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Autore: Hufflebubble    06/04/2014    1 recensioni
[Crossover Harry Potter - Once upon a time]
Severus vuole viaggiare con la polvere volante, ma della cenere del camino gli finisce in bocca e sbaglia a pronunciare la destinazione.
Dal testo:
"Mise un piede tra le fiamme, diede uno strattone al mantello per portarselo dietro alla schiena e si girò verso la sua stanza. Ma non si era accorto che il mantello aveva sollevato una gran quantità di polvere e cenere, che non appena inspirò per dire la destinazione gli entrò in naso e bocca, facendolo tossire. Di conseguenza gli uscì una cosa che suonava tanto come “…story brook”, tra un colpo di tosse e l’altro."
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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polvere

Polvere volante





Un manto scuro era sceso sul castello di Hogwarts, e non solo perché stava diventando notte. Ormai anche di giorno dense nubi nere coprivano quel cielo che era stato azzurro e limpido per molti anni. Non si vedeva un raggio di sole da tantissimi giorni, presagio che la guerra si stava avvicinando, ineluttabile.
Un manto scuro era quello che copriva i vestiti neri dell’uomo che in quel momento si trovava nell’ufficio del Preside, e che guardava quel cielo fuori dalla finestra della torre.
Ma un manto scuro era calato anche sulla mano dell’uomo che stava seduto dietro di lui, in quella stessa stanza. Quella mano che diventava sempre più nera e avvizzita ogni giorno che passava, e che, entrambi sapevano, avrebbe presto portato alla morte colui alla quale apparteneva.

