Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: vennalyrion96    09/04/2014    5 recensioni
STORIA SOSPESA DEFINITIVAMENTE
IV è uno dei duellanti più famosi in assoluto: campione d'Asia e vincitore di innumerevoli duelli, è il personaggio di Zexal più sadico e crudele nei confronti degli avversari. Ma cosa succederebbe se un giorno, durante il suo amato fanservice, conoscesse una ragazza misteriosa che riuscirà a mettergli i piedi in testa, non nei duelli, ma in qualcosa di più intenso, come i suoi sentimenti? Come reagirà la famiglia Arclight all'incontro con questa strana ragazza dalla personalità ignota ma che rivelerà uno dei lati più enigmatici dell'animo umano? Lo scoprirete in questa fic! Buon proseguimento!! :D
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byron Arclight/Tron, Christopher Arclight/ Five, Michael Arclight/ Three, Nuovo personaggio, Thomas Arclight/ Four
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Le Catene di Venere

 

Prologo

 

Un’anima rovinosa

 


L’aria fredda di campagna inondava ininterrottamente con le sue spire violente l’erba alta. I soffi continui del vento autunnale strappavano con veemenza le foglie ormai secche delle querce e gli aghi pungenti dei pini. Il granoturco proveniente dai campi non poteva non rimanere coinvolto in quella spirale di vento continua che oramai stava prendendo sempre più piede nei primi giorni d’ottobre, quando il cielo è completamente oscurato da grandi nuvole grigiastre. Ai margini dei vasti campi, lontani qualche centinaio di chilometri dalla città di Heartland City, si trovavano diverse abitazioni, costituite per la maggior parte da villette appartenenti alla classe ricca, e da maestose cascine abitate da borghesi di campagna, i quali lavoravano parsimoniosamente svolgendo lavori modesti. Poche erano le famiglie appartenenti a quella classe sociale rimasti ancora legati alla vita della campagna; dato che molti di essi si trasferivano, come giusto che sia, nelle grandi città, soprattutto nella famosa e grandiosa Heartland City, dove c’era più possibilità di praticare il proprio lavoro.

Al centro dell’amplissimo territorio rurale circondato da una strada asfaltata, si trovava una cascina molto più grande delle altre. Quest’ultima apparteneva alla famiglia Lyken, conosciutissima da quelle parti.

Arnold Lyken, il patriarca della famiglia, era un borghese di modeste origini, che in quel periodo era spesso assente da casa per lavoro. La sua professione di orologiaio gli ha sempre dato soddisfazione non solo per via della sua straordinaria abilità nel mestiere e per il suo piacere nel maneggiare quei piccoli e utili oggetti meccanici, ma soprattutto perché gli garantiva la resa di un buono stipendio per un completo mantenimento della sua famiglia.

Quel giorno, lui dovette tornare a casa prima del previsto, precisamente verso le otto di sera, quando le tenebre cominciavano man mano a discendere sulla terra.

L’uomo era avvolto in un lungo cappotto marroncino e il suo capo circondato da un cappuccio stretto e scomodo, ma che gli consentiva almeno di non subire almeno in parte, i capricci del vento serale.

A fatica l’uomo si dirigeva verso l’ingresso della sua cascina e un grande tormento lo assalì non appena oltrepassò la cancellata.

-Accidenti! Ho dimenticato di comprare quel nuovo abito alla mia figliola. Mi sa che dovrò vedermela con lei per l’ennesima volta- si lamentò il signor Lyken.

A lui tuttavia non importò tutto ciò. La fretta di tornare a casa non gli aveva dato il tempo di fermarsi al negozio vicino alla sua bottega per comprare quel benedetto vestito che la sua primogenita desiderava ardentemente avere.

Giunto alla porta d’ingresso della casa, una donna abbastanza giovane lo fece entrare. Era Miranda, sua moglie. Una brava signora, clemente e gentile ma molto ingenua, forse troppo. Era vestita con un lungo abito bianco di pizzo immacolato e i suoi capelli castano scuro erano legati in uno chignon elegante. La sua prima espressione non appena vide il marito fu di pura inquietudine.

-Caro! Stai bene? Come mai sei tornato così presto?- domandò lei ansiosa.

Arnold si sedette cautamente sulla poltrona in pelle del salotto, accanto al caminetto. Prima di risponderle, allungò le braccia lungo il fuoco, cercando di riscaldare il più possibile le sue mani completamente gelate.

-Miranda, c’è stato un furto nelle vicinanze della mia bottega e mi hanno avvertito di chiuderla prima per evitare un’aggressione da parte dei ladri. Dicono che siano molto violenti, e meglio tenersi pronti a tutto-

-Come? O mio Dio, speriamo almeno che non derubino anche nella nostra unica fonte di…-

-Non preoccuparti, se ciò dovesse accadere, non esiterò a cambiare mestiere. Sai bene che io so fare qualunque tipo di lavoro manuale”-la interruppe lui.

