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Autore: LaraPink777    11/04/2014    4 recensioni
Una corsa contro il tempo. Fino all’ultimo respiro.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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I do not own Teenage Mutant Ninja Turtles. Nickelodeon does. Questa opera non è a scopo di lucro; i diritti delle Teenage Mutant Ninja Turtles appartengono alla Nickelodeon.
 
N/A Questo racconto è ambientato pochi mesi dopo “Buio”, ma fa solo vaghi riferimenti a quell’altra mia storia. Quindi non c’è bisogno di conoscere quella per leggere questa.
Anche in questo caso la storia è già completa, e la posterò un capitolo alla volta. Ho accentuato ancor più il realismo e le tematiche adulte. Spero di non turbare nessuno!
Mi sono divertita tantissimo a scriverla, e spero veramente che vi possiate divertire un po’ anche voi a leggerla.
Un’ultima cosa. Adoro la musica. Ce l’ho sempre nella testa. Quando leggo, e quando scrivo (a volte anche quando lavoro, sigh!), ho sempre qualche “colonna sonora” che mi frulla per la mente. Così ho provato a metterla in questa storia. Ed ecco che alcune delle mie musiche preferite fanno da sottofondo ai vari momenti dei capitoli...
Non mi resta che augurarvi buona lettura! Un abbraccio a tutti, LaraPink.

 
 
Skunk Anansie, My Ugly Boy

C’era la luna piena, quella notte, a New York. Illuminava di bianco il profilo delle nuvole, si rifletteva centinaia di volte nelle pozzanghere lasciate dal recente acquazzone.
In una di queste bolle d’acqua, il riflesso si è infranto quando un passo veloce l’ha attraversato. Un piede giovane, parzialmente coperto da una spessa fasciatura che da bianca il fango aveva reso lurida.
Un piede che non apparteneva ad un uomo.
Le quattro giovani tartarughe mutanti si sono fermate silenziose sul bordo del tetto. La brezza marina scuoteva le code delle loro maschere in uno sventolare di blu, rosso e viola. Solo la maschera arancione non si univa al ballo nel vento essendo le sue fasce, chissà perché, più corte.
“Eccoli lì, stanno scaricando qualcosa…” Leonardo si è sporto un po’ più dei fratelli ed ha riferito a bassa voce quello che stava succedendo sulla strada, ad una trentina di piedi sotto di loro.
“Riesci a vedere di cosa si tratta?” anche Donatello ha sussurrato.
“No, ma non mi sembra di vedere la cassa col mutageno. Forse non era in quel furgone”.
“Maledizione, allora stiamo perdendo tempo per niente”. Raffaello stava cominciando a spazientirsi. Come al solito. La nottata si era rilevata infruttuosa. E noiosa. Almeno avessero trovato qualche bot ninja per sgranchirsi un po’…
“Uh, ragazzi, magari non stanno facendo niente di male…” anche Michelangelo era annoiato, ed aveva voglia di tornare a casa. Il pensiero rendeva di minuto in minuto più invitante il trancio di pizza con acciughe, peperoni e fagioli di gelatina che aveva lasciato da parte.
