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Autore: Albornoz    07/04/2014    2 recensioni
Cacciare... In un mondo in cui la caccia è vita un ragazzo, dapprima inesperto, diventerà l'ago della bilancia tra armonia e distruzione, cacciatore e preda, uomo e mostro.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2
Domande e risposte
 
Se, all'inizio della sua carriera da Cacciatore, qualcuno avesse detto ad Evan che di lì a pochi anni sarebbe diventato un Maestro, il giovane probabilmente gli avrebbe riso in faccia. Nato e cresciuto a Den, un villaggio isolato e tradizionalista dove i figli ereditavano i compiti dei padri e da quest'ultimi venivano istruiti, egli non aveva mai ricevuto quella che si può dire una formazione classica. Il massimo di filosofia dispensata da suo padre era stata: "Se non cacci non mangi e se muori durante la caccia non mangi ne tu ne molti altri." Non faceva una piega. Molto pratico, come lo era il resto dell'addestramento. Lui e i suoi due fratelli infatti passavano molto tempo nella foresta che circondava il villaggio con l'esperienza come unica maestra. Spesso vagavano per giorni, annusando, ascoltando, osservando e persino assaggiando la natura che li circondava, tentando di carpirne i segreti. Era un metodo pernicioso ed approssimativo. Del resto dare un morso ad un fungo dalle dubbie proprietà non è il massimo dell'intelligenza, ma presto i ragazzi avevano imparato che seguire i movimenti e le abitudini delle belve che abitavano tra gli alberi poteva essere illuminante. Qualche centinaia tra lividi e tagli, un paio di scottature e un mezzo avvelenamento fecero sì che i fratelli divennero presto una risorsa importante per la comunità. Mentre i due gemelli erano entusiasti all'idea della responsabilità che tale compito portava stessa cosa non si poteva dire di Evan che sfruttava qualsiasi pretesto pur di allontanarsi dal villaggio.
Le sue peregrinazioni lo portarono fino a Fukku, una cittadella vicina situata sul mare e dedita agli scambi commerciali. Il primo impatto fu sconvolgente, l'assenza di alberi a coprire la visuale dava un senso di vertigine, il ragazzo si era sentito scoperto e vulnerabile. Ma il disagio dovette lasciare spazio allo stupore di fronte all'immensità del mare. Dopo tanti anni Evan ancora faticava a trovare le parole per descrivere le emozioni provate a quella vista. Sempre a Fukku il ragazzo ebbe il primo contatto con una gilda di cacciatori che lo avrebbe messo dinnanzi ad una sconcertante realtà. Difatti tra lui e il meno promettente degli adepti vi era un abisso in ogni campo. Mentre i Cacciatori avevano una cultura che spaziava dalla biologia, all'anatomia, all'arte della forgiatura e delle tecniche di combattimento, lui sapeva a stento leggere. Le armi e le armature a disposizione della gilda erano all'avanguardia, lui invece in vita sua non aveva conosciuto altro che la lancia, il pugnale e la pelle con cui si copriva nelle notti fredde.
Ciò sarebbe stato abbastanza per minare l'autostima e l'ambizione di qualsiasi quindicenne, ma per Evan si era presto rivelata come un'occasione, una sfida, un modo per migliorarsi. L'uomo sorrise ripensando alle espressioni stupefatte dei presenti quando entrò la prima volta nella gilda per arruolarsi. Ma, purtroppo, tale punto di vista non sarebbe stato condiviso da suo padre e dai fratelli. L'acquisizione di Evan da parte della Gilda corrispondeva alla perdita di manodopera per Den. Poco importava se il nuovo incarico del ragazzo, unito alle taglie delle missioni, avrebbe potuto giovare al villaggio e proiettarlo nel futuro con nuove possibilità di comunicazione con il mondo al di fuori della foresta. Dopo mesi di litigi il ragazzo si era trovato di fronte ad una scelta: servire la gilda o rimanere al villaggio. Inutile dire quale fu la sua decisione. Seppur a malincuore il ragazzo abbandonò il villaggio e si trasferì a Fukku per intraprendere una via che l'avrebbe portato lontano.
