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Autore: evilqueen82    08/04/2014    3 recensioni
Aliena è furibonda. Quella che credeva la sua migliore amica l'ha tradita mettendosi con un ragazzo che piaceva anche a lei e a cui, entrambe di comune accordo avevano deciso di rinunciare: William, un biondo ed affascinante studente universitario. Dopo averli visti mentre si baciavano, in lacrime fugge nella notte. Non sa che in quel momento la sua vita sta per cambiare. Un giovanotto che ha assistito a tutta la scena e che conosce bene William decide di correrle dietro e metterla in guardia su di lui. Arriva a seguirla fino a casa, peccato che lei non voglia ascoltarlo. A complicare le cose ci si mette anche Nestore.
Ma chi è costui? Se volte scoprirlo e sapere come finirà questa storia leggete il mio racconto. (mi farebbe molto piacere)
Lo stile è semplice vero e la storia non brilla certo per originalità ma l'ho scritta con il cuore e mi sono divertita non poco. Ho usato i personaggi dei pilastri della terra perché l'avevo visto da poco e mi era piaciuto tantissimo..e ho cercato, per quanto ho potuto adattarli al loro ruolo. Spero di esserci riuscita.
Voi però fatemi sapere cosa ne pensate, un abbraccio e grazie di cuore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nestore

Nonostante per il calendario fosse ancora autunno, quell’anno in Inghilterra, la neve era arrivata in largo anticipo: abbondante come non se ne vedeva da secoli e tanta da essere considerata una vera e propria emergenza. I mezzi spazzaneve e spargisale erano all’opera ventiquattro ore su ventiquattro, nonostante ciò molti civili finivano all’ospedale a causa delle cadute sul ghiaccio.

Non la giovane Aliena.
La ragazza ( da tutti conosciuta come Aly ) da piccola era stata vittima di un incidente sulla neve, conosceva bene i rischi e perciò non si azzardò a correre: nonostante la rabbia e l’amarezza prosegui adagio, stringendosi nel cappotto.

Quel pomeriggio, come al solito, si era fermata a bere un caffè al “The Eagle”. Una piacevole sosta, per rilassarsi dopo una giornata di lavoro; adorava l’atmosfera di quel posto, sedersi, guardare gli studenti e la gente che passava di lì, sopratutto gli piaceva chiacchierare con la cameriera: Liz, l’unica vera amica che aveva trovato dopo essersi trasferita dall’Italia.

Fu perciò con orrore e sgomento che aveva assistito al suo tradimento. Una vera delusione, dopo tanto tempo.

Ben tre anni erano trascorsi infatti, da quando aveva lasciato il suo paese natale, i parenti, gli amici di una vita e lo storico fidanzato Alfredo.

Sola, spaesata, in terra straniera e senza conoscere la lingua. Gli ci era voluto tanto tempo e molte lezioni per imparare l’inglese ma con impegno e costanza c’era riuscita, trovando persino un impiego in una boutique.

Il negozio si trovava proprio di fronte al pub. Una sera dopo il lavoro vi si era fermata a bere qualcosa e cosi aveva conosciuto Elisabeth, con lei aveva creato subito un legame e, quel rapporto alimentato giorno per giorno, era divenuto una splendida amicizia. Finché non avevano scoperto di essere innamorate dello stesso ragazzo: William Hamleigh1. Costui era uno studente universitario della facoltà di legge: alto, biondo e con gli occhi chiari: lo stereotipo del principe azzurro. Frequentava spesso il locale e le due ragazze gli morivano dietro.

Lo avevano scoperto per caso. Si erano ritrovate a guardarlo e sospirare in contemporanea. Avevano riso e si erano giurate che nessuna delle due ci avrebbe provato. Perché nessun ragazzo le avrebbe mai divise.

Il destino era però in agguato e certe promesse si sa: sono destinate a non essere mantenute. Una lezione che Aly imparò a sue spese, in un modo che non avrebbe mai voluto. Quella sera, infatti, era entrata nel pub e aveva visto Liz e William che si baciavano. Shockata e ferita se ne era andata in lacrime. Come aveva potuto la sua amica tradirla in quel modo? Non le avrebbe parlato mai più. Questo ero certo, soggiunse la sua mente. Assorta da quei tetri pensieri, non si accorse di essere seguita. Un giovane aveva assistito alla scena e preoccupato era uscito a cercarla. Jack, cosi si chiamava il ragazzo: aveva ventidue anni e frequentava anche lui la prestigiosa università.

Assieme al suo eterno amico Philip si ritrovava ogni sera all’Eagle. Lì tra quell’orda di gente aveva scorto Aly: un viso dolce circondato da una criniera di riccioli scuri2, e grandi occhi castani: intensi e luminosi.

Avrebbe voluto parlarle, presentarsi, conoscerla ma non c’era mai stata occasione. La ragazza era sempre in compagnia di qualche collega e quando era sola chiacchierava con la cameriera. Il più delle volte rimaneva a farle compagnia fino alla fine del turno, per poi rincasare assieme.
Così il giovane era sempre rimasto in disparte. Amareggiato l’aveva vista sospirare per un altro ragazzo. Fino a quel triste epilogo.
Un evento spiacevole ma che poteva avere dei vantaggi. Decise infatti di cogliere l'occasione, ringraziando il fato per avergliela offerta.

Avrebbe seguito la ragazza e le avrebbe parlato: quella sera o mai più.

Si alzò in fretta dal tavolo, rimise il soprabito e i guanti, pagò il conto e uscì in strada. Camminò a passo svelto guardandosi intorno e cercandola tra i passanti. Stava quasi per gettare la spugna, quando finalmente la vide: era in piedi alla fermata del autobus. “ALY”. La chiamò a gran voce.

La ragazza lo udi e si voltò: lo riconobbe immediatamente. Lo aveva visto tante volte insieme al suo amico. Tuttavia non lo conosceva. Non gli aveva mai rivolto la parola, né prestato particolare attenzione. Lo ricordava solo perché frequentava spesso lo stesso locale. Non sapeva neanche come si chiamava. Come faceva lui, invece, a conoscere il suo nome? E, soprattutto, perché ora la stava chiamando?