-Papà! Bentornato!-

Una voce dal piano di sopra attirò l’attenzione della coppia: era un ragazzo giovane, magrolino, sui quindici anni, dal volto coperto di lentiggini e dai capelli castani. La sua aria vivace non esitò a rendere felice il proprio padre, il quale lo abbracciò non appena gli fu vicino.

-Ikida! Ragazzo mio! Com’è andata oggi ai campi? Ti sei divertito con Pitt?-

Il ragazzo annui.

-Tantissimo! Abbiamo inseguito due lepri, sai? Ne avevo quasi catturata una, ma un ramo mi ha sbarrato la strada e l’ho perso di vista!- disse Ikida facendo il broncio, ma il padre lo consolò.

-Oh, non preoccuparti, vedrai che un giorno riuscirai a catturarne uno! Come sta tua sorella?-

-Beh, lei è su, se vuoi la chiamo…-

Miranda ricominciò a parlare. –Caro, nostra figlia sarà molto delusa del fatto che tu non gli abbia comprato quel vestito che le avevi promesso-

L’uomo ritornò serio ed esasperato delle richieste della figlia viziata, alzò la voce:

-Credimi ho cercato di accontentarla, ma sono dovuto andare di fretta e allora non ho potuto!-

Una voce femminile a un certo punto interruppe quell’atmosfera serena nel salotto e una ragazza irruppe bruscamente nella stanza.

Era molto carina. I suoi capelli lunghi e neri le arrivavano fino al fondoschiena e i suoi occhi azzurrini scrutavano il padre minacciosamente. Arnold rimase tuttavia estasiato alla sua vista e le si avvicinò.

-Angelina! Figliola! Che piacere vederti!- esclamò abbracciandola.

Lei però non dimostrava alcun piacere né affetto in quel caldo gesto paterno e si allontanò a braccia tese.

-Il mio vestito dov’è?- domandò tagliente.

La madre intervenne.

-Suvvia, Angelina! Non essere così brusca e maleducata con tuo padre!-

-Vedi, cara, ho avuto un problema e di conseguenza non ho potuto accontentarti. Magari te lo prenderò la settimana prossima- mormorò il padre cercando di non far infuriare troppo la figlia.

-Come? Io lo volevo per oggi! Domani e la settimana prossima i negozi sono chiusi, ricordi? Sei uno stupido, papà! Stupido!- urlò lei, senza portare un minimo di rispetto.

Fu allora che il fratello minore parlò e decise di prendere le difese di Arnold.

-Angelina, ma come osi parlare così a nostro padre? Sei impazzita?-

-Taci, nanerottolo! Io stasera non cenerò con voi, soprattutto di fianco a te, papà! E dato che tu non mantieni mai le promesse mi comprerò da sola il vestito, sia ben chiaro!- continuò la giovane, che sempre più presa dalla disperazione, cominciò a dimenarsi e a gridare.

-Smettila Angelina! E’ un ordine!- ruggì il padre, che ormai imbestialito, le afferrò le spalle per tenerla ferma.

-Lasciami! Senti mamma, stasera non ceno con voi, voglio restare da sola, chiaro?- concluse dopo essersi liberata della presa di Arnold. Poi si diresse verso le scale che l’avrebbero condotta nella sua stanza, davanti agli occhi attoniti della madre e del fratello.

-Angelina, aspetta!- gridò Ikida, che però fu fermato dal padre stesso che disse: -Lasciala stare, non ne vale la pena. La metterò in castigo, stavolta però per un periodo più prolungato! Quella ragazza mi fa impazzire!-

-Non sarebbe meglio se andassi a parlarle un po’ per tranquillizzarla?- chiese dolcemente la moglie, preoccupatissima per la situazione.

-No. Senti Miranda, è meglio se stasera noi tre mangiamo da soli, cosicché lei possa riflettere sul suo comportamento disdicevole!-

(Angelina’s Pov)

-Vivo in campagna come una poveraccia, non fa per me, dannazione! Mio padre è un idiota, mia madre anche e mio fratello è un perfetto imbecille! Ah, come deve essere bello vivere ad Heartland City, lì la vita sarà sicuramente migliore di questo porcile! Voglio anche trovare un lavoro laggiù, come fanno tutti! Io sono Angelina e da stasera non resterò più sotto l'autorità dei miei genitori!  Questa è una promessa! -

Angolino dell'autrice:

Ciao a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, quindi vogliate perdonarmi per non essere stata così brava nei dialoghi tra famigliari! xD Ringrazio moltissimo Sognatrice Felice e PuffballOtaGirl per avermi sostenuta in questo “esperimento” :D Ci tengo a sottolineare, che io ad aggiornare sono molto lenta e ho bisogno sempre di tempo per controllare ciò che scrivo, visto appunto il mio essere principiante . Niente, spero (almeno) di avervi interessato e che la storia vi piaccia! J Alla prossima!

vennalyrion96

  
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