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Autore: ElaSmoakQueen    08/04/2014    13 recensioni
Ciao a tutte :)
Eccomi, di nuovo, qui con la mia prima, o seconda, FF su Arrow e più precisamente sulla coppia: Oliver e Felicity. L'altra era una OS xD Tutto ciò, mi è venuto in mente dopo aver visto la 2x13. Ah, in caso non abbiate ancora visto la puntata.. non leggete questa OS. PERICOLO SPOILER.
Bene.. vi auguro buona lettura. Ci ribecchiamo a fine capitolo, nel mio angolino ^_^
Ela.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Oliver, dobbiamo parlare! -.
Tre parole, tre piccole semplici parole che mandarono in crisi il CEO della Queen Consolidated e l’eroe, Arrow. Il ragazzo fissò insistentemente Felicity come se la ragazza avesse appena parlato in una lingua aliena e sconosciuta, senza riuscire a capirla. Come suo solito, alzò un sopracciglio e anche il solito muro che ergeva quando la situazione cominciava a implicare l’esposizione dei propri sentimenti.
- Di.. cosa? – chiese, stranito.
La ragazza emise un suono tra una risata e un piccolo urlo, poi parlò: - Di cosa? Del tuo comportamento, di tutto quello che è successo in questi ultimi giorni. Di quello che mi ha detto Slade e che ha affatto dire, o ammettere.. non ne sono ancora sicura, a te. – disse, esplodendo dopo essersi tenuta tutto dentro per troppo tempo.
- Felicity, quell’uomo era pazzo. Stavo cercando solo di assecondarlo e di salvarti la vita! – esclamò Oliver. La situazione cominciava a scaldarsi e proprio non aveva idea di dove, tutto quello, l’avrebbe condotto. Solo una piccola parte di se stesso, sapeva che non sarebbe stato nulla di negativo.
- E quando hai urlato mentre quella pallottola mi stava per colpire? – chiese, allora, la ragazza. Sapeva che far ammettere ad Oliver quello che si era prefissata, sarebbe stato difficile. Ma sapeva anche come metterlo alle strette.
- Andiamo, stavi rischiando di morire. Cosa avrei dovuto fare? Ridere? Esultare? – le disse Oliver. Proprio non capiva dove voleva andare a parare la sua partner.
- E quando ti sei buttato su di me per proteggermi da Slade? – incalzò Felicity.
- Ma si può sapere che domande mi stai facendo? Stavo cercando di salvarti la vita! – disse il ragazzo, alzando un po’ il volume della voce.
La ragazza sorrise interiormente, il ragazzo stava perdendo la pazienza. Le sarebbe bastato ancora veramente poco per farlo esplodere del tutto e, forse, raggiungere il suo obiettivo.
- E che mi dici del Conte? – disse lei.
- Cosa vuoi che ti dica, insomma. Dovevo lasciare che ti iniettasse quella dose letale, e ripeto letale, di Vertigo? – si alterò Oliver, mentre stringeva le mani in due pugni serrati. – Non capisco cosa ti stia succedendo. -.
- Oliver, l’hai ucciso con ben tre frecce. Dopo che già la prima aveva colpito il suo cuore. E oltretutto, hai ucciso dopo esserti ripromesso di non farlo mai più per onorare Tommy! – disse la ragazza, esasperata. Il suo scopo si stava rivelando difficile da raggiungere.
- Non c’è bisogno che mi ricordi quell’episodio spiacevole. E che spero non ricapiti più! – disse Oliver. Ma era acceccato dalla voglia di proteggersi da tutto quello che la ragazza gli stava smuovendo dentro e fuori, e le parole gli uscirono sbagliate. E il modo in cui lo disse rese a Felicity il punto a cui avrebbe dovuto aggrapparsi, per poter abbattere le difese del ragazzo.
Prima lo guardò ad occhi spalancati e cercò di infonderci dentro tutta la tristezza che poteva. Di rimando Oliver si rese conto che il modo in cui gli era uscita quella frase dalla bocca, avrebbe potuto essere fuorviata dalla ragazza. Così stava per rimediare al suo errore, ma Felicity lo precedette e quando lesse la consapevolezza negli occhi del ragazzo, parlò: - Se le cose stanno così, credo che avresti dovuto lasciare che il Conte mi iniettasse quella dose letale di Vertigo. O che quel proiettile mi colpisse, anche se, in quel caso, si è messo in mezzo Barry. – divagò leggermente la ragazza. Poi riprese possesso del suo discorso. – O avresti dovuto lasciare che Slade mi sparasse. E concentrarti su Laurel! -.
