Desclaimer: come sempre
scrivo senza scopo di
lucro, i personaggi di Merlin non mi appartengono, perché se
lo fossero avrei
un lavoro!
IL
MOMENTO GIUSTO
Capitolo
16
Il
momento giusto
Qualcosa non
andava, Arthur ne era certo. C’era un alone
violaceo quasi all’altezza
del fianco, lì dove la finiva la cassa toracica. Se
n’era accorto fin da
subito, perché faceva davvero male e ogni volta che tentava
un respiro quel
dolore si acuiva.
Dapprima
Arthur non vi aveva dato molto peso, immaginò che nel
momento in cui era stato
sbalzato fuori dal veicolo, il suo fianco avesse cozzato contro lo
sportello
della gip oppure l’urto poteva essere avvenuto quando era
atterrato sul
terreno.
Aveva
pensato si trattasse solo di un livido e seppur con cautela, si era
rimesso in
piedi e assieme a Merlin si era prodigato per allestire un campo di
fortuna.
Non che il mago gli avesse dato molto spazio, in realtà. Era
più esatto dire
che Arthur aveva tentato di aiutare Merlin.
Lo stregone
si era imposto e gli aveva letteralmente ordinato di riposare, per cui
gran
parte del lavoro, dal costruire il falò alla realizzazione
di trappole per la
protezione del perimetro, lo aveva fatto Merlin, mentre lui borbottava
seccato.
Ovviamente
non aveva detto al mago di quel livido: lo aveva già visto
abbastanza
preoccupato, ammettere che forse si era pure ferito, lo avrebbe fatto
agitare
ancora di più. Quando però l’alone
violaceo sul suo fianco si era allargato e
con quello anche il dolore, Arthur aveva iniziato a preoccuparsi
seriamente.
Ora era lì,
sul suo giaciglio di fortuna a fare finta di dormire, mentre il fianco
gli
toglieva il respiro. Merlin si era offerto di fare l’intero
turno di guardia,
perché era così scosso che non sarebbe riuscito a
dormire, aveva detto.
In realtà
Arthur sospettava che fossero anche ben altri pensieri che lo tenevano
così
sveglio e lo agitavano.
Non si era
del tutto convinto dell’ammissione del mago. “La
mia magia non si risveglierà
mai.” Gli aveva detto, eppure Arthur sospettava che ci fosse
ben altro sotto e
che quelle parole fossero frutto di una lunga riflessione dello
stregone.
Probabilmente
le Disir gli avevano detto altro e lui era arrivato a quella
conclusione.
E mentre lo
osservava da lontano, il suo profilo preoccupato fisso sulle fiamme del
falò,
si convinse sempre di più che doveva sapere. Almeno prima
che…
Diamine,
quanto doleva quel fianco. Mentre Merlin era impegnato a sistemare le
trappole,
aveva cercato la cassetta del pronto soccorso nel fuoristrada capovolto
e
l’unica cosa che aveva trovato era stata una di quelle
medicine che Claude una
volta gli aveva spiegato, servivano per gli infiammi.
L’aveva
ingurgitata speranzoso ma l’unico effetto che aveva avuto era
stato quello di
un grande bruciore di stomaco che si era aggiunto al dolore.
Arthur era
seriamente preoccupato, eppure aveva deciso di tacere a Merlin il suo
stato.
Cosa avrebbe potuto fare lui? Sì, un tempo era stato allievo
del vecchio medico
Gaius, ma allora si usavano piante e impacchi e poi la magia. Arthur
era certo
che spesso, le sue miracolose guarigioni fossero state opera del dono
con cui
era nato Merlin.
Ora invece,
cosa avevano? Nel deserto, abbandonati, con un mezzo ribaltato che non
ne aveva
voluto saperne di smuoversi – e dire che Merlin ci aveva
provato ma era così
mingherlino, come avrebbe potuto da solo rivoltare un fuoristrada?
–
Erano
abbandonati a loro stessi e se Merlin avesse saputo della sua ferita,
probabilmente sarebbe impazzito, perché la sua magia ancora
non c’era.
Arthur non
poteva dirglielo, non poteva. Eppure sapeva che qualcosa non andava. Le
forze lo
abbandonavano, lentamente, inesorabilmente. Come un lento stillicidio,
sentiva
che il suo corpo perdeva la vita, goccia a goccia.
Gli era già
successo una volta… e poi era morto. Per cui sapeva
benissimo a cosa andasse
incontro.
E come allora,
mentre tutto perdeva di importanza – il suo regno, i suoi
affetti lontani, i
suoi sogni – soltanto una cosa rimaneva lì, fissa
nella sua mente. Solo quel
volto appuntito e squadrato, quegli occhi blu che poche volte aveva
visto
tingersi d’oro, quelle orecchie assurdamente enormi.
Merlin era
sempre lì, fisso e immobile nella sua mente provata. Neanche
per un istante,
perdeva la sua luce né i suoi contorni si sfocavano
nell’immagine del suo
pensiero.
E anche in
quel momento come allora, accadde qualcosa che lo turbò.
Arthur sentì la stessa
identica sensazione, con la stessa intensità e lo stesso
ardore: dispiacere.
