Libro primo
Mi lavai i denti, poi mi
detersi il viso con del sapone e lo sciacquai con dell' acqua gelida,
opportuna
per riprendermi dal sopore. Sfilai il pigiama e misi addosso la divisa
da
matricola, costituita da una mini gonna blu scuro e da una giacca del
medesimo
colore, con tante decorazioni in grigio e un fiocco giallo da abbinare
al
colletto. A completare il tutto, un paio di calze lunghe di cotone
dello stesso
colore della divisa e una coppia di scarpe in pelle nera molto
raffinate ed
eleganti.
La salutai,
approssimandomi a lei. Sorrise. - Buongiorno. - affermò con
schiettezza. Quasi
mi impietosii alla sua cordialità nell' aspettarmi, al suo
volere a tutti i
costi stare al mio passo. Le ricordai ancora una volta quanto il suo
signorile
disturbo fosse di troppo per i miei canoni. Io al posto suo non l'
avrei fatto.
- Un' amica si aspetta
sempre. - asserì lei strizzandomi un occhio. La ringraziai.
- Coraggio andiamo,
è già tardi. - le dissi poi, indicandole con il
dito l' orologio a dondolo
appeso sulla parete di destra. La ragazza si alzò dal
seggio, che riposizionò
al suo posto sotto al ripiano, e tutte e due raggiungemmo insieme l'
uscita
dalla piccola stanza. Presto fummo approdate alla hall, dove scontrammo
Sarah e
Kim, occupate nel dialogare serene e vivaci di pettegolezzi e screzi
vari;
chiunque fosse passato giù di lì le avrebbe udite
sghignazzare con la loro voce
stridula e acuta.
- Ciao ragazze! -
esclamai includendomi nella combriccola insieme a Judy.
- Ciao! - risposero in
coro le due. Incredibile la coincidenza con la quale pronunciarono la
stessa
parola nello stesso, preciso istante.
- Per caso siete
diventate gemelle? - domandai scherzosamente.
- Spiritosa! - borbottò
Kim maliziosamente.
- Questa battuta non
farebbe ridere neanche dei gallinacci come Zell! – una risata
di gruppo esplose
in seguito a tale affermazione di Judy.
- Ma neanche lo
conosciamo! Lasciamolo stare… - asserii lecitamente io,
pensando che al ragazzo
non avrebbe fatto molto piacere. Ma qualcosa bloccò la
nostra da poco intrapresa
discussione: il suono imprevisto delle campane ci fece voltare
prontamente e
allorquando tornammo a fissarci ci comunicammo con i sensi estetici
qualcosa
che tutte quante comprendemmo al volo. Cominciai subito a correre al
fine di
raggiungere il più in fretta possibile l' ascensore e mi
diressi verso di esso,
controllando di tanto in tanto che tutte quante le mie compagne fossero
alle
mie spalle e nel momento in cui fortunatamente mi rendevo conto che era
così,
salivo rapidamente la rampa di scale innanzi a me. Gradino dopo
gradino, mi ritrovai
dinanzi all' ascensore, dove accedei con tutto il subbuglio che avevo
in
fisico. Esso richiuse le sue due porte scorrevoli avanti ai nostri
occhi e ci
trasportò sino al piano superiore, dove stava in attesa
ancora un lungo
corridoio. Ma nell' attraversarlo agimmo così prontamente
che il lungo tappeto
che rivestiva il pavimento si curvò su se stesso, dando
origine ad una cunetta
sulla quale inciampai. Stramazzai a pancia in giù, con la
testa rivolta sul
terreno e le mani schiacciate a terra e fungenti da freno. Tutte quante
si
inginocchiarono verso di me, ridendo come pazze.
- Ti sei fatta male? -
interloquì Sarah preoccupata per l' avvenuto, anche se
beffeggiava.
- No. Per fortuna le mie
braccia hanno l' istinto di bloccare la caduta.
- Non lo sapevate che
cinque minuti prima che suonino le campane dovete già
presentarvi in aula? -
ribattè la donna con un tono della voce alto. I suoi occhi
azzurri si erano
contorti in un' espressione di rabbia, le sue sopracciglia aggrottate e
tutto
ciò non prometteva nulla di buono. Il silenzio
calò nuovamente nella stanza e
non vi fu risposta da parte di noi, ritardatarie.
- Scusaci Quistis... -
sussurrai con la testa china per l' imbarazzo.
- Non accetto scuse
ragazze! - esclamò con richiamo ancora più alto e
squillante. - Forse non lo
sapete, ma per me i ritardi sono molto influenti sul voto di condotta
annuo e
molto più sovraccarichi delle assenze perché
disturbano la lezione cominciata.
Ci tengo a precisare che non li sopporto ed esigo l' assoluta
puntualità, tutti
i giorni. Questo è già il vostro terzo ritardo e
la vostra situazione, per
quanto riguarda la puntualità, è molto grave.