Era troppo arrabbiata con la sua amica, per rispondere a quegli interrogativi. Decise di ignorare il giovane e salì sul pullman che era sopraggiunto in quel momento.
Jack provo a raggiungerla ma non fece in tempo. Oh, non finisce qui. Pensò guardando l’autobus che si allontanava. Si passò una mano tra i capelli e prese a rincorrerlo. Approfittò del semaforo rosso per piazzarglisi davanti e impedirgli di ripartire.
L’autista lo guardò come se fosse un pazzo. “EHI TU – Gli urlò contro, dopo essersi affacciato dal finestrino – SALI O TOGLITI DAI PIEDI”.
Il ragazzo allargò le braccia e lo guardò con aria di sfida. “OH, IO NON SALIRÒ… MA QUALCUNO DOVRÀ SCENDERE.” Dichiarò a gran voce.
“TU SEI PAZZO – gridò l’uomo – LEVATI E FAMMI PASSARE”. Gli intimò con aria truce.
“DOVRAI INVESTIRMI ”. Replicò Jack quasi in un ringhio.
“GUARDA CHE LO FACCIO DAVVERO”. Minacciò l’uomo che iniziava a spazientirsi. “APRA LE PORTE” Rispose il ragazzo, per nulla intimidito. Quanto più si poneva d’ostacolo e più sembrava trarre audacia. Non sapeva esattamente perché ma sentiva che non poteva indugiare.
“ASSOLUTAMENTE NO!”. Esclamò l’autista con determinazione.
“APRI LE PORTE O NON MI SPOSTO”. Insistette Jack incurante dei clacson e delle persone incredule e perplesse che scesero dall’auto per fissare la scena . L’unica persona a non essersi accorta di nulla era proprio Aly. La giovane se ne stava seduta a l’ultimo posto, con l’iPod nelle orecchie e lo sguardo rivolto al finestrino ma dalla parte opposta. Solo quando il mezzo non ripartì, si accorse che c’era qualcosa di strano. Si guardò attorno e vide che gli altri passeggeri erano tutti in piedi e guardavano fuori.
Con grande stupore, scoprì che le portiere erano spalancate e l’autista sparito. A quel punto la curiosità ebbe la meglio.
Si tolse l’iPod e si alzò per vedere che cosa stava accadendo.
Per la seconda volta quella sera rimase atterrita: il traffico bloccato, orde di clacson che strombazzavano furiosamente, gente che urlava e due persone che si stavano litigando furiosamente. Uno era l’autista e l’altro...
“Oh santo cielo”! Esclamò portandosi una mano alla bocca. Perché quel ragazzo era lì? Come mai stava litigando con l’autista? Era a causa sua? Possibile che l’avesse seguita? I suoi sospetti ebbero presto conferma.
Un istante dopo, infatti, udì il giovane gridare a l’autista che doveva far scendere una ragazza perché voleva parlare con lei.

Aly sbarrò gli occhi e deglutì. La sua ansia aumentò quando lo vide scansare l’uomo, girasi e indicarla con un braccio.

In quel momento avrebbe voluto scomparire ma il peggio doveva ancora venire.

Il ragazzo, per l’appunto, prese a rivolgersi direttamente a lei.
“SCENDI, ALY – le gridò guardandola negli occhi – NON ME NE ANDRO’ FINCHE’ NON SARAI SCESA!”. Lo sguardo stravolto ma determinato e Aly capì per istinto che non mentiva.

“Oh mio Dio”. Sussurrò mentre le guance le si imporporano. Imbarazzata per l’attenzione che inevitabilmente si era spostata su di lei, scese dal pullman e gli andò incontro scornata.
“CHE CAVOLO VUOI?!”. Si ritrovò ad urlargli e quando lui cercò di afferrarla lo respinse e se ne andò a piedi a passo svelto. Non gli importava sapere cosa aveva da dire. Voleva solo fuggire, scomparire da quei riflettori sotto i quali si era ritrovata.
Intanto, l’autista era ripartito e il traffico aveva ripreso a scorrere normalmente.
Jack rimase male per la sua reazione ma decise di non demordere. La raggiunse e le artigliò il polso con la mano.
“Aly, fermati”. Sussurrò in tono di preghiera.
“Che vuoi? E lasciami!”. Rispose con rabbia senza guardarlo. Scostò la mano e riprese a camminare mentre la neve cadeva lenta e copiosa. Arrivata sotto casa aprì il cancello e si apprestò a entrare ma il giovane, che non aveva smesso di seguirla, le si parò davanti. “Perché questo trattamento? Voglio solo parlarti: ero preoccupato”. Commentò con voce quasi risentita e piccata: quella di un bambino che è stato punito e non ne capisce il motivo.
“Preoccupato? – il tono confuso e incredulo – Scusa, una domanda: ci conosciamo?” Chiese Aly guardandolo perplessa.
“No – rispose placidamente Jack – però, io…”.
“No, appunto! – lo interruppe lei bruscamente- non avevi il diritto di inseguirmi e mettermi in imbarazzo!”. La sorpresa e la confusione erano sfumate e ora solo la stizza riempiva il suo tono.
“Non mi sono mai vergognata tanto in vita mia – commentò con voce stridula – e ora sparisci prima che decida di strangolarti”.

Jack la guardò dispiaciuto. Si rese conto di esser stato troppo impulsivo ma ormai era tardi per tornare indietro.
“Non ne avevo diritto, hai ragione” – si passò una mano tra i folti capelli rossi e optò per un tono più ragionevole e pacato – ma volevo semplicemente parlarti, è chiedere troppo?”. I suoi occhi verdi dardeggiarono di determinazione mentre ricambiava caparbiamente il suo sguardo stizzito.
“E di cosa vorresti mai parlare? – domandò Aly, che continuava a guardarlo e a chiedersi cosa diavolo volesse da lei – spicciati che devo rientrare”.
“Bé, ho visto che te ne sei andata via in lacrime e volevo dirti che non ne vale la pena per quell’idiota”. Commentò tutto d’un fiato.
Ma il tono era divenuto velenoso facendo riferimento a William.
“Questi non sono affari tuoi – replicò la giovane – non ci siamo mai parlati, non so neanche il tuo nome”.
“Jack- rispose come se fosse stata una domanda – mi chiamo Jack”. Si chinò e le porse la mano per presentarsi.
“Il piacere è tutto tuo”. Commentò sarcastica senza stringergliela. “E ora se vuoi scusarmi mi stanno aspettando dentro – lo superò e si chiude il cancello alle spalle – addio e non farti più vedere”. Concluse entrando in casa e sbattendo la porta d’ingresso.
Il ragazzo, stizzito da quel comportamento, non obbedì. A dispetto del suo tono intimidatorio, reagì in modo infantile: si parò davanti al citofono e suonò con insistenza.
Aly si affacciò alla finestra sbraitando: “SEI ANCORA LI, DANNAZIONE, CHE CAVOLO VUOI?”. Stava gridando come un’ossessa.

Era furibonda perché i suoi genitori alle sue spalle, la stavano tempestando di domande e lei, odiava dare spiegazioni. “VATTENE O TI DENUNCIO PER STALKING, MARRANO!”. Lo minacciò sollevando i pugni in aria. Il suo volto era paonazzo e gli occhi fuori dalle orbite la facevano assomigliare a un strega delle fiabe.
Jack dovette fare uno sforzo sovrumano per non scoppiare a ridere in modo sguaiato. Fece un respiro profondo e riprese a parlare. “FAMMI ENTRARE: NON HO FINITO CON TE.” Disse a voce alta pur rimanendo perfettamente calmo.