Il re di
colpo si rese conto di essere triste, perché se fosse morto,
non avrebbe più
potuto vedere Merlin.
Che
pensiero assurdo! In fondo era lui che avrebbe perso coscienza, di cosa
si
dispiaceva? Per Merlin sarebbe stato molto peggio, perderlo ancora,
dopo tanta
attesa e tante peripezie.
Perché lui
era così dispiaciuto del fatto di non poterlo rivedere
più?
Ma
soprattutto era così certo che sarebbe di nuovo finita in
quel modo? Il destino
che fine aveva fatto?
Arthur
sospirò e chiuse gli occhi, avvertendo quella stanchezza
aumentare.
Un ultimo
pensiero prima di lasciarsi prendere dal sonno, qualcosa di profondo a
cui non
seppe dare un nome ma che sapeva solo di occhi blu e di casa.
*
La chiave per
risvegliare la Magia è il Re.
Quante
volte Merlin si era ripetuto quella frase, nelle ultime ore? Ormai era
diventato un mantra, una cantilena che nella mente era risuonata ancora
e
ancora, senza dargli tregua.
La chiave per
risvegliare la Magia è il Re.
Tante
grazie. Le Disir avevano scoperto l’acqua calda. Merlin un
poco sospettava che
in tutta quella faccenda c’entrasse Arthur, perché
altrimenti non si sarebbe
mai potuto spiegare il fatto che quando era stato ferito per salvarlo,
la sua
magia si era per un momento risvegliata.
Un atto di
affetto sincero, quello era stato il frapporsi tra lui e
l’incantesimo. E
quando Arthur lo aveva portato in salvo, terrorizzato di averlo potuto
perdere
e manifestando quindi a sua volta l’affetto per lui, ecco che
la magia si era
risvegliata.
Solo un
momento, ovviamente. Perché poi era tornato
l’imbarazzo tra loro, quel muro
fatto di sfiducia e di frasi non dette e lei, la magia, se
n’era tornata nel
suo antro nascosto.
La Magia ritorna.
Le due facce della
medaglia riporteranno la
magia.
Ed ecco un
po’, guarda caso il chiarimento con Arthur era avvenuto
subito dopo. Finalmente
niente più litigi, niente più imbarazzi. Solo
Merlin e Arthur, come un tempo.
Una e l’altra faccia di quella strana moneta che aveva
attraversato i secoli e
tutto ciò che era avvenuto nel mezzo.
A quel
punto, non aveva di nuovo sentito la magia? Non era riuscito a trovare
forse le
Disir? C’era voluto un po’ certo, ma chi altri
avrebbe potuto?
Certo non
Claude. Insomma, era un mago, se le Disir avessero potuto, avrebbero
usato lui
per arrivare a Merlin. Ma là nella grotta erano state
chiare, Merlin doveva
raggiungerle, perché il destino si compisse. Ma senza il suo
dono, non ce
l’avrebbe mai fatta.
Allora la
medaglia era tornata come prima.
Sbagli.
Una seguace
delle Dea Triplice lo aveva quasi fatto sobbalzare, quando lo aveva
inchiodato
con quella replica decisa.
La medaglia non
è mai stata una vera medaglia.
Ma come?
Lui ed Arthur non avevano forse creato il regno di Albion? Non erano
riusciti
nell’intento tracciato dal loro destino? Non era forse stato
Arthur un grande
re per il suo popolo? E lì accanto a lui non c’era
forse stato sempre il suo
fidato Merlin?
Ti sei mai chiesto,
sommo Emrys, perché il
Destino ha condotto il Re alla morte?
Avevano
parlato assieme, le Disir, quando gli avevano posto quella domanda. E
Merlin
aveva sbuffato ironico.
Oh, certo
che se l’era chiesto! Non aveva fatto altro per un millennio,
perdiana! Quante
volte si era domandato, il motivo per cui Arthur fosse morto, proprio
quando il
suo percorso era giunto al momento più cruciale? Certo, dopo
c’era stata
Guineviere, che aveva portato avanti il Regno per lungo tempo,
mantenendolo
prospero e in pace, grazie anche alla presenza dei cavalieri
sopravvissuti. Ma
perché non era stato Arthur la guida per Albion?
La medaglia era
imperfetta.
Fu un fallimento voluto
dal Destino.
Merlin non
ricordava le Disir così ovvie, sul serio. Non erano loro che
dovevano dargli le
risposte? Certo che fu un fallimento! Merlin lo aveva sempre saputo.
Non aveva
senso tutto quello che era accaduto. Metterci anni e anni, per
raggiungere un
obiettivo che poi era sfumato in un battito di ciglia.
Allora
perché lui era nato? E perché Arthur doveva
ritornare?
Hai posto le giuste
domande.
Ecco.
Non era il momento
giusto.
Quelle
parole avevano scosso profondamente l’animo dello stregone,
perché era stato
lui stesso a pronunciarle appena un millennio prima ad una certa Dama
del Lago.
Svegliami al momento giusto, le aveva chiesto.
E lui non
si era risvegliato assieme ad Arthur ma ben sei anni dopo, in un altro
momento
che per lui era sempre sembrato sbagliato. Invece le Disir gli avevano
detto
tutt’altro.
