Storie originali > Poesia
Ricorda la storia  |      
Autore: tfra759    09/04/2014    0 recensioni
Questa è una poesia scritta personalmente da me. La descrizione della poesia è stata dettata dalla mie esperienza personale che in quel momento sentivo molto vicina. Ritroverete questa poesia anche nella mia corrente storia a più capitoli " Untold - Un segreto d'amore ". Spero che vi piaccia e vi infonda una certa riflessione.
Genere: Drammatico, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
L'indifferenza ha fiori rossi 


Ho avuto un incontro con le stelle … con la luna … con il cielo.
I miei occhi si sono innamorati di quelle grande distesa celeste dalle sfumature bianche.
La verità è che non ho altro da guardare.
Ho lasciato andare via da me tutto quello che avevo e ora sono troppo stanca per riprendermelo.
Spesso mi sono limitata a starmene qui seduta ad osservare la distesa ma, per quanto sia ammirevole, non sono mai riuscita a trovarvi niente che potesse aiutarmi.
Ma se non ci fosse il cielo, su che cos’altro potrei posare gli occhi?
La gente che passa non la conosco e ho già tutto quello che mi serve per passare del tempo libero.
 
Da quando sono diventata così insensibile verso i sentimenti altrui?
Per quanto tempo posso permettermi di andare avanti così?
Non mostro mai la mia indifferenza agli altri e nemmeno la mia voglia di rimanere sola.
Io mi sento sola avendo così tante persone attorno.
La verità è che le persone alle quali tenevo se ne sono andate … la mia terra era troppo selvaggia per loro.
Era troppo estranea per i loro caratteri deboli e fragili.
La verità è che vorrei averle qui con me in modo da poter cacciare la mostruosa freddezza che provo nel cuore.
Sentirle sempre vicine a me come l’anima.
A volte mi chiedo se ne ho una.
Mi chiedo se potrò mai provare quel sentimento di affetto e sacrificio puro che prima, grazie a loro  portavo sempre con me.
Suppongo che non sarò più in grado di possederlo e farlo mio.
 
Ascolto una musica, una di quelle nostalgiche che ricorda loro e m fermo a riflettere.
Con la mente ripercorro tutto quello che ho vissuto con loro e sento un vuoto … odio.
Per me è facile odiare … odiare tutti, soprattutto loro.
Le odio oppure vorrei che ritornassero … com’è possibile?
Si può provare un sentimento del genere?
Forse la mia è solo una fissa?
Forse il mio è ancora amore e sto cercando di convincermi che è odio?
No. È odio.
L’amore mi ha abbandonata.
 
Poi mi immagino la scena della neve … quella scena che spesso ricorre nei miei pensieri.
La neve scende ed io sono lì, nuda, sotto a un albero.
No sento freddo.
Non senti caldo.
Sento solo un grande dolore.
La neve è così ghiacciata da tagliare il mio corpo.
Nonostante questo riesco a ridere.
Il mio è un sorriso di estremo piacere.
C’è tutta quell’immensa solitudine intorno a me e riesco a sentirla così vicina.
Come per toccarla.
Rido.
Non la smetto e per quanto mi sforzi per farlo non ce la faccio.
Questo dolore mi provoca solletico … solletico impeccabile che mi fa emettere quegli strani suoni che le gente odia udire.
Rido tanto che dai miei occhi escono lacrime.
Cadono sulla neve lasciando una piccolissima macchia che presto si asciuga.
Diventa invisibile.
Ora la neve è complice della mia indifferenza.
Il tempo scorre e le ferite aumentano sempre di più.
Stanno lacerando la mia pelle e non c’è niente che possa fare.
Le mie mani sono bloccate sul volto.
Sono diventate coperte per i miei occhi che versano lacrime di indifferenza mischiate all’importanza.
Mi rendo conto che l’importanza c’è, poca ma è ancora viva in me.
Mentre sono l’ che piango e mi contorto dal dolore, davanti a me appare una figura.
La mia speranza è che quella figura umana sia una di loro.
Una qualsiasi … ritornata per sempre da me.
 
Non è nessuno.
 
È una figura priva di sostanza.
Provo a toccarla.
Ad accarezzarla.
A farla mia.
Ma non c’è materia … è solo la mia immaginazione.
Quell’immaginazione in preda alla follia.
Quell’immaginazione che vorrebbe sparire e lasciarmi priva di tutto.
La figura scompare ed io ritorno a sentire quel dolore profondo.
 
Sento un pianoforte in lontananza.
Le mie orecchie tremano e pompano.
Quella melodia così assonnata distrugge il mio apparato uditivo, lo fa sanguinare fino a renderlo del tutto sordo.
Ora c’è il silenzio attorno a me.
Ma il dolore continua.
Le mie ginocchia cedono senza che io lo voglia.
I muscoli si contraggono impauriti da fitte secche e decise.
Un  mal di testa improvviso mi viene a fare visita.
Appoggio le mani davanti alle ginocchia.
Stringo la neve con le dita.
Sono distrutta … non rimane neanche l’impronta.
 
Non riesco a vedere nessuno … l’indifferenza mi sta uccidendo.
Ma io non voglio morire.
O forse sì.
La neve tocca le mie parti intime così brutalmente … non sento più nessun stimolo.
Io, lì, continuo a piangere e non mi fermo.
 
Le mie lacrime diventano fiori.
Bellissimi fiori rossi.
Ascolto il battito del mio cuore.
Si è fermato da un pezzo ma io sono ancora viva.
Posso ancora vedere cose belle come quei fiori.
Posso ancora farle tornare da me.
Posso ancora essere in grado di provare affetto.
Sono ancora in gradi di vedere i fiori rossi.
 
C’era tutta quella distesa di neve e fiori rossi.
Quel cielo.
Quella musica.
Quell’albero con i frutti succulenti.
C’era ancora tutto … e anche io c’ero.
C’era ancora la speranza di aprire quella finestra illuminata e calarsi sull’indescrivibile bellezza di quei fiori rossi.
 

 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: tfra759