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Autore: _SamanthadettaSam_    05/04/2014    4 recensioni
Dal testo:
"- Davvero pensi di poterti nascondere, di scappare da questo inferno chiamato Dark Lake? ahahahahah -
La vecchia si alzò dalla sedia, incrociando i suoi occhi spenti in quelli glaciali del ragazzo.
- Potresti farlo sai? Scappare da qui, e rifarti una vita. Ma a Lei basterà annusare l'aria, e in meno di un minuto, sarà già sulle tue tracce. E senza che tu te ne renda conto, ti troverai il suo fiato sul collo, e i suoi denti nella tua carne. -"
Un'antica creatura si è risvegliata,
Una città maledetta,
Sei ragazzi speciali,
Il destino dei propri cari è nelle loro mani.
"Non si può scappare dalla Creatura.
Non si può scappare da Dark Lake."
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Dark Lake - Capitolo 10

Scott chiuse la zip dello zaino, dopo averci messo tutto il necessario. Il suo sguardo si spostò verso il bigliettino vicino allo zaino, sul letto.
"Prepara i bagagli. Tra due giorni presentati al Burrone dei Lamenti all'alba. È arrivato il momento di vedere. "
È arrivato il momento di vedere...
Egli non aspettava altro. Sarebbero andati nel fantomatico Regno di Fara, per prepararsi alla battaglia contro la Creatura. Almeno così gli aveva detto Dawn quando, due giorni fa con Zoey, era andato lì per la sua Cerimonia.
Al pensiero di quella giornata, si massaggiò i polsi.
Sulla sinistra vi era una pietra di color turchese, con qualche macchietta nera. Dall'altro polso vi era una pietra molto brillante celeste, di un colore simile all'altra. Le guardò per un altro po', storcendo il naso.
Come le nascondeva?
Aprì il comodino e cercò qualcosa che potesse coprirgli i polsi. Poteva semplicemente cambiarsi e indossare una maglietta a maniche lunghe, ma non ne aveva voglia. All'improvviso trovò un paio di braccialetti adatti.
Erano di pelle ed uno era molto semplice, l'altro aveva una piccola incisione. Due lettere scritte con una calligrafia leggera e tutta fronzoli:

DS

La S era stata scritta in modo da incrociarla con la D, rendendo l'incisione armoniosa.
La vista di quel bracciale lo portò indietro con la mente, molto indietro

*Inizio Flashback*
- Buon Natale Scott! - Esclamò la bambina, porgendo all'altro una piccola scatolina. Egli l'aprì cauto, diffidente. Al suo interno vi era un bracciale in pelle, molto semplice.
- L'ho preso uguale al mio ti piace? Stai tranquillo però, è pelle sintetica. - Disse lei con un grande sorriso. Il bambino non disse niente e in silenzio si mise il bracciale. Gli andava larghissimo.
- L'ho preso grande così potrai metterlo anche quando crescerai. - La bionda piegò di lato la testa notando qualcosa nascosto dietro Scott.
- Mi hai fatto anche tu un regalo? - A quelle parole, il rosso sbuffò infastidito.
Se ne era accorta.
Prese il pacchettino e lo lanciò letteralmente contro la bambina. Non era abituato a fare regali a qualcuno, a pensare agli altri insomma.
Si comportava male per mantenere la sua reputazione da cattivo, e per difendere il suo enorme orgoglio.
Ella scartò in fretta e felice il pacchetto, sussurrando un grande oh quando vide cosa c'era al suo interno:
Una piccola lepre completamente intagliata nel legno. La bionda sorrise felice e si lanciò tra le braccia di Scott, abbracciandolo stretto.
- Grazie Scott. È il più bel regalo che qualcuno mi abbia mai fatto! Grazie grazie. -
Il rosso rimase impietrito per un attimo, ma poi abbandonò il suo scudo e strinse a sua volta la piccoletta a sé.
*Fine Flashback*

