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Autore: Lela_88    05/04/2014    9 recensioni
Ho preso spunto da un video visto poco tempo fa, su internet, dove si vedono varie persone, completamente estranee l'una all'altra, alle quali viene chiesto di baciarsi.
Ho voluto dare la mia personale visione alla cosa e ho voluto mettere Robert e Jude tra quelle coppie.
Enjoy it.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccoli lì, Robert e Jude, uno di fronte all’altro nel più totale imbarazzo.
 
Qualcuno li aveva contattati, qualcuno li aveva scelti per partecipare ad un esperimento.
 
Non si conoscono, Robert e Jude, loro, come altre persone in quello studio fotografico, si stanno vedendo per la prima volta eppure è stato chiesto loro di baciarsi.
 
Sembra strano, quasi assurdo, eppure l’esperimento consiste in questo: prendere un tot di persone sconosciute, creare delle coppie e farli baciare per la prima volta.
 
 
 
Robert è gay, non lo ha mai nascosto e quando gli hanno chiesto di partecipare, ha precisato che non avrebbe baciato una ragazza solo per apparire in un video e assecondare quel perbenismo che ancora non accetta che l’amore è amore, e che avrebbe fatto quello che loro chiedevano, solo se poteva essere se stesso.
 
La sua determinazione gli ha fatto guadagnare punti; la regista e tutti gli altri, non avevano alcuna intenzione di trasmettere solo quello che la gente crede “normale”.
 
Anche Jude è gay, ma non ha la stessa forza di Robert, anche lui ha specificato subito il suo orientamento, ma non ha mai detto che avrebbe accettato solo se quello da baciare fosse stato un uomo; non perché avrebbe baciato chiunque, ma perché ha dato per scontato che, dopo la sua dichiarazione, gli avrebbero fatto baciare chi avrebbe baciato se fosse stato lui a dover scegliere.
 
Sono stati premiati, Robert e Jude, quando hanno formato le coppie, quando li hanno messi uno di fronte all’altro, Robert è rimasto paralizzato dalla bellezza di Jude e Jude è rimasto affascinato dalla bellezza di Robert.
 
Li hanno lasciati lì, con una telecamera, accesa, focalizzata su loro; gli è stato detto di prendersi il tempo che serviva, tanto le parti superflue venivano tagliate ed è per questo che continuano a guardarsi senza dire niente, ancora non sanno nemmeno i loro nomi.
 
«Beh dovremmo fare qualcosa» è Jude ad interrompere quel gioco di sguardi.
 
«Eh già» risponde Robert dondolandosi sui talloni, mani in tasca.
 
«Io sono Jude» si presenta tendendogli la mano.
 
Robert la guarda e, come ipnotizzato, estrae una delle sue e la stringe: «io sono Robert, piacere».
 
Rimangono fermi, nessuno dei due sembra intenzionato a mollare la presa; c’è stata come una scossa, una di quelle ad alto voltaggio che ti fa vibrare il cuore, nell’istante esatto in cui le loro mani si sono toccate e, come sempre accade, quella scarica ha lasciato un segno.
 
Imbarazzati, allentano entrambi la morsa e, tornati nella posizione iniziale, ricadono nel silenzio.
 
«Cosa fai nella vita?» chiede Robert per rompere il ghiaccio.
 
«A parte ficcarmi in queste situazioni?» ironizza Jude facendolo ridere «comunque» prova a rispondere seriamente «faccio parte di una compagnia teatrale: sono un attore» dice solenne. Ha rispetto per la sua professione, Jude.
 
«Tu, invece, di cosa ti occupi?» domanda a sua volta, non lasciando il tempo, a Robert, di mostrare la sua ammirazione per quella professione e per chi la pratica. È umile, Jude, non crede di meritare degli elogi, nonostante gliene facciano tanti.
 
Robert, con quelle parole morte prima di nascere, sorride: «io sono un musicista: suono principalmente il pianoforte, ma mi diletto anche con altri strumenti, poi compongo musica e scrivo testi…»
 
«Canti anche?» lo interrompe, Jude, meravigliato e, davvero, interessato. Più passa il tempo, più quell’uomo diventa attraente.
 
