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Autore: Naco    11/07/2008    9 recensioni
Clementina è una nuvola buona e gentile, anche se un po' combina guai. Ma perché una nuvoletta così dolce e gentile sta facendo arrabbiare in questo modo tutti quanti? Chi potrà aiutare la nostra amica a salvarsi dai guai?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta una nuvola che si chiamava Clementina. Era una di quelle nuvole nere nere, preludio di grossi acquazzoni e temporali fortissimi che rinfrescano le giornate d’estate e fanno tanto paura ai più piccini.
Se avesse saputo che ai bambini i temporali facevano paura, buona e gentile com’era, probabilmente Clementina si sarebbe sentita triste e forse avrebbe chiesto al signor Sole un’altra occupazione; e invece, la nostra nuvoletta si divertiva tantissimo a girare per il mondo con le sue sorelle, a giocare a rincorrersi e a scontrarsi, forse perché, urtandosi, creavano dei suoni che alle loro orecchie fatte di acqua suonavano dolci e gradevoli. Ah, se avesse saputo cosa invece succedeva sulla terra!
Un bel giorno però, accadde una cosa strana: mentre tutte le nuvole si spostavano in cielo, Martina, la sorella maggiore, si accorse con preoccupazione che la piccola Clementina mancava all’appello: tutte le sorelle allora si misero a cercarla, perché è una legge del cielo che le nuvole portatrici di pioggia devono stare tutte insieme. E invece Clementina aveva disubbidito!
Ad un tratto Lucetta, che era la nuvola con la vista più acuta, finalmente la scorse: la poverina, trovatasi sola sola e sperduta, aveva iniziato a piangere grosse gocce d’acqua che stavano cadendo sulla terra e per poco non rischiavano di far straripare un fiume! Per fortuna quando vide le sue sorelle, Clementina si tranquillizzò e smise di piangere. Giusto in tempo, qualche goccia in più e sulla terra sarebbe successo il finimondo!
“Perché te ne sei andata in giro tutta sola?” chiese Martina con voce severa, ma anche preoccupata.
La piccola Clementina aveva ancora gli occhietti lucidi di lacrime: “Mi sono persa! Non vi ho viste più e ho iniziato ad aver paura!”
Avendo compreso che la piccola Clementina non l’aveva fatto per dispetto, ma perché si era persa, il signor Sole, che era il signore del cielo, quando venne a sapere la notizia, decise di non punire la nuvoletta, che era sempre stata tranquilla e di animo buono.
Ma presto successe qualcosa di molto, ma molto grave, persino per una nuvola ancora piccola e inesperta come Clementina e difficilmente perdonabile: un giorno, proprio quando il signor Sole stava illuminando con i suoi caldi raggi una festa sulla spiaggia e si beava della musica che stavano suonando gli umani, la nostra Clementina, che si era persa di nuovo e girovagava tutta sola nel cielo azzurro, non si accorse che si trovava proprio sulla testa del signore, e così iniziò di nuovo a piangere a dirotto.
Potete immaginare che pandemonio successe! Il signor Sole era tutto bagnato e i suoi raggi non riuscivano più a raggiungere la terra; la gente tremava di freddo e di spavento, dato che non avevano mai visto una nuvola nera e minacciosa girarsene tutta sola per il cielo; alcuni accesero persino un fuoco, sia per riscaldarsi, che per fare un po’ di luce: i raggi del signor Sole erano diventati freddi e deboli. Persino lui sarebbe sceso volentieri sulla terra per riscaldarsi con quel bel tepore! La situazione era talmente grave che Madama Luna decise di sorgere prima e tutti se ne andarono a nanna, anche se nessuno aveva ancora sonno.
Pensate quindi come era infuriato il signor Sole: alle nuvole nere era vietato mettersi sulla testa del sole, perché potevano rischiare di bagnarlo tutto, proprio come era successo a Clementina. Anche gli esseri umani erano arrabbiatissimi con la nuvoletta per aver rovinato la loro festa e chiesero al Sole di cacciarla dal cielo.
“Perché te ne vai in giro tutta sola? Dove sono le tue sorelle?”
“Mi dispiace signor Sole, non volevo bagnarla: mi sono persa e non riuscivo più a trovarle!”
“E’ la seconda volta che ti perdi” ricordò il signor Sole “Dimmi la verità: non è che vuoi fare qualche scherzo cattivo agli esseri sulla terra?”
Clementina era sul punto di scoppiare a piangere di nuovo: “No, signor Sole, no! Io stavo volando con le mie sorelle, quando, all’improvviso, ho visto tutto nero e poi, quando finalmente sono riuscita di nuovo a vedere bene, le mie sorelle non erano più con me!”
