erebor e il suo oro. E ovviamente uccidere il drago.- spiegò il nano
 
-Uccidere un drago. Un drago? Sul serio? Come farete a uccidere un drago?- chiese lei, torturandosi le dita- Insomma…un drago è leggermente più grande, ha degli artigli che sono più o meno grandi come me e te messi insieme, per tre volte, e boh…sputano fuoco. Sai, no, Dracarys!-
 
-Dracarys?-
 
-Lascia perdere- si batté una mano sulla fronte. Cos’era quella, la giornata dei citazionismi?- Comunque finché Gandalf deciderà che per me è opportuno rimanere nella Compagnia farò di tutto per aiutarvi. Fidati di me.-
 
-Davvero posso fidarmi di te, Edith?-
 
-Non dovresti?-
 
-Allora è vero che non ricordi nulla di quello che è successo?-
 
Edith si morse il labbro inferiore e alla fine scosse il capo.
 
-No. So cosa è successo, ma probabilmente se te lo dicessi non mi crederesti e mi diresti che sono pazza.-
 
-Provaci.-
 
Ed Edith gli raccontò la sua storia, dal momento in cui era arrivata in quella grande zona insieme al suo gruppo, a quando era stata spinta dentro alla buca e si era ritrovata costretta a seguire il tunnel. Gli disse che era arrivata lì, vicino all’ “accampamento” dei troll, senza sapere come fosse finita lì e per quale ragione, il che era la verità. Ancora si chiedeva come le fosse stato possibile raggiungere quel posto sconosciuto alla mappa camminando semplicemente in un cunicolo buio e stresso. Era una cosa da libro di fantasia, oppure da fanfiction, quelle che aveva letto mille e mille volte con la sua migliore amica durante le lezioni. E invece eccola lì.
 
-Forse Gandalf ti tiene con noi perché vuole scoprire qualcosa di più sul tuo strano caso- tentò Thorin, portando lo sguardo all’esterno, dove la luna piena brillava in mezzo al cielo nero.- Comunque penso che sia meglio che tu vada a dormire, ragazzina. Presto ci addenteremo nel Bosco Atro, e non sappiamo cosa potrebbe aspettarci in quell’oscurità. E ho bisogno che tu stia concentrata.-
 
Edith annuì, e tornò a letto. Malgrado avesse la testa ancora confusa, riuscì ad addormentarsi quasi subito, cadendo in un sonno senza sogni.
 
 

Ciao a tutti!
Alla fine sono tornata anche io, dopo aver vissuto delle avventure più o meno piacevoli.
Fatto sta che ho affrontato un trasferimento in una grande città a causa dei miei studi universitari e ho avuto bisogno di molto tempo per ambientarmi, abituarmi alle lezioni e, certo, per far amicizia con altre persone. Ho sofferto di attacchi di panico e di solitudine, che mi hanno portata a dover andare dallo psicologo (ringraziamo il cielo che il mio psicologo sia figo! ;) )
Ovviamente, il mio impegno principale è stato -e sarà ancora- lo studio, anche se, purtroppo, non ha dato i risultati sperati. Ma proprio per niente.
Comunque sono tornata, scrivendo un capitolo che troverete noioso e banale e spero vivamente di riuscire a rifarmi con i prossimi capitoli.
Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto e ringrazio tutti quelli che ci sono stati e che mi hanno sostenuta malgrado non aggiornassi da così tanto tempo.
Un grande abbraccio e un sentitissimo GRAZIE.

 
  
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