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Autore: LittleEevee    08/04/2014    1 recensioni
Chi lo dice che ogni sorriso sia vero, che chi ride sia felice?
Sono cose che si danno per scontate, ma non sempre si è nel giusto, non sempre si riesce davvero a comprendere i sentimenti altrui. In questa fanfiction saranno ''svelati'' dei possibili lati nascosti di varie nazioni, possibili angosce che potrebbero tener nascoste nel loro cuore.
Ogni capitolo rappresenta una nazione, ed ognuna di queste ha una storia ispirata alla canzone ''Arlecchino'' del cantante Paolo Meneguzzi. Vi consiglierei di ascoltare la canzone per capire un pò meglio la storia ed i riferimenti.
La storia verrà narrata dal personaggio stesso.
Il primo personaggio ad apparire è Antonio, gli altri? Lo scoprirete poi chi saranno
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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'Hola, me presiento soy Antonio''
Inizio a scrivere su un quadernino di carta vuoto, pieno di pagine, tutte vuote. Scritte solamente dalle righe dei vari fogli che le compongono.
'' Così da oggi ho un nuovo amico, eh? Ne sono felice, anche se... stavolta è una cosa strana''
Un nuovo amico, già, se così lo si può chiamare. Ma non mi lamento, so che presto potrebbe diventare importante per me, se non indispensabile. Un pilastro in più per sorreggermi, un pilastro in più per non cadere, un sostegno in più per rialzarmi in futuro.
 ''Dalle persone non si può chiedere conforto ogni volta, ma con un diario è ben diverso.''
Ho pensato qualche giorno prima, così mi sono deciso a tentare, a scrivere un mio diario personale; non descriverò ogni giornata, ma sarà un ottimo sfogo ogni volta che ne sentirò il bisogno.
Io, scrivere un diario di sfogo... sembra una follia, eppure ne ho bisogno. Più bisogno di quanto la gente possa mai credere.



Ho nominato il diario ''Romanito'', uno dei piccoli nomignoli come ero solito chiamare Romano quando era ancora un bambino, quando il Sud Italia era ancora uno dei possedimenti spagnoli.
Romano, mi manca moltissimo, mi mancano i bei tempi in cui era lui a darmi il buongiorno, a suo modo, ma era pur sempre un buon risveglio, con il tempo ci feci l'abitudine.
Cambio la penna con cui scrivo, ora non è più d'inchiostro blu come l'oceano; ora uso una penna d'inchiostro nero, nero come i momenti bui, scuro più della notte. Più scuro di una cava senza lanterne, senza alcuna luce.
Stappo la penna ed inizio a scrivere con lentezza, scegliendo le giuste parole per esprimere i miei sentimenti, per esprimere la mia persona. Inizio con una piccola introduzione, tanto per far capire al mio diario perché scrivo, perché mi serve da sfogo. Non che poi il diario possa rispondermi, ma sarebbe una cosa forte, penso.


'' Tu lo sai, o meglio lo stai per sapere. La gente crede che io sia felice, solo perché sono allegro e spensierato, simpatico e solare. Non immagina mica le tenebre che avvolgono la mia anima, la tenebre che affliggono el mio corazón. Tutto perché io sono un ''bravo attore'', il tutto perché pian piano con il tempo ho imparato a fingere, migliorando sempre più. Non se ne accorgono, ma io indosso molte maschere; maschere con le quali nascondo il mio stato d'animo, ogni mia sofferenza. E se poi mi capita di non riuscire... è semplice, o mi allontano con una scusa, oppure rispondo semplicemente d'esser stanco.
Come le donne usano il trucco per le loro ''imperfezioni'', io uso del ''trucco'' per mascherare il mio umore, per nascondere i miei timori e così preservare l'orgoglio. Orgoglio... in realtà non sopporto l'idea di far preoccupare qualcuno, tutto qua. Adoro vedere la gente felice..''



