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Autore: zoey_gwen    06/04/2014    0 recensioni
*storia scritta in collaborazione con Sara_Rocker*
Ciaooo! Sono Gwen, ma ormai qualcuno di voi dovrebbe conoscermi :3
Ho deciso di scrivere questa storia con la mia amica Sara, dato che è una scrittrice fantastica e
dato che avevamo l'ispirazione... Così, ecco qua questa long!
Parla di Gwen, una dama aristocratica del 1775, che vive insieme al suo ricco futuro sposo,
Trent. Cosa succederà quando proprio quest'ultimo deciderà di invitare al matrimonio, come futuro sposo,
il sergente militare Duncan, un suo vecchio amico d'infanzia?
Una storia ricca di amore, passione e colpi di scena, tutta da vivere insieme ai suoi protagonisti.
*Love In War*
Il link di Sara_Rocker: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=216786
Dolci :3
Gwen&Sara
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo IV

 

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Gwendoline si riscosse dai pensieri impertinenti che le solcavano la mente, tutti contornati da una diffidenza ormai senza ingiunzioni: Duncan era beffardo, sarcastico e a dir poco sgradevole negli atteggiamenti rozzi ai quali era abituato, ma allo stesso tempo era intrigante ed ammaliante, era inebriata e bramosa, infondo di poterlo conoscere.

Ma il tutto induceva poi un'osservazione che le creava scompiglio nella mente: era comunque un Americano, un popolo oltreoceano pressochè particolare, il quale aveva coniato molte designazioni nei confronti dei Britannici; dei repressori, infidi e bugiardi, vogliosi di potere.

Raccolse l'ombrellino dai toni scuri, ancora rintanato sull'erba fresca, e lo dischiuse, poggiandolo sulla spalla; infine lo aprì e si parò dai tiepidi e fievoli raggi di sole della quale si beava solitamente.

Rientrò successivamente nella sfarzosa tenuta, osservando come la borghesia al di fuori di quella settecentesca villa fosse manifesta; la vita del popolino scorreva con intoppi e difficoltà, ma non necessitava di compostezze che talvolta potevano procurare imbarazzi e timori.

Sfilò nei corridoi del palazzo, arricchiti dalle numerose decorazioni e dai mobili pregiati, finchè giunse alla sala da pranzo; Duncan era seduto dinnanzi a Mr.Wright e dialogava loquacemente con questo, raccontando della vita ardua e, talvolta, cruenta, che si riservava nelle Caserme.

Il braccio, fasciato nelle garze, era poggiato al di sotto della giacca di velluto pregiato, confezionata appositamente per l'Americano, sotto la quale nascondeva il rovinoso avambraccio.

Appena Trent si accorse della snella figura della sua amata, arretrò lo schienale della sedia per permettere a Gwen di sedersi; la ragazza sollevò la veste verde smeraldo e abbassò il capo sul cibo già servito, per permettere alle guance di imporporarsi, essendo celate.

-So che Gwendoline ama molto i cavalli... Ecco una cosa che ci accomuna. Io avevo un favoloso purosangue, dal manto bianco e dai muscoli possenti, che purtroppo è perito in guerra.- la gotica alzò lo sguardo, colpita da quella confessione che, ne era consona, era costato al punk un incredibile coraggio, di cui non ne aveva carenza; si vergognò immediatamente di aver coniato così tanto designo nei confronti dell'uomo, il quale non aveva fatto nulla di così sdegnevole.

-Oh.. Mi spiace davvero, signor Reed.- sussurrò Gwendoline, palesemente sconfortata, per poi portarsi alle labbra il calice d'argento in cui oscillava il pregiato vino scuro; bevve un sorso, senza però perdere di vista il volto di Duncan, il quale sembrava essersi ripreso e chiacchierava spensieratamente con il Lord.

-Beh, Duncan.- professò questo, non trattenendo un apertura del sorriso dolce che, da tempo, provocava un rossore tenue sulle guance di Gwen -Cosa ne direste se andassimo a cavalcare nei pressi del molo? Mi farebbe piacere se accettassi, poiché vorremmo trovare un modo più che accogliente per accoglierti. D'altronde, avrai bisogno d'asilo per molti mesi, a giudicare dalle garze intinse di sangue che vi circondano il braccio.- Duncan asserì con il capo, imprecando leggermente alla vista del sangue rappreso dilagatosi sulla fasciatura, per poi alzarsi da tavola con fare goffo e prendere una fotografia in bianco e nero piuttosto sbiadita, raffigurante una bella ragazza dai grandi occhi scuri e dai setosi capelli dai toni più tenui; sorrideva ampiamente e sembrava una ragazza normale, senza troppo sfarzo o prosperità nelle proprie tasche.