“IO INVECE SÌ”.Replicò Aly ancora infervorata e sbatté la finestra a dimostrazione di ciò.
“DEVO DIRTI UNA COSA E NON ME ANDRÒ FINCHÉ NON L’AVRÒ DETTA – insistette lui – PERCIÒ FAMMI ENTRARE O ESCI… SCEGLI TU”. Commentò con una scrollata di spalle.
La giovane aveva scostato le tendine per non doverlo più vedere. Jack sbuffò e tornò a suonare il citofono con più energia.
A quel punto, Aly aprì il cancello e il ragazzo entrò soddisfatto nel cortile.
Sorrise saputo quando sentì l’uscio aprirsi, aspettandosi la ragazza ma lei non uscì. Al suo posto invece un enorme cane: un boxer adulto che subito gli si avventò contro.
Il giovane spaventato si arrampicò sul cancello per tentare la fuga ma rimase bloccato in cima.
Solo allora Aly uscì. Rise alla vista del suo cane che abbaiava e saltava per cercare di mordere Jack.
“A cuccia, Nestore!”.Esclamò dopo essersi divertita abbastanza.

Il cane le obbedi immediatamente: smise di abbaiare e andò ad accucciarsi accanto a lei. Aly si abbassò per accarezzarlo dopo avergli fatto due moine, si risollevò e tornò a rivolgersi a l giovane.
“Così impari – disse in tono serio ma con il sorriso sulle labbra – e se non te ne vai subito te lo aizzo di nuovo contro”.
Jack guardò la ragazza che lo fissava gongolante e imprecò per quella situazione poco dignitosa. Ciononostante non de-morse e la fissò con sfida. “Non ho intenzione di andarmene”. Dichiarò a denti stretti.
“Se scendi da questo lato, ti avverto, te ne pentirai”. Replicò la ragazza incrociando le braccia. Il cane sollevò il muso e si mise sull’attenti.

Jack li guardò di traverso ma restò a cavalcioni sul cancello. “ VA BENE, VORRÀ DIRE CHE PARLERÒ DA QUASSÙ” . Disse con voce più alta per assicurarsi che lei lo sentisse, incurante degli sguardi interdetti dei passanti e dei genitori di Aly che si erano affacciati alla finestra.

“Abbassa la voce, pezzo di idiota”. Lo apostrofò la ragazza con stizza. “Comincio ad essere stufa – sibilò: il volto contratto e gli occhi ridotti a due fessure – sbrigati a parlare e vattene prima che ti butti giù da quel cancello e ti dia in pasto al mio cane”. Si avvicinò al cancello mentre parlava e arrivò proprio sotto di lui. Lo afferrò per la sciarpa facendolo pericolosamente sbilanciare. Jack rischiò quasi di cadere ma riuscì a reggersi miracolosamente.
Il cane riprese ad agitarsi. Saltò di nuovo sul cancello per cercare di afferrarlo.

Aly lo rimise in riga e poi riprese a minacciare il giovane. “Sai- prosegui con il viso a pochi centimetri dal suo – nel mio giardino c’è abbastanza posto per sotterrare le tue ossa”. Sentendo quella minaccia, Jack sbarrò gli occhi e deglutì a fatica. “Va bene – disse cercando di non apparire troppo spaventato – fai rientrare il cane, però, voglio parlare civilmente”. Commentò facendo per scendere dalla sua parte, muovendosi cautamente.

“Nestore non si muove di qui: mi deve proteggere”. Replicò la ragazza che riprese ad accarezzare il suo animale.

E chi protegge me? Pensò il ragazzo stizzito. Come se lei ne avesse bisogno: non era certo un maniaco. “Vero Nestore? – Gli domandò Aly come se potesse rispondergli – tu sei il mio eroe, tu proteggi sempre la tua padrona vero, cucciolone?” Il tono dolce mentre si abbassava a grattargli la pancia.
Come si poteva definire “cucciolone” quella bestia, Jack non riusciva a capirlo. Il cane abbandonò la sua aggressività e si lascio accarezzare scodinzolando.
Jack li guardò con stupore: potevano quei due, essere cosi aggressivi con lui e abbandonarsi un minuto dopo a tali manifestazioni di tenerezza?
“Puoi scendere se vuoi – disse Aly distogliendolo dai quei pensieri – lui azzanna solo se glielo dico io”.
“Non ce la faccio, è troppo alto – si lamentò Jack aggrappandosi forte al cancello evitando di guardare giù – puoi aiutarmi, per favore?”. Il tono lacrimevole quasi di supplica.
“Se ce l’hai fatta a salire ce la puoi fare anche a scendere”. Sentenziò la ragazza che stava ancora accarezzando il cane.
“Ti prego aiutami… – piagnucolò il ragazzo – non ci riesco , HO PAURA!”. Gridò senza ritegno:il terrore dell’altezza gli aveva fatto perdere ogni dignità.
Nestore sentendo le urla si rizzò in piedi e scattò in avanti. Aly lo afferrò al volo per il collare e, con fatica, riuscì a tirarlo e a farlo rientrare in casa. Chiuse il portone ed andò ad aiutare il ragazzo. Nonostante lo sforzo fatto con Nestore, prese a ridere come una matta. I suoi genitori, il vicinato e i passanti che si erano fermati ad assistere, le fecero eco.
Il povero Jack era rosso di vergogna e di rabbia. “Ti sei divertita?”. Domandò quando fu di nuovo con i piedi a terra.
“Da morire – rispose lei tra le risate – è stato uno spettacolo indimenticabile”.
“Sono contento per te”. Sbuffò Jack risentito, sistemandosi il cappotto e la sciarpa. “Allora possiamo parlare, adesso?”. Domandò guardandosi attorno paranoico. Aveva paura che il cane spuntasse di nuovo per attentare alla sua vita.
“Certo – rispose Aly – ti andrebbe una tazza di the?”. Chiese all'improvviso . A quella proposta, il giovane la guardò vagamente interdetto. Come la “bestia” stava lasciando sfociare il lato più docile.
“Va bene”. Rispose cauto: probabilmente, finalmente, avrebbero potuto discutere come due persone normali, pensò tra se.

“Vattela a comprare allora, perché io non te lo offro”. Proclamò con fare altezzoso e saccente.

Jack alzò gli occhi al cielo. “Ma che gentile”. Commentò offeso salvo poi tornare a guardarla e sospirare. “Voglio parlare di quello che è successo con la tua amica al pub”.

“Ancora questa storia ? Ti ripeto che non sono affari tuoi”. Commentò guardandolo di traverso.

“È vero non lo sono – rispose il giovane ricambiando il suo sguardo severo con occhi dardeggianti – ma permetti che ti dica una cosa”. “Sentiamo, sono tutta orecchie”. Lo esortò sarcastica.

Jack sospirò e si passò una mano tra i capelli. “Conosco quel William e ti avverto: non è una brava persona”. Il tono deciso: non un dubbio ma un dato di fatto.

“A te che importa, scusa?”. Domandò lei guardandolo con il viso inclinato e le braccia incrociate .

“M’importa: so quanto siete legate tu e la tua amica, non è giusto rompere l’amicizia per lui, non lo merita.”. Commentò facendo una smorfia. Solo il parlare di William lo innervosiva. Visualizzò il suo ghigno malvagio e sentì montare la rabbia.