Già, sono uno che recita, che finge di star bene.
Sono come un arlecchino: indosso delle maschere e faccio ridere; non mi comporto da buffone, ma resto sempre e comunque solare, do conforto a chiunque mi sia attorno. Tento di rendere chiunque felice, cerco di far ridere, di risollevare il morale altrui.
Tutto questo in cambio di niente, o meglio: in cambio di sorrisi. Sembra strano, eppure la gente felice riesce a mettermi di buon umore, a volte riesce a distrarmi un po' dalla sofferenza.
Sospiro. Magari Romano fosse un po' più sorridente, o magari lo fosse stato da bimbo. Un bambino ostile e volgare, una cosa alquanto innaturale. Eppure seppi volergli bene lo stesso, forse troppo.
Ecco, mi sono di nuovo perso tra i miei pensieri, di nuovo con la testa tra le nuvole; dopo quelle poche righe non ho scritto altro.
Uff, non pensavo che scrivere un diario potesse essere così complicato! Eppure... quando si parla di sé stessi, quando ci sfoga, le parole non dovrebbero venire da sole?
Uhm, la verità è un'altra, in realtà è che yo estaba escribiendo en mi cabeza, stavo ''scrivendo'' direttamente nei miei pensieri.
Devo smetterla, mi è inutile fare un diario se poi penso invece di scrivere. Su, devo riprendere a scrivere, voglio continuare a scrivere.
Inizio a mordicchiare un po' l'estremità della penna, come uno scrittore in cerca d'ispirazione, ma la differenza è una: lo scrittore deve inventare, io devo solo far ordine nella mia testa, io devo scrivere cose che già so. Cose che ho vissuto in prima persona.


'' Scusami Romanito, scusami se è tanto che cerco di scrivere e poi non riesco. Escusame, è come se qualcosa mi bloccasse, come se qualcosa mi impedisse di scrivere i miei sentimenti. O forse no, forse è solo che non so da dove iniziare. Ho tanto da scrivere, e molta fretta di terminare. Ma uno sfogo non è una cosa che si ottenga in poco tempo, no? Soprattutto se troppe sono state le volte in cui si hanno incatenato le emozioni, segregate in fondo al cuore. E' difficile sfogarsi in fretta se si è un Arlecchino, se si recita per fingersi liberi, liberi da angosce.''


Chiamare ''Romanito'' il mio diario... forse sono più patetico di quanto avessi mai pensato, sono caduto proprio in basso. Troppo. Ma ci sono abituato, chissà, prima o poi mi riprenderò anche da questa caduta, o forse no.
Chissà cosa penserebbe di me la gente vedendomi in questo stato. Penserebbe di star sognando, oppure che è arrivata l'Apocalisse... un motivo in più per continuare a recitare.
Il mio umore, è paragonabile ad un alternarsi di luce e buio: un istante sprofondo, ma poco dopo mostro un enorme sorriso. E' uno spettacolo abbastanza divertente? Non lo so, eppure il destino si diverte, si diverte a vedermi un po' come un suo pupazzo. Che io sia il suo Arlecchino personale?



'' Caro diario... ti chiedi quale sia la mia più grande causa di sofferenza? Risiede nel passato, se avessi avuto un sfogo, se non mi fossi tenuto tutto dentro, chissà... forse non mi sentirei sprofondare nell'oblio. Il piccolo Romano... mi affezionai un po' troppo a lui, ma lui pochissimo a me, forse è ciò che mi ha ferito di più.''


Il piccolo Romano... ci misi un'eternità a convincere Austria a cederlo a me, a darmi uno dei due bambini che rappresentavano l'Italia, i fratelli Vargas.
Entrambi erano al suo servizio, li vidi casualmente un giorno; notai subito il bellissimo faccino di Romano, la sue estrema pucciosità che camuffava con uno sguardo ostile e parole che non sarebbero mai dovute uscire dalla bocca di un bambino. Quando si imbronciava lui gonfiava le guanciotte, spesso arrossiva; sembrava proprio un pomodoro!
Io lo riempivo di attenzioni, mi prendevo cura di lui. Lui si comportava come se non gliene fregasse nulla, neanche un ''grazie'' ogni tanto.
Sebbene fossi contento di vederlo felice... tutta quella sua ostilità iniziò lentamente a corrodere la mia anima, a lacerare il mio cuore.
Lui era come un figlio per me, era la cosa più importante che avessi mai avuto. Evidentemente per lui non era così.
Ecco, le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi, mi bagnano il volto. Piango in silenzio come sempre, mentre cerco di trattenere i singhiozzi e piccoli lamenti. Nessuno deve sentirmi, nessuno.


Le lacrime non vogliono smettere di scendere, mi sento a pezzi.
Mi sento bruciare il cuore, come una ferita immersa nell'acqua del mare, come se il mio cuore non pulsasse solo sangue, ma anche acqua ossigenata, cosicché ogni battito mi faccia quasi morire di dolore.
Ora mi alzo dalla sedia, mi allontano dal diario. Non vorrei che le lacrime possano cadere su quel poco che ho scritto, non voglio che le lacrime sbavino quel poco inchiostro che ha macchiato il foglio, riducendo il tutto ad un'inutile macchiolina nera.
Ecco, la stessa situazione di sempre: me ne sto solo nella mia stanza a piangere in silenzio, trattenendo i singhiozzi, cercando di fermarmi.
Le gambe mi cedono, cado terra in ginocchio. Cerco di farmi forza e rialzarmi, a stento raggiungo un angolo della stanza, poi mi siedo a terra.
Mi rannicchio su me stesso, tengo piegate le gambe e le abbraccio, poggiando la nuca sulle ginocchia, continuando a far scendere le lacrime.
Dopo svariati minuti faccio un respiro profondo, poi un altro. Lentamente riesco a fermare le lacrime, finalmente posso tornare a scrivere.
E se mi facesse più male che bene? Pazienza, ormai ho iniziato... non voglio fermarmi.