Robert blocca quel suo gesticolare nervoso, che lo prende ogni volta che parla di se stesso e guarda Jude come se fosse un alieno; non è abituato a vedere, o sentire, qualcuno interessato a quello che dice e inizia a pensare che quel ragazzo è davvero bello e non si limita all’estetica; con quella domanda e quello sguardo sorpreso e curioso, ha fatto vedere quando di più bello possa esserci in un essere umano: la capacità di stupirsi.
 
Sorride ancora, Robert, perso a guardare quell’essere ultraterreno, dimenticandosi di dover rispondere, e Jude crede di aver superato un limite che non sapeva di non poter valicare: «scusami» farfuglia imbarazzato «non avrei dovuto chiederti niente, sono stato troppo…»
 
«No, oddio no» questa volta ad interromperlo è Robert che, più imbarazzato di Jude, porta una mano a grattarsi la nuca «non hai fatto niente di sbagliato» ridacchia di nuovo nervoso «mi sono solo perso nei miei pensieri» sintetizza, celando quelli fatti sul biondo.
 
«Ah, bene» si rasserena, Jude, tornando a sorridere «quindi canti?» chiede di nuovo sperando in una risposta positiva: gli sono sempre piaciuti gli uomini con quelle voci capaci di far sognare con un solo sussurro.
 
Ha uno sguardo dispettoso, Robert, mentre cerca di celare la timidezza con la lingua tra i denti, come se stesse pensando di mentirgli e dirgli di no, solo per spegnere quell’entusiasmo e poi smentire per rivedere quello stupore, ma non ci riesce, non può prendersi gioco di Jude.
 
«Ci provo» minimizza; a Jude basta quella risposta e, senza saperlo, regala, a Robert, lo sguardo che lui, silenziosamente, desiderava vedere.
 
«Potrei…» questa volta il timore di dire chiedere qualcosa di troppo, assale Jude prima che finisca la domanda.
 
«Potresti…?» incalza Robert, divertito, conoscendo già la sua richiesta.
 
Jude sospira e chiude gli occhi: «potrei sentire qualcosa cantato da te?» chiede tutto d’un fiato e riapre leggermente le palpebre per sbirciare la reazione dell’altro; tira un sospiro di sollievo quando nota che Robert non se n’è andato, lasciandolo lì con le sue domande  invadenti e ritorna a guardarlo, aspettandosi almeno un rifiuto.
 
«Il signore ha qualche richiesta particolare?» lo stupisce ancora, Robert, e lo diverte con i suoi modi buffi, usati per scappare all’imbarazzo.
 
«Beh, hai detto che componi musica e scrivi testi, vorrei sentire qualcosa di tuo» propone Jude e, non sa perché, ma ogni volta che termina una richiesta, si sente invasivo: non può pensarci prima ed evitare?
 
Robert si rende conto della battaglia che si sta scatenando nella testa di Jude e ride, non può evitarlo mentre scopre di trovare stupende quelle gote arrossate che colorano il viso pallido del suo nuovo amico.
 
«Ma non conosci le mie canzoni, perché vorresti ascoltarle?»  domanda davvero stranito, che qualcuno possa trovare interessante qualcosa di suo.
 
“Perché voglio conoscerti” avrebbe risposto Jude, ma si limita a sorridere e a rimanere  sul vago: «per curiosità, suppongo».
 
 Il moro lo guarda sospettoso, non credendo che quella sia la vera motivazione, ma abbandona l’indagine e cerca un motivo per potersi sottrarre alla richiesta, non trovandone nemmeno uno valido: in fondo era stato lui stesso a lasciargli carta bianca sulla scelta.
 
«Va bene» acconsente «ma calcola che siamo senza base e che non ho scaldato la voce» ritorna a muoversi e a gesticolare nervoso, Robert, mentre pensa quale canzone sottoporre al giudizio di Jude che sta sorridendo mentre lo guarda e lo paragona ad una trottola. Una bellissima trottola.
 