Certo, si era rivelato una promessa. La sua precisione con l'arco era sorprendente (anni passati a tirare la lancia dovevano pur aver fruttato qualcosa) e imparò anche il resto velocemente seguendo molti veterani sul campo. Ma chi l'avrebbe mai detto che proprio a lui, con il suo temperamento poco curante della gerarchia, sarebbe capitato di dover ricoprire uno dei ruoli cardine dell'organizzazione?
Oltretutto insegnare si era rivelato un compito piacevole e non privo di sfide. Le battute di caccia erano ridotte all'osso e difficilmente capitavano prede rilevanti, ma dopo i primi tempi Evan si era abituato alla tranquillità del nuovo impiego. Certe volte era tanto tranquillo da perdersi nei suoi pensieri anche per ore.
 
-Maestro....?-
 
Appunto...
 
Evan ritornò in sé trovandosi a tu per tu con dodici paia di occhi che lo fissavano in attesa. Tossicchiò tentando di darsi un contegno e ignorare le risatine sommesse di alcuni studenti.
-Dove eravamo rimasti?-
-Stavamo ripassando i Dogmi.-
-Giusto.- Evan si alzò dallo zabuton e scrutò la classe. La prima cosa che colpiva l'occhio era l'eterogenia degli studenti. Disposti in tre file da quattro elementi, sia maschi che femmine. Provenienti non solo da Yokumo ma anche dal resto della regione. Dalle grandi montagne del nord al sabbioso deserto a sud, dalla Costa ad ovest alla capitale ad est. Non c'era da stupirsi, d'altronde l'Accademia di Yokumo era l'unica del suo genere, quindi chiunque volesse ambire alla carica di Cacciatore riceveva la sua istruzione lì, con qualche eccezione. -Come già sapete noi Cacciatori siamo soggetti a poche regole. Tali dettami sono detti Dogmi perché il loro messaggio è dogmatico, ovvero indiscutibile. Chi vuole citarmi la prima? Anabel?-
-Sii scudo per i tuoi compagni affinché né zanna né artiglio possa toccarli.-
-Molto bene. Difendersi tra compagni è essenziale per la riuscita di una missione. Se uno cade l'intera squadra è esposta. Agire sempre come un unico corpo, è questo il segreto per affrontare anche le belve più letali.- il Maestro spostò lo sguardo dalla ragazza bionda ad un piccoletto dai tratti affilati. -Aki?-
-Sii la spada e la freccia della Gilda. Temprato ed affilato, così da non tradirla nel momento del bisogno.-
-Eccellente. Mi sai dire anche il significato?-
-Ehm....- Evan vide chiaramente la fronte dello studente corrugarsi mentre quest'ultimo rifletteva sulle parole impresse nella mente ma evidentemente non nel cuore. Decise di dargli tempo. La comprensione non è cosa che si ottiene in un battito di ciglia. -Il Cacciatore deve mantenere se stesso e il proprio equipaggiamento in ottime condizioni per essere sempre pronto a partire..?-
-Una risposta logica. Sì, è ovvio che la tempestività di reazione di una Gilda a fronte delle richieste che le pervengono è importante, così come la prestanza e le condizioni dell'equipaggiamento di ogni singolo Cacciatore. Ma temo che tu non abbia centrato il punto.- Evan si rese conto di aver involontariamente mortificato il ragazzo che, alle sue parole, aveva abbassato il capo. Gli si avvicinò e si inginocchiò al suo fianco in modo da incrociare il suo sguardo.
-Qui non ci si riferisce al corpo ma bensì alla mente e allo spirito.- continuò sorridendo rassicurante. -Come la spada al padrone, il Cacciatore deve essere fedele alla Gilda. La sua volontà deve essere forte così da non spezzarsi di fronte alla paura e alle difficoltà.-
Aki sorrise ed annuì in risposta.