Sapeva di averlo ferito a doppia lama con quell’ultima frase: primo, ricordandogli il suo errore sull’isola e secondo, perchè aveva messo a confronto lei e Laurel. Non aveva mai giudicato la ragazza, perché non era da lei e poi perché sapeva che per Oliver significava tanto.
Ma se si teneva dentro tutte quelle emozioni anche solo per un altro po’, sarebbe esplosa. Ed era decisa a farlo parlare, in un modo o nell’altro. Dopo aver lanciato quella “bomba”, Felicity si portò la mano sulla faccia e si girò, per allontanarsi da Oliver e si avvicinò all’isola della cucina, dove poggiò le mani sul piano freddo di legno.
Oliver restò lì fermo e immobile, a malapena respirava, quando vide Felicity allontanarsi e appoggiarsi al ripiano. La osservò, così piccola e minuta, ma con una forza interiore, e non fisica, che nemmeno lui possedeva. Anzi, lui era più paragonabile ad un codardo.
Sì, aveva tenuto a freno i suoi sentimenti per proteggerla. E per proteggere se stesso. Se l’avesse persa, non si sarebbe mai più ripreso. Ma adesso, con Slade morto per davvero, stava ancora tenendo i suoi sentimenti chiusi in angolino remoto del suo cuore. Ma erano talmente potenti che, in quel momento, avrebbe soltanto voluto prenderle il viso tra le mani e poggiare le sue labbra su quelle della ragazza. Ma la sua testardaggine, era più forte della sua volontà e restò lì.
- Come puoi dire una cosa del genere? Ti rendi conto che mi stai dicendo che avrei dovuto lasciarti morire? – disse Oliver, ormai spazientito. Proprio non riusciva a capire nulla della situazione in cui erano finiti quella sera.
- Sì, so quello che ho detto. – disse Felicity, che si era girata a guardare il ragazzo. – E davvero Oliver, mi avresti risparmiato tutto quello che ora c’è nella mia testa. Io.. io non ti capisco. Non sto capendo più niente, in realtà. –.
In quel momento, Oliver ricordò cosa lo aveva impietrito più di tutto mentre Felicity era prigioniera di Slade.
- Come potevi solo pensare che se Slade mi avesse fatto scegliere, io avrei scelto lei?! – chiese il ragazzo, incredulo. Anche solo pronunciare quelle parole, lo rendeva inquieto.
- Perché ci hai sempre detto, anzi no, ci hai sempre fatto capire che lei era l’unica ragazza della tua vita. Perchè, e mi dispiace dirlo, anche sull’isola è stata Shado a morire. E, in quei giorni, Slade mi ha paragonato così tante volte, e in modi diversi, a quella ragazza.. Credo di essermi immedesimata in lei, alla fine. – disse Felicity.
Oliver indietreggiò di qualche passo, spaventato che anche lei potesse iniziare ad accusarlo della morte di Shado. Perché lei, tra tutti, era l’unica che non l’aveva mai incolpato di nulla. Aveva sempre e solo cercato di fargli capire cosa era giusto e cosa no, cosa era meglio per lui e cosa no.
- No, non voglio dire che sia stata colpa tua. Non ho mai creduto che fosse colpa tua e non inizierò adesso. Ma sì, ero convinta di non avere speranze se fossi stato messo alle strette. – disse Felicity. Poi la ragazza si girò di nuovo di spalle, sopraffatta da tutte le emozioni che stava provando. Di certo non si aspettava che la conversazione arrivasse a quel punto e piccole lacrime salate e pungenti, cominciavano a scenderle sulle guance.
Non aveva ancora pianto, o non si era comunque sfogata in alcun modo, da quando era stata tratta in salvo, ed ora tutte quelle emozioni cominciavano a premerle contro per poter uscire.
Il ragazzo vide la ragazza dargli di nuovo le spalle e la vide scossa da piccoli brividi. Capì che stava piangendo. Ma fu il vederla così “lontana” e fragile che lo risvegliò dallo shock delle parole che Felicity le aveva riversato addosso con una facilità che lo stupiva.
La ragazza stava cercando di calmarsi, ancora appoggiata sul “tavolo”. Un silenzio assoluto aleggiava dietro di lei, per quanto ne sapeva poteva anche essere rimasta sola. Non avvertiva nemmeno il respiro del ragazzo. Solo quando stava per girarsi, vide una mano, grande e calda, poggiarsi sulla sua e farla girare velocemente e con delicatezza allo stesso tempo.