“Certo Mikey, come no. Tutti gli onesti commercianti trattano i loro affari nella zona più buia e malfamata del porto, a quest’ora della notte, portando allegramente sulle spalle… - Donatello si è teso a guardare - delle mitraglie Thompson calibro 45!”
Michelangelo è sempre stato bravissimo a fare le pernacchie sottovoce.
“Anche se non hanno il contenitore, penso che sia meglio vedere cosa stanno facendo. Eventualmente facciamo la solita segnalazione anonima alla polizia. Due di loro stanno entrando in quella struttura. Mikey, Donnie, seguiteli e vedete dove vanno. Io e Raph daremo un’occhiata più da vicino al furgone.”
“Cosa intendi per dare un’occhiata più da vicino, Leo?” Raffaello ha fatto un sorriso maligno mentre sbatteva il pugno contro il palmo della mano.
“Non quello che intendi tu. Ci avvicineremo di più e basta. Capito? Niente scontri inutili.”
“Ma come? Ci limitiamo a guardarli? E dove sta il divertimento?”
“Raph!”
“Dai Senzapura, scherzavo, non farti venire una sincope.”
Michelangelo e Donatello hanno fatto per allontanarsi.
“State attenti, ragazzi. Se vedete che c’è anche il minimo rischio, abbandonate.”
“Leo, dobbiamo seguire due cretini per vedere dove portano due pacchi. Siamo ninja, no?” Donatello ha fatto il risentito; certo, un po’ gli faceva piacere che il fratello si preoccupasse per loro, ma il fatto di essere considerato con Michelangelo “la squadra B” non è che lo rendesse molto entusiasta. Dovevano solo fare due salti oltre il cancello e tornare a riferire, no? Effettivamente un gioco da ragazzi.
“Basta che tieni Mikey lontano dalle lattine!” Raffaello storcendo il volto in un ghigno sarcastico ha aggiunto ai fratelli che si allontanavano.
“Ehi!” Michelangelo si è girato stizzito, portando le mani sui fianchi. Ancora quella storia! Solo perché qualche giorno fa aveva accidentalmente calpestato una lattina. Facendo un po’ di rumore. Che aveva allertato i Kraang. Che li avevano scoperti. Sparatogli poi addosso di tutto…
“Vieni, Mikey.” Donatello stava già balzando sul tetto adiacente, più basso, per arrivare fino a terra.
Le mani verdi della tartaruga fasciata di viola si sono intrecciate a formare un trampolino. Una spinta al piede del fratello, e questi aveva guadagnato agilmente l’alto muro di cinta, sedendosi su a cavalcioni. Usando il suo bo come un’asta da salto, Donatello l’ha raggiunto.
“Uh, Donnie! Guarda! Che carini!”
“Sì Mikey, prova a svegliarli e poi vedi quanto sono carini. Sono feroci Dobermann, non cuccioli.”
Le due silhouette nere si stagliavano contro la luce della luna mentre avanzavano rapide tenendosi in equilibrio come funamboli sulla cima dello stretto muro. Un balzo, e neppure il minimo rumore poteva essere avvertito mentre atterravano sul tetto di uno dei numerosi capannoni interni del complesso.



