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Autore: Smaragdine_99    08/04/2014    1 recensioni
Perché prima di sbattere una porta dopo una litigata fareste bene a stringervi forte e fare pace,perché dopotutto l'amore risolve ogni cosa,tutto...Tranne la morte e il rimorso.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scena le si aprì davanti agli occhi una volta svoltata la curva tutta d'un fiato lasciandola stordita,come il flash di una macchina fotografica,un fulmine a ciel sereno che non dimenticherà mai.

All'inizio la paura che le prese lo stomaco facendolo bruciare e rigirare su se stesso espandendosi per tutto il corpo e i muscoli facendoli tremare,quel brivido odioso che ti percorre fino all'ultimo nervo scuotendoti completamente dentro e fuori fino a consumarti e arrivare agli occhi che si chiudono per un millisecondo e si riaprono sperando che quel brivido non porti nulla di cattivo,come svegliarsi da un incubo. 

Poi dopo la paura il magone,il nodo alla gola che si presenta e non ti permette di respirare fino a quando non lo sfoghi del tutto,ingoi la tua stessa saliva sperando di scioglierlo,farlo scomparire del tutto mentre gli occhi pizzicano e fanno quasi male,minacciano di scoppiare anche loro insieme a te e a quel dannato nodo che ti brucia,come stava bruciando internamente quella povera ragazza alla guida.

Per quanto forte poteva essere ci provò a ricacciare indietro le lacrime e a tenere fermo il labbro con i denti mordendolo mentre tremava cercando di piegarsi all'ingiù per dare inizio ad uno dei pianti più lunghi della sua vita presumeva,ci provò davvero a trattenersi ma più il rettilineo grigio d'asfalto la portava vicino a quelle macerie nere di un'auto ormai distrutta e più diventava difficile farlo,quasi insopportabile.

Alla fine non riuscì del tutto ad avvicinarsi,non con l'auto almeno,si fermò con quel suo veicolo di botto,frenando come se fosse questione di vita o di morte -e sicuramente lo era-creando quello stridio fastidioso sull'asfalto insieme a dei segni di pneumatici neri come la pece che la fissavano,rimproverandola per sua prodezza da eroina da quattro soldi dove aveva rischiato la vita.

Scese dall'auto e sbattè lo sportello correndo verso la macerie,bagnandosi i capelli che le si appiccicarono presto sul viso come i vestiti al corpo,correva a perdifiato sperando di essersi sbagliata,sperando che non fosse la persona che pensava fosse dentro quel catorcio ma un passante che andava solo troppo veloce e non aveva visto quell'albero e che era sbandato per via della pioggia o qualcuno che semplicemente voleva dei soldi e cercava attenzioni da qualche compagnia assicurativa. 

Pregava davvero fosse una di quelle ipotesi mentre correva e si copriva il viso con le mani cercando di non cadere e di non far arrivare le gocce d'acqua negli occhi ma solo sulle guance,gocce che si confondevano ormai con le lacrime che erano riuscite a risalire dal nodo alla gola,su fino agli occhi ed uscire facendola singhiozzare.

La strada era deserta come si aspettava, nessuno sano di mente sarebbe uscito con quel tempo e più correva più le veniva in mente il motivo per cui lei lo aveva fatto,il suo lui,il grande amore della sua vita con il quale aveva litigato poco prima e se ne era andato via da casa sua,sfrecciando via sulla sua auto che tanto somigliava a quella sfracellata contro l'albero di fronte a lei.

Era andato via e dopo cinque minuti lei era scesa a prendere la sua macchina per seguirlo ad altrettanta velocità,preoccupata e dispiaciuto come solo può essere una ragazza che ama qualcuno al punto di andare a controllare se arriva sano e salvo a casa per poi dargli uno schiaffo e infine finire sul suo letto a fare l'amore per far pace.

Eccola,si era fermata al cofano,allungando una mano poteva anche toccarlo ma entrambe le mani adesso erano alle labbra che cercavano di tenere i singhiozzi dentro la sua bocca,cosa che ormai non sarebbe nemmeno riuscito a fare
Dio,qualche altro passo e si trovò davanti allo sportello di guida con il vetro in frantumi e un corpo accasciato al volante.