Il Re doveva rinascere
ancora.
Ora che quel momento
è giunto, la medaglia potrà
saldarsi.
Il Re è la
chiave.
La Magia ritorna.
E senza più
gli ostacoli del passato.
Il Destino
farà il suo corso.
Ostacoli…
quali ostacoli? Si era chiesto allora il mago, sopraffatto da quelle
rivelazioni. Le Disir avevano taciuto e lui si era sentito molto
stupido.
Perché le sacerdotesse della Dea Triplice sapevano. Merlin
aveva già capito
quali erano stati gli ostacoli che avevano impedito la perfetta unione
della
medaglia.
A quel
punto, lo stregone non aveva avuto alcun dubbio. E come se si fosse
trovato
davanti un puzzle fino a quel momento insolubile, tutti i pezzi erano
andati al
proprio posto, sbrogliandogli la mente.
Perché il
re era la chiave e la sua magia poteva risvegliarsi soltanto grazie al
profondo
affetto che nutriva per lui.
Perché non
ne era stato così scioccato? Perché nonostante le
parole delle Disir lo
avessero scosso, non si era dimostrato tanto sorpreso?
Possibile
che in cuor suo Merlin sapesse già le risposte?
Eppure…
“Merlin!”
Un richiamo
che lo riportò bruscamente alla realtà. Era tanto
immerso in quelle
considerazioni che aveva perso il respiro, quando Arthur aveva
esclamato il suo
nome.
E come
riemergendo da un tunnel buio, il mago si era accorto
all’improvviso del cielo
azzurro e del sole appena sorto a est. Aveva rimuginato tutta la notte.
Si passò
una mano appesantita sugli occhi e li stropicciò sperando di
poter riavere
potere sul proprio corpo in tempi brevi e di non crollare a terra per
la troppa
stanchezza. Perché si sentiva così
esausto…
“Merlin,
insomma!”
Arthur era
in piedi, il corpo appoggiato pesantemente contro la gip ribaltata.
Il mago
osservò per un lungo momento il fulcro di tutti i suoi
pensieri e avvertì
quell’insolita ondata di calore che lo coglieva ormai ogni
volta che lo
fissava, da quando era uscito dalla caverna delle Disir.
Fino a che
punto, arrivava il suo affetto per il re?
Quella era
stata un’altra delle domande che si era posto, durante la
conversazione con le
sacerdotesse. Eppure non aveva potuto darsi una risposta, non avrebbe
dovuto
pensarci, ancora, non dopo aver vissuto il resto della conversazione
con le
Sacerdotesse.
“Scusatemi,
ero sovrappensiero. Come vi sentite?” domandò
distrattamente, distogliendo lo
sguardo e prendendo a raccogliere il bivacco. Ora dovevano decidere
cosa fare e
come muoversi, eppure la sua testa era ancora così piena
della parole delle
Disir che non riusciva a ragionare lucidamente.
“Sto… bene.
Sto meglio.” Spiegò il sovrano e Merlin era troppo
distratto per accorgersi del
suo tentennamento. Continuò a raccogliere oggetti, lo
sguardo fisso sulla
sabbia e la mente altrove.
Se anche
avesse dato una giusta definizione a quel gesto di affetto, le Disir
erano
state chiare.
Stai attento, sommo
Emrys.
Ciò di cui
parliamo avrà delle conseguenze.
Merlin non
aveva esitato. Era sempre stato pronto alle conseguenze. Anche quel
giorno di
mille anni prima, quando la Dama del Lago lo aveva ammonito, che
dormire con il
re avrebbe comportato degli esiti imprevisti.
E di nuovo
si era sentito uno sciocco. Perché ciò che
rivelarono le Disir, lo avevano
ugualmente colto impreparato.
La Magia ritorna ma
ciò, avrà un prezzo.
La Magia è
legata al futuro del re.
E’ stato il
Destino a volere il Re del Passato.
Ma sarà la
Magia a cancellare il Re del Futuro
Ricorda, sommo Emrys.
Ciò che il
Destino ha fatto del Re, la Magia lo
toglierà.
Stump. Fu
un rumore sordo a catturare la sua attenzione. Poi la sua mente smise
di
macinare come un orologio e fu tutta per Arthur.
Il re
giaceva a terra, con la faccia nella sabbia.
*
“Arthur…
Arthur!”
Sentiva la
sua voce. Così forte nelle sue orecchie, così
piena. Così spaventata.
Il re
schiuse le palpebre e tra il velo della febbre, intravide lo sguardo
teso del
suo compagno di una vita. Merlin… caro e stupido Merlin.
Perché si preoccupava
così tanto per lui? Perché lo aveva sempre
servito con tanta dedizione? Perché
aveva aspettato tanto il suo ritorno? Perché?
“Arthur!”
Lo
richiamava ancora, sconvolto. Il re poteva sentire le sue mani sul
volto,
quelle dita lunghe e affusolate, i polpastrelli contro la sua pelle
accaldata.
Quelle mani erano fresche e accomodanti per lui, per un attimo
pensò di volerle
sul suo viso per sempre.
“Mi
dispiace…” quelle scuse non le aveva previste,
eppure erano sfuggite così dalle
sue labbra secche, come se le parole fossero liquide e lui non
riuscisse a
contenerle.