La ragazza se ne accorse. Notò che il suo sguardo era divenuto più fosco. “Tu che ne sai?”. Gli chiese cercando di mantenere il tono indifferente: non voleva fargli capire che stava iniziando a interessarsi.

Jack però lo intuì lo stesso. Anche se il tono era casuale, gli occhi di Aly tradivano l’ansia e l’attesa di conoscere i dettagli su William e – se da un lato il giovane era soddisfatto di aver ottenuto la sua attenzione – da un altro si sentiva ferito. Nonostante la ragazza aveva visto William baciare la sua amica, provava ancora qualcosa per lui.

Dannazione . Pensò tra se stringendo i pugni e mordendosi le labbra. Decise comunque di far finta di niente e riprese il suo racconto.

“L’ho visto: frequentiamo lo stesso college , so come agisce”. Mormorò indignato, per poi proseguire – William è ricco: è abituato ad avere tutte le ragazze che vuole: prima le circuisce con mille promesse e poi, dopo averle portate a letto, le scarica con una scusa”. Concluse senza tanti fronzoli. Era evidente la sua disapprovazione. Non c’era bisogno di insultarlo ancora.

“Non ti credo, lo dici solo per invidia: sei geloso e spargi falsità in giro”. Lo accusò Aly .

“Geloso?”. Sbarrò gli occhi incredulo: un accusa assurda e infamante, lo disse ad alta voce, dichiarandosi invece disgustato.

“Non ti credo”. Rimarcò lei con acidità.

“Guarda che è vero: puoi chiedere in giro se vuoi – insistette Jack – basta che vieni nella mia scuola e domandi a chiunque, ti confermeranno”.

A quel punto Aly lo guardò shockata: avrebbe voluto replicare ma dalle labbra non le uscì alcun suono . Rimase a fissarlo negli occhi per vedere se mentiva.

“È un bastardo, credimi”. Insistette Jack che aveva scorto il dubbio sul viso della giovane e voleva battere il ferro finché era caldo.

Approfittare di quel piccolo spiraglio a proprio favore.

“Faresti bene ad avvertire la tua amica prima che ferisca anche lei”. L’avvisò il giovane.

“Non ci penso nemmeno ad avvertirla – replicò Aly – sono affari suoi, così impara a tradirmi: anzi, sono contenta se accade”. Accompagnò alla dichiarazione un ghigno perfido. “Poi non venga a piangere da me”. Aggiunse in tono saccente.

“Parli sul serio? Hai intenzione di non dirle nulla?”. Domandò Jack guardandola incredulo.

“Sì, sono serissima”. Rispose glaciale.

“Ma non puoi farlo: glielo devi dire.” Insistette il ragazzo.

“Perché non lo fai tu, visto che ci tieni tanto?”. Domandò sempre più seccata.

“Non ho questa confidenza”. Precisò il ragazzo.

“Nemmeno con me ce l’hai eppure sei venuto lo stesso a parlarmi o meglio a infastidirmi.” Commentò velenosa.

A quella risposta, Jack avvertì un vuoto nello stomaco: “Non è la stessa cosa”. Replicò corrucciato. Non provo per lei ciò che provo per te, avrebbe voluto dirle.

“Invece sì”. Lo contraddisse lei .

“No, io sono venuto da te perché sei sua amica e voglio che facciate pace – rimarcò il ragazzo – a me comunque non crederebbe”. Scrollò le spalle e sospirò.

“E, perché, a me sì?”. Domandò Aly in tono ironico e incredulo.

“Certo: siete amiche”. Mormorò con fare scontato, quasi che quanto successo non fosse stato rilevante.

“Non più!”. Esclamò determinata .

“Adesso dici cosi perché sei arrabbiata ma quando avrai sbollito capirai che è la cosa migliore”. Affermò Jack con convinzione.

“Hai finito con la paternale?”. Domandò la ragazza che cominciava a stancarsi di tutti quei discorsi: si sentiva confusa e iniziava ad avere mal di testa. “Vorrei farmi una doccia prima di cena”. Dichiarò in tono indolente e strascicato. Un modo gentile ma non troppo per dirgli di andarsene . Andò al portone premette il pulsante che aprì il cancello, dopodiché tornò indietro e lo spalancò. Fece un cenno a Jack, invitandolo ad uscire.

Il giovane, sollevato per aver detto quello che doveva, questa volta obbedì. Si voltò a guardarla un ultima volta. “So che farai la giusta: sei una brava ragazza”. Accompagnò il complimento con un sorriso.

La giovane non gradì: sbuffò e lo guardò come se l’avesse insultata.

La cosa fece divertire molto Jack che sorrise maggiormente. “Scusa il disturbo, ci vediamo”. Commentò salvo poi rivolgersi ai genitori di lei e salutarli con un cenno della mano e un sorriso.

Questi, dapprima allibiti, risposero al saluto. La madre di Aly lo invitò addirittura a tornare. Il ragazzo accettò dopodiché ringraziò e andò via. Il padre di Aly si mise a bisticciare con sua moglie. Non era d’accordo con quel invito. “Perché gli hai chiesto di tornare ?”. Gli aveva chiesto in tono contrariato.

Già perché lo ha fatto? Si chiese la ragazza, osservando il giovane allontanarsi, finché non spari dietro un vicolo.

“Tsk, stupido seccatore”. Commentò salvo alzare gli occhi verso la finestra. “Lo spettacolo è finito – sentenziò rivolgendosi ai genitori – potete rientrare adesso : mamma io e te facciamo i conti”. Aggiunse mentre apriva il portone e rientrava finalmente in casa.

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Era passata una settimana da quando Aly aveva visto la sua amica baciarsi con William. Nonostante Jack le avesse fatto quelle rivelazioni, la ragazza era ancora troppo arrabbiata e offesa. Alla fine non gli importava di quel bacio . A ferirla era stato il fatto che Liz avesse anteposto l’attrazione per un tipo qualunque alla loro amicizia. E questa era una cosa che le si poteva perdonare. Decise perciò di vendicarsi non dicendole nulla su William. Non si presentò più al pub. Tutte le sere, finito il lavoro, tornava direttamente a casa. A piedi però: dopo quel fattaccio con Jack non se la senti più di prendere l’autobus. Si vergognava troppo a farsi rivedere dall’autista e dai passeggeri. Per paura di incrociarli, arrivò a cambiare persino il tragitto di ritorno. Così facendo, sperava di non dover rincontrare più nemmeno il ragazzo.

Con sua grande gioia il piano funzionò: infatti non lo rivide più ma iniziò a sognarlo tutte le notti. Un incubo ricorrente: Il ragazzo di fronte al suo cancello con lo sguardo ammonitore, le puntava il dito contro e se ne andava. Era lui o la sua coscienza a parlare? Qualunque fosse stata la risposta, Aly se ne fregò altamente. Andò avanti con la sua vita come se nulla fosse.

Finché una sera il giovane si ripresentò sotto casa sua per davvero. A nulla valsero i tentativi di cacciarlo. Fu costretta a scendere per farlo staccare dal campanello.