-Bene.- Evan si rialzò. -Il prossimo?-
-Ricorda: un fendente può mantenere l'equilibrio, ma anche alterarlo.- rispose prontamente Eya, una ragazza dalla pelle ambrata. -E' un avvertimento per chi caccia di frodo, giusto?-
-Precisamente Eya.- l'uomo era evidentemente orgoglioso della sua migliore allieva. -Cacciare di frodo o semplicemente per il gusto di uccidere è sbagliato, non solo eticamente ma anche per il fatto che si finisce con l'alterare l'ecosistema con una conseguente...-
-Ma uno o due mostri in meno non sono poi tanti. Più materiale e meno grattacapi futuri.- lo interruppe un'altro. -Perché tutta questa severità?-
-Guardiamola da questa angolazione, John... Ecco: Immagina di essere già Cacciatore. Tu e il tuo gruppo venite spediti a caccia di un Rathalos. Lo uccidete, e quindi completate la missione assegnatavi, ma poi a uno di voi viene la "brillante" idea di uccidere anche la Rathian, che sapete bene essere in zona anche se costretta a supervisionare la covata, per arrotondare la cifra con qualche mercante di dubbia onestà. Ammazzate anche lei. Ora, lasciando le uova senza protezione, sempre che non vi mettiate a vendere anche quelle, le probabilità di sopravvivenza dei cuccioli sono vicine allo zero. La catena alimentare si spezza, nella zona viene a mancare il predatore per eccellenza e le prede si moltiplicano prosperando indisturbate. Man mano la domanda di cibo di quest'ultime aumenta finché nella zona comincia a mancarne costringendo così il branco a migrare e facendolo finire inevitabilmente nel territorio di un altra belva. Qui la situazione si ripete con il predatore che, approfittando dell'abbondanza di prede, si moltiplica. Nuova nidiata, maggiori bisogni e carenza di spazio porteranno un ulteriore migrazione e così via. Tutto ciò perché qualcuno non ha saputo tenere la spada nel fodero. Immaginate quindi se a questi se ne aggiungessero altri...- Ok... forse aveva esagerato con i toni, ma meglio mettere in chiaro fin da subito i limiti. Se in futuro i ragazzi avessero sgarrato Evan l'avrebbe preso come un fallimento personale.
John assunse una tonalità purpurea, evidentemente aveva compreso la gravità delle sue parole.
-Mi dispiace Maestro.... ho fatto una domanda stupida.-
L'uomo scosse la testa con aria grave.
-Non esistono domande stupide ragazzo mio... Esistono domande che vanno ponderate, soprattutto perché la risposta può già essere di fronte ai nostri occhi. Vedete ragazzi, qui non imparate le abitudini degli esseri che vivono in queste terre solo per cacciarli in modo efficace. Il dispensarvi tale conoscenza ha un ulteriore scopo: quello di rendervi consci della vita che vi circonda. Ognuna di quelle creature è una personificazione della grandiosità della Natura. Ognuna di esse è capace di provare dolore e piacere, amore e odio esattamente come un essere umano. E ciò ci porta all'ultimo Dogma.-
-Ricorda: sii predatore tra gli alberi, le dune, le montagne e le onde. Ma lungi da te affondare le zanne nelle carni tue simili e macchiare i tuoi artigli con sangue fraterno.-
Il silenzio calò sulla classe facendo echeggiare le parole di Servan, un ragazzo dalla pelle d'ebano. Gli allievi si erano improvvisamente bloccati, gli sguardi fermi, pronti a scattare come se quelle parole rappresentassero una minaccia incombente anche solo pronunciandole.