Merlin lo
accarezzò piano, le dita fresche gli percorsero la fronte e
la guancia. Quanto
trovava piacevoli quelle premure. “Di cosa vi
dispiacete?”
“Non… non
ti ho detto… niente…”
Il mago
capì cosa intendesse, quando Arthur gli indicò il
fianco ferito. Quelle dita
rassicuranti si scostarono brevemente per sollevare la magia e
constatare le
sue condizioni e il re se ne dispiacque. Voleva ancora le mani di
Merlin sul
suo viso.
“Siete un
imbecille… ma questo devo avervelo già
detto.”
Caro
Merlin, buono e coraggioso fino alla fine. Stentava un sorriso in quel
momento,
provava a fare del sarcasmo. Eppure i suoi occhi erano velati di
lacrime,
Arthur poteva vederle appannargli la vista e riempirgli
l’incavo degli occhi.
Voleva
continuare a guardarli ma Merlin li strinse forte, serrando la
mandibola e d’un
tratto intorno a loro si alzò un vento. La sabbia si
sollevò da terra e le
raffiche presero a fischiare con forza.
Merlin si fece
avanti, coprendo con il proprio corpo quello del re e lo strinse forte
abbracciandolo.
“Non
tornare… ti prego… non
tornare…” lo sentiva mormorare e il re non capiva.
Chi
non doveva tornare?
“Non ora…
non se… ti prego, non tornare…”
Il vento
continuò a turbinare forte, al sovrano parve di essere nel
bel mezzo di una
tempesta di sabbia, eppure neanche un granello colpiva lui o il mago,
come se
loro fossero al centro del ciclone… o forse più
precisamente fossero il centro
del ciclone.
La tempesta
durò ancora alcuni minuti, poi così come era
venuta, se n’era andata,
riportando la quiete nel deserto intorno a loro due. E Arthur
potè finalmente
vedere: il fuoristrada era in piedi, magicamente rivoltato nel verso
giusto.
Il sovrano
lo rimirò, assieme a Merlin, che adesso si era sollevato da
lui e fissava la
gip turbato.
“Merlin… la
tua magia…”
Lo stregone
tornò a guardarlo, gli occhi azzurri ancora umidi, le labbra
schiuse per un
respiro veloce e troppo irregolare per poterlo trattenere.
Arthur in
quei momenti si chiese se per caso Merlin non si riferisse alla sua
magia. Era
lei che non doveva tornare?
“Andiamo.”
Fu sollevato di peso e lui strinse i denti, mugolando per il dolore.
Merlin
cercò di fare quanta più attenzione possibile ma
doveva agire in fretta, per cui
lo trascinò fino alla gip e, con una forza che Arthur
sapeva, tirava fuori
sempre nei momenti decisivi, lo caricò sul lato del
passeggero. Poi si mise
alla guida e acceso il motore, partì a tavoletta tra le dune.
“Dove
andiamo?”
“A salvarti
la vita. Andiamo ad Avalon.”
Chissà come
mai sapeva già la risposta. Gli venne spontaneo lasciarsi
andare ad una breve
risata. Scostò la faccia spalmata contro il finestrino e si
soffermò ad
osservare Merlin. Il suo volto tirato, fisso sulla strada, le mani
strette al
volante con foga, la postura eretta di chi sta all’erta ad
ogni minimo
cambiamento.
Lo
osservava Arthur e sorrideva. E mai come in quel momento, mentre
capovolgeva il
suo mondo ancora una volta e lo terrorizzava con le sue sorti,
provò una forte
emozione dentro.
Affetto.
Profondo affetto per quell’idiota dalle orecchie enormi. Per
quello che era
diventato negli anni, anzi nei millenni un amico e forse anche di
più.
Perché
definire Merlin amico in quel momento, gli sembrava troppo poco.
Veramente troppo
poco. Neanche se accanto ci avesse aggiunto qualche aggettivo, come
grande,
buono o migliore. No, non sarebbe stato mai abbastanza.
“Non
funzionerà…” lo aveva detto convinto,
ridacchiando ancora. Se avesse potuto
guardarsi in uno specchio, di certo avrebbe visto sulla sua faccia quel
mezzo
sorriso irriverente. Ora si sentiva così, ora che tutto
perdeva di importanza.
Merlin non
lo guardò. “Sì, invece.”
“Potresti
provare… a guarirmi tu.” Tentò e vide
il mago scuotere il capo.
“Non posso,
accidenti non posso!” quegli occhi di nuovo velati di lacrime
a cui veniva
impedito di scendere. “La magia non è ancora
tornata.”
“Ma la
gip…”
“Sono solo
momenti! Non è tornata ancora del tutto…. Per
fortuna.”
Ad Arthur
venne di nuovo da ridere. Cosa ci trovasse di così
divertente non lo sapeva,
forse era la morte che si avvicinava per la seconda volta e lui era
così
abituato a guardarla in faccia che lo trovava quasi divertente.
“Mi pare
che la volessi questa magia… e poi potresti guarirmi.
Non… non sarebbe tutto…
più semplice?” quell’intera frase lo
aveva spompato. Accidenti, quanto grave si
era ridotto se non riusciva nemmeno a parlare?
