Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Temari    07/04/2014    4 recensioni
- C’erano molte cose che Levi non sopportava di Hange e il fatto che, a volte, non avesse altra scelta se non rivolgersi a lei costituiva un vero affronto.
Per sua sfortuna, però, in quanto esperta di ricerca della Legione, Hange era l’unica ad avere quel che gli serviva.
Tranne ora. -
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Eren, Jaeger, Hanji, Zoe
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! :D
Dunque ho scritto questa fic circa un mese fa ma ho dimenticato di caricarla qui perché ultimamente posto tutto quasi esclusivamente su Tumblir o AO3... ma pensandoci, questa sezione non poteva perdersi una fic del genere. LOL

Note: nata da una discussione su FB. Non ci sono spoiler di alcun tipo, ma è ambientata prima della 57° spedizione.

Disclaimer: vedi pagina autore.

Ja ne,
Temari


運子 と 兵長 (Unko to Heichou)
 

 

La tensione, all'interno del castello, era andata progressivamente aumentando negli ultimi giorni.

Ad un occhio esterno la cosa sarebbe potuta passare inosservata, come qualcosa di normale, di ovvio... in fondo si trattava del Quartier Generale della Legione Esplorativa — vivere stando sempre all'erta era una consuetudine; abbassare la guardia poteva rivelarsi un errore fatale sul campo, quando le fauci o le dita di un Titano potevano comparire da un momento all'altro.

La tensione che gravava sulle teste dei soldati della Legione, però, aveva una connotazione diversa e, per certi versi, riusciva a mettere i ranghi anche più in agitazione della prospettiva di oltrepassare un gruppo di alberi durante una missione e trovarsi davanti un Anormale.

Il motivo della strana agitazione che serpeggiava all'interno del Quartier Generale poteva essere riconducibile ad un certo ufficiale: il Capitano Levi.

Tutti, all'interno di quella branca dell'esercito (e non solo), avevano imparato presto ad essere cauti e guardinghi attorno al capitano.

Tutti avevano imparato che alcune delle sue caratteristiche fisiche non andavano nominate (tanto meno denigrate in alcun modo, soprattutto perché a dispetto della sua bassa statura, Levi era tutto fuorché fragile o minuto — le numerose escoriazioni sui corpi di chi aveva sfidato il Fato erano prove evidenti di ciò); il medesimo consiglio poteva essere applicato per le sue abitudini peculiari, come insistere per una pulizia di fondo del castello un giorno sì e uno no, o passare le nottate insonni a riordinare le dispense e le librerie (salvo quelle nei quartieri privati di Hange).

Nessuno si faceva beffe di Levi quando indossava la bandana in testa e il fazzoletto intorno sul viso: la sua aura autoritaria e lo sguardo truce che portava costantemente sul proprio volto erano abbastanza per far desistere i più.

Questo era tutto nella norma, ma negli ultimi giorni l'atmosfera attorno al capitano era andata incupendosi velocemente, e con essa l'espressione scontrosa del trentaquattrenne era diventata sempre più torva e marcata.

Un tale cambiamento non era sfuggito a coloro che avevano maggiore familiarità e confidenza con Levi.

«Secondo voi è qualcosa che abbiamo fatto noi?» Chiese Petra, una mano al mento e le sopracciglia corrucciate.

Vicino a lei, in un angolo della sala comune che andava via via riempiendosi per il pranzo, Erd, Gunther e Auruo avevano delle espressioni pensierose e vagamente preoccupate mentre contemplavano le possibilità.

«Be'...» Fece Erd, grattandosi la nuca distrattamente. «Auruo, tu hai strappato uno dei suoi foulard, due giorni fa...»

Il suddetto soldato tentò di protestare, ma nella foga si morse la lingua. «Petra ha lasciato troppo in infusione il suo tè!» Disse dopo essersi ripreso, un fazzoletto davanti alla bocca per tamponare il rivolo di sangue; Petra gli sferrò un pugno allo sterno per ripicca.

Scuotendo la testa, Gunther intervenne a separare i due che si apprestavano a litigare, aggiungendo poi: «Non credo che il pessimo umore del Capitano sia colpa nostra, e nemmeno di Eren...» Dopo un secondo di contemplazione, il vice-caposquadra continuò, «L'ho sentito dire qualcosa a proposito di Hange.»

I quattro si fissarono a vicenda per un lungo momento poi, all'unisono proferirono un solo «Oooh.» di comprensione.


Con passi corti e decisi, le braccia lungo il corpo con i pugni serrati a livello cosce e la schiena perfettamente dritta, Levi sembrava un uomo in missione mentre si faceva strada lungo il corridoio.

«Fottuta quattrocchi.» Imprecò fra i denti il capitano, per quella che era certo fosse almeno la millesima volta in tre giorni.

C'erano molte cose che Levi non sopportava di Hange - la sua mancanza d'igiene personale, la sua fissa maniacale per gli esperimenti (che non si limitava ai Titani), la totale assenza di spazio personale quando era nei dintorni, la sua voce irritante, il suo senso dell'umorismo distorto, il disordine che creava intorno a sé, la sua mancanza di igiene - e il fatto che, a volte, non avesse altra scelta se non rivolgersi a lei costituiva un vero affronto.

Il suo orgoglio aveva subito un colpo mortale, anni addietro, tanto che ancora ricordava l'umiliazione che ne era conseguita e l'enorme sforzo (Levi fece una smorfia nel pensarlo) che aveva dovuto esercitare per non trapassarla da parte a parte con la lama del 3DMG. Il ricordo di quell'incontro con Hange si ripresentava ogni volta che era costretto a cercarla per lo stesso motivo — e con la memoria, si faceva sentire ancora il desiderio di fare fuori la capo-squadra .