-Già...- Evan si riaccomodò sullo zabuton. -La più grave delle infamie che può colpire un Cacciatore, quella di uccidere un altro essere umano. Capite allievi miei? Noi siamo Cacciatori, non soldati. Il nostro addestramento e le nostre capacità ci rendono dei combattenti formidabili, sicuramente capaci di fare stragi anche tra gli eserciti più preparati, ma non è questo il nostro scopo, non è questa la nostra Missione. "Ricorda: un fendente può mantenere l'equilibrio, ma anche alterarlo." Non è solo un riferimento alla nostra influenza nel mondo selvaggio ma anche in quello civilizzato. Tantissimi signorotti vorrebbero avere a disposizione una forza bellica come la nostra in modo da vedere soddisfatte le loro ambizioni. Finiremmo con il diventare i fautori della distruzione. Ecco perché ci teniamo in disparte. Ecco il motivo di tutti i nostri segreti.-
Eya timidamente, come se non fosse sicura di voler interrompere quell'attimo di comunione, alzò la mano attirando l'attenzione dell'uomo.
-Parla pure Eya.-
-Maestro... voi avete parlato della nostra forza...- la giovane si interruppe. Che stesse cercando le parole giuste per esprimere ciò che aveva in mente o avesse deciso che era meglio stare in silenzio Evan non sapeva dirlo. Si limitò ad incoraggiarla con un sorriso. -E'... è vero che deriva dal fatto che noi Cacciatori siamo in parte belve?-
Silenzio. Boato di ilarità generale. Gli allievi cominciarono a punzecchiarsi a vicenda.
-Ma come Eya?- la stuzzicò John tenendosi l'addome per il troppo ridere. -Proprio tu ne dubiti? Tu che sei la prova vivente di una ragazza con il carattere di un Nargacuga?!-
La mora lo afferrò per il bavero. -Parli bene tu che hai il cervello di un Gagua!-
Evan, esasperato, si batté una mano sul viso. Dei bambini... Aveva a che fare con dei bambini di cinque anni, altro che futuri Cacciatori! Persino la sua Ellie poteva mostrare più serietà di loro!
Soppesò l'idea di piantare la classe in asso e tornarsene a casa...
-Ragazzi...- disse con un colpo di tosse.
Nessun risultato.
-Ragazzi ritorniamo al punto...-
Servan si era messo tra Eya e John e dava tutta l'impressione di voler picchiare quest'ultimo.
-Ragazzi. Vi prego...-
Tra gli altri allievi erano partite le scommesse su chi l'avrebbe spuntata tra i due contendenti.
Evan si allungò verso la lavagna, afferrò tre gessetti e se li allineo sul palmo della mano sinistra in modo da prendere bene la mira. Se solo il piccolo Aki si fosse sbrigato a togliersi di mezzo...
Intanto la discussione tra John, Eya e Servan continuava a farsi più accesa. Aki tentava di smorzare la tensione ma non era minimamente considerato dai tre. Disperato si voltò per chiedere aiuto al Maestro trovandolo pronto a scoccare i tre gessetti. Gli sguardi dell'uomo e del ragazzo si incrociarono e l'intesa fu istantanea.
Tre proiettili bianchi schizzarono mancando di un soffio Aki e andarono a disintegrarsi in una nube candida sulle fronti dei tre litiganti che cominciarono a tossire e lacrimare.
Tre centri perfetti! Evan si sarebbe lasciato andare in un urlo di esultanza, ma si trattenne. Qualcuno doveva pur comportarsi da adulto... Anche se un adulto probabilmente avrebbe gestito la cosa in maniera più... ehm... matura.
L'uomo scacciò via quel pensiero e fece l'occhiolino ad un complice Aki, riportando poi l'attenzione sugli altri allievi. John, Eya e Servan erano tornati ai propri posti, anche se continuavano a scambiarsi occhiate assassine.
-Ritornando a prima che la mia classe si trasformasse in una taverna, hai fatto una domanda interessante Eya.- il Maestro fece mente locale prima di proseguire. L'argomento che si apprestavano a trattare, oltre a giungere prematuro, era un po' ostico. -In parte potresti avere ragione. A quanti di voi è capitato di assistere ai combattimenti nell'Arena?-
Molte mani si sollevarono. Tra gli apprendisti era un'abitudine osservare i compagni più grandi, mentre questi se la vedevano con varie creature in scontri uno contro uno, fantasticando su quando sarebbe arrivato il loro turno.