“Tu non
capisci….” Merlin strinse i denti. “Non
capisci! La magia cancellerà il re del
futuro… credevo… credevo avresti soltanto perso
il regno ma non… non questo!” finalmente
le scie umide gli rigarono il volto e Arthur smise di trovare tutto
divertente.
Si sentì profondamente triste e il pensiero che non avrebbe
più rivisto Merlin
gli fece più male della sua ferita al fianco.
“Cosa…
cos’è
che non capisco, Merlin? Cosa vuoi dirmi?” replicò
allora, seccato. Riuscì
persino ad alzare un po’ la voce, tanto si sentì
frustrato.
“Tu
morirai!” gridò alla fine il mago, altre lacrime
riempirono i suoi occhi, che
ora gli rimandavano uno sguardo disperato. “Quando io
avrò la magia, tu
morirai!”
Tornò a
guardare la strada, lasciando Arthur a digerire quella pesante
rivelazione.
Dopo istanti che gli parvero eterni, volle parlare. Voleva a tutti i
costi
sentire la sua voce, che aveva chiuso dietro le labbra strette in una
linea
sottile e impegnate a trattenere un pianto che non voleva cessare.
“Per questo
non volevi…”
“Lei sta
tornando Arthur, sta tornando! E io non posso fermarla da
solo.”
“Che… ahia…
che vuoi fare ad Avalon?” chiese, il fianco per un momento
gli aveva mozzato il
respiro ma lui doveva sapere tutto. E soprattutto voleva ancora che
Merlin lo
toccasse.
“Baratterò
la mia magia con la tua vita.”
“Ma…”
“No!
Dobbiamo fare un tentativo. Non posso lasciarti morire, il passato non
si deve
ripetere.”
“Che ne
sarà di te senza la tua magia?”
La domanda
rimase senza risposta. Merlin strinse di nuovo le labbra e non
parlò più.
Continuò a zigzagare tra le dune, in cerca del passaggio per
il lago di Avalon.
Forse poteva sentirlo adesso, come aveva fatto con le Disir, ad Arthur
non
importava molto.
Era troppo
impegnato a riflettere su quella faccenda che da qualunque parte la si
guardasse, finiva con il sacrificare qualcosa di importante. La sua
vita o la
magia di Merlin. Ma perché? Che senso aveva?
“E’ questo
che ti hanno detto le Disir?” chiese, la voce gli usciva
così debole, però il
tono era sempre lo stesso di quando pretendeva una risposta sincera.
Vide Merlin
annuire lentamente, lo sguardo ancora alla strada.
“Il ritorno
della magia avrà un prezzo. Ciò che il destino ha
fatto del re, la magia lo
toglierà.”
Arthur si
prese del tempo per assaporare quelle parole. Sapevano di
condanna… e di
fregatura.
“Un bel
problema.” Sentenziò dopo un lungo minuto di
silenzio. E inaspettatamente
Merlin accennò un sorriso, sbuffò scuotendo la
testa e Arthur fu contento.
Vederlo sorridere era una cosa a cui teneva tanto.
“Vi salverò
questa volta.” Gli disse, tornando velocemente serio.
Arthur
annuì ma non ne era convinto. Le forze erano ancora
più risicate della sera
prima e tutto stava perdendo di consistenza. Stranamente non sentiva
nemmeno
più la pressione del corpo contro il sedile su cui era
adagiato. Non sentiva
niente. Persino il dolore al fianco stava diminuendo. E Arthur sapeva
che non
era per una miracolosa guarigione. Il suo corpo se ne stava andando.
Un’ondata
di paura lo colse senza preavviso e lui boccheggiò. Non era
la morte a
terrorizzarlo ma ben altro. Aveva pensato che andarsene avrebbe
significato
lasciare di nuovo solo Merlin per l’eternità.
*
L’aveva
trovato. Nonostante la magia non si fosse ancora risvegliata, poteva
finalmente
sentirla quando era vicina a lui. Aveva seguito quella traccia debole
fino a
che non si era sentito formicolare tutto e allora aveva rallentato,
nella
speranza di trovare presto il passaggio per entrare ad Avalon.
Lo
percepiva. Così come la sua magia si destava da un lungo
sonno, anche quel
regno sovrannaturale tornava al potere di un tempo.
Probabilmente
era lui stesso che ne aveva consentito la rinascita. Lui che era la
personificazione della magia, si risvegliava e così faceva
anche nel mondo.
Eppure
tutto questo non lo rallegrava, né gli dava
serenità. Al contrario. Perché se
davvero aveva compreso le parole delle Disir, allora per riavere la sua
magia,
avrebbe dovuto perdere Arthur.
Il ritorno
della magia avrebbe cambiato il destino del re e il passato sarebbe
tornato,
imperterrito. La sua morte, ancora una volta, terribile,
implacabile… no. No!
Non lo avrebbe permesso, non questa volta.
Due
millenni prima aveva raggiunto il lago troppo in ritardo e Arthur gli
era
spirato tra le braccia quando ormai era a pochi passi dalla meta. Ma
questa
volta le cose sarebbero andate diversamente, questa volta, lui avrebbe
salvato
Arthur.