-Chi è questa deliziosa fanciulla?- domandò il moro, professando ciò che non aveva avuto il coraggio di fare la futura moglie; Duncan si abbandonò ad un sorriso dolce in cui non nascose la commozione provata nel rivedere il volto che, da tempo, bramava di carezzare -Si chiama Courtney Elizabeth Dayer. L'ultima volta che l'ho vista risale al 1770, ovvero sei anni fa. Era la figlia di una nobile Contessa, promessa sposa ad un giovane Duca, e per questo il nostro amore fu impossibile, ma lungimirante il più possibile. La amo ancora, molto.- l'espressione dapprima rabbiosa e diffidente si addolcì, rivelando le iridi color oceano, di un azzurro disarmante e destabilizzante, finalmente pregne di gioia; Gwendoline restò palesemente imbambolata dalla bellezza, non notata dapprima, che dimostrava il ragazzo, risaltato dal velluto blu che gli circondava il corpo snello e visibilmente muscoloso.

-Gwen, amore mio, non vieni anche tu?- la musicale e carezzevole voce di Trent la destò dai suoi pensieri, alla quale si riscosse con improvvisa freddezza; affiancò quindi il futuro marito e dischiuse il ventaglio di piume color acquamarina, sorrette da una montatura pregiata e rifinita d'oro, per poi ondeggiarlo lentamente dinnanzi al volto.

I capelli scompigliati ondeggiavano al vento, mentre un irresistibile voglia di conoscere di più il migliore amico di Mr.Wright si dilagava nel petto; camminava dinnanzi a tutti con un passo veloce e costante, i ciuffi ribelli correvano impertinenti a coprirgli gli occhi e il braccio fasciato era ancora rintanato sotto la giacca da ricchi tessuti.

-Mi scusi per aver diffidato di lei, inizialmente, Mr.Reed. Non sono molto propensa a voler conoscere gli Americani, di cui, personalmente, diffido. Ma mi sono ricreduta vedendo la sua spigliata disinvoltura e il suo scherzoso e benevolo modo di fare.- Duncan abbozzò un sorriso sghembo, scrollando le spalle, quasi soddisfatto di aver conquistato la fiducia di Gwendoline; quella ragazza dai capelli d'ebano lo attraeva particolarmente, e, se l'avesse conosciuta, forse anche di più; poi la figura sinuosa di Courtney gli si stagliò in mente, e allora ricacciò quei pensieri.

Giunsero in prossimità delle stalle, dirigendosi verso i meravigliosi destrieri racchiusi dentro; l'attenzione del punk corse a Prince, ma notò subito l'affinità visibilmente palese che si prospettava fra Gwen e quel cavallo, per cui le si avvicinò e diede un colpetto alla criniera scompigliata dell'animale.

-E' tuo?- domandò poi, notando come il meraviglioso animale fosse ansioso di poter riabbracciare la padrona; Gwen aprì il cancelletto che portava alla stalla del destriero ed asserì successivamente, fiondandosi da questo.

Lo carezzò, ridendo gioiosamente alla felicità che manifestava Prince di rivederla, per poi cadere a terra ad un colpo, affettuoso ma pur sempre forte, che il cavallo le riservò; cadde nel fieno con un tonfo, e si slogò un caviglia nel storcere il piede aggraziato a terra.

-Ahi!- imprecò, massaggiandosi questo spasmodicamente e con parsimonia. Duncan le si avvicinò, strappandosi decisamente un pezzo di garza e avvolgendolo attorno alla caviglia; Gwendoline apprezzò quel gesto dolce, e ringraziò con gentilezza, spiegando l'impulsività che a volte distingueva il cavallo.

-Come te, d'altronde.- ironizzò il punk, fermando la garza con una spilla da balia all'estremità destra della caviglia. La gotica sbattè innumerevoli volte le ciglia, leggermente confusa all'esclamazione ironica professata dall'Americano.

-Come prego?- sussurrò, cercando una spiegazione razionale a ciò che aveva detto consonamente; riteneva forse che lei fosse impulsiva e ribelle, cioè che quindi fosse il contrario di ciò che si addiceva ad una nobile?

-Ho detto soltanto che sei impulsiva, talvolta tendi a professare le tue prime impressioni oppure semplicemente le fai notare con gesti alquanto significativi.- spiegò semplicemente, cogliendo da terra il ventaglio di piume turchesi immerso nella paglia ammucchiata qualche centimetro più in là.

-Io non sono impulsiva e neanche così sfacciata come mi consideri.- tentò di rialzarsi poggiandosi alla schiena di Prince, ma gemette e cadde a terra futilmente e scocciata per quel tentativo vano.