Si ritrovò davanti Oliver che la guardava fisso e con gli occhi leggermente lucidi. Mai l’aveva visto così esposto, fragile e insicuro. Se ne rese conto quando se ne stava lì, davanti a lei, zitto e cercando di comunicarle quante più parole possibili con gli occhi.
E i suoi occhi parlavano, più di qualsiasi altro gesto il ragazzo avesse fatto, ma Felicity aveva bisogno di sentirle dire da lui quelle parole.
Dopo un periodo che sembrò infinito, Oliver si decise a parlare: - Eri davvero convinta che avrei scelto lei? Che stavolta non avrei trovato un modo per salvarvi entrambe? -.
- E’ quello che mi hai fatto capire.. Immagino Slade avesse ragione, sai fingere meglio di quanto credessi. – sussurrò Felicity. Le mani del ragazzo da tenere ferme le sue, erano risalite al luogo che più preferivano: le sue braccia. Ma stavolta non si fermarono lì, continuarono a salire fino a che si poggiarono entrambe sul suo viso e la costringevano a tenere lo sguardo fisso in quello di Oliver, mentre il ragazzo le asciugava le lacrime.
- Non hai idea di cosa avrei fatto per portarti via da lui, a tutti i costi. O da tutti quelli che hanno tentato di farti del male. – disse il ragazzo. Ma era ancora difficile per lui ammettere senza remore i suoi sentimenti, sentiva ancora che qualcosa lo teneva bloccato: la paura.
- So che hai visto Laurel, oggi. – disse Felicity.
Prima che la situazione prendesse la piega che desiderava, voleva mettere in chiaro un paio di cosette.
Oliver, sorprendendola, non lasciò la presa sul suo viso ma, anzi, si fece ancora più vicino. E quando fu certo di avere la sua completa attenzione, parlò: - Un problema che ho risolto. -.
- Perché mi hai scritto quel bigliettino e poi l’hai gettato? Mi sono preoccupata non trovandoti da nessuna parte. – chiese, sentendo il cuore batterle più forte nel petto. Mai e poi mai, Oliver aveva paragonato Laurel ad un problema.
- Perchè era una cosa troppo.. – disse cercando le parole giuste. - ..intima. E una cosa normale per due che.. – continuò poi. Ma non riuscì a finire la frase perchè Felicity lo precedette.
- ..stanno insieme. – disse lei, abbassando lo sguardo. Cominciava a sentirsi confusa, i gesti di Oliver le dicevano una cosa e le parole quasi l’opposto. Aveva bisogno di chiarezza e se lui non avesse avuto il coraggio di parlare, avrebbe fatto lei il primo passo.
- Non sei partita. – disse Oliver. Aveva decisamente bisogno di cambiare argomento.
- No. – rispose la ragazza, scuotendo la testa e tenendo sempre lo sguardo basso.
- Felicity, guardami. – le chiese. – Fe – li – ci – ty! – disse, poi, sapendo che avrebbe attirato la sua attenzione. La ragazza sollevò lo sguardo, al sol ricordo dell’altra unica volta nella quale aveva scandito così il suo nome. Solo che quella volta, le sillabe del suo nome erano intrise di preoccupazione. Ora sentiva la voce dolce e calda di Oliver, accarezzarle l’anima e il corpo. Come una brezza calda ed estiva, che la trasportava in luoghi magici.
- Sì? – chiese la ragazza. Non riusciva ad articolare più di quella piccola parolina.
- Perché? Perché sei ancora qui? – disse Oliver. Ora toccava a lui farla parlare e ricevere quella spinta necessaria a liberarlo dalla paura che lo attanagliava.
- Perché Barry cercava qualcosa che non potevo dargli. Qualcosa che appartiene a qualcun altro. – disse la ragazza.
Oliver non seppe cosa lo pervase in quel momento, ma sentì tutta la paura scivolargli via. Si sentì nudo all’inizio, ma non appena posò le labbra su quelle di Felicity si sentì completo.
La ragazza vide gli occhi di Oliver accendersi di un sentimento che non aveva mai visto, erano anche più blu del solito e subito dopo, si ritrovò le labbra del ragazzo sulle sue.
In un primo momento, rimase ferma e si godette la morbidezza e il calore di quelle labbra che aveva tanto agognato su di sé. Poi sentì la lingua di Oliver chiederle quasi il permesso e lei glielo concedette senza pensarci due volte, lasciando le loro lingue intrecciarsi.