Robert prende un bel respiro e chiude gli occhi per concentrarsi: Little Clownz. È questa la canzone che gli è venuta in mente, quella che per il momento è la quinta traccia di un suo ipotetico album, che ancora non sa se incidere o meno.
 
Senza pensarci oltre e sempre ad occhi chiusi, Robert inizia a cantare partendo da un punto qualsiasi:
 
“And if you think I am apocalyptic or cold and cryptic, please, never leave.
Hang on, hang on, hang on, hang on little clownz: you might just turn the world around.”
 
Termina lasciando sfumare la voce e rimane con lo sguardo basso; ha scritto questa canzone pensandosi. Mette sempre se stesso in quello che scrive e ora si sente troppo scoperto davanti a quello che, alla fine, è uno sconosciuto
 
Si schiarisce la voce, Jude, e Robert non resiste, riporta gli occhi sull’uomo davanti a se; ne sentiva la mancanza, come se non riuscisse più a farne a meno, come se, con quel suono, Jude lo avesse chiamato, e lui non ha potuto rimanere indifferente.
 
«Meno male che non avevi scaldato la voce» dice emozionato «è… è bellissima» gli tremano le parole: ha ottenuto quello che sperava, ha conosciuto un’altra piccola parte di Robert, forse la più vera. La musica non mente mai.
 
«La voce o la canzone?» chiede, divertito, Robert, ma non gli da il tempo di rispondere «no dai, a parte gli scherzi, ti è piaciuta davvero?» è curioso, sa che Jude è un attore e potrebbe benissimo prenderlo in giro, anche se, qualcosa gli suggerisce che non è così. Il suo sorriso non mente.
 
«Perché dovrei dire una bugia?» ribatte serio «trovo bellissima la tua voce. A quanto pare, anche se tu non ne sei a conoscenza» sorride di nuovo «canti molto bene anche a cappella, invece, per quanto riguarda la canzone, non posso dire molto, sembra una bella canzone, ma ho sentito troppo poco per potermi sbilanciare. Se me ne cantassi un altro pezzettino» butta lì, Jude, provando a fare gli occhi dolci e facendo ridere, di gusto, Robert: «potrei, però, poi, per portare il confronto sullo stesso piano, dovrei chiederti di recitarmi qualcosa, ma temo che mi proporresti qualche mattone inglese» lo prende in giro.
 
«Mi stavo proprio chiedendo, quando avresti sottolineato il mio non essere americano» si finge offeso Jude.
 
È bello vedere come sta evolvendo il loro conoscersi: ormai, di quell’imbarazzo e quella timidezza iniziale, non è rimasta nemmeno l’ombra.
 
«Se può servire a qualcosa, ti giuro che ci ho provato a sorvolare, ma il tuo accento diventa ogni minuto più attraente; in fondo si sa, la cadenza inglese è tra le più sexy del mondo» si lascia scappare Robert, arrossendo subito dopo essersi accorto della rivelazione: «io… scusa, non so sempre controllare la mia lingua, spesso il cervello si scollega e dico le cose senza pensare. Non volevo  metterti in imbarazzo» gesticola e si muove, agitato «starai pensando che sono un idiota e hai ragione, ma, non so se ci hai fatto caso, non sono molto bravo a gestire certe situazioni… scusam-»
 
Non riesce a terminare, le sue labbra vengono chiuse da quelle di Jude che, dopo lo shock iniziale, dovuto alla dichiarazione inaspettata di Robert, doveva trovare un modo per fermare quel fiume in piena e non lo ha fatto solo perché sono li per quello, per baciarsi, lo ha fatto perché sentiva che era la cosa giusta da fare: afferrare il viso di quell’uomo bellissimo e far incontrare le rispettive bocche.
 