Siete state fortunate per il
fatto che non abbia già iniziato a fare lezione
perché altrimenti vi avrei
penalizzate, ma siccome sono buona, ho deciso di farvela passare liscia
anche
per questa volta. Al prossimo indugio conseguirà un'
eventualità in meno di
sorpassare l' esame scritto, mentre al quinto ed ultimo ritardo sarete
espulse
dall' istruzione alla maturità. Io ve lo dico, siate
estremamente vigili,
questo non è un liceo, ma molto di più, questa
scuola è fondamentale per
portare avanti di livello persone che come voi hanno scelto di
assoggettarsi
alle guerre contro il male, persone che sono pronte a sacrificarsi per
salvare
gli altri e che si sottopongono a duri allenamenti, ma anche a tanto,
tanto
studio. Voi non siete qui solo per istruirvi fisicamente, ma anche per
apprendere quelle regole, quelle strutture essenziali per affrontare
vere
lotte. Indugi, assenze, brutti voti e mancanza di compiti significano
una sola
cosa: bocciatura. Io non aggiungo altro, che questo mio discorso vi
serva a
pensare al vostro probabile futuro da SeeD. - questo lunghissimo
appello non fu
riferito solo a noi, ma anche a tutto il resto della classe.
- Noi stavamo parlando
e... - fece per dire Kim, seriamente e parecchio turbata dalla
condizione in
cui tutte e quattro ci eravamo messe. Ma la professoressa quasi non la
fece
parlare.
- Non voglio
spiegazioni. -
- Possiamo andare ai
nostri posti ora? - chiesi gentilmente in seguito. Con un cenno della
testa l'
insegnate mi fece segno di sì, traslocando gli occhiali
dalla montatura bianca
sulla punta del naso greco, il volto diretto sul registro. Con una biro
nera
quasi scarica contrassegnò il nostro arrivo in non
puntualità.
Mi spinsi sino al mio
banco, in silenzio, risentendo della colpa per il danno subito. Poi
sedetti
alla mia disgraziata postazione, accanto alla persona più
abominevole che
avessi mai conosciuto in tutta la mia vita, tanto da giungere al punto
di
sperare che Quistis mi cambiasse di posto: si trattava di Seifer
Almasy, circa
su un metro e ottanta, capelli corti e biondi, pelle chiara e occhi
azzurro
ghiaccio. Un ragazzo molto bello e affascinante esteticamente, ma
indubbiamente
ripugnante interiormente. Era sempre così arrogante nei miei
confronti e dal
giorno del nostro primo incontro mi aveva presa di mira, criticandomi
con
ricatti e commenti di cattivo gusto. Cercava in tutte le forme
possibili di
turbarmi e di rendermi la vita più difficile di quello che
era con frasi
imbarazzanti, proposte assurde e prive di significato. Egli era
ripetente ormai
da due anni e non si rendeva conto che con il suo atteggiamento non
faceva che
peggiorare la situazione. Come al suo solito, l' uomo si
accostò di pochi
centimetri dal mio sedile e iniziò ad esaminarmi con occhi
da pressione,
attorcendo le labbra in un sogghigno profondo. Rimasi indifferente. Mi
voltai
nella direzione della postazione di Kim, Judy e Sarah e dai loro volti
intesi
immediatamente che stavano seguendo passo per passo l' episodio, mentre
con
parole mute tentavano a stento di comunicarmi qualcosa che non riuscii
a
comprendere.
- Povera bambina,
sempre
in ritardo... - affermò Seifer con tutta la sua arroganza.
Proseguii la mia
recita nei panni della sorda. - In fondo non è mica colpa
sua se non c' è più
la mammina che la chiama alla mattina! - il giovane
interpretò la frase amò di
filastrocca, emanando dalle corde vocali una risata malefica, soffocata
dalle
sue stesse mani per evitare di farsi sentire.
- Seifer, smettila. -
enunciai freddamente. Il ragazzo esplose in una seconda risata,
stavolta
abbastanza potente da permettere alla nostra insegnante di udirla.
- Seifer, ti ho
sentito,
smetti immediatamente di ridere, o presto piangerai! -
replicò lei dal suo
posto alla cattedra. Però, nonostante tutto, Seifer non
parve nel proposito
serio di finire di ridacchiare e l' annuncio dell' istitutrice non fece
altro
che aumentare il ritmo della sua beffa, peggiorando di volta in volta
la
situazione. La professoressa fu costretta quindi ad alzarsi e a
sopraggiungere
colui che stava rumoreggiando in un momento di serietà come
quello.
- Cara maestrina, stai
dimostrando di conoscermi veramente poco, chiunque sa che niente e
nessuno
potrà mai fermarmi, neanche una stupida come te! - la
dichiarazione dell' uomo
fece sobbalzare quasi tutti i presenti in aula, che generarono un
richiamo di
sbalordimento.