I singhiozzi si trasformarono in un urlo di orrore e dolore e le tremarono le gambe,sarebbe voluta svenire ma non poteva,doveva farlo uscire da li,prenderlo tra le braccia e portarlo in qualche modo alla sua auto per poi correre all'ospedale più vicino,chiedendo in ginocchio di aiutarla o meglio ancora cercare il suo cellulare nelle tasche dei pantaloni e chiamare un'ambulanza per farlo recuperare e poterlo salvare. 

Guardò li per un tempo che sembrava infinito,l'airbag scoppiato contro il suo petto che giaceva li molle senza alcun senso,le mani a penzoloni lungo i fianchi che non si appigliavano nulla,la fronte dalla quale grondava sangue ,piena di schegge provenienti dal vetro del parabrezza e del finestrino,contro il volante.

Il suo volto,il volto che lei tanto amava,primo di vita,cereo era li che guardava con occhi chiusi il corpo di un ragazzo nel fiore degli anni che non sembrava nemmeno respirare quando probabilmente fino a pochi minuti prima stava cantando una delle sue canzoni preferite,un corpo immobile.

La ragazza si fece forza e aprì lo sportello,lui era senza cintura come prevedibile,mise un braccio attorno alla sua vita facendosi passare il braccio sinistro di lui attorno alle spalle,con l'altra mano si faceva forza dal tetto della macchina tenendolo saldo e dopo qualche spinta riuscì a tirare fuori quel corpo dalla vettura,finendo a terra però per il peso facendo da scudo per un'altra eventuale botta al ragazzo.

Chi sa con quale forza,ignorando il dolore alla spalla,si mise a sedere tenendo la testa del suo amato sul seno per trasmettergli il suo calore e il battito del suo cuore come se questo potesse ricordare a quello di chi aveva in grembo come battere e tornare a vivere e per chi vive in un mondo fatto per tutti di miracoli poteva anche accadere.

Le mani piccole di lei si aggirarono per le tasche della giacca di jeans e dei pantaloni trovando alla fine il cellulare,lo agguantò con fretta portandoselo vicino al viso e lo aprì vedendo un messaggio che stava scrivendo proprio a lei ma non aveva tempo,chiuse tutto e chiamò il pronto soccorso spiegando tra i singhiozzi e il respiro corto dove si trovavano,perché erano li e chiedendo di sbrigarsi per poterlo salvare,poi chiuse la chiamata dedicandosi completamente a lui.

La fronte sanguinante aveva adesso compreso anche il viso rendendo entrambi ricoperti di sangue le avevano imbrattato la maglia,ma non le importava voleva tenerlo in quel modo,voleva che lui sentisse in qualunque posto fosse che lei era li per lui a stringerlo a dargli tutto quello che nei loro quattro anni insieme gli aveva sempre dato nonostante le loro discussioni.

Gli poggiò una mano sul cuore,un lieve battito poi un altro a distanza di quasi un'eternità ma ancora batteva,strinse la sua maglia tra le dita e l'altra mano andò a prendere una di quelle di lui aperte e immobili per stringerla e portarla alle labbra,baciandone delicatamente il dorso e la punta delle dita come ormai era abituata a fare.

Dopo minuti,forse ore o anni per quel che ne sapeva arrivarono i medici che glielo presero dalle braccia,strappandolo via dal calore umano che lei gli stava dando per metterlo su una fredda barella e legarlo con delle cinghie,lo caricarono sul veicolo e lei salì con loro stringendogli la mano per tutto il viaggio mentre gli tamponavano la fronte togliendo le schegge e lavando via il sangue dalla pelle facendo riapparire sotto la barriera rossa che si era venuta a formare la candida pelle del giovane.

Poi l'ospedale,un'altra corsa con la barella verso l'ignoto,verso una sala che lo avrebbe potuto condurre alla salvezza come alla morte se il tempo non fosse stato dalla loro parte e intanto che loro correvano lei rivide in mente la loro litigata,rimanendo immobile al centro della salta d'attesa con le mani sulle labbra come quando l'aveva trovato.

