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Autore: Marti Lestrange    09/04/2014    6 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Outlaw Queen [ReginaxRobin]; AU [Storybrooke+Sherwood Forest]; mini-long.
Dalla storia:
{- Lei sarebbe? - li interruppe Regina, alquanto seccata. Si stava stufando di tutte quelle presentazioni.
L'uomo tornò a guardarla.
- Robin. Robin Locksley.}
Genere: Azione, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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THE OTHER SIDE OF THE DOOR

capitolo 1
poles apart.
 
 
 
"Così spero che qualcuno bussi alla porta.
Non solo il vento."
 
 
 
 
"Ciao, Regina. Sono io, Sidney. Domani mattina temo di doverti dare buca per la nostra colazione del martedì. Parto direttamente per Storybrooke, per quell'articolo di cui ti ho accennato. Ci rivediamo martedì prossimo. Ciao ciao!"
 
 
Regina uscì dalla doccia e si strofinò leggermente i capelli bagnati con un asciugamano. Alcune gocce d'acqua colarono piano sul pavimento in legno, mentre il cielo fuori si tingeva di arancio. Il tramonto.
Sedette sul letto e si lasciò cadere sulla schiena, sospirando e chiudendo gli occhi. Aveva avuto una giornata piuttosto dura, in ufficio. Aveva appena concluso un difficile caso che aveva coinvolto la sezione francese e italiana dell'Interpol riguardo la diffusione di alcuni documenti sui servizi segreti. Il suo capo si era complimentato con lei per il modo in cui aveva svolto le indagini, accordandole una settimana di vacanza come "premio". Che diavolo avrebbe fatto, in quella dannata settimana? Henry era a casa di Emma Swan - la sua vera madre - e, anche se si trovava comunque a Londra, andarlo a prendere era fuori discussione. Il tribunale era stato piuttosto chiaro: "quando il ragazzo è con la madre biologica, la madre adottiva non deve in alcun modo intervenire, se non per gravi motivi". Ecco, al diavolo. E Sidney, il suo fidato amico Sidney, le lasciava un messaggio in segreteria dicendole che no, niente colazione, "parto direttamente per Storybrooke". Al diavolo anche Sidney. E dove diamine stava questa Storybrooke?
 
 
*
 
 
- Devi proprio andare?
- Mi spiace, Henry. Devo proprio.
- Però hai detto che sarà solo per pochi giorni, giusto?
- Giusto.
- E hai anche detto che non si tratta di niente di pericoloso, dico bene?
- Dici bene.
- Me lo prometti?
- Te lo prometto, Henry.
Il ragazzo alzò gli occhi su sua madre e le sorrise, incerto. Si trovavano sulla soglia di casa Swan, in una tranquilla strada di Kensington. Amene casette a schiera bianche di calce, colonnine doriche all'entrata e perfetti infissi decorati con simpatiche tendine di pizzo ricamate. Casa Swan aveva la porta rossa, era facilmente identificabile, ed Henry adorava quella zona di Londra.
Circa due anni prima, la biondissima Emma Swan, collaboratrice di giustizia a Scotland Yard, era apparsa nella vita di Henry come un uragano. O come un fantasma dal passato. Regina aveva strenuamente lottato per impedire che quella donna rovinasse la loro vita - il loro precario equilibrio famigliare - ripiombando tra loro e allontanando così suo figlio da lei, Regina, che lo aveva adottato a pochi giorni dalla nascita, che lo aveva cresciuto come figlio suo, che lo amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. La giustizia inglese si era resa ancora una volta ridicola. Emma Swan aveva ricevuto il permesso formale di stare con suo figlio almeno una settimana al mese. Le cose si erano progressivamente sistemate e il rapporto tra le due era passato dall'aperta ostilità dell'inizio ad una convivenza pacifica e adulta. Niente insulti, niente risse, niente lancio di coltelli nei corridoi del palazzo di giustizia, ma semplici strette di mano e normali convenevoli, dal banale "come va, Emma?" al ridicolo "spero che tu abbia passato un piacevole weekend, Regina". Insomma, niente di tutto ciò rientrava nel loro "essere se stesse", ma lo facevano per il bene di Henry. Soltanto per lui.
Regina era stata costretta a prolungare la permanenza di Henry a casa di Emma ancora per un po'. Era tornato a casa il lunedì mattina e il martedì era di nuovo a casa Swan. Il lavoro aveva interrotto la devastante settimana di vacanza di Regina, riportandola alla realtà e alla sua normale routine. Avrebbe preferito finire le vacanze, piuttosto che dover indagare sulla morte di un amico, però. In fondo, la morte non guarda in faccia nessuno. La morte avanza insieme al destino, sulla sua stessa strada parallela, in attesa di incrociarne il cammino.
- Va tutto bene, Regina?
Regina si volse, gli occhi lucidi di pianto, e incontrò lo sguardo attento di Emma Swan, che teneva in mano lo zaino di Henry, mentre richiudeva la porta. Regina si stava avviando verso gli scalini e alla sua macchina.
- Non questa volta, Swan - rispose lei.
Era la prima volta che Regina dava ad Emma una risposta completamente sincera.
 