Per vendetta, si portò di nuovo dietro il cane ma non servì a nulla. Il ragazzo, infatti, rimase in strada e parlò da lì.

Corrucciato, le disse di averla aspettata tutte le sere al pub. Di aver sperato, anzi, creduto che avrebbe fatto la cosa giusta e di quanto si sentisse deluso perché ciò non era avvenuto. Le disse che era ancora in tempo a salvare Liz e la implorò di farlo ma Aly si si rifiutò nuovamente.
Ribadì la sua totale indifferenza per le sorti dell’ex amica e lo invitò ad andarsene. Al ragazzo non restò che obbedire ma non prima di rimarcarle a sua volta quanto fosse deluso.

La giovane lo mandò a quel paese e rientrò in casa sbattendo la porta. Per tutta la sera fu di cattivo umore. Andò a letto e lo sognò di nuovo. Il giorno dopo andò a lavorare ma fu distratta tutto il tempo. Le parole di Jack le ronzarono nella mente facendole commettere una miriade di errori. Tanto che fini per beccarsi un ammonimento dal principale. La sera quando staccò e uscì dal negozio era furibonda come non mai. Invece di tirare dritta a casa però indugiò davanti al pub: vi rimase davanti indecisa se entrare o meno. Forse il giovane non sarebbe più tornato ma la sua coscienza non avrebbe comunque smesso di tormentarla. Così alla fine entrò e senza neanche guardarsi intorno, andò a cercare Liz.

La giovane si trovava nel retro del locale ed era intenta a preparare le ordinazioni.

Come vide l’amica impallidì e si fermò. Imbarazzata e sospettosa, le domandò come mai si trovasse lì.

In un primo momento, Aly rimase in silenzio. Indecisa se parlare o girare i tacchi. Scelse la prima opzione. Non per Liz ma per stessa: lavarsi la coscienza e smettere di sognare quel ”Rosso Malpelo sputa veleno” . Senza tanti preamboli, le raccontò cosa era successo quella sera dopo esser fuggita dal pub. Di come quel Jack l’avesse seguita fin sotto casa e di ciò che le rivelò su William.

Ma Liz non le credette:l ’accusò di voler metter zizzania tra lei e il suo nuovo ragazzo. Aly si arrabbiò e le due finirono per litigare furiosamente . Se ne dissero di tutti i colori, finendo cosi per attirare l’attenzione del resto del personale e degli avventori. Il principale di Liz, richiamato anch'egli dalle urla delle giovani, si mise in mezzo e riuscì a dividerle. Dopodiché al culmine dell’ira, strigliò la sua cameriera e cacciò Aly . La ragazza indignata giurò di non tornare più: a grandi falcate, avanzò verso l’uscita e se ne andò premunendosi di sbattere violentemente la porta.

Tornò a casa e andò a chiudersi in camera senza nemmeno salutare i suoi. Ignorò perfino Nestore.
I genitori, preoccupati per quello strano comportamento, bussarono alla sua porta chiedendole cosa le fosse successo.
Per tutta risposta gridò loro di farsi gli affari propri e lasciarla in pace.

Alla fine dopo vari tentativi si rassegnarono e tornarono nel soggiorno, speranzosi che, quando si sarebbe calmata,(o le sarebbe venuta fame) sarebbe uscita e avrebbe parlato. Ma Aly rimase nella sua stanza e non scese nemmeno per cena.
Rimase stesa sul letto, fissando il soffitto e rimuginando sull'accaduto finché non si addormentò.
Venne svegliata dal suono del campanello. Uscì fuori con il cane senza neanche accertarsi chi fosse: tanto lo sapeva già. Perché c’era soltanto una persona che poteva infastidirla a quell’ora. Jack: quel impiccione fastidioso. Stavolta, però, gli avrebbe fatto pentire di essere nato. Non lo fece neanche parlare: aprì il cancello e gli mandò il cane contro.

Il povero ragazzo fuggì a perdifiato ma per quanto fosse veloce, il cane gli era sempre alle calcagna.
Lo avrebbe certamente morso se, proprio in quel momento, una macchina lanciata a folle velocità non l’avesse investito.

L’auto fuggì senza fermarsi. Aly, che era corsa dietro a Nestore per vederlo azzannare Jack, rimase agghiacciata. Dopo lo shock iniziale si avvicinò al suo cane: la povera bestia era riversa sull’asfalto gravemente ferita. La giovane iniziò a urlare disperata. Jack che avevo assistito alla scena provò un moto di pietà e tornò indietro. “Presto – commentò con voce ferma – dobbiamo portarlo in ospedale: prendiamo la mia auto”. E senza pensarci due volte prese in braccio il cane e arrivò fino a casa sua. Aly lo seguì senza fiatare. Era troppo sconvolta per opporsi. Aiutò il ragazzo a caricarlo in auto e insieme lo portarono in un ambulatorio veterinario. Il cane venne operato d’urgenza. Dopo l’intervento, il dottore disse che era andato tutto bene ma che il cane sarebbe sopravvissuto, solo se avesse superato la notte.
Aly decise allora di non tornare a casa. Aspettò tutta la notte seduta nell’atrio in attesa del responso.
Jack rimase a farle compagnia. Non gli importava che lei lo avesse maltrattato. Che avesse cercato di farlo azzannare. Tutto il rancore per quanto accaduto si era completamente dissolto di fronte al dolore e alla preoccupazione della giovane. Cercò di starle accanto il più possibile, le accarezzò i capelli e la sostenne per le spalle, come avrebbe fatto un buon amico.
La ragazza troppo angosciata e in colpa per l’accaduto lo lasciò fare. Tra le lacrime, gli raccontò di quando aveva trovato l’allora cucciolo Nestore abbandonato in uno scatolone. Di come lo aveva portato a casa e tenuto con sé, nonostante il parere contrario dei suoi. Gli confidò quanto si fosse legata a quel cane e come nei momenti di sconforto lui l’avesse rincuorata. Solo con la semplice presenza.

Fu perciò con grande gioia e commozione che la giovane all’alba accolse la notizia: il suo cane era fuori pericolo. Tale il sollievo e la felicità che abbracciò il veterinario e anche Jack.
Il ragazzo, anche egli sollevato dalla notizia, insistette per pagare l’operazione, dopodiché riaccompagnò la giovane a casa e andò a riposarsi a sua volta.
Nestore fu dimesso una settimana più tardi. Aly si prese cura di lui come se fosse stato un figlio e il cane in poco tempo si ristabilì completamente.

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Passò un mese e come un lampo arrivò Dicembre. Le strade erano ancora coperte di neve ma il peggio era passato.

Mancavano poco più di venti giorni a natale. Per l’esattezza era il nove dicembre: il giorno del compleanno di Aly .

La ragazza compiva 27 anni e per festeggiare, andò a cena all'Eagle, Il locale di Liz: il posto dove aveva giurato di non tornare e dove non avrebbe mai più messo piede se non fosse stato per Nestore.

L’incidente del cane, infatti, aveva riavvicinato le due ragazze.