“Mettono in moto. Se ne vanno.”
“Ah no. Non se la passeranno liscia. Vediamo dove vanno, Leo.”
“Mhm…”
“Lancia un rilevatore, Senzapaura! Che aspetti! Possono avere il mutageno!”
“…”
“Ce li ha Donnie, vero?”
L’aria frustrata del leader in blu è stata una risposta più che esaustiva.
“Dannazione! Io non li faccio scappare!” Senza esitazione la tartaruga mascherata in rosso si è lanciata sulla costruzione di fronte e di lì sulla strada, atterrando tra le ombre vicino ai vecchi container. Una capriola, ed aveva già afferrato la maniglia del portellone posteriore del furgone.
“Raph!”
Stupida testa calda. Lo ammazzo, giuro che lo ammazzo.
Leonardo ha seguito suo malgrado il fratello, è saltato a terra, si è aggrappato con lui al portellone; pochi secondi ed erano già dentro il furgone che faceva manovra, richiudendo il portellone alle loro spalle.
“Raph! Porca miseria, cosa credi di fare!” il fratello maggiore quasi fumava dalla rabbia. Nel buio del cassone ha dato una spinta a Raffaello accanto a lui. Questa volta gliel’avrebbe fatta pagare. Non poteva sempre fare di testa sua. Doveva eseguire i suoi ordini! Lui era il leader, lui aveva la responsabilità della loro sicurezza! Possibile che non lo capiva questo… questo… Lo avrebbe detto a Splinter, lo avrebbe escluso dalla squadra, lo avrebbe…
“Chi ti ha detto di seguirmi?”
“Chi mi ha detto…” Leonardo ha spalancato gli occhi. Si è passato una mano sul viso. Ok, calmati Leo. Conta fino a dieci.
Niente da fare. Suo fratello era così. Prendere o lasciare. Comunque l’idea non era del tutto sbagliata. Dovevano controllare se il contenitore era là dentro. Un’occhiata veloce e poi fuori. Certo, avrebbe preferito che fosse stato un suo ordine, ma ormai che erano in ballo…
“Fammi luce Raph, vediamo cosa c’è qui dentro.”
Alla debole luce del T-phone, decine di casse si presentavano accatastate con ordine. I due fratelli hanno iniziato a cercare la piccola cassetta contenente il recipiente di mutageno che avevano visto quella notte.
“Niente, qui non c’è. Dannazione!” Raffaello ha sussurrato l’imprecazione mollando un piccolo colpo ad una delle casse.
“Beh, visto che siamo qui guardiamo cosa stanno trasportando questi galantuomini.” Così dicendo Leonardo ha sfilato il piccolo coltello inserito nell’impugnatura della katana che portava sulla schiena, ed ha iniziato a forzare il coperchio di una delle casse, mentre il fratello continuava a fargli luce. Con un crack, il coperchio si è sollevato abbastanza da inserirci la mano ed aprirlo del tutto.
All’interno della cassa, decine di piccoli involucri chiusi con del nastro adesivo.
“Cosa diavolo…” ha iniziato Raffaello.
Leonardo ha guardato per un attimo il fratello, alzando la fronte perplesso, e poi ha inserito il coltellino dentro un pacchetto, provocando un piccolo foro. Ritirando la lama, dal buco è fuoriuscita una piccola quantità di polvere bianca.
“E’…” Raffaello ha guardato la polvere, poi il fratello, poi nuovamente la polvere. Può essere? Non ne aveva mai visto prima… Ma le probabilità erano tutte che fosse…
“Droga.”
“Sei sicuro?”
“E che cavolo ne so, Raph? Vuoi che l’assaggi?”
“Sì, come se lo capiresti…”
“Sicuro non può essere zucchero a velo.”
“Wow, Senzapaura, che battutona. La prossima volta dimmelo che mi preparo!”
I due fratelli hanno guardato perplessi il contenuto della cassa. Ne stavano vedendo tante, negli ultimi mesi, ma questa ancora gli mancava. Non che s’illudessero di non doverci mai fare i conti. Lo spaccio a New York era all’ordine del giorno.
“Che merda.”
“Perfettamente d’accordo, Raph.”
“Spacchiamo il muso ai due davanti e li impacchettiamo per la polizia?”
Leonardo ci ha pensato su. Questo non era il loro campo. Questa non era la loro lotta. Forse la cosa migliore da fare era seguire il consiglio di Raph, consegnare i due delinquenti alla giustizia, recuperare Donnie e Mikey e tornare a casa. Sensei sicuramente li aspettava.
E loro avevano davanti altre lunghe notti di ricerca del mutageno e lotta contro il Piede. Adesso poi che Shredder aveva fatto tribolare tanto la loro famiglia nei mesi scorsi, Leonardo sentiva più forte in lui il sentimento di rivalsa. Quell’infame aveva rapito e picchiato i suoi fratelli, aveva drogato e plagiato Mikey, Donnie era quasi morto e lui stesso aveva faticato ad uscire dalla sua sindrome… Ma questo era passato, meglio non pensarci.
Sì, finire subito questa faccenda sarebbe stata forse la cosa più logica da fare. Come leader e protettore dei suoi fratelli. Ma d’altronde sapeva anche che far arrestare questi due spacciatori non avrebbe portato molti danni all’organizzazione che diffondeva in città quella schifezza. Il suo onore gli imponeva di fare qualcosa di più.
“No, Raph. Ormai che siamo qui scopriamo dove vanno. Vediamo quello che fanno e poi troviamo un modo per farne arrestare il più possibile.”
“E magari gli spacchiamo il muso lo stesso.”
“Raph!” Leonardo ha roteato gli occhi. Suo fratello è così. Prendere o lasciare.
  
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