La gelosia,era scoppiato tutto per colpa della gelosia di lui che l'assillava e le ripeteva di non fare certe cose e di non farne altre e lei che con tutta la calma del mondo ribatteva che non avrebbe fatto nulla ma voleva la sua libertà perché lui lo sapeva bene che era sempre stato uno spirito libero,una persona a cui piace essere se stessa senza doversi sentir dire ogni giorno cosa fare e cosa no. 

Poi,parola dopo parola erano arrivati a rinfacciarsi ogni errore e ogni cosa non concessa in tutto quel tempo,a contare quante volte lui avesse fatto piangere lei e quante volte lei avesse fatto preoccupare lui,urlandosi quasi contro nonostante a lei non piacesse farlo,nonostante lo stomaco che protestava per entrambi si stavano scambiando parole su parole,degenerando per orgoglio.

Nessuno dei due voleva mollare la presa e ammettere di aver sbagliato,nessuno voleva ammettere che stavano esagerando entrambi mettendo uno stop a quel litigio,poi il colmo di tutto come tante altre volte,quello che segnava la fine di tutto solo che quella volta era finito con un “ti odio” da parte di lui e un “fai bene ad odiare,ma dovresti farlo solo con te stesso” da parte di lei infine la porta che sbatte e il rombo dell'auto che si allontana.

Un flashback che la riporta a un'ora o forse anche meno prima di tutto quelle lacrime e di tutti quei risentimenti,adesso era seduta e aspettava con impazienza singhiozzando con il cellulare di lui stretto tra le dita,aveva ancora un po' del suo profumo che la teneva attaccata alla realtà senza farla crollare del tutto.

Mezz'ora di attesa prima che un'infermiera andasse a dirle che poteva andare in stanza e rimanere con lui per la notte visto che non avevano ancora contattato nessuno e lei ovviamente non se lo fece ripetere due volte,si alzò di scatto e camminò a perdifiato fino alla stanza indicatale trovandolo li,disteso su un lettino con dei tubi attaccati al naso,alle mani e una flebo al braccio con un sacchetto contenente sangue sicuramente per una trasfusione,con gli occhi chiusi e qualche punto sulla fronte.

“è entrato in coma,un trauma cranico e tutto il sangue che ha perso. Non sappiamo ancora quando e se si risveglierà. Gli rimanga accanto,gli parli e lo tenga attaccato a questa vita”

Prima di lasciarla sola l'infermiera le aveva sussurrato queste parole come se il ragazzo sul lettino potesse capirlo e starci ancora peggio,lei si calmò cercando nella sua voce un minimo di forza e si sedette vicino al letto poggiando la guancia su di lui,cullandosi con il lentissimo alzarsi e abbassarsi del suo petto.

Cominciò a parlare sorprendendosi di quanto la sua voce risuonasse sicura,raccontandogli della prima che l'aveva baciata o di quando timidamente le aveva detto di volerla fare sua in tutti i sensi cosa che poi aveva fatto con tutta la delicatezza di questo mondo dopo un anno di fidanzamento tra il rossore del viso e il calore delle coltri bianche.

Raccontò di quando avevano deciso di fare un viaggio e lo avevano anche fatto alla fine,una settimana solo per loro senza tecnologia ne distrazioni,dove come unica macchina tecnologica avevano la macchina fotografica per immortalare ogni bacio e ogni cosa scema che venisse loro in mente.

Continuò per quasi due ore cercando di tenerlo nel loro mondo,tenerlo alla vita,tenerlo con lei fino a quando non si ricordò del messaggio a lei destinato trovato prima sul cellulare di lui,lo prese in fretta e aprì la cartella sorprendendosi di quanto fosse lungo per i loro parametri,si schiarì la voce e lo lesse ad alta voce.

