Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: lunadelpassato    06/04/2014    5 recensioni
"Le urla disperate provenivano da sotto di loro, così abbassarono la testa nello stesso momento verso la dura terra che si estendeva oltre il cancello. Davanti, un piccolo fagotto informe si muoveva energicamente, mentre urlava a più non posso.
Elsa era paralizzata dal terrore. Anna, invece, si chinò lentamente a terra, inginocchiata proprio accanto al fagotto, e scostò un lembo di quello che sembrava un vecchio straccio scuro.
Intanto il cielo brillava più che mai."
"- Oggi fa più freddo dell’ultima volta delle luci- notò sussurrando tristemente al cielo.
- È quello che penso anch’io- le rispose una voce ignota.
Aprì gli occhi di scatto e si girò indietro, sorpresa. Dietro di lei, solo la stanza ghiacciata illuminata dalle luci mistiche.
-Anna?- chiese tremante frugando con lo sguardo ogni angolo della stanza in penombra.
-Mi senti?- riprese la voce meravigliata.
Elsa fece qualche passo indietro e si rigirò di scatto verso la finestra, le mani pronte a sferrare un’ attacco.
- E mi vedi?- sussurrò il ragazzo."
Jelsa con un bambino abbandonato e il suo fratellastro. presenza di Kristanna e accenni di altre opere.
Nata da una frase di Let it Go: I'm one with the wind and sky
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Elsa? Svegliati!
Una voce familiare le entrò nei pensieri, e il buio del sonno senza sogni incominciò a calare.
-ti giuro che questa volta è una cosa seria!
Era una voce femminile, calda. La proprietaria della voce la scosse delicatamente.
-non c’entra con i pupazzi di neve.
Elsa aprì gli occhi a metà. Allora era una cosa importante, forse.
Dopotutto si fidava di sua sorella. Era stata lei a salvarle la vita, esattamente un anno e tre mesi prima. Voleva dormire, ma si costrinse a tenere gli occhi semiaperti.
-che ore sono?
Nonostante la penombra, scorse il volto della sorella. Era serio, quasi sconvolto.
Si risvegliò quasi del tutto. Sbatté gli occhi un paio di volte, finché questi non si abituarono alla fioca luce che entrava dalla finestra. Era molta di più di quella di una normale notte.
Il cielo si è svegliato, pensò Elsa. E prima di lei l'aveva pensato Anna, la sorella minore, ma questo non poteva saperlo. Si alzò a sedere, stropicciandosi gli occhi.
-non importa che ore sono. Devi venire subito.
Pensò che la sorella non era mai stata così seria.
- cos' è successo?- chiese smettendo di strofinarsi gli occhi.
Vide chiaramente Anna morsicarsi il labbro, come se volesse nascondere qualcosa.
In tutta risposta le tolse le mani dalle spalle e si avvicinò alla finestra. Tremava, e non voleva darlo a vedere. Elsa si alzò definitivamente, convinta che ormai non avrebbe ripreso sonno. Si avvolse nel copriletto per non sentire freddo, e raggiunse Anna.
-questa notte è fredda. Meglio andare subito.- sussurrò lei, e senza nemmeno guardarla si voltò e si diresse a passo deciso verso la porta della stanza. Elsa la seguì in silenzio.
Dieci minuti dopo erano nel salone da ballo, la prima sala che accoglieva gli ospiti del castello, dopo i cancelli.
Non saranno mai più chiusi, pensarono insieme, ma nessuna delle due aprì bocca.
Anna aveva addosso solo la lunga camicia da notte, mentre Elsa avanzava trainandosi dietro la calda coperta nelle spalle.
Solo nelle notti non particolarmente fredde le porte del castello erano chiuse, e si dà il caso che quella era una di quelle notti; soffiava un leggero vento, ma non era così freddo e continuo da creare brividi lungo la schiena delle ragazze. Solo Anna avvertì un leggero brivido.
Arrivarono fino ai cancelli. Anna guardò la sorella, e lei subito capì; in punta di piedi -nella curiosità aveva dimenticato le scarpe- si avvicinò alla destra dell'anta orientale, e trafficò per alcuni secondi nell'ombra.