- A chi hai detto
stupida? - lo interrogò Quistis, bloccandogli l' accesso in
caso avesse voluto
fuggire. Ma data l' assoluta determinazione che Seifer dominava, la
capienza di
essere valoroso al punto da fronteggiare chiunque e senza problemi,
sapevo che
non l' avrebbe fatto. La donna ripeté la stessa frase almeno
tre volte, ma il
ragazzo le lanciò un' occhiata orgogliosa e indifferente,
mostrandole un ghigno
severo e mettendo scarsamente in mostra i bianchi denti. La sua
posizione non
era per niente tesa, ma serena, come se non risentisse della sua sorte
da
espulso e se ne stava seduto, con le gambe accavallate, la schiena
poggiata
allo schienale e le braccia rilasciate sui braccioli. Quistis, ormai
all'
estremo dalla sopportazione, teneva le mani tremanti avvolte in pugni e
le
labbra presentavano il più totale disgusto. Una terrificante
calma si diffuse
per la classe e i nostri occhi erano puntati sui due protagonisti.
Ancora
qualche secondo di taciturnità e il pugno di Quistis si
trasformò in uno
schiaffo, che si scaraventò sulla guancia di Seifer. Egli
retrasse di scatto il
capo da un lato, ostentando l' evidente segno purpureo lasciato sulla
pelle. Il
ragazzo, che non se lo aspettava, ne rimase stupefatto e si
massaggiò la faccia
con la mano guantata: sembrava non gli facesse male, ma la sua
espressione non
era più quella di prima.
- Complimenti maestra,
hai dimostrato la tua immensa forza! - Seifer gridò quella
frase con una potenza
che mi fece sobbalzare, alzandosi in piedi e scagliando un pugno sul
banco come
sfogo della collera che lo stava invadendo. Lo osservai lievemente
impaurita e
per quanto lo odiassi, un po' ero rammaricata per lui. In effetti,
quella
sberla era stata una sorta di esagerazione da parte di Quistis. Ma ella
non
ebbe alcuna vaghezza di farsi prendere in giro e proseguì a
stringere i pugni e
a ringhiare come una tigre feroce.
- Vattene,
immediatamente! - gli ordinò con tutto il vigore che aveva
in gola e segnalando
con l' indice la soglia.
- Con molto piacere! -
borbottò il cavaliere, che con le mani in tasca se la
svignò fiero dalla
stanza. La professoressa, presa dall' irritabilità,
ritornò prontamente al suo
tavolo, sbattendo fortemente i piedi sul pavimento dalla rabbia. Si
accomodò e
sul quaderno degli insegnati segnò una nota con tanto di due
in condotta, poi
si mise le mani tra i capelli e respirò sentitamente al fine
di calmarsi.
- Ragazzi, vi prego di
dimenticare l' episodio di oggi, fingete che nulla sia accaduto e
proseguite
sulla vostra strada. Non prendete mai esempio da esseri come Seifer,
assicuratevi al massimo e siate sempre educati, non rozzi e testardi.
Qui il
docente sono io e ho il diritto di essere rispettata, come io rispetto
tutti
voi. So che non dovrei permettermi di alzare le mani, ma purtroppo con
un
individuo del genere nella classe sono stata obbligata e dato che ha
già
raggiunto da un bel pezzo la maggiore età, mi è
sembrato che potesse essere un
gesto accettabile. - disse ormai alla cima dello stress. - Abbiamo
perso un bel
po' di tempo, ma gradirei lo stesso se iniziassimo la nostra lezione
normale...Qualcuno di voi mi vuole ripetere in generale la lezione sui
guardian
force? - la domanda di Quistis fu considerata da me come uno stimolo al
fine di
rompere il gelo procreatosi e anche una scusa per salvaguardarmi dall'
errore
compiuto con il mio ennesimo ritardo. Dunque, alzai la mano e quando l'
istruttrice si rese conto del mio intervento pronunciò il
mio nome, dandomi la facoltà
di esprimermi:
- Dunque...I guardian
force, in breve g.f, sono dei guardiani che durante le battaglie
intervengono
al nostro richiamo per soccorrerci nei momenti in cui ci troviamo in
difficoltà. Come i mostri, i g.f sono di differenti
elementi: ghiaccio, terra,
vento, tuono, acqua, zombie, veleno e sacro. Sono in grado di
apprendere delle
abilità, che permettono loro di rafforzarsi e di custodirsi
in modo migliore.
Essi sono anche definiti come corpi energetici indipendenti e come
è stato
notato ultimamente, possono provocare un probabile effetto collaterale
in chi
li usa che consiste in una perdita di memoria. Dobbiamo quindi stare
molto in
guardia e invocarli con molta moderazione, cioè solamente in
casi eccezionali
in cui non possiamo farne a meno. E' anche vero che se noi usiamo molto
più
spesso un g.f rispetto ad un altro, ci sarà in seguito molta
più affinità tra
il mostro e noi boss; questo significa che aumenta la
facilità nell' invocarlo
e anche la velocità che impiega per apparire sul campo di
battaglia. -
- Brava Haris. -
dichiarò l' insegnante, denotandomi un punto in
più sul registro.