Silente aveva da qualche giorno posto sulle spalle di Severus Piton un enorme fardello, che avrebbe portato l’anima di quell’uomo, che aveva passato una vita infernale, alla distruzione definitiva. Ma Severus non voleva arrendersi, anche se in cuor suo sapeva che quella mano era stata colpita da una maledizione troppo potente e oscura per poter essere annullata, e avrebbe fatto di tutto, a qualsiasi costo, pur di cercare di limitare le sofferenze dell’anziano preside.
Davanti a quel cielo maledetto pensò che c’era un ultimo tentativo da fare. Magari Albus non sarebbe guarito, ma magari avrebbe potuto stare meglio.
Così si girò, con un cenno del capo salutò l’unico uomo che aveva riposto in lui piena fiducia e con un fruscio del mantello uscì dall’ufficio, diretto ai suoi alloggi nei sotterranei del castello.
Una volta giunto lì andò a sedersi sulla vecchia poltrona verde nell’angolo della stanza, e si concesse un bicchiere di idromele, come tutte le volte che si sentiva troppo stanco di quella vita di doppiogiochista e spia. Intanto che assaporava quella bevanda dal gusto fortemente aromatico, si perse nei suoi pensieri.
Ma all’improvviso ebbe un’illuminazione, e si diede mentalmente dello stupido per non averci pensato prima.
C’era ancora un posto in cui avrebbe potuto cercare un rimedio per la mano di Silente: un’anonima libreria in un vicolo buio di Londra. Quel negozio, History Book, era gestito da un mago, Fridrich Blackburn. L’anziano mago si spacciava per un semplice Babbano, e infatti in quel negozio era possibile trovare alcuni dei più famosi libri nel mondo dei non-maghi, ma nascosti tra gli altri, sulle mensole impolverate degli antichi scaffali, si trovavano libri su erbe e funghi magici, incantesimi e pozioni. Ma a Severus interessava il retro di quel piccolo negozietto, dove il signor Blackburn teneva alcuni libri di magia oscura risalenti al Medioevo. In quei volumi, di cui pochissimi conoscevano l’esistenza, erano custoditi magie e incantesimi che avrebbero fatto morire d’invidia persino il Signore Oscuro in persona. E segreti dovevano rimanere.
Ma Severus era molto amico di Fridrich, ed era sicuro che gli avrebbe permesso di consultarli senza nessuna esitazione. Ed era anche quasi sicuro che avrebbe trovato una qualche pozione o incantesimo in grado di ridurre, se non addirittura annullare, la maledizione che aveva colpito la mano del preside.
Deciso a raggiungere il negozio il prima possibile, finì di bere l’idromele rimasto nel bicchiere, si mise il mantello da viaggio, molto più ampio di quello che teneva di solito e con un grande cappuccio che in caso di necessità gli avrebbe nascosto completamente il volto, e si avvicinò al grande camino spento. Prese una manciata di Metropolvere dal barattolo sulla mensola del camino e la gettò nel camino, da cui si levarono immediatamente delle alte fiamme smeraldine.
Mise un piede tra le fiamme, diede uno strattone al mantello per portarselo dietro alla schiena e si girò verso la sua stanza. Ma non si era accorto che il mantello aveva sollevato una gran quantità di polvere e cenere, che non appena inspirò per dire la destinazione gli entrò in naso e bocca, facendolo tossire. Di conseguenza gli uscì una cosa che suonava tanto come “…story brook”, tra un colpo di tosse e l’altro.
Non appena pronunciò la destinazione, le fiamme verdi lo avvolsero e lo strapparono dal suo ufficio. Quando quel brevissimo viaggio, che causava sempre a Severus un senso di nausea nonostante fosse sua abitudine spostarsi così, terminò, il giovane professore si aspettava di trovarsi nel camino nel retro del negozio del vecchio libraio. Ma il viaggio non era andato a buon fine.
Severus si accorse subito di non essere nel posto giusto: invece di trovarsi in uno stanzino pieno di libri polverosi impilati su scaffali alti fino al soffitto era finito sì nel retro di un negozio, ma questo era completamente diverso. Prima di tutto era molto più largo e non c'era un filo di polvere neanche negli angoli più remoti, e poi era più simile a un negozio di antiquariato che a una libreria. Era pieno di oggetti d'epoca, e alcuni dovevano valere anche parecchio.
Severus si soffermò un attimo a vedere quegli strani aggeggi, sicuramente Babbani, e iniziò subito dopo a chiedersi come fosse possibile esser arrivato in un luogo non appartenente al mondo magico. Il dubbio iniziò a insinuarsi in lui, così decise che voleva saperne di più. Notò di fronte a lui una tenda, a cui si avvicinò cautamente, senza far rumore, cosa che per lui non era affatto un problema, visto che era abituato a muoversi senza farsi vedere né sentire.
Scostò un lembo della spessa tenda, in modo da dare una rapida sbirciata, e vide che dall'altra parte c'era una stanza simile a quella in cui si trovava, solo molto più grande, e capì anche che doveva trovarsi in un negozio. Rimase immobile il tempo che bastava per capire che quel luogo era vuoto, e si azzardò a uscire per dare un'occhiata.
Vide un bancone con un ripiano di vetro, sotto cui stavano gli oggetti più disparati. Sopra al bancone c'era una specie di mappamondo strano, perché era tutto bianco e aveva una punta acuminata in cima. Poco più avanti, appeso al soffitto, c'era un grande anello, appeso a una catena, da cui pendevano degli animaletti in vetro che tintinnarono al suo passaggio con lo spostamento d'aria. Trovò la cosa assai interessante e si incantò un attimo a guardarlo, immaginandoselo appeso sopra a una culla. Questo gli fece venire in mente come lui non avesse mai avuto niente di simile da piccolo, procurandogli una fitta di dolore.
Incantato dagli animali in vetro non si era accorto che la porta d'ingresso si era aperta silenziosamente, ed era entrato un uomo, probabilmente il padrone del negozio. Severus notò la sua presenza solo quando lo sconosciuto si schiarì la voce, per attirare la sua attenzione, facendo sussultare il giovane mago, che si maledì mentalmente per quell'attimo di distrazione.
  
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