-Quindi è chiaro a tutti il fatto che le prestazioni fisiche anche di un Cacciatore alle prime armi siano nettamente superiori a quelle di un normale essere umano. In parte, come ho già detto, ciò è attribuibile ai nostri speciali addestramenti, ma non solo. E' un dono di natura. La capacità di incanalare il Kiga.-
-Il... Kiga?- Questa volta fu Anabel a interrompere l'uomo ma il suono della campana del pranzo privò la domanda di una risposta.
-Mi dispiace ragazzi ma dovremmo continuare il discorso in un altro momento. Andate a mangiare. Buona giornata a tutti.- Evan si alzò mentre gli apprendisti eseguivano l'inchino rituale e uscì dalla classe.
 
Broccoli... Perché sempre i broccoli?
Inconfutabile che fossero molto nutrienti e, per carità, il loro sapore non era nemmeno male. Ma ritrovarseli tutti i giorni era da non credersi. Broccoli grigliati, impanati e fritti, broccoli al vapore, purea di broccoli, zuppa di broccoli... e quando non li vedevi potevi star certo che fossero stati camuffati nelle maniere più fantasiose. Va bene che il terreno vulcanico, particolarmente fertile, favorisse l'abbondanza di quei piccoli bastardelli verdi, ma lo stesso si poteva dire del resto degli ortaggi. Quindi, perché?
Evan storse la bocca e inarcò un sopracciglio, scoccando un occhiata velenosa al suo vassoio, mentre si dirigeva al tavolo dei Maestri. La mensa era chiassosa come sempre. Gli studenti, divisi in quattro tavolate, facevano del loro meglio per far sì che l'atmosfera durante i pasti fosse sempre festosa. Era un buon modo per dissipare la noia delle lezioni mattutine prima di dedicarsi agli allenamenti del pomeriggio.
Il tavolo dei mentori, anche se un po' appartato rispetto agli altri, non faceva eccezione. I Maestri, pur dovendo mantenere un po' di contegno, amavano quella pausa perché l'unica in cui potevano conversare in santa pace. Al momento ve n'erano tre, tutte donne, immerse in una conversazione sulle puntine da disegno.
-Uffa! Ti dico che quelle carogne mi hanno messo le puntine da disegno sullo zabuton!- si lamentava Cassandra Lone, Maestra di Spada e Scudo, con la sua collega e amica Runa Kelhal, Maestra di Lancia.
-E io ti dico che, se tu stessi più attenta, certi scherzi li potresti evitare. Oltretutto dai troppa confidenza agli apprendisti, è ovvio che questi se ne approfittino.- rispose Runa infilzando impassibile un broccolo con una delle bacchette.
-Sei ingiusta...- ribatté depressa Cassandra mettendo il broncio.
Evan dovette trattenere una risata. Quelle due costituivano una coppia molto particolare. Fisicamente non si poteva trovare persone più diverse. I tratti delicati e minuti, i boccoli biondi e la pelle candida di Cassandra erano in totale contrasto con il metro e novanta brunito e tonico di Runa. Anche sul piano psicologico erano agli antipodi. Dove Runa era posata e matura, Cassandra avrebbe potuto mettersi a litigare con la piccola Ellie. Eppure erano inseparabili.