Il bracciale con l'incisione l'aveva preso quando, purtroppo, ritrovò il cadavere della ragazza galleggiare sulla superficie del lago.
Quel giorno senza esitazioni si gettò in acqua per salvarla.
Ma era troppo tardi.
La portò a riva e cercò di rianimarla più volte senza fermarsi o arrendersi.
Ma non si poteva più fare niente. Quel giorno, nel momento in cui guardò il volto della bionda ormai morta, una parte di lui morì anch'essa. Per tenerla ancora legata al resto di sé, prese il bracciale che lei aveva al polso.
Ogni volta che pensava a quel giorno, una fitta al cuore lo colpiva. Non l'avrebbe mai ammesso neanche a se stesso, ma quella ragazza gli era entrata sotto pelle.
Si mise i bracciali che adesso gli calzavano a pennello, prese lo zaino e uscì. Fuori faceva molto freddo ma Scott non lo sentiva, neanche con la maglia a maniche corte. Era sempre stato così: non soffriva il freddo, come se un fuoco dentro di lui lo tenesse costantemente caldo.
Non per niente era il Guardiano del fuoco. Camminò per la città fischiettando, mentre di dirigeva da Duncan. All'improvviso delle voci attirarono la sua attenzione. Si avvicinò al vicolo dove due poliziotti stavano parlando di... Duncan!
Appena riuscì a capire di cosa stavano discutendo, sgranò gli occhi e corse verso la casa di Geoff e Brigette.
"Merda! Ci mancava solo questo!"

***

- Hai preso tutto? -
- Tranquilla Brigette. È tutto qua dentro. - Disse Duncan, indicando il borsone sul divano.
- Ci dispiace che te ne vada, ma sappiamo che in questo momento Gwen ha bisogno a te... - Disse Geoff.
Duncan non gli aveva detto della storia dei Guardiani. Non voleva coinvolgerli in pericoli inutili. Gli aveva detto che si sarebbe trasferito da Gwen per starle vicino dopo la morte di Trent.
Indossò la felpa rossa e si mise il borsone in spalla, per poi guardare i due.
- Be' ragazzi è stato un piacere essere ospitato da voi. - Ghignò lui. Geoff gli strinse la mano in segno fraterno, mentre Brigette lo abbracciò forte.
- Non sparire come al tuo solito va bene? - Scherzò lei, scompigliandogli i capelli.
In quel preciso istante, qualcuno bussò alla porta con insistenza.
Geoff aprì la porta e nel soggiorno entrò uno Scott trafelato.
- Duncan ti hanno incastrato! La polizia sta venendo a prenderti... - Esalò lui, col fiato corto per la corsa.
- Che stai dicendo Scott? - 
- Stanno venendo ad arrestarti per l'omicidio di Trent. - Bastò quella frase per far crollare tutto, e far tornare nel corpo del punk la paura.
Sentiva già indistintamente il rumore della sedia elettrica.
- Devi scappare Duncan, ti devi nascondere! - Esclamò Geoff.
Scott e Duncan si guardarono negli occhi.
Sapevano dove andare.
Senza dire niente, in fretta uscirono e corsero per le vie della città.
Verso il burrone.
Il moro si alzò in fretta il cappuccio in testa per non essere visto, mentre le gambe correvano sempre più veloci.
Verso la salvezza.

***

- Non abbiamo tempo per spiegare, fai quello che devi fare Dana. E fallo in fretta! - Urlò Duncan appena arrivò vicino al burrone.
- Cosa succede si può sapere? – Chiese lei, sorpresa dal vedere i due arrivare ansimanti e il punk con lo sguardo terrorizzato. La risposta alla sua domanda arrivò quasi subito con il rumore dei cani e le voci dei poliziotti.
- Vogliono arrestarmi, ti spiegherò tutto dopo. Adesso devi aprire quel portale però, subito! – Esclamò il moro, incitandola a fare presto.
Ella lo guardò per un attimo poi gli diede le spalle e, allargando le braccia, recitò la formula magica. Dal burrone fuoriuscì immediatamente un raggio di luce accecante, di un colore quasi indefinito. Il fascio si contorse su se stesso per poi gettarsi di nuovo in fondo al burrone, esplodendo in tanti piccoli brandelli che cominciarono a fluttuare sul prato di Raggi di luna.
Dana e Dawn si guardarono negli occhi, complici.
- Adesso dovete fidarvi di noi. Il Portale per il Regno di Fara si trova nel Burrone dei Lamenti e l’unico modo per attraversarlo è… gettarsi da qui. – Quella frase ebbe il potere di spargere il panico tra i Guardiani. Tutti protestarono per molto e solo l’abbaiare dei cani, ora più vicino, li zittì.
Il gruppo si guardò negli occhi uno ad uno, per poi rivolgere la loro attenzione verso la rossa.
Fu Scott a pronunciare ciò che tutti avevano concordato con quel semplice scambio di sguardi.
- Facciamolo. –
Dana annuì e gli diede le ultime istruzioni prima del salto. A compiere quel gesto per primo fu Dawn, già abituata ai viaggi con i portali, poi fu il turno di Scott e degli altri.
Duncan rimase per ultimo, ancora diffidente se saltare o no.
Si sporse dall’orlo del burrone, osservando il mulinello di luce viola-argentea che turbinava a mezz’aria.
Il portale.
- Fermo Duncan non costringermi a sparare! – La voce dello sceriffo Alejandro fece raggelare il sangue del moro, mentre le sue orecchie erano invase dal fastidioso rumore della sedia elettrica accesa e pronta ad accoglierlo nel suo mortale ed elettrico abbraccio.
Egli si girò di poco in modo da poter vedere i poliziotti al limitare del prato con la coda dell’occhio.
Fu quello il momento in cui si convinse a saltare.