Per sua sfortuna, però, in quanto esperta di ricerca della Legione, Hange era l'unica ad avere quel che gli serviva.

Tranne ora.

Quella dannata idiota aveva pensato bene di usare quelle dannate erbe per chissà cos'altro, pur sapendo che servivano a Levi! Ed aveva anche avuto il coraggio di dimenticarsi di fare l'ordine per procurarsene delle altre nell'ultima richiesta di provvigioni!

Così Levi aveva dovuto aspettare tre fottuti giorni.

Tre giorni infernali di frustrazione a stento contenuta; tre giorni in cui il solo vedere del cibo gli provocava un tic all'occhio destro, in cui il suo tè nero era diventato un nemico, in cui la stretta della cintura dell'imbragatura era una tortura quando era a riposo ma anche peggio durante gli allenamenti quotidiani fra gli alberi.

Tre giorni in cui attacchi di dolore acuto lo coglievano quando meno se l'aspettava e doveva trovare un modo non sospetto per nascondere il fastidio.

«Apri la porta, maledetta quattrocchi!» Sbottò Levi, arrivato davanti alla stanza-laboratorio di Hange, senza nemmeno bussare — il solo immaginare il sudiciume con cui avrebbe rischiato di entrare in contatto toccando il legno era abbastanza da farlo stare a due passi dalla porta.

Una serie di suoni ed epiteti vari dall'altra parte indicarono che la donna stava trafficando all'interno; infine la porta si aprì, rivelando Hange in uno stato di disordine che fortunatamente non era fra i peggiori.

«Oh, Levi!» Esclamò, come se fosse sorpresa di trovarsi davanti il capitano, «A cosa devo l'onore di questa visita...?» chiese poi con un ghigno.

«Lo sai perfettamente.» Rispose Levi, telegrafico e per nulla interessato a ciarlare quando aveva ben altro di cui occuparsi.

Hange non si fece buttare giù, al contrario, il sorriso sul suo volto si trasformò in una smorfia falsamente complice, «Aaah, sei qui per la mia pozione speciale? So che hai atteso con ansia l'incontro di oggi~» disse agitando una boccetta con un liquido ambrato all'interno.

Senza perdere tempo, Levi l'afferrò prima che l'altra potesse nasconderla. «È poca.» Commentò contrariato.

«Be', è quello che sono riuscita a preparare con i pochi ingredienti che ho avanzato...» Spiegò Hange con un'alzata di spalle, «I rifornimenti arrivano domani.»

Il capitano la fissò in silenzio per un lungo istante, come a volerle leggere nella mente per capire se stesse dicendo la verità o se stesse semplicemente cercando di prenderlo per il culo. «Ch'.» Fece poi, girando i tacchi — era troppo impaziente di liberarsi del fastidio che lo tormentava da giorni per discutere oltre.

«Auguri col tuo appuntamento, Levi~ Il water deve sentire la tua mancanza~» Disse Hange mentre si allontanava, e Levi fu sul punto di tornare indietro e scuoiarla viva, ma una fitta al basso ventre gli fece cambiare idea.

"Magari più tardi." Si promise il trentaquattrenne mentre ingurgitava l'intruglio di Hange e si affrettava ai bagni.


Con un sospiro, Eren si risistemò i pantaloni dopo aver svuotato la vescica, riallacciando la cintura dell'imbragatura di pelle e riaggiustando le cinghie alle cosce prima di tirare lo sciacquone ed uscire dal gabinetto.

Mentre stava per aprire la porta, il ragazzo sentì la porta del bagno sbattere e qualcuno che imprecava fra i denti. Incuriosito, rimase per un paio di secondi ad ascoltare questa persona borbottare aspramente e camminare avanti e indietro per la stanza, come indecisa.

Grazie ad un epiteto sbottato con più enfasi dei precedenti, Eren riconobbe Levi, così decise di vedere se poteva essere d'aiuto.

L'adolescente aprì la porta, iniziando a dire «Capitano, ha bisogno di qu—», ma venendo interrotto bruscamente quando l'altro lo spintonò di lato e si chiuse la porta del gabinetto alle spalle.

Eren rimase immobile, interdetto, finché non sentì quello che poteva solo essere un gemito di soddisfazione provenire da dietro la porta. «Ngh... Hah...»

Incapace di decidere se le fiamme che gli stavano divorando le orecchie erano causate dall'imbarazzo per i suoni o la mortificazione di stare origliando il suo superiore mentre si liberava l'intestino occluso, Eren restò inchiodato al pavimento per diverso tempo.

«Cazzo... ne sta uscendo una vagonata... ngh.»

Solo quando sentì Levi borbottare quella frase, il ragazzo sembrò riscuotersi all'improvviso, quasi l'avessero marchiato a fuoco con un tizzone — Eren girò i tacchi per andarsene da lì, quando gli venne in mente qualcosa che lo fece immediatamente iniziare a sudare freddo.

Aveva finito la carta.

Ecco perché Levi aveva esitato — il gabinetto in cui era entrato Eren era l'unico in cui c'era carta (le persone di turno ai bagni non erano ancora passati con i cambi)... ma l'ultima manciata l'aveva usata lui.

Deglutendo nervosamente, Eren scappò dal bagno. Magari avrebbe trovato un posto abbastanza isolato, si sarebbe nascosto per sfuggire alla furia omicida del capitano una volta che quest'ultimo si fosse accorto della mancanza di carta igienica.

Forse sarebbe sopravvissuto.

«YEAGER!! SEI MORTO!!» Risuonò lungo i corridoi del castello mentre Eren oltrepassava il portone d'entrata.

— O forse no.

   
 
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