 
*
 
 
"Infine, nel trittico delle prime notizie del giorno, è con profondo rammarico che annunciamo l'improvvisa scomparsa di Sidney Glass, rinomato giornalista d'assalto del Tribune. Glass si trovava a Storybrooke, amena cittadina nel Nottinghamshire, per occuparsi di un articolo di prossima pubblicazione, e la sua morte è avvenuta in circostanze piuttosto misteriose. L'uomo sarebbe annegato nei pressi del fiume Trent ed è stato rinvenuto all'alba di ieri mattina da un gruppo di ragazzini del luogo. Manca all'appello la sua macchina fotografica e il suo taccuino, che sappiamo tutti essere parti integranti del mestiere di giornalista e importanti tasselli che rendono il caso ancora più torbido e oscuro. In attesa di altre notizie, diamo la linea al servizio di oggi sulla politica internazionale".
 
Regina spense la televisione. Lo schermo nero inghiottì Penelope McRight, famosa giornalista e sogno erotico del 90% degli inglesi, la cui voce morì all'improvviso, così come la vita di Sidney si era spenta là fuori, da qualche parte, a metà strada tra la provincia e l'inferno.
Afferrò la borsa che aveva preparato quella mattina, prima di uscire con Henry, e spense tutte le luci di casa. Il buio, venato dai fasci di luce che filtravano dalle imposte chiuse, era spesso e carico di presagi, e la salutò quasi con rassegnazione, come preparandosi ad una lunga attesa.
Regina si richiuse la porta alle spalle.
 
 
*
 
 
L'alba di Storybrooke era sempre fredda. Il nuovo giorno accoglieva i suoi abitanti con una sottile nebbiolina e la rugiada ancora sospesa sulle foglie. Il camion della nettezza urbana aveva come sempre svegliato mezza via e quello che restava fino alle sette era un'ora di sonno inframmezzata da pezzi di sogni sparsi sul cuscino e l'insopportabile ticchettio della sveglia. A volte, quando non riusciva a riprendere sonno, Robin si soffermava ad ascoltare il respiro di suo figlio Roland, che gli giungeva alle orecchie dalla camera accanto, leggermente intenso per via del sonno profondo e allo stesso tempo regolare, pacato, quasi come una lieve ninnananna soffiata dal vento. Era un po' come quando corri e cerchi di regolarizzare il respiro focalizzando il tuo sguardo su un preciso punto sopra il tuo orizzonte, inspirando ed espirando, concentrato. Suo figlio era il metro della sua vita, la sua bilancia, l'unica vera ragione per alzarsi ancora al mattino e vestirsi e uscire. La sua àncora.
Il caffé quella mattina aveva il sapore del fiele. La morte di quel giornalista sembrava essersi trasformata in qualcosa di più complicato e articolato di un semplice e tragico incidente, di una gita nei boschi andata storta. Sidney Glass sembrava essere stato assassinato, secondo quanto annunciato alla televisione. Sicuramente avrebbero mandato qualcuno ad indagare, un patetico agentuccio buono a niente che se ne sarebbe tornato a Londra dopo due giorni, con un pugno di mosche e le mazzette dello Sceriffo ancora calde in tasca. Tutto sarebbe stato abilmente insabbiato, come sempre. Era così che funzionavano le cose a Storybrooke.
Robin abbandonò la tazza ormai vuota nel lavandino e recuperò il suo scassato telefono cellulare. Una chiamata persa da Will Scarlet.
- Hey, Will, che succede?
- Robin Locksley, si può sapere dove ti sei cacciato, maledizione? - inveì l'altro gridando nel telefono.
- Sono a casa mia, stupido. Tu, piuttosto! Come mai chiami così presto?
- Abbiamo appena ricevuto la notizia, qui in centrale. Arriverà un agente, oggi. Probabilmente nel tardo pomeriggio.
- Per il caso Glass? Ho immaginato sarebbe successo... Un altro incapace che finirà nella rete dello Sceriffo e di Gisbourne, ovviamente.
- Non lo so come finirà, questa volta, sai, Locksley? - aggiunse Will ironicamente.
- Cosa vuoi dire?
- Voglio dire che questa volta si tratta dell'Interpol in persona e non credo che l'agente corra il rischio di finire nella rete di quei babbei. A meno che non ceda al fascino da orso dello Sceriffo...
- Una donna? - esclamò Robin. - Ne sei sicuro?
- Eccome, amico. Regina Mills, questo è il nome. E suona tutto tranne che ricattabile.
 
