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Autore: LetyJR    10/07/2008    5 recensioni
Dicono che un avvenimento traumatico, come ad esempio la morte di una persona cara, può cambiare una persona nel profondo. Ma fino a che punto? Certo, da quel momento chi rimane subirà un cambiamento nel carattere e nell'atteggiamento nei confronti del mondo che lo circonda... ma quando una persona che si conosceva come le proprie tasche diventa all'improvviso un completo e indecifrabile sconosciuto, forse la realtà non è così semplice e scontata come si potrebbe pensare... (attenzione: spoiler dal capitolo 362 in poi)
Genere: Triste, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tobi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ANIMA SEMPLICE


Disclaimer e note:

* Deidara, Tobi, Obito e Madara Uchiha appartengono a Masashi Kishimoto.

* La canzone “L'altra metà” (testo di P. Fabrizi), il cui testo ha ispirato questa song-fic, è tratta dall'album di Fiorella Mannoia “Canzoni nel tempo” (2007)

* Dedico questa fic alla mia SisHimeDannaSenpaiSorellona... perchè senza di lei a rompermi le scatole un giorno sì e

l'altro pure questa fic sarebbe ancora solo ed esclusivamente nel mio cervellino.. XDD tvb, Sis!





ANIMA SEMPLICE

-Quando il cielo pianse cenere-




Tutto accade in una frazione di secondo.

Un rapido scambio di sguardi.

C'è tristezza nei tuoi occhi, forse rimpianto, di sicuro un urgente invito a scappare.

Nel mio, solo un incredulo stupore.

Ho soltanto il tempo di comprendere che è meglio se seguo il tuo muto avviso, perchè tutto sta per cambiare. Definitivamente.

Stacco a fatica lo sguardo dal tuo viso, mi volto e inizio a correre.

Improvvisamente, il boato.

La terra trema. Il calore brucia. La forza d'urto schiaccia, distrugge, devasta. Vengo scaraventato a terra. Poi, improvviso com'è iniziato, il fragore si interrompe.

Cala il silenzio più assoluto.

E la testa mi gira

E le gambe non reggono più

Mi rialzo e mi appoggio al tronco annerito di un albero. Riprendo fiato. Sono riuscito ad allontanarmi in tempo. Forse non abbastanza, dato che sento ancora addosso la pressione dell'aria spostata dall'esplosione, ma almeno sono vivo. Ondate di vertigine mi scuotono, mentre mi giro verso il punto di origine di questo cataclisma.

La vista è annebbiata... non ho resistito e senza fermarmi mi sono voltato: ho dovuto ammirare la tua opera d'arte finale.

Ricomincio a camminare e raggiungo traballante e come intontito il centro del cratere, in cerca di te.

In questa immensa galera

Piove cenere e non vedo più

Qui mi fermo, distrutto, e cado in ginocchio. Attorno a me, ormai, c'è il silenzioso nulla. Niente è sopravvissuto: gli alberi sono stati sradicati, l'erba bruciata, ogni forma di vita nel raggio di 10 chilometri è stata annientata. Hai fatto un capolavoro, senpai!

E allora perchè mi sento così oppresso? Mi sento come un animale in gabbia. Fa male, tanto male, proprio qui, alla sinistra del petto. Brucia, come se qualcuno mi stesse pugnalando. Una morsa mi stringe lo stomaco, fatico a respirare.

Mi tolgo la maschera dal viso, in cerca di aria e di sollievo, e la getto a terra vicino a me. Mi sfrego l'occhio con il dorso della mano e quando finalmente la vista mi torna normale alzo il viso al cielo.

Il cielo è tornato blu, proprio come era stamattina mentre eravamo in volo su uno dei tuoi volatili di argilla.

L'unica differenza?

Trattenuta in aria da invisibili refoli di vento, una nuvola di cenere e fili d'oro si sta delicatamente posando al suolo.

Tendo una mano guantata e un filo dorato mi si attorciglia alle dita. Lo guardo splendere alla luce del sole.

I miei occhi si perdono

E i miei anni non contano più

Improvvisamente la dura realtà mi colpisce, come uno schiaffo dato a tradimento. Spalanco l'occhio e un gemito mi sfugge dalle labbra.

Non ci saranno più dragoni o volatili di argilla. Quel filo d'oro è tutto quello che mi resta di te. E' finito lo spettacolo. E' calato il sipario. Non ci sei più, senpai.

Chino lo sguardo a terra e mi copro il viso con le mani.

Oggi ho perso un amico, ho perso… la mia famiglia. Sì, ecco cos'eri per me, senpai. Una famiglia. Nonostante ti facessi impazzire con le mie assurdità, nonostante non capissi un accidente della tua arte, nonostante tutto... ti volevo bene. Perchè eri riuscito ad accettarmi, mentre tutti gli altri si erano limitati ad ignorarmi, o nel migliore dei casi a tollerarmi.

