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Autore: Dazel    06/04/2014    7 recensioni
Jonghyun aveva troppe cose da dire, ma non aveva il ccoraggio di aprire la bocca e lasciare che i pensieri uscissero semplicemente fuori. Da quando aveva letto il diario di Kibum aveva realizzato che i suoi sospetti non erano del tutto infondati.
Il ragazzo era innamorato di lui .
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kim Jonghyun e 101 modi di fare la cosa sbagliata.'
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Spin off #3
Kim Jonghyun e 101 modi di fare la cosa sbagliata


La stazione centrale di Seoul era più gremita che mai. Persone di ogni età camminavano con passo rapido verso il proprio vagone, controllando per l'ultima volta il proprio biglietto e trascinandosi dietro pesanti trolley. Il vociare dei parenti che si salutavano, degli altoparlanti che annunciavano gli arrivi e le partenze dei treni e dei passeggeri che parlavano copiosamente al telefono si sovrapponevano tra loro, creando un trambusto sopra il quale era difficile capirsi.

Kibum aveva riassunto il suo guardaroba in due grosse valige. Sembrava dovesse trasferirsi per sempre, invece tutta quella roba – secondo il suo parere – era l'indispensabile per sopravvivere venti giorni. Jonghyun non aveva aperto bocca in merito (in effetti, dallo spiacevole episodio del compleanno di Minho non aveva più avuto il coraggio di cercare un dialogo con l'altro), ma aveva pensato che lui per una ventina di giorni fuori casa, si sarebbe portato meno della metà della roba. Kibum era il solito esagerato, ma in quel momento non era importante. Jonghyun combatteva con il nervosismo e l'imbarazzo, domandandosi se fosse il destino o una sfortunata coincidenza, quella.

Il manager che doveva accompagnare Kibum in stazione, avrebbe dovuto portare Jonghyun solo un'ora più tardi in ospedale per una visita all'anca. Dovevano fare degli accertamenti e discutere se fosse da operare o meno, e siccome la stazione non distava poi così tanto dall'ospedale, il manager aveva deciso che era il caso di prendere due piccioni con una fava, portandosi dietro Jonghyun. Era così strano stare assieme ora, senza nessun altro intorno (a parte la flotta di sconosciuti) e con il manager che controllava di continuo l'orologio.

«Beh, ragazzi, io andrei a prendere un caffè» aveva detto l'uomo «Non è un problema se vi lascio soli per una decina di minuti, vero?»

Nessuno dei due disse nulla, quindi il manager interpretò il silenzio come più gli conveniva e si allontanò verso il bar più vicino. La tensione trai due era così intensa da poter essere tagliata con un coltello. Jonghyun aveva troppe cose da dire, ma non aveva il coraggio di aprire la bocca e lasciare che i pensieri uscissero semplicemente fuori. Da quando aveva letto il diario di Kibum (o almeno, parte di esso. Era arrivato più o meno a metà, non aveva mai troppo tempo per proseguire la lettura senza venir scoperto) aveva realizzato che i suoi sospetti non erano del tutto infondati. Il ragazzo era innamorato di lui (come aveva già sospettato in precedenza), provava risentimento per la storia di Se Kyung (ci avrebbe scommesso) ed era in costante bilico tra “lo amo è tutto per me” e “lo odio, spero che crepi”. Lui lo aveva capito, aveva cercato di realizzare la cosa e accettarla, ma ora era diverso. Kibum ora sapeva che lui sapeva e questo era – imbarazzante. Jonghyun non aveva idea di come comportarsi.

Una sferzata d'aria gelida gli colpì la faccia, facendolo rabbrividire. Affondò di più le mani nelle tasche del suo cappotto e socchiuse gli occhi. Cosa doveva fare? Oramai passava le notte a tormentarsi chiedendosi cosa lui provasse per Kibum. Era chiaro che non poteva considerarlo solo un amico, dal momento che era l'unico ragazzo che desiderava baciare o toccare. Non avrebbe mai fatto la stessa cosa con uno degli altri, anzi, il solo pensiero lo disgustava un po'. Allora perché con Kibum era diverso? Era pur sempre un ragazzo, ed era un suo amico, quindi non doveva cambiare poi molto da lui e, esempio, Minho. Forse il problema era proprio quello: siccome era Kibum allora tutto sembrava semplice e giusto agli occhi di Jonghyun.

A volte gli sembrava di impazzire, perché tutto quello che voleva fare era baciarlo, baciarlo e baciarlo fino a fargli diventare le labbra rosse e gli occhi lucidi.

Spostò lo sguardo su Kibum. Non lo avrebbe visto almeno fino a gennaio, loro erano in un momento delicato e non sapeva se le cose sarebbero cambiate per sempre dopo quella pausa. Ne era terrorizzato. Kibum era la cosa più preziosa per lui, non poteva immaginare che tra loro le cose restassero per sempre così fredde. Non ci poteva nemmeno pensare. Lui amava parlare con Kibum, amava scherzare e ridere assieme a lui, uscire assieme, chiacchierare fino a notte fonda, amava in modo quasi ossessivo la forma della sua bocca, il suo sapore e la morbidezza delle sue labbra contro le proprie. Amava tutte quelle cose, semplicemente perché amava Kibum.

E non poteva rischiare di perderlo così solo per codardia. Se fosse accaduto, non se lo sarebbe mai perdonato.

D'improvviso, senza alcuna anticipazione, prese Kibum per un polso e lo tirò in un angolo nascosto a ridosso di un'edicola. «Che cavolo-» iniziò Kibum, frastornato dal suo gesto improvviso, ma Jonghyun si ripeté che se non lo avesse fatto in quel momento allora probabilmente non ci sarebbe riuscito mai più. Gli prese il viso tra le mani e gli baciò piano le labbra, sentendo il cuore quasi esplodergli nel petto. «Ti amo.» sussurrò prima di baciarlo di nuovo.

Kibum sgranò gli occhi, incapace di fare qualsiasi cosa, persino di respirare. Per qualche istante rimase così, fino a quando non sentì il corpo di Jonghyun premersi di più contro il suo. Lo shock si dissipò e cominciò a ricambiare il bacio, passando le mani trai capelli di Jonghyun e tirandoli piani. Lo amava. Era così sconvolto, mai nella vita si sarebbe aspettato una tale dichiarazione, eppure era arrivata. Sarebbe rimasto lì a baciarlo per sempre, se solo avesse potuto.

I macchinisti cominciarono a fischiare, segnalando che da lì a breve il treno sarebbe partito. Kibum fu costretto a staccarsi da Jonghyun e lo guardò con rimprovero. «Dannazione, Jonghyun, hai il tempismo più orribile nella storia dei tempismi orribili» lo baciò di nuovo, brevemente, e poi sorrise.

«Scrivimi quando sei arrivato» fece Jonghyun sfiorandogli la mano con le dita. «Okay?»

«Sì, lo farò»

   
 
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