 
*
 
 
Storybrooke accolse Regina a luci spente. Il tramonto sbiadiva velocemente nel blu scuro della tiepida sera primaverile, punteggiato da qualche stella rada, fiochi lampioni sparsi nel cielo. Le luci della piccola cittadina nel Nottinghamshire illuminavano fiocamente la Main Street, tranquilla e all'apparenza innocua. Tutto sembrava stonare con i racconti letti su quel piccolo angolo rurale poco distante da Nottingham, dove ancora si potevano trovare antichi residui dell'estrazione carbonifera e segni inequivocabili del suo glorioso passato industriale. Ora, tutto girava intorno ad un'unica fabbrica, dedita alla produzione di componenti meccaniche per svariati marchi automobilistici. Peccato che la crisi nel settore stesse riducendo l'industria sull'orlo del fallimento, e con lei tutti i suoi operai, la maggior parte dei quali proveniva da Storybrooke e lì risiedeva. Il piccolo centro distava solo 10 km da Nottingham e subiva il fascino della grande città. La piccola criminilità agiva incontrollata e libera e la massima autorità, preposta al mantenimento dell'ordine - il capo della polizia - non sembrava granché interessato ai piccoli spacciatori, ai ladruncoli e agli estorsori. Insomma, si trattava di una città allo sbando, dove tutto appariva pulito e tranquillo, ma dove in realtà la sostanza era ben altra.
Regina parcheggiò davanti ad un innocuo locale proprio al centro della strada principale. "Granny's" era il nome: tranquillo e incoraggiante, come ultima tappa del suo viaggio. Aveva affittato una stanza nel piccolo bed&breakfast sopra la tavola calda, dietro consiglio del sito turistico della città. Le vetrine del locale erano però oscurate, dettaglio particolare per una tavola calda in stile old America nel bel mezzo dell'Inghilterra, ma Regina non ci fece caso. Scese dalla macchina, lasciando il bagaglio all'interno, si sistemò la gonna spiegazzata e fece un sospiro.
Quello che vide varcando la porta di "Granny's" la lasciò alquanto basita. Rimase ferma poco oltre l'entrata, stupita di ritrovarsi all'interno di un vecchio pub in perfetto stile inglese: tavolini in legno sparsi per la sala, sedie scampagnate di vari colori e fatture, un lungo bancone di quercia sul fondo, specchi dietro i baristi affacendati e luci soffuse. Alle pareti, spessi pannelli di legno isolavano gli avventori dal vento gelido di quelle regioni e vecchie stampe raffiguranti soggetti vintage erano appese qua e là. Un'intera parete era dedicata alla squadra calcistica del Notts Country, con vecchie maglie bianconere e sciarpe e autografi.
A quell'ora, gli avventori erano pochi, e occupavano soltanto alcuni tavolini accanto al bancone. Regina intercettò lo sguardo di uno dei baristi, intento ad asciugare dei bicchieri. Era molto giovane, ma le rivolse comunque un sorriso cortese.
- Heilà! - esclamò una voce a pochi centimetri da lei. Regina quasi sobbalzò, ritrovandosi accanto un ragazzo enorme, non molto alto ma ben piazzato. Aveva il volto paonazzo, nonostante non sembrasse minimamente ubriaco: le classiche guance rubizze di chi fa un passo di troppo e ha il fiatone. Le sorrideva bonario, vestito semplicemente, i capelli scuri ritti sulla testa.
- Lei deve essere Regina! - esclamò ancora.
Regina, da parte sua, si era limitata a sgranare gli occhi, troppo sorpresa per replicare. Annuì leggermente.
- Ottimo! Sono felice di fare la sua conoscenza. Benvenuta a Storybrooke! E benvenuta da "Granny's". Venga, venga...
Il ragazzo la trascinò di peso fino al bancone, dove la lasciò cadere su uno sgabello foderato in pelle marrone, ormai vecchia e consunta. "Chissà chi ci si è seduto, qui sopra", pensò Regina. La sua gonna da duecento sterline implorava pietà. Il ragazzone fece nuovamente il giro del bancone, mentre Regina si guardava intorno, indecisa se starnutire, quasi sicuramente con un'espressione di supponenza sul volto e la borsa nera stretta in grembo, quasi come fosse un solido salvagente in un mare in burrasca. Ed era proprio così che si sentiva: alla deriva e completamente sperduta.
- A proposito! - la voce del suo nuovo "amico" la ridestò dai suoi pensieri cupi. - Io sono Theodore. Theodore Lucas. Ma tutti mi chiamano semplicemente Tuck. Piacere!