E se per
farlo avrebbe dovuto donare una parte di sé, allora lo
avrebbe fatto senza
esitare.
Il ritorno
della magia avrà un prezzo. Beh, se doveva essere Arthur,
allora il prezzo sarebbe
diventato la magia stessa.
Quando
avvertì forte la presenza di Avalon, Merlin
inchiodò e per un momento ebbe
paura che Arthur si ritrovasse spalmato sul cruscotto. Per fortuna ebbe
la
prontezza di riflessi di acchiappargli una spalla appena in tempo.
Senza
prendersi nemmeno un respiro di troppo, scese dal fuoristrada e
tirò fuori il
sovrano, cercando di non provocargli ulteriore dolore. Difficile,
perché lo
sentì gemere più volte, nonostante in quel
momento sembrasse anche poco lucido.
“Avanti,
resistete… manca poco ormai.”
“Sono…
stanco…” mormorò Arthur e Merlin
deglutì a vuoto la paura.
“No!”
esclamò. “Non fatevi venire strane
idee… per favore… resta con me Arthur.”
Quelle
parole accorate ebbero l’effetto desiderato. Merlin aveva
notato che tutte le
volte in cui gli era sfuggito un poco di confidenza in più e
gli aveva dato del
tu, Arthur ne era sempre rimasto colpito. Non lo aveva mai rimproverato
ma al
contrario sembrava aver fatto tesoro di quei momenti.
Ora Merlin
voleva trasmettergli tutta la sua preoccupazione con quel tono
confidenziale,
che anche lui aveva sempre considerato speciale. Perché
erano i momenti giusti,
quelli in cui crollavano tutte le barriere ed entrambi sembravano
toccare quel
punto più profondo dell’altro che mai nessuno era
riuscito anche solo a
sfiorare.
Merlin non
voleva più barriere tra lui e Arthur, non più. E
non perché si trovavano nel
terzo millennio e i tempi erano cambiati, era molto più
profondo il motivo per
cui il mago voleva appropriarsi dell’anima di Arthur.
C’era
quell’affetto a cui lui non aveva dato ancora un nome o a cui
più semplicemente
aveva paura a darne uno, che spingeva e premeva affinché il
muro restasse giù.
“Non
mollare, Arthur, non questa volta, ti prego…”
Il sovrano
aveva stretto con un poco più di forza il braccio di Merlin
su cui si
sorreggeva, mentre veniva trascinato tra due alte dune di sabbia. Non
aveva parlato,
forse per poter concentrare quel poco di energia che gli rimaneva, nel
muovere
i piedi verso la loro meta e forse unica salvezza.
Merlin tirò
dritto tra le due dune e come attraversando un velo, di colpo la loro
visuale
cambiò. Il lago di Avalon comparve davanti ai loro occhi in
tutto il suo
mistico splendore.
“Ci siamo…”
Merlin continuava a parlare, un po’ con l’intento
di tenere sveglio Arthur, un
po’ per impedirsi di pensare a quanto precaria fosse tutta la
loro situazione.
E anche un po’ per non piangere, perché per quanto
fosse deciso nelle sue
azioni, tutti quei momenti gli riportavano alla mente ricordi troppo
dolorosi
che non credeva avrebbe mai potuto rivivere. Invece eccoli
lì, più intensi e
più crudeli di prima, che ritornavano meschini a turbarlo
ancora una volta e a
gettarlo nella disperazione.
Lasciò
andare Arthur, adagiandolo con dolcezza sul prato erboso e gli
regalò una
veloce carezza sul viso e un sorriso, che il re accolse con piacere,
perché lo
vide ricambiare con un’espressione simile, seppur mescolata
alla sofferenza.
“Dama del
Lago!” gridò poi a gran voce, sollevandosi in
piedi e rivolgendosi allo
specchio d’acqua. “Dama del Lago, ti prego! Vieni
da me!!”
Merlin
dovette richiamarla altre due volte, prima che dal lago
l’acqua iniziasse ad
incresparsi. Quando Freya comparve in tutta la sua luminescenza fatata,
Merlin
dimenticò persino di rimirarla, come faceva sempre ogni
volta che l’aveva
rivista.
Ma stavolta
non c’era tempo, questa volta era più importante
salvare il suo re, tutto il
resto non contava.
“Dama, ti
prego!! Arthur non può morire di nuovo!”
“Merlin…”
iniziò la donna, ma il mago la interruppe, continuando a
perorare la sua causa
con passione.
“Ti
scongiuro, prendetevi la mia magia! In cambio della vita di Arthur,
prendete la
magia!”
“Merlin la
tua magia è legata all’affetto che tu provi per il
re. Lei torna perché la
medaglia è salda.” Spiegò la Dama,
paziente. Merlin la vide però corrugare la
fronte con preoccupazione e lui per un attimo si sentì
rincuorato perché sapeva
che la vecchia Freya teneva ancora a lui e alla sua felicità.
“Sì ma non
servirà a niente la mia magia, senza il re!”
continuò lui accorato. “Perciò
volete o no accettare questo scambio?”