“Tesoro mio,sono sotto casa tua mentre scrivo questo ma probabilmente te lo invierò solamente quando sarò nella mia stanza a pensare quanto io possa aver sbagliato a trattarti in questo modo. A volte mi fai davvero perdere le staffe con le tue risposte pronte,come se già sapessi quello che voglio dirti e il tuo fare da libertina. Ma poi mi rendo conto che è il tuo essere e non posso cambiarti perché è così che ti ho conosciuta,con il tuo temperamento da eroina delle favole che vuole cambiare il mondo e le tue ali immaginarie che ti fanno spiccare il volo ogni qual volta tu voglia e non voglio che tu cambi minimamente,per nessuno,tanto meno per me che non sono nulla di più di una presenza nella tua vita. Mi ripeti sempre quanto io sia importante per te,quanto il mio starti accanto ti aiuti giorno per giorno ma poi vedo i tuoi occhi spegnersi ad ogni discussione mi sembra quasi di vedere il tuo cuore che diventa piccolo piccolo ad ogni urlo che prova ad uscire dalle nostre labbra e mi sembra di morire perché sento di non meritarti,sento di non meritare il tuo sorriso e la luce nei tuoi occhi che tanto mi da forza. Mi dici sempre che mi ami ma adesso mi hai detto solo che dovrei odiarmi e credimi lo sto facendo davvero,mi sto odiando davvero per averti trattata male per una cosa che è tuo diritto. Ci credi che sto piangendo? Già,io sto piangendo perché ho paura la paura matta di perderti dopo aver detto di odiarti quando in realtà avrei solo voluto urlarti quanto ti amassi e per orgoglio non l'ho fatto,così come non lo hai fatto tu. Hai dato colore alla mia vita in ogni modo tu e non riesco a ringraziarti in modo giusto,non riesco a chiederti scusa ogni volta che dovrei, a stringerti ogni volta che ne hai bisogno nonostante tu dici che le mie braccia sono il posto migliore dove stare ogni volta che siamo insieme. Dici che sono abbastanza per te,lo dici sempre,che sono anche più che abbastanza,lo dici alla tua migliore amica,lo sussurri mentre dormi in quel tuo tono dolcissimo,lo dici quando ti svegli e mi baci la fronte mentre faccio finta di dormire solo per vederti tutta contenta baciarmi e darmi il buongiorno. Tu lo dici ma io non lo penso perché alla fine,dopo tutto quello che cerco di fare ti ritrovi sempre a piangere e a cercarmi per far pace,in questi quattro anni hai sempre fatto tutto tu per noi,io ho solo messo qualche parola e qualche tassello ma il centro di tutto sei tu. Il centro di tutto il mio mondo e di tutta la nostra storia sei sempre stata tu e lo sarai per sempre,io sto scrivendo da sotto casa tua ma lo manderò stretto al peluche che mi hai voluto regalare quando in viaggio ti avevo detto di sfuggita quanto mi piacesse avvolto in una delle maglie che indossi tu quando rimani a dormire a casa mia che ormai ha il nostro profumo attaccato alla stoffa. Buonanotte amore mio ricorda che non ti odio e non l'ho mai fatto. Ti amo,il mio cuore sarà sempre tuo”

Lesse tutto con voce atona a volte tremante con il cuore a mille e lo stomaco che si annodava e snodava a piacimento,lui non si sentiva abbastanza e non si era mai sentito tale quando per lei lui era la ragione per cui sorgeva il sole la mattina. 

Sapeva che non la odiava che erano parole dettate dalla rabbia,sapeva che si amavano ma non sapeva come si sentiva lui ogni giorno accanto a lei,non sapeva che oltre l'amore ci fossero quei dubbi che lo tormentavano a tal punto,non sapeva che dormisse con quel peluche ne che tenesse così tanto al loro profumo sulle sue maglie,non lo immaginava nemmeno. 

Poi all'ultima frase successe qualcosa,prima la sentì sussurrata da una voce maschile,una stretta di mano che la inondò di speranza e calore facendole alzare gli occhi da quel dannato schermo che le aveva fatto scoprire così tante cose.

Per ultimo il bip delle macchine e la linea che rappresentava la sua vita appiattirsi diventare una retta continua,niente più sbalzi,il cuore che le apparteneva si era fermato con un suono che sentiva ripetersi nel cervello strappandole chi amava davvero,strappandolo via alla vita,lasciandola li a fissarlo con gli occhi sgranati, a fissare il suo petto dove il cuore che tanto amava ascoltare era fermo e non sarebbe mai più ripartito se non nei suoi sogni.


 
  
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