Le tese la mano e Regina non poté fare a meno che tendere la sua e stringere quelle dita grassocce. E umide. E appiccicaticce. Avrebbe voluto scappare a gambe levate. Poi si ricordò che era morto un amico, che lei era un rispettato e temuto agente dell'Interpol, che non avrebbe dovuto fidarsi di nessuno e che ce la poteva fare, qualsiasi cosa sarebbe successa.
- Regina Mills - replicò lei con distaccata educazione. Lanciò uno sguardo alla ragazza alta e sinuosa poggiata al bancone, a qualche metro di distanza da loro, che li osservava interessata. Tuck intercettò il suo sguardo e la mora riprese il suo lavoro, sparendo nel retro del locale, il grembiulino rosso che spiccava nella penombra.
- Mia sorella Ruby - spiegò Tuck. - Lavora come cameriera e mi aiuta nella gestione del pub e del B&B. A proposito, lei ha anche una camera di sopra, ricordo bene? Prenotazione via Internet.
- Esattamente - confermò Regina. - Parlando della mia camera, preferirei salire di sopra il prima possibile, sono piuttosto stanca per il lungo viaggio...
- Non prima di essersi rifocillata, però. Deve provare la specialità della casa: hamburger di coniglio con spinaci e pomodoro. Una golosità irresistibile, davvero.
Hamburger di coniglio: dove diavolo era finita?
- Oh, no, grazie, davvero - rispose lei agitando una mano. - Sono apposto così. Sono talmente stanca che andrò direttamente a dormire, temo.
- No e poi no - continuò l'altro, imperterrito. - Prima deve mettersi qualcosa nello stomaco. Oh, ecco che arriva Will... Hey, Will! - gridò nella direzione di un nuovo venuto appena entrato nel pub. Un ragazzo alto e dinoccolato, vestito da poliziotto, si diresse verso di loro. Aveva le orecchie stranamente a sventola, che però li conferivano un'aria innocua e quasi simpatica, se solo Regina si fosse trovata in uno stato d'animo meglio disposto per tutto ciò che Storybrooke aveva da offrirle.
- Will, ti presento Regina. E' appena arrivata in città da Londra - disse Tuck non appena Will li ebbe raggiunti al bancone. Il ragazzo si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso furbo e stranamente ironico. Le tese la mano.
- Will Scarlet - esclamò. - Estasiato, agente Mills.
- Oh, ma allora si tratta dell'agente Mills! - esclamò Tuck portandosi una mano alla bocca, stupito.
- Te lo avevo detto che sarebbe arrivata nel pomeriggio, testone! - esclamò Will.
- Sai che mi dimentico di tutto, Will - si scusò Tuck, all'improvviso depresso. - Vado in cucina ad ordinare quell'hamburger...
Non fece in tempo a dar loro le spalle che una terza voce si unì al gruppo.
- Non preoccuparti, Tuck. Non credo che l'agente Mills ti arresti per non averla riconosciuta. Vero, agente?
Regina incontrò lo sguardo di un uomo alto e decisamente muscoloso,da quello che poté intuire da sotto la leggera camicia a quadri che indossava. Era biondiccio e una barbetta dello stesso colore gli ornava le guance. Le sorrise sarcastico e lei alzò le sopracciglia. Si guardarono a lungo, prima che Will si schiarisse la voce e li facesse tornare sulla terra.
- Capo... - cominciò rivolto al nuovo venuto. Questi gli lanciò un'occhiata.
- Ti ho già detto di non chiamarmi più così. Non sono più il tuo capo, ricordi?
Will annuì. - Già, vecchie abitudini.
- Lei sarebbe? - li interruppe Regina, alquanto seccata. Si stava stufando di tutte quelle presentazioni.
L'uomo tornò a guardarla.
- Robin. Robin Locksley.
 
 
 
NOTE
  • Il titolo è quello dell'omonima canzone dei Pink Floyd.
  • La citazione è di Alda Merini.
 
 
 
Salve a tutti! Eccomi qui con questa nuova avventura. Chi mi conosce già sa quanto io mi sia innamorata di questo pairing... l'Outlaw Queen è perfetto, secondo me, e merita un lieto fine. Capito, autori?
Detto ciò, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, per qualsiasi domanda/chiarimento potete scrivermi qui su Efp oppure su FB. Vi lascio il link al mio gruppo, dove pubblico album prestavolto, spoiler, anticipazioni e aggiornamenti costanti sulla pubblicazione.
Ecco il link: https://www.facebook.com/groups/159506810913907/224839144380673/?comment_id=224839307713990¬if_t=group_comment
 
 
Alla prossima!
 
Marti
   
 
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