-Runa è ben lontana dall'essere ingiusta. In tanti anni d'insegnamento non mi è mai capitato di essere vittima di uno scherzo, tantomeno progettato dagli alunni.- intervenne la terza commensale, Ida Ravenscar, lanciando un'occhiata penetrante alla bionda da dietro gli occhialetti rotondi elegantemente appoggiati sulla punta del naso. -E a proposito di Maestri che danno troppa confidenza agli alunni: guardate chi si unisce a noi. Hai fatto parecchio baccano stamani Hawkeyes.-
Evan le si sedette vicino scrollando le spalle e abbozzando un sorriso. Sapeva bene che sotto l'aspetto severo e i modi spicci Ida fosse una persona squisita quanto intelligente. Certo di primo impatto anche lui aveva pensato che quella donna longilinea dai capelli striati di grigio, perennemente costretti in uno chignon, fosse la personificazione della perfetta istitutrice a cui piaceva dare le bacchettate sulle dita dei bambini disobbedienti. Ma con il tempo aveva imparato ad andare oltre la superficie notando quei piccoli sorrisi che le sfuggivano quando si credeva inosservata e apprezzando la saggezza che dispensava mascherandola con commenti taglienti.
-Chiedo scusa. I ragazzi si sono un po' esaltati per l'argomento trattato.- si limitò a rispondere l'uomo.
-Dubito che Storia della Caccia possa esaltare uno studente, specialmente se trattata da te Hawkeyes.- s'intromise con voce sprezzante Victor Leon sedendosi dal altro capo del tavolo e facendo gemere il legno della panca sotto il peso della sua corazza di Monoblos albino. -Mi domando quale argomento tu abbia trattato per suscitare tale interesse.-
"Spocchioso bastardo. Viscido, arrogante, spocchioso bastardo." Evan dovette trattenersi dal testare l'aerodinamicità delle bacchette tirandole in un occhio del collega. Moro, dalla costituzione taurina e con uno sfregio che gli solcava uno zigomo il Maestro di Spadone era capace di fargli prudere le mani a vista. Non che Victor suscitasse tanta simpatia anche agli altri insegnanti, con la sua ostentata superiorità come se fosse l'unico degno di sedere a quel tavolo, ma per lui aveva sempre le battute più infami.
-Allora Hawkeyes? Ti sei strozzato con un broccolo? Dicci cosa ha suscitato tanto interesse nei ragazzi.- continuò il moro con un sorriso sgradevole. Era chiaro che sapesse già la risposta ma come ne fosse venuto a conoscenza Evan lo ignorava. Fatto sta che lo aveva messo in una situazione spinosa e senza vie di fuga, quindi il Maestro si limitò a rispondere in una scrollata di spalle.
-Il Kiga.-
In pochi secondi Cassandra si strozzò con il sidro, Runa spezzò le bacchette, Ida sgranò gli occhi e il sorriso di Victor si estese in un ghigno.
-Diamine Evan! E poi sarei io quella che da troppa confidenza?!- tossì Cassandra mentre Runa le dava dei colpetti sulla schiena.
-Che dovevo dire? Mi hanno fatto una domanda e mi è parso giusto rispondere.- cercò di difendersi Evan.
-Ti è sembrato giusto svelare uno dei più grandi segreti di noi cacciatori ad un gruppo di ragazzini del primo anno? La tua logica mi sfugge.- lo canzonò Victor.
-Primo: la mia classe è del secondo anno. - lo corresse velenoso Evan. -Secondo: prima o poi i ragazzi lo avrebbero scoperto in ogni caso. E terzo: la prossima volta che ficchi il naso nelle mie lezioni io ti... -
-Cerchiamo di darci una calmata.- intervenne Ida posando una mano sulla sua spalla e fulminando Victor con un'occhiata. -Non formuliamo giudizi affrettati senza avere un quadro completo. Evan, ti sarei grata se ci raccontassi tutto dall'inizio.-
Evan sostenne per un attimo lo sguardo di ghiaccio della donna poi, dopo un sospiro, si mise a raccontare. Raccontò tutto, dal ripasso dei Dogmi alla domanda di Eya, e i Maestri ascoltarono in silenzio, silenzio che si prolungò anche dopo che l'uomo ebbe concluso.
