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Autore: Cam Dragonis22    08/04/2014    2 recensioni
Salve! Questa storia, dalle venature un po' horror, parla dell'amore di un padre e del suo folle gesto per poter dare a suo figlio una vita migliore...detto questo, Buona Lettura!
P.S.: Spero che la trama sia azzeccata! ^^''
Genere: Drammatico, Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate
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C’era silenzio, troppo silenzio, ed era per quello che il suono dei loro passi e quello del sacco trascinato sulla ghiaia venivano amplificati nella notte. Raggiunsero il giardino sul retro in poco tempo.
Il giardino era pieno di buche: vicino al melo, alle aiuole, agli idranti da giardino e al gazebo.
- Dobbiamo fare in fretta!- disse una voce maschile rauca e adulta.
- Ma papà… che cos’è che dobbiamo fare?- chiese una foce infantile.
- Dobbiamo sotterrare delle cose… dei tesori!-
- E la mamma non gioca con noi?-
- No, la mamma… se n’è andata…-
Il bambino trattenne il fiato per lo stupore e ben presto i suoi occhi si riempirono di lacrime. - Perché la mamma è andata via?- chiese con voce acuta di chi sta per scoppiare a piangere. – Perché non ci vuole bene?-
- No, no tesoro…. tranquillo. La mamma ti vuole bene, la mamma ci vuole bene! Solo… che lei si è ammalata.-
- E come si è ammalata?- chiese preoccupato.
- Bevendo della roba cattiva…- il padre esitò. - … e prendendo delle medicine altrettanto cattive. Medicine che non la curavano.-
- Come i ‘bacini’ che si faceva fare dal suo amico?-
Il padre rise, ma di una risata senza allegria. – Si dice ‘vaccini’ tesoro… e si, anche quelli l’hanno fatta ammalare. Soprattutto quell’amico’.-
- Lui non viene a giocare con noi?-
- NO!- urlò con rabbia il padre. Rendendosi conto di quello che aveva fatto e vedendo il figlio spaventato gli si avvicinò, si inginocchiò e l’abbracciò. Poi gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò: - posso dirti un segreto figliolo?- il bambino annuì. – Quell’uomo… era malvagio. Voleva portarci via la mamma!- il bambino sgranò gli occhi e trattenne il fiato. – Ma non potendola avere per se, l’ha fatta ammalare…-
Il bambino si mise le mani sulla bacca come a voler impedire alle parole di uscire e trattenne il fiato. Il padre sorrise, gli baciò una guancia, lo guardò negli occhi e gli disse: - Papà però ha rimediato a tutto.-
Si alzò, e seguito dal bambino che lo guardava curioso e ammirato, si avvicinò al sacco e prima che il bambino potesse porgli una qualsiasi domanda, lo aprì. – Ora, prenderemo questi tesori e… li sotterreremo per tutto il giardino, richiudere mo le buche e poi… partiremo per l’avventura!-
- E dove andremo papà?- chiese entusiasta di dover fare tutti quei giochi.
- Questa è una sorpresa! – il papà gli sorrise complice, infilò una mano nel sacco e ne estrasse un braccio, amputato, con entrambe le estremità piene di sangue rappresso.
Il bambino, che non era certo di cosa fosse quel ‘tesoro’, rimase schifato e guardò il padre con disgusto.
- Papà… cosè… quello?-
- Solo un braccio tesoro, il braccio di una delle persone più cattive e prepotenti di tutto il mondo! E noi ora lo sotterreremo in modo che i suoi seguaci non lo possino trovare e riportarlo alla vita… e sai perché lo facciamo?-
- No.-
- Perché gli eroi devono eliminare i malvagi e portare la pace nel mondo! Giusto?-
Il bambino annuì con vigore e si avvicinò eccitato al padre che gli porse il braccio, lo prese e, tenendolo con due mani perché per lui era un po’ pesante, si avvicinò ad una buca e ce lo depose dentro. – Così va bene papà?-
- M-mmh… solo… aspetta un attimo!- il padre si incamminò verso casa, aprì a porta della veranda e prima di sparire in casa disse al bambino: - Aspetta lì, torno subito. Non toccare niente!-
Il bambino rimase immobile, si guardò intorno e rabbrividì. Non per il freddo, ma perché ,anche se si trovava nel giardino di casa sua, la notte e la consapevolezza di essere vicino al sacco con dentro la persona più malvagia del mondo rendeva tutto spaventosamente spettrale. Mente si guardava intorno i suoi occhi si riposarono sul sacco, e questa volta ne il disgusto ne la paura impedirono ad una travolgente e famelica curiosità di impadronirsi di lui. Si avvicinò e l’aprì, ignorando la raccomandazione del padre.