E lo fece.

Si gettò nel vuoto, la mano che stringeva il borsone e l’altra aperta che saggiava l’aria. Il portale si avvicinava sempre di più a lui e, quando fu a poca distanza dal suo obbiettivo, chiuse gli occhi.
Sperando di non schiantarsi nel fiumiciattolo molto più in basso.

***

La prima cosa che il moro vide fu un soffitto a forma di guscio d’uovo, composto completamente da vetrate colorate disposte a motivi geometrici.
Sentiva chiaramente il suono di una banda che recitava una melodia strana e gioiosa. La mano di Gwen venne subito in suo soccorso, aiutandolo a rialzarlo. Si trovava assieme agli altri Guardiani in una grande e alta sala. Al centro di essa vi era un altare dove turbinava in un cerchio di pietra il portale che probabilmente avevano attraversato. Quello che però colpì di più il ragazzo fu l’incredibile folla che popolava quella sala. Erano tutti molto alti e i loro occhi erano completamente privi di sclera, come quelli di Dana d’altronde. Quei volti erano così somiglianti a quello di Evelyne, che quasi si spaventò di ciò. Quel luogo però fece nascere in lui una strana sensazione.
Si sentiva stranamente come tornato a casa lì...
Il perché non lo sapeva.
- Tutto bene? - La voce di Gwen lo risvegliò dai suoi pensieri.
- Un po' scombussolato ma tranquilla, ho la pellaccia dura. - La rassicurò lui. Solo in quel momento si accorse che la sua mano stringeva ancora quella della mora, che l'aveva aiutato ad alzarsi. Entrambi guardarono quelle mani intrecciate per chissà quanto tempo, come ipnotizzati.
Ne l'uno ne l'altro però sciolsero quella presa anzi la rafforzarono, come a darsi forza a vicenda.
Avrebbero parlato di tutto dopo, da soli.
La musica all'improvviso si fermò, mentre la folla si apriva in due e le trombe annunciarono l'arrivo di due lussuose carrozze.
- Udite udite. Inchinatevi tutti davanti a sua maestà la regina di Fara, Marylee la Saggia e suo figlio il principe ereditario e futuro re, Alucard. - Disse una voce dalla folla. Duncan non riuscì a vedere di chi fosse quella voce, ma vide chiaramente chi essa aveva annunciato.
Dalla prima carrozza, quella decorata con oro e pietre preziose, scese la figura di una donna. Non si capiva molto bene quanti anni avesse, ma di una cosa Duncan fu sicuro fin dal primo momento che la vide:
Che era molto bella, bella come sua madre.
Il suo viso, la forma dei suoi occhi, il suo portamento tutto rimandava alla mente del ragazzo la figura della madre.
E questo lo spaventava molto.
Ella portava i capelli lunghi di color dell'argento, sciolti e adagiati sulle sue spalle, la sua carnagione era molto chiara e anche i suoi occhi erano molto chiari, di un grigio vicino al bianco. Dietro di lei, fermo vicino alla carrozza, un uomo dal lunghi capelli castani e gli occhi verdi lo fissava insistentemente.
Quello sguardo non gli piaceva per niente.
La donna si avvicinò a loro, mentre la folla intorno a lei si inchinava al suo passaggio o le lanciava fiori.
Quando arrivò di fronte a loro il moro ebbe la certezza che quella donna era identica a Evelyne.
"Come è possibile...?"
- Benvenuti nel Regno di Fara Guardiani. Io sono la regina Marylee e per oggi, sarò la vostra guida. Se volete seguirmi in carrozza. - Annunciò la regina, indicandogli i veicoli fermi fuori.
Il gruppo si spostò fuori, con gli occhi di tutti puntati addosso. Appena si avvicinarono abbastanza, il principe gli andò incontro e, senza salutare nessuno, strinse a sé Dawn, baciandola con sentimento. Duncan si voltò indietro verso Scott. Il ragazzo si era irrigidito e digrignava i denti furioso, il suo sguardo era fisso su quella romantica scenetta. Egli sapeva benissimo il legame che c'era tra i due e, anche se nessuno gli aveva detto niente, era a conoscenza anche dei sentimenti che popolavano il cuore del rosso verso quella ragazza. Quella visione della Iena infuriata voleva dire solo una cosa:

guai in vista.