Forse un po' ti somigliavo, senpai? Forse ti ricordavo qualcuno? Non lo so, ma so di sicuro che, ormai, anche tu mi consideravi un amico.

Dietro ogni minaccia, dietro ogni strangolamento... immaginavo (speravo) ci fosse 'qualcosa'. E quel tuo ultimo sguardo me ne ha dato la conferma.

Per un attimo mi sono sentito davvero felice.

Ora, però, sono solo.

E questa solitudine mi mette paura, mi spaventa. Oh, è vero, non è la prima volta che mi sento così solo…

Anche se non ricordo bene, sono sicuro di aver già provato qualcosa di simile. Allora perchè mi fa male come se fosse la prima volta?

Come mi manchi, senpai...

Non potevi aspettare, eh? O trovare un altro modo per “esprimere la tua arte”? Un pugno rabbioso colpisce il suolo. Evidentemente no. Prima o poi sarebbe comunque finita così, lo so... però...

Mi manchi, senpai...

Ma è la terra che gira

Sotto un cielo di immobile blu

Il mio corpo respira

E non c'è niente che valga di più

Guardo il cielo blu cercando di riprendere il controllo. Inspiro a fondo. Sono vivo, respiro ancora: dovrei sentirmi almeno sollevato. E invece... la presa sul mio cuore non si allenta, nemmeno un attimo.

Cerco di alzarmi. Dovrei lasciarmi questo luogo alle spalle, continuare da solo, ma è come se fossi bloccato qui.

Non ci riesco. Non ne ho più la forza. Non ne ho più il motivo.

Io non so più chi sono

E il mio nome non mi aiuterà

Una parte di me mi spinge a reagire, ad andare avanti. L'altra mi dice che nulla ha più senso, ormai. Non sono più nessuno, senza di te, senpai. Questo conflitto mi schiaccia, non capisco più nulla, mi sento diviso a metà. Forse perchè lo sono...

“Come non sei più nessuno? Sei un Uchiha, Obito-kun, non dimenticartelo.”

Madara-san. La sua voce mi rimbomba improvvisa nelle orecchie. Era un po' che non si faceva sentire.

“La vita prosegue. La terra continua a girare. Lasciamo questo posto e torniamo indietro, prima che arrivi qualcuno.”

“Non riesco a staccarmi da questo luogo. Lasciami in pace, ti prego.”

“Non dire assurdità! Hai tutto quello che ti serve: hai il nome, hai il potere… io, Uchiha Madara, te li ho dati! E' il mio dono che ti ha permesso di sopravvivere e diventare forte! Dobbiamo andare avanti, abbiamo una missione da compiere. Lo capisci, questo?”

Seguirò il tuo profumo

E il tuo viso mi illuminerà

Chiudo l'occhio e inspiro a fondo. Il tuo profumo, pungente come quello dell'argilla che amavi tanto, è ancora nell'aria. Ti vedo ancora, la tua immagine luminosa impressa nella mente e nel cuore. Prendo la mia decisione. E' una decisione difficile, ma in qualche modo mi rasserena.

TU hai una missione da compiere, Madara-san. Una missione della quale a me importa ben poco, ormai... tutto quello che a me importava veramente mi è stato portato via.

Il mio ruolo di 'copertura' l'ho svolto, no? Ora il 'bravo ragazzo' non ti serve più. Per me andare avanti non ha più senso, non capisci? Non posso andarmene. Non voglio andarmene. Tu prosegui pure, ma lasciami qui.”

“Che cosa? E come posso… ti ricordo che stiamo condividendo lo stesso corpo..”

“Te lo regalo, è tuo. Tu però lasciami andare, ti prego...”

“Se questo è quello che vuoi... e sia.”

Anima semplice finirà

Questa tempesta di polvere

Anima semplice volerà

Questa nerissima cenere

Alzo il viso al cielo per l'ultima volta. La cenere sta ancora cadendo, lieve.

Ehi, se non fosse così scura sembrerebbe neve! La scena ti piacerebbe, senpai...

Una, due, tre lacrime mi scendono dall'occhio destro, giù sulla guancia, fino al mento.

Nonostante il pianto, sorrido.

Sto arrivando, Deidara-senpai...

...

L'uomo al centro del cratere abbassa lo sguardo.

Silenziosamente raccoglie la maschera abbandonata lì accanto e la indossa con gesti rapidi e accurati.

Si rialza, spolverandosi il mantello, e comincia ad allontanarsi. Improvvisamente si ferma, e si gira un'ultima volta a fissare mestamente il luogo che ha appena lasciato.

Sospira.

Pochi gesti delle mani e sparisce nel nulla.

  
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