Liz, saputo del accaduto da Jack, si era precipitata a casa dell’amica, con le lacrime agli occhi, le aveva chiesto perdono e Aly aveva accettato. Le due si erano abbracciate ed erano tornate più amiche di prima.

“E allora?”. Domandò Aly rivolgendosi a Liz. Il volto di quest’ultima si illuminò di uno splendido sorriso.

“Su, su dimmi che ti ha detto – la esortò Aly – dai,sono curiosissima”. Commentò in tono supplichevole. Liz vedendola cosi impaziente di sapere, sorrise ancora di più. Si crogiolò nel suo silenzio per qualche minuto: l’espressione gongolante di chi è a conoscenza di una notizia bomba.
“Dannazione! – Sbraitò Aly dopo aver colpito il tavolo con un pugno – è il mio compleanno: ti decidi a parlare?”. Le sopracciglia arruffate e il viso contratto da una smorfia di disappunto: aveva smesso persino di mangiare.
“Eh va bene.” Rispose Liz. Sospirò e si sporse maggiormente vicino a lei.
“Wow – disse Aly dopo aver udito il segreto del amica – Accidenti e chi se l’aspettava!”. Commentò al culmine dello stupore. “Non dirlo a me – Replicò Liz ugualmente sorpresa – e dire che ci conosciamo dalle elementari”. Un sorriso più dolce le illuminò il viso. “E tu che gli hai risposto, comunque?”. Domandò la ragazza. “Gli ho detto che ci devo pensare – aveva esordito con le gote arrossate per poi sospirare – sai, dopo la storia con William ho deciso di non buttarmi più”. Abbassò lo sguardo: il solo parlare del giovane le creava ancora un po’ di disagio. Nonostante lo avesse lasciato, una parte di lei si sentiva lo stesso in colpa nei confronti dell’amica. Aly fece finta di niente e riprese a mangiare in silenzio. Per qualche minuto nessuna delle due parlò.
“Voglio riflettere attentamente prima di lasciarmi andare”. Mormorò Liz, interrompendo quel momento imbarazzante.
“Hai ragione, fai benissimo – commentò Aly senza staccare gli occhi dal piatto – però permettimi un quesito”. Aggiunse dopo aver finito di masticare il suo boccone.
“Sono tutta orecchi”. Rispose Liz.
“Lui ti piace?”. Domandò senza giri di parole.
“Sì… non lo so – balbettò confusa – insomma , non ci ho mai pensato e poi…”. Si interruppe e nel suo sguardo incerto spuntò un altro sorriso un po’ incredulo.
“E poi cosa ?”. Domandò l’amica che, vedendola mutare espressione, divenne ancora più curiosa di dettagli.
“Sai quel Philip, l’amico di Jack?”. Sorrise e indicò con lo sguardo il ragazzo seduto a un altro tavolo. “Devi sapere che…”. Si avvicinò di nuovo al suo orecchio e le raccontò quell’ultima novità.
“COSAAA?”. Gridò Aly dopo averla ascoltata.
“Ehi, non urlare! Vuoi che ti senta? " La rimproverò Liz e spiò per assicurarsi lui non si fosse voltato.
“Ops, scusa – disse dopo essersi tappata la bocca – accidenti però non me l’aspettavo”. Sussurrò ancora shockata da quella rivelazione. Posò la forchetta sul piatto ormai vuoto e sorrise: “Di certo gli ammiratori non ti mancano: e brava Liz”. Si complimento e le fece l’occhiolino. “Richard ,Philip , Jack… sono tutti pazzi di te: quasi quasi sono gelosa”. Confessò in tono scherzoso.
Liz rimase sbigottita. Guardò la sua amica per vedere se stava scherzando. “Jack?”.Domandò confusa.
“Sì,sì, Jack – confermò Aly – perché credi abbia insistito per farti lasciare con William: ti voleva per sé”.
“Guarda che ti sbagli.” Replicò Liz.
“No no, so quello che dico – insistette la ragazza convinta di saperla lunga– è venuto da me implorandomi di farti lasciare e voleva che facessimo pace: e questo perché è cotto di te e ci tiene tantissimo”. Commentò eccitatissima.
Aveva parlato in fretta per paura di essere interrotta. “Secondo me, dovresti metterti con lui.” Concluse con sorriso e prese a sorseggiare la sua bevanda con sguardo trasognato.

“Scusate se vi interrompo – la voce di Philip fece trasalire le due giovani – non ho potuto fare a meno di ascoltare l’ultima parte del discorso.” Confessò il giovanotto che si era alzato e si avvicinato alle due.

“Posso sedermi?”. Domandò rivolgendosi a Liz . La ragazza guardo versò l’amica e le chiese un tacito assenso.
“Sì”. Rispose dopo che Aly aveva annuito con un cenno del capo.
Lui ringraziò e accennò un sorriso, che lei ricambiò vagamente imbarazzata.
Aly li guardò e non poté fare a meno di sorridere anche lei. Tuttavia si sentiva dispiaciuta per Jack. Anche se all’inizio lo aveva odiato dopo l’incidente i loro rapporti erano migliorati. Lui era venuto spesso a far visita al cane e lei lo aveva fatto entrare. Erano divenuti buoni amici e la ragazza avrebbe voluto vederlo felice con Liz.
“Allora Aly – disse Philip distogliendola dai suoi pensieri – posso darti del tu?”.
“Come? Ah si!”. Rispose la giovane un po’ impacciata: anche se non ne era attratta, quel tizio le metteva una certa soggezione.
“Dicevo – riprese lui – non ho potuto fare a meno di ascoltarti e bé mi spiace contraddirti .
” La ragazza lo guardò con aria interrogativa ma non osò replicare. “Conosco Jack da una vita e posso dirti con certezza che non è dalla tua amica che si sente attratto”. Poi si girò verso Liz e disse : “Non me ne volere, tu sei una bella ragazza ma sappiamo entrambe di chi è innamorato Jack”. Sorrise e le fece l’occhiolino.
Liz annuì con la testa. Guardò la sua amica e vide che era assolutamente confusa e interdetta. Tornò a guardare Philip e a stento riusci a trattenere le risate.
Il ragazzo intuì il disagio e si girò verso Aly “Non lo hai ancora capito?”. Il tono sinceramente sorpreso.
“Capito, cosa?”. Domandò la ragazza che iniziava vagamente a irritarsi.
“Quanto è ingenua .” Commentò Liz e guardò la sua amica con tenerezza.