Seguì un
lungo silenzio nel quale, Merlin temette di morire soffocato tanto
aveva
trattenuto il respiro. Poi la Dama pronunciò la sua sentenza.
“Non è
possibile. Mi dispiace, Merlin.”
Il mago
fece alcuni passi in avanti scioccato, l’acqua alle caviglie
che nemmeno
avvertiva.
“Come
sarebbe a dire?! Perché?! Il re sta morendo, per la
miseria!! Ho bisogno di
aiuto!”
La Dama
parve ancora più dispiaciuta ma non accennò un
movimento. “Non puoi fermare la
magia o abbandonarla, Merlin. Lei fa parte di te, tu sei la Magia.
Quello che
tu chiedi è impossibile.”
“Ma Arthur…
morirà…”
“Devi
lasciare che il destino si compia Merlin, devi accogliere la magia e
accettare
le conseguenze. E’ così che cambierai il
futuro.”
Abbandonò
le braccia lungo i fianchi, lo scoraggiamento lo colse tutto e perse
ancora il
respiro per colpa dei singhiozzi che premevano per uno sfogo. Ma ora di
morire
soffocato o meno, non gli importava più.
*
Arthur
osservava dispiaciuto le spalle ricurve del mago. Poteva sentirne i
singulti,
Merlin cercava di soffocarli ma lui poteva percepirli benissimo,
perché anche
se non faceva rumore, la sua schiena sobbalzava ritmicamente e non si
accennava
a voltarsi.
Lasciò che
si prendesse quel tempo per calmarsi e non fiatò, anche
perché non aveva molto
da dire. In fondo lui se lo aspettava, fin dall’inizio era
convinto che anche
quella volta sarebbe finita così.
D’altronde
lui non era il re del passato e del futuro? Probabilmente funzionava
che arrivava,
tirava su un regno coi fiocchi e quando ormai gli altri potevano far
soli, lui
moriva, finiva sulle acque del lago di Avalon, fino al prossimo
risveglio.
Forse era
quello il suo destino.
E il
destino di Merlin qual era? Anche lui avrebbe di nuovo dovuto
aspettarlo per
secoli e millenni come aveva già fatto? Dei del cielo, no!
Non lo avrebbe
permesso! Non poteva condannare il suo Merlin a quella tortura.
Si lasciò
sfuggire una breve risata, stupita. Aveva davvero detto, il suo Merlin?
Fino a che
punto teneva a quell’idiota?
Si era
ripetuto così tante volte quella domanda e altrettante volte
non si era mai
dato una risposta ben precisa. Un po’ perché non
lo sapeva sul serio, un po’
perché aveva paura.
Ma adesso
che la paura non c’era più, adesso che la morte
era vicina e ogni sciocco
timore aveva perso di importanza di fronte alla sua tragica situazione,
ora le
cose gli sembravano un po’ più chiare.
Merlin
finalmente si voltò e sorrideva. Anzi, a dirla tutta faceva
una smorfia. Perché
chiamare sorriso quell’espressione sarebbe risultato
ridicolo. Il mago aveva
rivolti gli angoli della bocca all’insù ma i suoi
occhi erano disperati e il
volto era rigato dalle lacrime.
Si
avvicinò, inginocchiandosi accanto a lui e gli
posò una mano sul braccio.
“Merlin,
abbracciami.” Nelle orecchie e sulle labbra, l’eco
di ricordi lontani e
sbiaditi. Eppure questa volta non era così tardi. Questa
volta poteva ancora
guardarlo lucidamente negli occhi e fissare nella memoria quel blu
così
intenso, che in tante occasioni aveva sfidato apertamente.
Il mago non
se lo fece ripetere un’altra volta, lo prese per le spalle e
lo strinse tra le
braccia, sul volto ancora quell’espressione ridicola.
“Non sei
credibile…” gli fece notare e Merlin
sbuffò tra le lacrime, poi decise di
asciugarsele passandosi una manica sul viso.
“Va bene la
smetto… non vorrei pensassi che ci tengo così
tanto a te.”
Arthur
ridacchiò ancora, rasserenato nell’abbraccio di
Merlin che al momento gli
sembrava il posto migliore al mondo in cui stare.
“Vedila dal
lato positivo… che ne sarebbe stato di te senza la
magia…”
Vide lo
stregone scuotere con vigore il capo e guardarlo con convinzione mentre
gli
replicava a tono. Arthur lo fissò, il blu dei suoi occhi era
tutto ciò che
vedeva adesso, nient’altro aveva importanza.
“E
cosa ne sarà di me, senza di te?”
Il
re chiuse gli occhi. Lasciò che quelle
parole risuonassero per un po’ nella sua mente, per poterle
assaporare dentro
di sé, per capire quali corde del suo cuore avevano vibrato
e cosa avessero
provocato nel tumulto della sua anima.
E quando
aveva riaperto gli occhi, aveva capito. Ogni cosa.
“E’ per me…
che si è risvegliata la tua magia?”
Merlin
aveva annuito e Arthur non aveva più avuto bisogno di altre
conferme. Non più
domande, non più risposte. Arthur adesso sapeva e basta.
Sollevò una
mano per incontrare il volto di Merlin in una carezza leggera.