'' Troppe sono state le volte in cui reprimevo i miei sentimenti, troppe le volte in cui mi sono trattenuto dal piangere. Continuo a recitare, fingo di star bene. Tutto ciò per sembrare libero agli occhi di tutti, non immaginerebbero nemmeno un briciolo di ciò che sto passando. Ma a me va bene così, recitare nonostante io stia scivolando con la mente, nonostante il mio cuore si stia lesionando sempre più. Prima o poi tutto questo finirà.''
E' più di mezzora che scrivo, non mi sento meglio; mi sento peggio, l'oblio inizia ad inghiottirmi sempre più, ma ci sono state volte peggiori.
'' Molte volte mi capitò di prendermi a pugni da solo, o di buttarmi a terra... ero stufo della sofferenza psicologica, pensavo che un po' mi sarei distratto. In parte ero nel giusto. Il dolore carnale mi distrasse per poco, alla fine mi ritrovai con orrendi lividi e basta. La gente non doveva vederli, per cui comprai del trucco... e li nascosi agli occhi di tutti. Cosa avrebbero pensato di me? Io dovevo continuare a recitare, e così feci.''


Scrivo qualche altro rigo, poi mi fermo. Un po' per i crampi alla mano, un po' perché non me la sento più di scrivere.
Nessuno sa di tutte le ferite che subito il mio cuore, di quante volte io abbia passato notte insonni, a piangere nel buio della notte.
Ecco, le lacrime iniziano a scendere di nuovo, chissà quando vorranno fermarsi; spero il più presto possibile, ma so che ci vorrà tempo. Molto.
- Ehi bastardo, sei in casa!?-
Riconosco benissimo quella voce e quel tono: è Romano.
Cosa ci fa qua? Non mi aveva detto che sarebbe venuto a trovarmi!
La sua voce non è tanto alta, il che significa che deve ancora percorrere il corridoio per raggiungermi. Se non rispondo si insospettirà... non devo fargli capire di aver pianto.


- Hola Romano!- provo ad usare il mio solito tono solare, ma purtroppo la voce è in parte strozzata
- Ehi bastardo, che hai?- dice mentre sento i suoi passi per il corridoio
- Solo un po' di mal di gola, stavo spolverando la libreria...- dico mentre poi nascondo il diario sotto a dei libri, il tutto senza far rumore. Infine mi asciugo le lacrime e torno con un finto sorriso sul volto. Finto ma efficace, Romano ci casca in piano, non mi vede per niente strano.
Che stranezza, dover fingere d'essere felici con la persona che è stata una delle più grandi cause di sofferenza; non lo odio, anzi: se nascondo le lacrime è proprio perché gli voglio bene.


E così anche oggi passerò il tempo a recitare, a mostrare una felicità che in realtà non c'è. Ehi Romano... chissà se in questo momento anche tu stai recitando, se così fosse mi capiresti. Se tu recitassi, allora ti rispecchieresti dentro di me. Ma sai, che si reciti o meno, la verità è solo una, che tutte le maschere da indossare hanno un qualcosa in comune. Ognuno di noi è la stessa maschera dell'altro, ognuno di noi soffre per qualcosa che cerca di nascondere; peccato che non tutti riescano a mascherare i sentimenti.
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Salve a tutti ^^
Come già scritto nella descrizione, questi vari capitoli sono ispirati ad una canzone, chiamata appunto ''Arlecchino'', se ancora non avete provato ad ascoltarla... vi consiglierei di farlo, a mio parere ne vale la pena.
Non ho ancora in mente quanti capitoli saranno,  né ho idea tra quanto pubblicherò il prossimo capitolo: in parte è perché tenterò di dare il meglio, in parte perché la scuola mi lascia pochissimo tempo per scrivere.
Voglio farvi un piccolo spoiler per quanto riguarda il prossimo capitolo: il protagonista sarà Danimarca. La sua angoscia? Segreto u..u
Ciauuuu ^^
Ps: non per tutti i capitoli saranno i pg a parlare in prima persona, poi vedrò che fare u..u

  
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