“Sì, hai ragione”. Le rispose Philip e diede a Aly un buffetto sul naso.
La ragazza si scostò. Di scatto, si alzò dalla sedia e li guardò entrambi con espressione furente.
“Non sopporto di essere trattata come un’idiota – commentò con voce gelida – ora se non vi spiace me ne vado: continuate pure a ridere di me se volete”. E detto questo si avviò verso la porta.
Mentre usciva venne bloccata dalla mano salda di Philip che le afferrò un braccio. “Aspetta – sussurrò il giovane – mi spiace non volevamo ferirti: torna a sederti con noi ti prego”. La implorò e cercò di trascinarla verso il tavolo.
“Mi è passato l’appetito”. Rispose la ragazza guardandolo con cipiglio severo. “Jack aveva ragione: hai proprio un pessimo carattere”. Commentò Philip con un lieve sospiro.
“Andate al diavolo tu e il tuo amico”. Rispose la ragazza offesa. Si scostò con uno strattone e uscì di corsa.
Proprio in quel momento stava arrivando Jack : Aly andò a sbattere contro di lui. Caddero entrambi sulla neve.
Il ragazzo, inizialmente stordito dall’impatto, ritrovò la lucidità e si rimise in piedi. Tese una mano a Aly per aiutarla a rialzarsi ma lei la scostò. Non solo: sentendosi furiosa, imbarazzata e umiliata se la prese con lui. Dopo essersi rialzata da sola, infatti, gli tirò un ceffone e scappò via. Jack sbarrò gli occhi e si toccò la guancia dolente. Philip, che aveva assistito alla scena, si avvicinò al ragazzo e si scusò con lui.
Confessò che era stata colpa sua e gli raccontò della discussione.
Jack si arrabbiò: disse al suo amico che avrebbe dovuto farsi gli affari propri. Che non spettava né a lui né a Liz parlare di certe cose con Aly . Che solo lui poteva decidere se rivelargli i suoi sentimenti. Dopodiché se ne andò infuriato.
Accidenti! Non era cosi che dovevano andare le cose. Pensò tra se con rabbia.
Quella mattina, infatti, si era alzato presto, pieno di belle speranze. Aveva saputo del compleanno di Aly ed era uscito a farle un regalo.
I suoi rapporti con lei erano migliorati e si era illuso che tra loro potesse nascere qualcosa.
Quella sera, le avrebbe dato il suo dono e poi forse si sarebbe dichiarato. Mai e poi mai si sarebbe immaginato quell’epilogo.
La cosa che faceva più male non era lo schiaffo ma la consapevolezza che alla giovane non importasse nulla di lui.
C' era rimasto malissimo quando aveva saputo che Aly lo credeva innamorato di Liz e che aveva sperato si mettesse con lei.
Tornò a casa, spense ogni apparecchio che lo collegasse al mondo esterno (telefono fisso, cellulare, PC, e persino la TV) aprì il frigo, e si scolò un paio di birre.

Quando fu stordito abbastanza da non riuscire quasi nemmeno a pensare, si gettò sul letto e si addormentò profondamente.
Aly invece non chiuse occhio. Era tornata a casa furibonda e in lacrime, solo che stavolta non ce l’aveva con nessuno se non con se stessa. Si era arrabbiata per una sciocchezza e quel che era peggio, aveva schiaffeggiato Jack. Lui aveva ragione a dire che aveva un pessimo carattere. Anzi, era stato fin troppo buono per come l’aveva trattato.
Ripensò a tutti i momenti passati assieme. Da quando lo aveva conosciuto fino a quella sera e si sentì una perfetta idiota.
Telefonò a Liz, si scusò con lei e le disse di aver capito tutto. Le due rimasero al telefono fino a tarda notte.

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Fortunatamente, il giorno dopo era domenica e Aly poté recuperare il sonno.
Di pomeriggio, si recò al pub a prendere il regalo della sua amica. La ringraziò e si scusò di nuovo con lei per il comportamento immaturo. Le disse di chiamare Philip per farlo venire e quando arrivò chiese perdono anche a lui.
Dopodiché lo supplicò dargli l’indirizzo di casa di Jack: non ricordava dove abitasse, l’unica volta che era andata da lui era stato la sera dell’incidente quando lo aveva seguito, troppo sconvolta in quell'occasione, non aveva memorizzato l’indirizzo.
Philip lo fece con entusiasmo. Le disse che l’amico era a casa da solo e la esortò ad andare a trovarlo.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Salutò Liz e Philip e tornò di corsa a casa. Posò il regalo, legò il guinzaglio al collo di Nestore e lo portò con se da Jack.
Arrivata a destinazione suonò il citofono. “Ciao… sono Aly ”.Rispose dopo che lui le aveva chiesto chi fosse.
“Che ci fai qui?”. Domandò il ragazzo con voce fredda.
“Nestore vorrebbe parlarti”. Se trovasse questo esordio strano, non lo diede a vedere. Probabilmente era proprio quell’elemento più perplesso, che lo indusse a cedere. O forse il desiderio di vederla. Oppure entrambe le cose. “Arrivo”.E cosi dicendo il ragazzo uscì fuori. Rimase al interno del cortile con le braccia incrociate e il viso inclinato. “Allora, che vuoi?”.
“Non mi apri?”.Chiese Aly un po’ a disagio per quel trattamento.
“Dovrei?”. Il tono sarcastico e lo sguardo serissimo.
“Nestore vorrebbe parlarti”. Ripeté la giovane. Sperava che alla vista del cane si sarebbe impietosito.
“Può farlo da lì.” Dichiarò invece lapidario.
“Va bene…”. Sussurrò la ragazza e rilasciò un sospiro. Infondo me la sono voluta. Pensò tra se.

“Allora che deve dire il tuo cane?”. Domandò Jack sarcastico. La guardò dall’alto al basso: la ferita e l’umiliazione della sera prima gli bruciavano e lo rendevano freddo nei suoi confronti.
Aly decise comunque di non farsi scoraggiare. “Ecco, Nestore vorrebbe dirti – si grattò la tempia e guardò a terra imbarazzata – che è profondamente dispiaciuto di quello che è successo ieri sera : non aveva il diritto di prendersela con te e schiaffeggiarti”. Dopo aver parlato rialzò gli occhi e guardò il ragazzo.
Lui non sembrava affatto colpito da quelle parole e continuava a fissarla con cipiglio indifferente.
Nestore invece guardava dall’uno all’altro e scodinzolava allegro.
“Nestore ti chiede scusa – proseguì Aly – e promette che se gli darai un’altra possibilità non ti schiaffeggerà e maltratterà più: TI DA’ LA SUA PAROLA DI CANE”. Dichiarò ad alta voce. Sperava che così le avrebbe creduto e l’avrebbe perdonata.
Ancora una volta, invece, Jack rimase immobile e indifferente.
La ragazza disperata decise allora di giocarsi il tutto per tutto. “Nestore è un idiota: – dichiarò senza mezze misure – non aveva capito i tuoi sentimenti per lui, credeva che preferivi il cane della sua amica”.
Poi senza attendere risposta aggiunse: “Nestore spera che non sia troppo tardi – le guance rosse e gli occhi lucidi – si è reso conto di ricambiare il tuo affetto e vorrebbe iniziare una storia con te… se sei d’accordo”.
Il tono aveva perso quella giocosa inclinazione iniziale, era divenuto più imbarazzato, incerto, più vulnerabile… più vero.
“Insomma, è disposto a tutto pur di non perderti perché sa che non troverà mai nessuno come te: gli piaci tanto e vorrebbe l’occasione di dimostrarlo”. Riuscì infine a confessare. Tirò un sospiro di sollievo. Finalmente, a modo tutto suo, era riuscita ad aprire il suo cuore. E senza saperlo aveva mandato in frantumi tutti i propositi di Jack. Il ragazzo infatti, l’ aveva affrontata con l’assoluta intenzione di essere spietato e cacciarla via.