Il sacco era di iuta ed era più grande dei normali sacchi per la spazzatura; il fondo era macchiato da qualcosa di scuro che il bambino non riusciva ad identificare. Appena lo aprì una sgradevole puzza di sangue e marcio gli inondò le radici provocandogli un conato di vomito. Il bambino, pulendosi la bocca con la manica della giacca, non demorse e ,questa volta trattenendo il fiato, riguardò dentro il sacco.
C’erano piedi, gambe, mani, braccia, ginocchia, tutti accatastati in modo da creare uno sgradevole spettacolo informe. Ma il bambino non badò a quelli, ma a un paio di occhi, che da dietro uno stinco lo guardavano. Immerse la mano nel sacco per poterli toccare ma subito qualcosa lo prese e lo girò con forza.
- Ti avevo detto di non toccare niente!-
Il bambino poteva chiaramente vedere la rabbia sul volto del padre. Era furioso. E fu per questo che il bambino scoppiò a piangere chiedendo ripetutamente scusa tra un singhiozzo e l’altro. Mentre il bambino piangeva il papà si rammaricò per averlo spaventato, quindi gli mise una mano sulla nuca e cominciò ad accarezzarlo cercando di calmarlo con parole dolci: - Mi dispiace tesoro. Scusami…. Ma vedi, papà ha un po’ di problemi ed è preoccupato e stressato… potresti quindi fare quello che ti dico?-
Il bambino annuì piano, asciugandosi malamente gli occhi con i dorsi delle mani.
- Ora mettiti questi e continuiamo a giocare, okey?-
Il bambino abbassò la testa e notò che il padre aveva indossato un paio di guanti in lattice e gliene stava porgendo un paio identico. Li indossò e ricominciarono a giocare.
Ben presto le buche si riempirono e il padre estrasse dal sacco uno degli ultimi pezzi, una mano di cui guardò subito con malinconia la fede ancora sull’anulare. La sfilò dal dito e buttò via la mano in una buca. Per un po’ guardò la fede con tristezza, poi se la mise in tasca e ricominciò a dare una mano al figlio.
Ormai avevano quasi finito quando il padre disse al bambino: - Tesoro, vai in camera tua e prepara le tue cose, metti tutto quello che puoi in uno zaino, e prenditi anche un giocattolo, ti va?-
Il bambino strillò un si pieno di gioia e corse verso casa. – Prima di toccare qualsiasi cosa togliti i guati!- gli urlò dietro il padre che non sentì alcuna risposta.
Lentamente prese il sacco e lo avvicinò all’ultima buca, vicino all’aiuola con le rose e si preparò a riempirla. Per prima estrasse la testa di un uomo, le guance incavate, profonde occhiaie, piercing sulla maggir parte della faccia e i capelli tinti di blu. Buttò la testa nella buca con indifferenza.
Poi estrasse un’altra testa. Era di una donna, labbra carnose, zigomi pronunciati, lunghi capelli biondi e gli occhi spalancati dello stesso colore e forma del suo bambino. Del loro bambino.
- Addio amore, Ci hai trattati male per l’ultima volta.-
Buttò la testa nella buca con rabbia, prese la pala e cominciò a riempire tutte le buche. Dopo di che risistemò la ghiaia in modo che non si notassero le zolle e si avviò in casa. Salì al piano di sopra a raggiungere il bambino, che aveva messo sotto sopra la stanza.
- Allora tesoro, non hai ancora finito?-
- No papà… - disse rammaricato il bambino – Non  so decidermi tra Donatello e Michelangelo!-
- Allora prendili entrambi che dobbiamo andare.-
Il bambino felice come una pasqua prese entrambe le tartarughe giocattolo e seguì il padre fino al garage.
Appena partiti il bambino non riuscì a trattenersi e chiese di nuovo: - Ma dove andiamo papà?-
- Lontano… - rispose tranquillo il padre. – E ricordati che ti voglio bene, e che nessuno ti porterà mai via da me, okey?-
- Okey!-
In lontananza si sentirono le sirene della polizia.
  
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