Il signor Sole pareva pensieroso: non aveva mai sentito di una nuvola che avesse problemi di vista, ma la piccola Clementina non aveva l’aria di qualcuno che sta dicendo una bugia.
All’improvviso, una goccia d’acqua si fece avanti timidamente: “Se posso un attimo prendere la parola…” iniziò titubante, visto che non aveva mai osato parlare davanti a nessuno, specialmente davanti al signor Sole “Forse ho capito cosa è successo a Clementina: lei non ci vede bene!”
“Cosa?” chiese il signor Sole stupito.
“Sì: nella mia vita di gocciolina, sono capitata tante volte sulla terra e ho sentito che gli esseri umani, quando non ci vedono, mettono davanti agli occhi degli oggetti tondi chiamati occhiali. Forse anche Clementina ha bisogno degli occhiali!”
Il signor Sole era sempre più pensieroso: “Può darsi. Ma come facciamo a trovare degli occhiali per una nuvola?”
“E’ semplice” rispose pronta la gocciolina “Ci sono esseri umani che li costruiscono. Si chiamano Oppici… no, ottici!”
“Allora, gocciolina” decretò il signor Sole “Accompagna Clementina da uno di questi signori, così avrà anche lei gli occhiali!”
Fu così che Clementina e la gocciolina partirono per la città più vicina alla ricerca di un ottico che le fabbricasse degli occhiali su misura. Ma non fu una cosa semplice.
Guidata dalla sua amica, ormai esperta del mondo umano, la piccola nuvola raggiunse in un batter d’occhio il negozio di Nino, l’unico ottico della città.
“Signor ottico, buon giorno!” salutò educatamente la piccola nuvola “Potrebbe costruire anche per me degli occhiali?”.
Ma l’ottico sembrava non averla sentita.
“Signor ottico, mi potrebbe costruire degli occhiali?”, chiese ancora, senza ottenere risposta nemmeno questa volta; anzi, l’uomo si sfregò con forza gli occhi ed esclamò: “ Accidenti, devo essermi stancato troppo in questi giorni, vedo tutto grigio e sento freddo, anche se è estate. Forse mi farebbe bene un po’ di riposo!”. E, detto questo, chiuse il suo negozio e se ne tornò a casa.
La piccola Clementina ci rimase davvero male, poverina: il signor ottico non l’aveva neanche degnata di uno sguardo! Depressa, se ne andò fuori dalla città per piangere un po’ (temeva di fare qualche altro disastro e di far arrabbiare di nuovo il signor Sole).
Ad un tratto, un fiore, che si era scocciato di tutta quell’acqua sulla sua povera corolla, visto che rischiava quasi di appassire, rivolse la parola alla nostra piccola amica: “Ehi, nuvoletta, perché piangi?”
Clementina raccontò al fiorellino la sua triste avventura.
“Perché non chiedi alla signora Talpa?” propose “Anche lei non ci vede bene, forse può darti una mano!”.
“E dove posso trovare la signora Talpa?”
Il fiorellino scosse la corolla un po’ di qua e un po’ di là; poi, si illuminò tutto: “Eccola, guarda! E’ lì che costruisce la sua nuova tana! Fa attenzione, però, è una tipa assai strana!”
La nostra nuvoletta, recuperato l’entusiasmo, salutò il suo piccolo amico e corse veloce dalla talpa. “Signora Talpa? Signora Talpa, posso disturbarla?”, chiese educatamente.
La signora Talpa si guardò in giro: “Chi mi chiama?”
“Sono io, mi chiamo Clementina! Signora Talpa, il fiorellino mi ha detto che non ci vede molto bene. Come fa a muoversi allora?”
“Tsè!” rispose risentita la talpa “Sottoterra gli occhi non mi servono! E ora vai via, scocciatrice! Devo costruire la mia tana!” e, detto questo, ritornò a scavare la sua casa.
Clementina adesso era davvero giù: prima l’ottico non le aveva prestato attenzione, adesso la talpa la trattava proprio male! Che poteva fare? La gocciolina cercava di farle coraggio, ma Clementina era talmente depressa che non riusciva a non versare qualche lacrima.
Caso volle che le sue lacrime avessero colpito un gruppo di bagnanti che, sulla spiaggia, se ne stavano tranquilli a giocare a palla. Così, in tutta fretta, lasciando le proprie cose sulla sabbia, si allontanarono per proteggersi sotto qualche ombrellone.