Davanti a quella dichiarazione così stramba però non c’era riuscito. Anzi: aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere.

Superò il cortile, aprì il cancello e lo varcò. Dopodiché si inginocchiò davanti a Nestore e lo accarezzò. “Oh Nestore – dichiarò con tono fintamente commosso – anche tu mi piaci… non ho più guardato gli altri cani, da quando ci sei tu”. Rimase a coccoloni ma fissò la ragazza.
Lei ricambiò il suo sguardo e sorrise. Un sorriso tenero e devoto, raro e prezioso: di quelli che riservava solo, agli affetti più cari.
Jack ne rimase estasiato. Il suo cuore si fermò un istante per poi riprendere a battere furioso. Si alzò in piedi, afferrò la mano della ragazza e la trascinò in casa con sé. Aly si ritrovò spinta contro la parete della camera da letto . Le mani del giovane le afferrano i polsi e dopo un istante il suo respiro sembrò spezzarsi. Il ragazzo la baciò appassionatamente e lei, dopo la confusione iniziale, non poté fare a meno di ricambiare. Gli afferrò il viso e i capelli mentre lui le sollevava la maglietta e scendeva a baciarle il collo. Jack si sentì quasi inebriare del suo sapore così intenso e meraviglioso, tanto che ne fu presto drogato. Senti le sue mani prudere per l’urgenza di toccarla e di assaporare la sua pelle calda e morbida. La spogliò con furia selvaggia e si gettò su di lei con disperato bisogno.
Un bisogno che a ogni bacio sembrò aumentare sempre di più . Scopri l’armonia di essere un’unica cosa con lei. Di respirare lo stesso profumo. Ricadere dolcemente sul suo seno per poi cercarne di nuovo il calore. Fondersi e ritrovarsi. Appartenersi per poi ricercarsi. L’idillio e quell’atmosfera quasi fiabesca si estinsero poche ore dopo3.
I due scoprendosi affamati scesero in soggiorno per mangiare ma si trovarono davanti a un’ecatombe. Nestore: l’Attila dei soggiorni; era entrato in casa e aveva messo a soqquadro il salone. Dopodiché si era sdraiato sul divano e addormentato placidamente. “NESTOREEEEEEEEEE!”. Gridano i ragazzi simultaneamente dopo lo shock iniziale. Il cane alzò la testa di scatto e li guardò. Poi, per nulla spaventato, si alzò e andò loro incontro scodinzolando .

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Anche a giorni di distanza, il ragazzo non poteva fare a meno di pensare al cane. Quel boxer all’inizio tanto temuto e diventato poi parte della sua vita. Come una sorta di terzo incomodo e al contempo consigliere.
Era stato lui a far avvicinare i due giovani. Lui a farli confrontare e far comprendere loro di essere incompleti e vuoti senza l’altro. Così non si erano più lasciati: il loro affetto sembrava rinnovarsi giorno dopo giorno ma sempre accomunati da un unico e sostanziale bisogno. Puro e semplice amore che scoprivano nell’altro. Nestore era il custode di quel sentimento che continuava ad unirli. Anche dopo anni quando Jack si era laureato in legge ed era divenuto prima avvocato e poi procuratore distrettuale. Quando il suo nome e la sua foto risplendevano nelle locandine dei manifesti elettorali. Quando viveva con Aly in una villa tutta loro dopo averla sposata. Quando lei diede alla luce la piccola Ellen4, frutto del loro amore. E quando l’amica Liz – sposatasi con Philip – fece accoppiare la sua Claire, femmina di boxer, con Nestore. Quando, e quello fu un nuovo inizio, nacque una nuova generazione di cuccioli.

Fine.

 

 

Ciao tutti, grazie di cuore per aver letto il mio racconto.

Probabilmente la maggior parte di voi, una volta resasi conto che non centrava assolutamente niente con il bellissimo capolavoro di Ken Follet, non sarà arrivata neanche a metà.

Non vi biasimo per questo e nemmeno starò a prendermela se non vi è piaciuto.

D'altronde ognuno ha i propri gusti e non posso certo costringervi ad amare qualcosa.

La mia intenzione credetemi non era di prendervi in giro, attirandovi con uno specchietto per le allodole, ne di ridicolizzare i personaggi che ho tanto amato.

Il mio è solo un piccolo racconto nato per caso, in un momento di depressione per tirarmi un po' su. L'ennesimo role con la mia carissima amica “kiki87” in cui io interpretavo una lei e la mia amica un lui che mi corteggiava.(Ero reduce da una delusione amorosa)

Il risultato mi piacque tanto che decisi di salvare tutto, sistemarlo e farne un piccolo racconto.

Il caso ha voluto che nei giorni seguenti mi madre acquistasse i DVD dei pilastri della terra.

Vederli rinnovò in me la passione e l'amore per la coppia Jack ed Aliena, (per cui già impazzivo nel romanzo) e mi fece prendere una cotta per l'attore che interpretava Jack.

Da li la decisione di cambiare i connotati dei personaggi trasformandoli (a modo mio) in quelli di uno dei mie libri preferiti di sempre, che è appunto “i pilastri della terra”.

Essendo una UA e una OOC mi sono presa non poche libertà, come quella di cambiare la provenienza di Aliena e di Alfred, (vuoi per i nomi, vuoi per i connotati della giovane:molto mediterranei) e di rendere coetanei e inventare improbabili amicizie tra i protagonisti (Aliena-Elisabeth e Jack- Filiph ,che nel libro si portano parecchi anni di differenza, l'uni dagli altri). Per William invece ho voluto rimanere in tema affibbiandogli il ruolo del mascalzone. Infine ho aggiunto un simpaticissimo cane che facesse da traino alla storia.

Personalmente ho adorato le sequenze in cui Nestore cercava di attaccare Jack e quella più romantica della dichiarazione.

Questa storia seppur imperfetta, scontata e piena di pecche, resta quella a cui sono più affezionata. Fa parte un periodo della mia vita che è superato grazie all'aiuto di un'amica speciale (a cui la dedico), dei libri e della mia immaginazione.

A chiunque di voi la letta ed è piaciuta, non posso che rinnovare i ringraziamenti.

E ricordate sempre che non serve a nulla voler essere perfetti, a volte per ottenere qualcosa, basta metterci il cuore..

Un abbraccio.

 

 

1Si lo sappiamo che l'attore che lo interpretava David Oakes ha i capelli rossi, ma io ho immaginato un William biondo come quello del romanzo “i pilastri della terra” da cui h preso i nomi e immaginato i vari personaggi.

2 Anche per Aliena mi sono attenuta alle descrizione del personaggio del libro.

3Tra una prestazione e l'altra hanno anche parlato e si sono fatti le coccole. Siamo realisti per favore u_u

   
 
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