Poi Oliver, liberò il viso della ragazza dalla sua presa e continuando a baciarla, la prese da sotto le cosce e la tirò su, facendola sedere sul ripiano freddo e liscio.
Felicity d’istinto si aggrappò alle spalle possenti e forti di Oliver, cincendogli il collo con entrambe le braccia. Mentre il ragazzo sistematosi tra le sue gambe reclamava quello che desiderava da tanto, troppo tempo. Poi il ragazzo riprese possesso del viso di Felicity e si abbandonò ad un bacio, che mai prima d’ora aveva mai dato.
Era un bacio passionale, ma dolce. Voglioso, ma che si prendeva il suo tempo per assaporare ogni minimo centrimetro della bocca della ragazza. Un bacio che parlava da sé, proprio quello che serviva al ragazzo. Ed in quel momento, Oliver si sentì libero da ogni paura. Libero dall’isola. Libero dalla sua vecchia vita e dal ragazzino che era ormai quasi scomparso.
Era completamente se stesso: non Oliver Queen, non Arrow, non Ollie. Era solo Oliver.
Il ragazzo si staccò leggermente dalle labbra della ragazza, giusto la distanza per guardarla negli occhi.
Felicity capì cosa Oliver le stava sileziosamente chiedendo.
- Sì! – disse soltanto, riprendendo a baciarlo.
Era proprio quello di cui aveva bisogno Oliver, che prese la ragazza in braccio. Ma non come aveva fatto con un’altra molto tempo prima, questa volta passò un braccio sotto le ginocchia di Felicity e con l’altro cingeva la sua schiena. Lei era diversa, meritava tutto l’amore e la dolcezza che lui potesse darle.
La portò verso la stanza da letto. Ormai quella casa la conosceva abbastanza bene da poterci arrivare anche ad occhi chiusi.
La stese delicatamente sul letto, attento a non poggiarsi troppo e pesarle addosso. Continuava a baciarla, esitando. La ragazza se ne accorse e sorridendo, portò le sue mani piccole e leggere alla base della maglietta che indossava, tirandogliela via.
Oliver la guardò un secondo, prima di far fare alla maglietta della ragazza la stessa fine della sua. Rimase poi solo un secondo a guardare Felicity e il reggiseno di pizzo nero che la copriva. Poi si riabbassò su di lei, ma stavolta il suo obiettivo era il collo della ragazza e tutto quello che riusciva a raggiungere senza spostarsi troppo.
Felicity inarcò il collo per permettere ad Oliver di raggiungere ogni centimentro possibile della sua pelle nuda e inarcò anche la schiena, andando a scontrarsi con il bacino di Oliver e la voglia che aveva di lei.
Il ragazzo sorpreso da quel movimento emise un suono profondo e gutturale, mentre tornò a impossessarsi delle labbra della ragazza.
Felicity portò le sue mani verso il bordo dei pantaloni di Oliver, cominciando a slacciare la cintura che ben presto finì sul pavimento. Ma quando il ragazzo si accorse che Felicity stava sbottonandogli i pantaloni e stava cercando di sfilarglieli, si irrigidì. La guardò negli occhi e provò a parlare.
- Felicity.. – ma nient’altro gli uscì dalla bocca. Continuava a fissarla.
La ragazza sorrise e la parlantina prese il sopravvento: - Oliver, mi dispiace dirtelo, ma non sei il primo che finisce a letto con me. Tranquillo! – disse.
Oliver la guardò, con un movimento fluido poi si tolse i pantaloni e fece la stessa cosa con quelli della ragazza. Ora erano solo in intimo e l’unica cosa a cui riusciva a pensare, oltre al fisico meraviglioso e sexy della ragazza sotto di lui, era Felicity a letto con qualcuno che non era lui.
- Ok.. forse, questo particolare era meglio se lo tenevi per te! – disse Oliver, sorridendole.
Risero entrambi e si abbandonarono alle proprie mani sul corpo dell’altro ed alle mani dell’altro sul proprio. Esplorarono più centimentri possibili, dalle loro posizioni, e quando rimasero senza l’intimo addosso, Oliver guardò ancora una volta Felicity negli occhi.