Il gruppo fu diviso in due ed egli si ritrovò con Gwen, Dana e la regina. 
Dopo che la sovrana salutò la folla, salirono sulle carrozze e partirono. Lì Duncan vide qualcosa di sconvolgente: all'interno della loro carrozza vi era una bambina vestita con un abito raffinato quasi quanto la regina. La cosa che sconvolse di più il moro fu il fatto che era identica alla madre Evelyne. Duncan rimase immobile a fissarla per circa metà del viaggio, mentre la regina illustrava le terre che percorrevano a gran velocità. - Questa è la mia figlia più piccola, Adeline. Hai intenzione di fissarla ancora per molto? - Ghignò lei, vedendo l'imbarazzo della figlia per colpa di quello sguardo. - Mi dispiace. È solo che vostra figlia assomiglia molto a una persona speciale per me. - Si giustificò lui, maledicendosi per la figuraccia. La donna guardò prima lui e poi la figlia, con uno sguardo che sembrava fosse partita lontano. - Anche a me ricorda una persona speciale... - Si limitò a dire la donna, mentre il suo sguardo si fece più triste. La bambina a quella vista, abbracciò la madre e così il resto del viaggio trascorse in silenzio.

***

Dawn stava con quello?!? Non ci poteva credere. È la cosa peggiore era che il suo caro marito continuava a fissare Scott. Come un cane che proclama allo sfidante il proprio territorio. Non sapeva perché il principe continuasse a fissarlo in quel modo, ma sapeva per certo che non avrebbe resistito ancora per molto. - Quindi tu sei il marito di Dawn... - Disse vago lui, approfittando del fatto che la bionda si era addormentata tra le braccia del moro.
E a quella visione, la voglia di scaraventare fuori di lì quell'uomo aumentò ancora di più.
L'aveva sentito dire da una donna nella folla quando i due si stavano baciando, che i due fossero sposati.
E una parte di lui sperava che fosse tutto falso.
- Siamo sposati da cinque anni. - Mormorò il principe, senza distogliere lo sguardo dal suo "nemico".
Il rosso girò il capo verso il finestrino, guardando distrattamente l'immensa distesa di sabbia che si presentava ai suoi occhi.
Il paesaggio lì era strano: si passava molto bruscamente dalla neve alla sabbia al verde, dalla pianura alle montagne al mare. Quasi perdevi il senso dell'orientamento.
- Non te l'ha detto? - Chiese Alucard, dopo un lungo periodo di silenzio.
- Non ci aveva accennato niente di tutto ciò... - Si limitò a dire Zoey che assieme a Mike stavano assistendo a quella scena.
Il principe passò in rassegna i volti di tutti i presenti nella carrozza, fino a incatenare di nuovo il suo sguardo con quello di Scott.
- Allora non sapete niente neanche del bambino... - Dichiarò l'uomo, accarezzando il ventre della sua compagna. In quel preciso istante, mentre lo stupore dilagò tra i presenti, mentre il cocchiere annunciava che il castello era in vista e mentre Dawn si svegliò incrociando i loro sguardi quel poco che era rimasto integro dell'animo di Scott fino a quel momento si distrusse del tutto.

Angolo dell'Autrice:
Cucù! Eccomi qua!
La vostra Sammy è tornata bella fresca dalla gitarella in Liguria/Costa Azzurra con...
QUESTO FANTASTICO CAPITOLO!!!!
Che, per colpa di quello che ho scritto, mi ucciderete di sicuro u.u
A me e a Alucard sicuramente xD

Comunque qui sotto ecco le pietre di Scott, che tutti volevano vedere :D
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Turchese (pietra del Sagittario)
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Topazio (pietra dello Scorpione)
Qui invece le immagini della regina Marylee e del principe Alucard...
Immaginateli con gli occhi senza sclera (purtroppo non ho trovato volti con occhi del genere -.-
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Ecco a voi la regina (bella eh...?)
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Ed ecco a voi Alucard (che tanto odiate xD)
E con questo mi congedo da voi e vi auguro una buonanotte.
A lunedì
Un bacione:^.^:

Sammy
   
 
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