Il punk rise, irritando la ragazza che si prostrò a chiedere il suo aiuto; lui arrivò, e con grazia le porse la mano, per poi darle un appiglio con cui ritornare in piedi.

Barcollò leggermente, poggiandosi alla spalla dell'Americano e imprecando quando toccò terra con il piede appena stortasi; lui l'aiutò, tenendole la veste e cingendola possentemente da dietro, stringendole i fianchi con imbarazzo.

Infine, la prese in braccio per evitare altri gemiti, a disappunto della gotica che, imbarazzata, non potè fare a meno di imporporarsi le guance pallide.

-Io...- balbettò, bloccata al gesto a dir poco cavalleresco a cui era stata sottoposta.

-Tu niente. Non puoi camminare, per cui ti riporto alla tua camera.- proclamò Duncan, dirigendosi alla tenuta; trovò Trent sulla soglia della stalla ad aspettarlo, notando il suo dissenso per l'azione appena compiuta.

-Potevi chiamarmi invece di aiutarla con i tuoi modi rozzi!- lo rimbeccò, visibilmente scocciato, il moro, imponendo severamente di rimetterla a terra; inoltre aggiunse di non permettersi di toccarla, in quanto non aveva questi diritti e non gli avrebbe mai avuti.

Infine aiutò la gotica a rimettersi in piedi, cingendole la schiena ed accompagnandola nella sfarzosa camera in cui dormiva: era generalmente assolata, per cui poteva bearsi dei fievoli raggi di sole che penetravano costantemente dall'enorme porta finestra dante sull'esterno.

-Non c'era bisogno di essere così bruschi... Mi ha solo aiutata e non mi ha fatto nulla di male.- la dark esternò il suo disapprovo nell'atteggiamento sicuramente non appropriato del futuro sposo, che a tutta risposta le stampò un leggero bacio sulle labbra e la adagiò sulle coperte vellutate del letto a baldacchino.

-Devi scusarti con Duncan. Lo farai?- sussurrò infine la giovane, sicura del cenno d'assenso professato dal futuro marito; questo non sembrò concorde con la ragazza e le stampò un altro fievole bacio sulla fronte, scostandole un ciuffo corvino ed uscendo dalla stanza.

 

 

 

 

***

 

 

 

Gli ultimi arrossati raggi di sole iniziarono a penetrare dall'enorme finestra, filtrando dalle tende bordeaux che tentavano di imporre alla luce di entrare; la gotica, sebbene fosse alquanto straziata dal dolore provocato dalla caviglia, poggiò questa a terra, scostando la coperta e cercando di tenersi in bilico trovando degli appigli a cui aggrapparsi.

Le scarpe verde acqua che le stringevano il piede pallido le provocavano ancora più dolore, che tentò di celare con un dirigno dei denti piuttosto disappropriato; si diresse quindi nella sala da pranzo, dove si sarebbe consumata la cena di lì a poco, e una volta giunta nel luogo venne arrestata da Duncan; il punk, visibilmente imbarazzato, si grattò la nuca con parsimonia e tentò di incespicare qualcosa. -Signorina Gwendoline, mi dispiace per l'inconveniente avvenuto oggi.- nel tono di voce non nascose il suo disaccordo con la dettagliata rimbeccata ricevuta da Trent, ma si affrettò a mascherare il tutto con un sorriso sghembo che sfoderò poco dopo.

Il moro era seduto al tavolo, e rivolse un sorriso dolce e caldo alla futura moglie, nel tentativo di placare l'ira che questa coniava irrimediabilmente; nonostante tutto, decise di parlarne una volta che fossero stati soli, in modo da non creare scompiglio e brutte figure di cui sarebbe stato la vittima.

-Beh, possiamo iniziare la cena, non trovate?- la voce musicale di Trent ruppe l'aria tersa di silenzio imbarazzante e giustificato: il punk si trovava in netto imbarazzo e appena possibile avrebbe introdotto l'argomento e porto le sue scuse più sentite al Lord.

Non che si sentisse davvero in dovere di scusarsi: per lui, infatti, ciò che aveva fatto era stato un gesto giustificato e palesemente necessario, ma preferì non esternare le proprie opinioni per non creare scompiglio.

Insomma, quella convivenza si prospettava più difficoltosa possibile.

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICI:

 

 

Buonjour!

Ci tengo a precisare che lo scorso capitolo è stato scritto da Sara, siccome non l'ho specificato, e questo da me, Gwen! :D

Ora vado, a presto!

Gwen&Sara

Ps ci terremo a precisare che il meraviglioso disegno che capeggia nel capitolo è stato creato dalla fantastica Dalhia_Gwen, una bravissima scrittrice e disegnatrice *.*

 

 

  
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