“Ecco, guarda!” Urlò allora tutta eccitata la gocciolina “Quelli sono gli occhiali!”
La nostra amica guardò attentamente e vide, sulla sabbia, un oggetto davvero strano: erano due sfere tonde e nere, attaccate da un pezzo di plastica e due asticelle anch’esse di plastica, ai lati. Chissà se davvero erano utili al suo problema, come diceva la gocciolina!
Clementina, allora, vinta dalla curiosità, si avvicinò per poterli prendere e provare: chissà, magari le andavano bene e, visto che erano stati lasciati lì, forse significava che non servivano a nessuno e che poteva usarli!
La nostra nuvoletta allungò la mano per prendere l’oggetto, ma, con suo grande stupore, si accorse che la sua piccola manina di acqua non riusciva a stringere gli occhiali; anzi, era riuscita solo a bagnarli! Ma allora, questo significava che non avrebbe mai potuto indossare un paio di occhiali! E quindi... cosa ne sarebbe stato di lei? Non avrebbe potuto più giocare con le sue sorelline, scorazzando per il cielo e chissà che fine avrebbe fatto! Clementina era davvero disperata. La gocciolina lo era ancora di più, perché non riusciva ad aiutare la sua amica.
Ormai sicura che nessuno avrebbe più voluto giocare con lei, Clementina se ne andò a zonzo tutta sola per i cieli del mondo, fin quando si rese conto di essere giunta in una zona mai vista: tutto era ricoperto da qualcosa di bianco e faceva freddo, tanto freddo. Cominciò a tremare e si accorse che la gocciolina aveva tanto freddo anche lei.
Adesso Clementina era davvero spaventata: non sapeva dove andare, cosa fare, sentiva solo freddo e tanta paura! Iniziò a tremare tutta, indecisa sul da farsi.
“Va tutto bene, nuvoletta?” le chiese allora una voce.
Clementina guardò in basso e vide un uomo davvero strano: aveva una lunga barba lunga ed era vestito tutto di rosso; sembrava una persona simpatica e stava seduto su una strana sedia trainata da strani animali mai visti.
“E tu chi sei?” chiese.
“Io sono Santa Claus, nuvoletta, ma ormai tutti mi conoscono con il nome di Babbo Natale!”
“Babbo Natale?!” Gridò allora la gocciolina, che sembrava essersi ripresa. “Clementina, ci siamo! Questo signore è un uomo con grandissimi poteri e può realizzare qualsiasi desiderio! Perché non chiedi a lui di aiutarti?”.
Babbo Natale, che aveva ascoltato tutto, chiese prontamente: “Nuvoletta, sembra che tu abbia un problema che ti rattrista: perché non me ne parli? Ti aiuterò con piacere!”.
E allora, Clementina, con il cuore gonfio di tristezza, raccontò all’uomo tutta la sua triste avventura. Babbo Natale ascoltò con attenzione; poi, alla fine, sorridendo le disse: “Clementina, si vede che sei una brava nuvoletta, buona e gentile: per questo esaudirò il tuo desiderio e costruirò un paio di occhiali solo per te!”
Detto fatto: in un batter d’occhio, aiutato dai suoi amici elfi, Babbo Natale creò degli splendidi occhiali fatti di cristalli di ghiaccio purissimo, che neanche i raggi del signor Sole avrebbero potuto sciogliere! Potete immaginare come fosse contenta la piccola Clementina!
Da allora in poi, Clementina tornò quella di sempre e si divertì ancora un mondo con le sue sorelle nuvole: certo, ogni tanto si perdeva ancora (e secondo me questo succedeva perché era una nuvola distratta!), ma ormai aveva imparato che bastava chiedere a qualche uccello migratore che passava di lì, per riuscire a trovare le altre nuvole e soprattutto, che piangere non serviva proprio a niente, tanto che persino il sole chiudeva un occhio quando la vedeva gironzolare tutta sola.
Perciò, vi avviso: se un giorno vi capitasse di vedere una nuova nera nera e solitaria in un cielo terso e azzurro, non temete, salutatela pure! Sicuramente è la nostra Clementina che si è persa per l’ennesima volta!



NdNaco: è da parecchio tempo che non mi cimento con le favole e francamente non so se ci sono riuscita. L’idea di Babbo Natale in un periodo come questo forse è un po’ strana, ma ricordiamo che il buon vecchietto vive in Lapponia anche negli mesi dell’anno e anche in quei periodi premia i bravi bambini!
Spero dunque che questa storia vi sia piaciuta, almeno un po’. ^^
   
 
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