-Mmm... Eya è una ragazza sorprendentemente brillante. Non mi sembra strano che sia arrivata così vicina alla verità.- affermò Ida pulendo gli occhiali con un lembo della veste da Maestro. -E, in fin dei conti, la classe tra pochi mesi affronterà la Prova dell'Arena dopodiché gli studenti verranno sottoposti ai giuramenti e messi al corrente di alcuni argomenti tra cui il Kiga. Oltretutto mi pare di aver capito che il tuo è stato solo un accenno che, al massimo, può aver scatenato un po' di curiosità negli allievi e di certo ciò non nuoce.-
-Quindi se la cava così?! Uno di quegli studenti potrebbe spifferare ai quattro venti l'esistenza del Kiga e voi trattate la cosa con tanta leggerezza?!- s'infiammò Victor, visibilmente irritato, battendo un pugno sul tavolo e guadagnandosi un'altra occhiata gelida della donna.
- Come ho già detto: le informazioni che ha dato Hawkeyes sono irrilevanti e molto vaghe. E' ovvio a tutti che noi Cacciatori abbiamo dei poteri particolari. Il fatto che qualcuno possa venire a conoscenza del nome di questo potere non ci provoca nessun danno e, in ogni caso, dubito che gli studenti siano così poco avveduti dal lasciarselo sfuggire. Comunque no. Evan non se la cava per niente, Leon. E' chiaro che in futuro dovrà essere più cauto con quello che insegna ma credo che questo, il nostro collega, lo abbia già capito dato che non è duro di comprendonio come voi che vi ostinate a credere di essere nella posizione di giudicare.-
Lo sfregiato si dimenò, borbottò e poi si arrese concentrandosi sul piatto che aveva di fronte. Evan invece si alzò, la fame gli era passata, e salutate le colleghe lasciò la mensa.
Aveva bisogno di sfogarsi e niente poteva aiutarlo meglio che bersagliare uno dei grandi cerchi segnati che posti nel fondo della lunga stanza che fungeva da poligono per gli arcieri e i balestrieri. Sempre meglio di rischiare di essere sospeso per aver preso a calci quel presuntuoso di Victor davanti a Maestri e allievi.
Sorrise all'idea mentre staccava uno degli archi piegati appesi alla parete e si metteva in posizione allacciando una faretra alla cintura. Con un leggero movimento del polso fece scattare l'arco mentre l'altra mano afferrava una freccia e la portava alla corda. Tese e scoccò.
La freccia percorse in un attimo i centottanta metri che lo separavano dal bersaglio colpendolo nel centro. Così la seconda e la terza. In ogni dardo metteva la sua frustrazione e i suoi dubbi. Era stato davvero troppo avventato? Un sibilo, un centro. Possibile che dovesse diffidare dei suoi stessi studenti? Un sibilo, un centro. Presto si ritrovò a ricalcare i contorni dei vari cerchi del bersaglio il cui centro ormai somigliava ad un puntaspilli.
Si fermò solo quando nella faretra rimase un unica freccia e si allontanò ancor più dal bersaglio raggiungendo la parete opposta. Duecento metri, ancora pochi rispetto alla reale gittata dell'arco che, pur tirando frecce lunghe più del suo braccio, poteva comodamente arrivare ai cinquecento, ma Evan se li doveva far bastare. D'altronde nessun arciere si allontanava più di cento metri dal mostro durante uno scontro. I colpi ne avrebbero risentito, non riuscendo a penetrare a fondo nella preda e quest'ultima di certo non aspettava che uno prendesse la mira. Gli unici colpi che avevano quasi sempre un effetto assicurato erano quelli tirati con il Kiga.
Già... il Kiga. Come spiegare un concetto simile ai ragazzi una volta che fosse arrivato il momento? Negli anni passati aveva lasciato che fossero altri a smaltire quella pratica ma gli eventi della mattinata gli avevano confermato che il suo turno sarebbe presto arrivato.