Non aspetta un secondo di più, Robert, porta le sue braccia a stringere i fianchi di Jude e lo incatena a se aprendo le labbra per accogliere la lingua dell’altro; anche Jude decide di dare di più e sposta le mani, prima sul viso del moro, sul suo collo, per poi scendere sulle spalle fino ad arrivare alle sue braccia, forti quanto basta e ripetere il percorso inverso fermandosi ai capelli, nei quali affonda le dita. Sono morbidi e profumati, si è reso conto, adesso, di quanto abbia desiderato toccarli fin dall’inizio: non c’è punto di Robert che Jude non abbia voglia di toccare e Robert geme,  mentre sente la consistenza di Jude tra le sue braccia. Era da tempo che voleva farlo; voleva vedere di cosa era fatto quell’angelo biondo, che la vita aveva deciso di fargli incontrare, e scoprire che è fatto di carne e ossa, proprio come lui, lo rende felice, perché è concreto, non è un sogno, non scomparirà e lui può toccarlo e viverlo.
 
Lottano, Robert e Jude, no, meglio, danzano, stretti l’uno all’altro, seguendo i movimenti dei loro corpi: prima la testa di Jude è inclinata a destra e quella di Robert a sinistra, ora la testa di Robert è inclinata a destra e quella di Jude a sinistra mentre si piega leggermente all’indietro tirando con se Robert che si piega in avanti, adesso è Robert che trascina con se Jude, sollevandolo da terra, mentre si spinge all’indietro per sentire tutto peso del biondo contro il corpo.
 
Si staccano solo quando i polmoni, iniziano a bruciare per la mancanza di ossigeno, ma restano vicinissimi.
 
«Scusa» affanna Jude «stavi parlando troppo» spiega il suo gesto, sorridendo sulle labbra di Robert che sorride a sua volta: «è uno dei miei tanti difetti, ma nessuno era riuscito a trovare un modo così perfetto per farmi tacere» sussurra mentre riprende fiato.
 
Rimangono abbracciati, come per la stretta di mano, non riescono a decidersi su chi deve lasciare l’altro, stanno bene così.
 
«Scusa, potresti ricordarmi il tuo nome?» domanda Robert, imbarazzato, spezzando quel lungo silenzio.
 
Jude lo guarda perplesso e, grazie alla poca distanza, Robert riesce a vedere ogni variazione nel suo sguardo: dallo stupore, per la domanda appena ricevuta, al disagio nel dovergli ricordare una cosa che non pensava avesse già dimenticato: lui non lo ha fatto.
 
«Il mio nome?» ripete quella richiesta per essere sicuro di aver capito bene e prova ad allontanarsi, deluso, dal corpo di Robert che, addolcito da quel viso confuso, non resiste e, impedendogli di staccarsi da lui, svela il trucco: «scherzavo Jude, ricordo il tuo nome perfettamente» rivela ridendo e contagiando anche il biondo: «sei anche stronzo oltre che logorroico» ride, risollevato, Jude, mentre pensa che è fantastico potergli parlare in quel modo senza sentirsi a disagio per le parole scelte, e, poi pensa che Robert sarebbe un bravissimo attore.
 
«Chissà perché faccio sempre questa impressione» continua, ironico, Robert, con quello sguardo ingenuo, come se non capisse, davvero, il perché Jude lo avesse definito logorroico e stronzo; e Jude ha la sua personale e professionale conferma: sarebbe un attore favoloso.
 
«Cosa pensi conserveranno, del nostro incontro, nel video?» questa volta è Jude a rompere il silenzio e Robert sembra tornare con i piedi per terra: «video?» chiede realmente confuso, prima di rinsavire: «ah sì, il video» prova a nascondere la sua delusione, era totalmente catturato e aveva dimenticato che, in fondo, avevano fatto quello che avevano fatto, per una richiesta fattagli in precedenza, ma la delusione, o meglio, l’imbarazzo, sta nel fatto che lui crede sia l’unico ad aver dimenticato la cosa, non sa che anche Jude ha riacquistato la consapevolezza da poco, non sa che anche Jude era in quella bolla, lontano dal mondo e da quello studio, con lui.
 
Sposta le mani dai suoi fianchi, mentre Jude lo guarda interrogativo e, anche lui, decide di liberargli il collo dalle sue braccia: ha capito di aver spezzato l’incantesimo con quella domanda, ha colto quella delusione, ma non vuole, assolutamente, che Robert pensi che il suo gesto, sia stato pilotato, deve fargli capire che lo ha voluto, che lo ha desiderato.
 