Poco dopo tornò da Anna vittoriosa, con una chiave lunga e grossa stretta nella mano destra.
Infilò le chiavi nella toppa, quando qualcosa la fece immobilizzare. Ad Anna sortì l'effetto contrario, perché si aggrappò con tutte le sue forze al braccio sinistro della sorella.
Soffocati, come se venissero da lontano, si potevano sentire dei guaiti. Anzi, non erano guaiti; assomigliavano più a un pianto.
Un pianto di un bambino piccolo, piccolissimo, di quelli che stanno tutto il giorno in grembo alla madre e che sono così delicati che un soffio li porta via.
-vado?- disse Elsa, a voce alta per sovrastare quelle urla disperate.
Anna annuì, ma la sorella non osava ancora girare le chiavi e aprire la porta.
Alla fine fu lei che, tolta la mano di Elsa dalla chiave, la girò.
Si sentì uno scatto, e la porta si aprì lentamente. Le sue sorelle ora erano aggrappate l'una all'altra, aspettandosi chissà quale mostro.
Le mani di Elsa erano ghiacciate, la pelle fredda come la neve. Si sarebbero aspettate tutto, da un piccolo troll giocherellone a un enorme drago sputafuoco, ma non si sarebbero mai aspettate di vedere quello che videro.
Le urla disperate provenivano da sotto di loro, così abbassarono la testa nello stesso momento verso la dura terra che si estendeva oltre il cancello. Davanti a loro, un piccolo fagotto informe si muoveva energicamente, mentre urlava a più non posso.
Elsa era paralizzata dal terrore. Anna, invece, si chinò lentamente a terra, inginocchiata proprio accanto al fagotto, e scostò un lembo di quello che sembrava un vecchio straccio scuro.
Intanto il cielo brillava più che mai.
-è un bambino!
La voce soffocata arrivò come una secchiata d'acqua bollente su Elsa.
-U-un bambino?
Anna prese in braccio il fagotto, portandolo all'altezza della sorella.
-guarda! È un bambino, e sembra nato da poche ore soltanto.
Elsa si sporse, e in effetti notò due manine grinzose e degli occhi serrati dentro agli stracci. Il bambino aveva la bocca spalancata, e urlava come un condannato.
-con me non si calma. Prova a prenderlo tu- disse Anna, mettendo il fagotto in braccio alla sorella, ancora stupefatta.
-Anna, io non so prendere in braccio i bambini!
-Smettila, lo sanno fare tutti. È facilissimo: metti una mano sotto, così ecco, e l'altra qui. Hai visto? Non era così difficile.
Elsa guardò il batuffolo che le si agitava tra le braccia calmarsi e diminuire l'intensità del pianto, fino a che non rimase tranquillo, assopito. La coperta, che nel frattempo le era caduta di dosso, aveva formato un cumulo intorno ai suoi piedi, ma lei non se ne accorse nemmeno.
-andiamo dentro, veloce. C'è il rischio che si prenda un raffreddore.- disse Anna, sfiorando un attimo le mani della sorella. Dovette toglierle subito, come se si fosse scottata.
-Diamine, Elsa! Hai le mani ghiacciate. E a quanto pare al bimbo non dà fastidio. Questo è molto strano.
Una volta dentro le mura calde, prepararono un giaciglio comodo di coperte e vi misero il bambino dentro. Ci fu qualche litigio a mezza voce su con chi doveva dormire quel fagotto, e alla fine si decise per Elsa.
-Accidenti, nello stupore ci siamo dimenticati di guardare se c'era la madre nelle vicinanze.- disse Anna un po' triste, ma la sorella la consolò.
-Tranquilla, questa non sarà una notte fredda, la potremo curare domani all'alba. Tanto dubito che qualcuna di noi dormirà, stanotte.
Anna, tranquillizzata, andò in camera sua a sdraiarsi, ed Elsa fece lo stesso, non prima di aver avvicinato il più possibile il cumulo di coperte al letto. Il bambino dormiva profondamente.
-Buonanotte piccino. Chissà come ti chiami.

 
  
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