Tendendo l'arco Evan dovette ammettere che si era trovato in difficoltà di fronte alla domanda di Eya. Per lui usare il Kiga era facile come respirare, lo aveva adoperato in un paio di occasioni anche prima di diventare Cacciatore. Ma lui era un'eccezione, tutti gli altri dovevano essere sottoposti a delle prove e a dei beveroni dal contenuto segreto per scatenare tale potere, sempre se ne fossero dotati.
L'uomo scacciò quelle preoccupazioni e si concentrò sul bersaglio. Nella sua mente cominciarono a susseguirsi molte immagini dei vari scontri a cui aveva partecipato finché davanti a lui non vi fu più il cerchio di paglia puntellato di frecce ma una sagoma indistinta che si ergeva imponente.
L'immagine del sogno di quella mattina mise a fuoco la figura ed Evan si trovò di fronte il lupo corrotto. Ma quell'apparizione terribile non lo spaventò, anzi, lo fece fremere d'eccitazione famelica mentre un calore dal petto si propagava lungo tutto il corpo lambendo la sua pelle come una vampa rossa. Per un secondo il Maestro fu consapevole di tutto ciò che lo circondava. Gli odori e i suoni gli arrivavano amplificati mentre con lo sguardo poteva contare le scaglie brunite della bestia immaginaria. I suoi muscoli tesero l'arco allo stremo facendo gemere il legno abituato alle mani deboli ed inesperte degli apprendisti. Uno schiocco e la freccia fu in volo, invisibile e letale andò a perforare il petto della bestia in un tripudio di legna spezzata.
Evan espirò, la bestia era sparita come l'intenso calore che l'aveva avvolto, ora davanti a lui c'era nuovamente il bersaglio. Gli si avvicinò costatando che la freccia non si era limitata a spezzare tutte le precedenti che aveva piazzato nel centro, ma era riuscita a perforare lo strato di imbottitura penetrando di un dito nel pannello di legno posto dietro.
Il Maestro rimise velocemente a posto l'arma, i suoi sensi potenziati dal Kiga lo avevano avvertito dell'imminente arrivo di una persona, e uscito dalla stanza si ritrovò a tu per tu con Ida.
-Hawkeyes, cercavo proprio te.-
-Senti Ida ho già riflettuto su quello che hai detto. Sono stato uno sciocco e non ripeterò l'errore...- cominciò lui.
-Ti fermo subito. Non sono qui per farti la ramanzina ma per dirti che è arrivata una richiesta e gli Anziani hanno chiesto specificatamente di te.- lo interruppe lei sventolandogli una pergamena sotto il naso.
Evan divenne improvvisamente serio. " Sii la spada e la freccia della Gilda."
-Dove devo andare?-
La donna sorrise compiaciuta.
-Metti dei vestiti caldi, Maestro Evan Hawkeyes, la Catena nevosa del Lao-Shan ti aspetta.-

Beh... direi che il terzo capitolo, sfornato oltretutto con un certo (megagalattico) ritardo, è l'ideale per dire due cosette a proposito di questa fanfiction.
Inizio col dedicarla a tutti voi che leggete. Un ringraziamento particolare va a Tigre Rossa, anch'essa scrittrice, madre di molte fiction che mi hanno spinto a scrivere e pubblicare questo racconto.
Mi scuso per la lunga attesa tra il capitolo e il precedente ma ho avuto un periodo bello pieno.
Passando ai tecnicismi, ho cercato di attenermi il più possibile al gioco da cui è ispirata la fiction, aggiungendo solo ciò che manca al titolo originale: una componentistica "umana" ed una trama.
I mostri, le creature, alcuni luoghi, armi ed armature sono tutte tratte dal videogame. Per chi non fosse ferrato sul genere potrei aggiungere delle note a fine pagina. Fatemi sapere con le recensioni.

Il Kiga è, invece, un concetto che mi sono inventato per facilitare l'integrazione di alcune capacità dei Cacciatori realmente esistenti nel gioco in un contesto letterario.
Che altro aggiungere? Leggete e recensite.
Con simpatia.
Albornoz
  
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