«Beh, credo lasceranno qualche stralcio della nostra conversazione, tipo le presentazioni e, ovviamente il bacio finale. In fondo siamo stati chiamati per questo, no?» chiede, Robert, tornando con le mani nelle tasche e guardando altrove: brutto segno.
 
Jude boccheggia e fa un passo indietro: vorrebbe dargli ragione, ma non ci riesce, gli deve spiegare cosa ha provato e non importa se farà la figura dello scemo, sente che questa è la mossa giusta: «mi crederesti, se ti dicessi che avevo completamente rimosso la storia del video e del nostro “compito” , fino a che non ho, stupidamente, deciso di fare quella domanda?» chiede sperando di essere creduto.
 
Robert riporta, sorpreso, lo sguardo su Jude e lo vede mentre si guarda e si tortura le mani; sorride e sente di nuovo quella voglia di scherzare e ridere con lui, ma ora non è il momento e, non sa perché, è convinto che, se farà la mossa giusta, avrà tantissimo tempo per poterlo fare di nuovo. Ma qual è la mossa giusta?
 
«Davvero» riprende, Jude, senza guardarlo, mentre Robert cerca una soluzione alla sua domanda «ho agito d’istinto, volevo farlo e l’ho fatto, avevo dimenticato il perché eravamo qui e ora mi sento decisamente patetico a dovermi giustificare, ma, e ora penserai che io sia pazzo, ho percepito che per te è stato lo stesso. Perdonami se mi son…»
 
Anche Jude, come Robert prima, non può terminare la frase perché le sue labbra vengono chiamate a svolgere un altro compito: baciare quelle del moro che è tornato a stringerlo. Questa, questa è la mossa giusta.
 
 
 
 
«Cosa succede adesso?» chiede, insicuro, Robert, nascondendo il viso nel collo di Jude, dopo aver regolato il respiro.
 
«Allora, potremmo tornare alle nostre vite e dimenticare tutto…» risponde il biondo mentre, distrattamente, fa scorrere le dita tra i capelli di Robert che, terrorizzato da quell’opzione, s’irrigidisce «o potremmo andare a prendere un caffè insieme» continua Jude, sorridendo.
 
«Perché non un the?» propone Robert, uscendo dal suo nascondiglio, sorridente e rilassato.
 
«The, caffè… hanno davvero importanza?» domanda, filosofico, Jude, guardandolo negli occhi.
 
«No, non credo»  risponde, ridacchiando, il moro «se porti con te il tuo sorriso, i tuoi occhi e il tuo accento, anche un bicchiere d’acqua avrebbe un sapore speciale».
 
 
 
 
 
 
 
Hanno scelto: seduti al tavolino di quel piccolo bar, che fa angolo sul marciapiede, in un incrocio molto trafficato,  mentre ridono e bevono un frullato. Non sentono niente, Robert e Jude; si raccontano e l’unico rumore che odono sono le loro voci.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, quello che scrivo è frutto della mia fantasia (talvolta perversa) e sicuramente non ricavo niente da tutto questo.


 

Nda: Sono io, ancora :) volevo pubblicare qualcosa per il compleanno di Robert, lo so che è stato ieri, ma non ho avuto tempo di pubblicare prima di adesso e poi volevo lasciare qualcos’altro prima di scomparire per un tempo indeterminato.
Come scritto nella descrizione, ho preso spunto da quel video che girava, e gira ancora, in rete dove si vedono degli estranei baciarsi per la prima volta.
Non so perché mi è venuta in mente, ma mi andava di immaginare che per qualcuno di loro sia scattato qualcosa durante quella dimostrazione e, quindi, ho voluto trasferire questa mia personale visione, su Robert e Jude. Che ne dite, ci sta bene?
 
Se volete dite la vostra, io vi ascolto ^_^
 
Spero di poter tornare il prima possibile, un bacione.
Lela.
   
 
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