Saggiò la
spigolosità dei suoi zigomi, che tante volte avrebbe voluto
toccare, solo per
sapere come dovevano essere al contatto con le sue dita.
Sfiorò la fronte con
un pollice, lasciandosi solleticare il palmo dalle ciglia irrequiete e
inumidite che incontrò lungo il cammino. E poi scese sulle
labbra, tracciandone
con le dita i contorni.
Studiò e
toccò il suo viso a lungo, incantato dai suoi stessi gesti,
come se dovesse
imprimere nella memoria ogni più piccolo particolare di lui.
Quasi come se nel
lungo sonno che lo aspettava, lui volesse portarsi dietro
quell’unico ricordo,
da poter sognare per i secoli avvenire.
Merlin si
lasciò accarezzare, in silenzio, trattenendo il fiato al
punto che dopo un
tempo che al re parve infinito, fu costretto ad un lungo sospiro per
riprendere
ossigeno.
“Perché mi
hai aspettato… per duemila anni?”
La domanda
che si era posto così tante volte da aver perso il conto,
aveva bisogno adesso
di una risposta. E Arthur sapeva che Merlin era pronto a dargliela.
“Lo sai
già, il perché.” Era vero.
“Lo… lo
faresti ancora? Se io…”
“Sempre.”
E Arthur
non seppe più cosa dirgli. Un turbine di emozioni si era
scatenato in lui nella
pronuncia di una sola parola. Il terrore di condannarlo ad una nuova
attesa
infinita, l’orgoglio per quella devozione senza eguali, la
consapevolezza di
quanto quelle parole comportavano. E anche un’altra cosa,
anche un altro
sentimento che ormai premeva per uscire ed era troppo intenso per
poterlo
ignorare o per costringerlo a rinchiudersi dietro un muro di false
sicurezze.
Ora quel
sentimento inondava ogni cosa, rompendo gli argini dei pregiudizi,
scavalcando
gli ostacoli della mente e le paure del cuore. C’era solo lui
e nient’altro a
riempire tutto.
Arthur si
stupì di come Merlin divenne così docile quando
premette leggermente contro il
suo collo perché si facesse più vicino a lui. O
forse attendeva soltanto un
permesso per poter fare ciò che aveva sempre voluto.
La
consistenza delle labbra sulle sue, diede finalmente forma a tutto
ciò che
provava e che dirompeva con prepotenza in ogni parte dentro di lui.
Assaporò
quel contatto, lento e addolcito dai movimenti impauriti del mago che
gli
sconvolsero ogni pensiero razionale. Anche lui aveva paura,
là tra le pieghe di
quel sentimento si annidava l’insicurezza di ciò
che non aveva mai osato ma che
ormai era diventato inevitabile. Ma fu solo un momento.
Quando
Merlin strinse forte la sua spalla e decise di rendere più
profondo quel bacio,
Arthur rispose con altrettanto coraggio e abbandonò ogni
remora, godendo fino
in fondo dell’odore di Merlin, del suo sapore. E del suo
rassicurante calore.
E d’un
tratto capì cosa significasse per la prima volta nella sua
vita, sentirsi
completo.
“Resta con
me…” ripeté Merlin, ancora una volta,
quando il contatto si sciolse e la fronte
fu pressata contro la sua. “Ti prego, resta con
me…”
Ma forse
era troppo tardi. La voce di Merlin gli sembrò sempre
più lontana e la
stanchezza si fece ancora più pressante, al punto che
respirare era diventato
un lavoro troppo impegnativo.
Quando capì
che stava per farlo un’ultima volta, era già
troppo tardi.
Continua…
Salve mie
care =) Come sempre vi auguro un buon inizio di settimana (svioliniamo
prima
del linciaggio =P). Mi scuso se la pubblicazione di questo capitolo ha
preso
una settimana in più ma come ho già detto a chi
ha avuto il buon cuore di
commentare questa storia, questo era una capitolo molto
importante… beh, lo
avrete notato.
Allora
prima del linciaggio ci tengo a precisare che la storia continua u_u
Chiaramente però, non posso dirvi altro, né posso
al momento fornirvi risposte
specifiche per tutti i dubbi che sicuramente ho sollevato circa le
parole delle
Disir. Ci tengo cmq tantissimo a conoscere i vostri pareri e le vostre
teorie!!
=)
Vi rinnovo
quindi la proposta di COMMENTARE
questa storia, anche se ormai siamo agli sgoccioli, è una
richiesta che vi
faccio col cuore. Spero cmq di avervi emozionato.
Una
precisazione riguardo al titolo. Sono almeno tre capitoli che rimandavo
il
titolo, ma in fase di scrittura le cose sono cambiate, per cui ho via
via
cambiato. Ancora non so se lo utilizzerò più ma
nel frattempo la smetto di fare
promesse che poi non mantengo XD
Intanto
ringrazio di cuore tutti i lettori silenziosi, tutti coloro che
aggiungono
ancora la storia nelle varie sezioni e soprattutto le mie adorate che
commentano sempre! *-*
Pandora86, brin leah,
Lunaris, Giulia194, One
Day_Painless e chibisaru81, a voi dedico il bacio tra Merlin e Arthur!
;)
Alla
prossima miei cari!! Tanti baci a tutti!