Trovando negli occhi azzurri e cristallini della ragazza la risposta che cercava, la fece sua. Prima con movimenti lenti e dolci, poi lasciandosi prendere dalla passione e da tutte quelle emozioni che la ragazza gli faceva sentire. Seguendo il ritmo che aveva lasciato imporre a Felicity, per essere comunque il più dolce possibile, arrivarono insieme all’apice del piacere. E il nome che disse, stavolta, era quello giusto.
Passarono parecchi minuti, dove Felicity rimase stretta tra le braccia di Oliver e con la testa poggiata sul petto del ragazzo. Ed ad un certo punto, un piccolo pensiero le si affacciò nella mente: c’era ancora qualcosa che doveva conquistare da Oliver Queen. Qualcosa che sapeva il ragazzo non avrebbe detto spontaneamente, anche se era sicura provasse le stesse sue sensazioni.
- Oliver..? – chiese Felicity, spostandosi quel tanto che le serviva per guardarlo negli occhi.
- Sì, va tutto bene? – si allarmò il ragazzo, guardandola.
- Sì, sì.. tutto bene! Ma non dovresti dire qualcosa? E non è “grazie”. – scherzò la ragazza.
Ma Oliver era pronto a pronunciare quelle paroline che lo avrebbero esposto molto più dell’atto fisico che aveva appena condiviso con la ragazza? Nonostante fosse stato comunque un atto sincero e dettato dal cuore.
E fu guardandola negli occhi che capì. Felicity sapeva già la risposta, lo leggeva nei suoi occhi, ma aveva bisogno di sentirselo dire. Come era giusto che fosse, tra l’altro.
Così, si fece coraggio e lo disse: - Ti amo, Felicity Megan Smoak. Anche se ci ho messo tanto ad ammetterlo. – disse Oliver, sentendosi felice e completo. Non era paura quella che provava, era un coraggio che mai aveva sentito battergli dentro.
Felicity portò una mano sulla guancia del ragazzo e sorridendogli, disse: - Ti amo anch’io, Oliver Jonas Queen. -. E lo baciò.
Si addormentarono così, stretti l’una tra le braccia dell’altro. E per la prima volta, nella sua vita, Oliver aveva una storia felice che annullava completamente tutti i brutti ricordi del passato.
Ora avrebbe potuto vivere in un presente più luminoso, grazie alla ragazza preziosa che stava abbracciando e dalla quale non si sarebbe separato mai più.



FINE.

 
 
«Quella pazza dell’autrice.. vi ringrazia tutte.»
Ciao freccine mie!
Eccoci arrivate alla fine di questa ff iniziata per gioco e di soli due capitoli, e terminata con 18 capitoli. Premetto che non sono molto brava con le scene a rating rosso.. e per non rivoltarvi lo stomaco, ho deciso di lasciare il rating arancione ^.^
Prima di tutto vorrei ringraziare:
• le 90 persone che l’hanno messa tra le seguite;
• le 6 persone che l’hanno messa tra le ricordate;
• le 31 persone che l’hanno messa tra le
preferite.
Ovviamente anche tutte coloro che hanno permesso, per ora, di farmi ricevere ben centoquarantatre recensioni. Gente, 143?! *^* Sono sbalordita, grazie mille a tutti voi. A chi mi ha scritto regolarmente e a chi mi ha scritto saltuariamente!
E grazie anche a chi mi ha aggiunto tra i suoi autori preferiti.. non sapevo nemmeno potessi considerarmi tale xD Quindi, il più grande grazie va a tutte voi.
A voi che lasciandomi anche un solo piccolo messaggio o una lunga recensione (che io adoro, per inciso), mi hanno fatto capire dove sbagliavo o dove ero “brava” e mi hanno dato il coraggio di portare avanti questo progetto.
E’ stato davvero bello condividere con voi questo “viaggio”. La mia prima ff! :D
Oddio, mi viene da piangere.. =”) *avvicina il pacco del fazzoletti*
Ah.. il titolo, so che è banale. Ma è quello che mi è venuto in mente, pensando al contenuto del capitolo.. perché questo è il LORO finale felice. Spero vi sia piaciuto! ^___^
Non so che altro dire.. quindi, niente. Lascio a voi la libertà di lasciarmi un messaggio, se vorrete!
Ho in mente un’altra ff, ma devo capire come svilupparla. Quindi, non so quando la pubblicherò e se lo farò xD In caso affermativo, ci ritroveremo qui ^_^
Bene.. grazie ancora, freccine mie. Vi adoro, anche se non vi conosco tutte! <3
Alla prossima, in ogni caso! Ciao ciao!
∞ Ela.
   
 
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