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Autore: LUcy__    11/04/2014    3 recensioni
Non è nemmeno colpa di Louis se i suoi non sono ricchi; non è colpa sua se sua madre era così incostante nel accudire lui e la sua famiglia, se suo padre se n'è andato di casa con una di venti anni più giovane. Non è nemmeno colpa sua se tante cose brutte gli sono successe.
(Depressed!Louis, selfharming!Louis)
(Harry/Louis, Louis/OFC || MAY BE TRIGGERING)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The good are never easy, the easy never good.
 
Warning: questa storia contiene:
- Drug use.
- Self-harming.
- Mention of anorexia.
Inoltre è una slash; Harry/Louis e Other Character/Louis. Contiene 19!Louis e 19!Harry.
Gli One Direction non mi appartengono in nessun modo.
 
ps: qui ci sono playlist e tag tumblr di TGANETENG. (may be triggering.)



 
 §§§
 
“We never be royals.”
 
Non è nemmeno colpa di Louis se i suoi non sono ricchi; non è colpa sua se sua madre era così incostante nel accudire lui e la sua famiglia, se suo padre se n'è andato di casa con una di venti anni più giovane. Non è nemmeno colpa sua se tante cose brutte gli sono successe.
Gli Styles non sono ricchi, ma vivono bene e arrivano senza problemi alla fine del mese. Ed è decisamente colpa di Harry Styles se la metà delle strane persone che Louis conosce sono entrate nella sua vita, colorandogliela di emozioni positive. Che era esattamente ciò di cui aveva bisogno.
Non è colpa di nessuno, quello che è successo dopo.
 
 
"Lou, accendino."
Louis sospira, fruga nella tasca della giacca di jeans e trova il piccolo accendino blu e lo passa a Zayn, che ha già la sigaretta tra le labbra. Una delle sigarette di Louis, perchè è martedì e Zayn non ha mai le sigarette il martedì.
Lui non se ne accende una. Harry sta avanzando verso di lui.
Spesso Louis si ferma ad osservare Harry, sebbene conosca il suo viso a memoria, dopo tutti quegli anni.
Comunque, Harry lo sta guardando da un po' ed è strano, perché lui non ha nulla di strano o diverso oggi. Le persone solitamente lo fissano perchè ha i tatuaggi e i capelli blu. Non azzurri, proprio blu.
"C'è qualcuno di nuovo." annuncia Harry, alzando gli occhi al cielo. Allora Louis sposta lo sguardo dietro al riccio ed effettivamente vede parcheggiata, in bella vista, davanti alla scuola, una Porche nera, decappottabile, bella lucida. Louis non ha mai visto di persona una macchina del genere. A casa sua il massimo che si può ottenere è un'auto con solo due portiere e i finestrini non automatici, senza aria condizionata o altro. Quella meraviglia, invece, è perfetta.
"Fantastica." è il commento stupito di Niall, mentre Liam non sembra molto interessato e Zayn ci butta solo un'occhiata. Harry sembra molto annoiato quando volta di poco la testa giusto per vederne uscire il proprietario, che in quel momento sembra l'unica cosa interessante che la scuola abbia mai visto. Ed è pure carino, pensa Louis. Alto, in forma.
Louis non si accorge che lo sta fissando, ma Harry sì.
 
 
"Bene." Niall dice e prende un altra birra dal frigo. Louis, seduto sul tavolo della sua cucina, gli fa segno di prendergliene una anche a lui. "Bene cosa, biondino?"
"Senti, se non la pianti di prendere in giro la mia tinta ti infilo la testa dentro a una lavatrice in funzione, puffo." ribatte Niall, aprendo la birra, con tono di scherno.
"È il meglio che sai fare?" chiede Louis, tirandosi su un ciuffo azzurro. La sua tinta è molto più originale di quella bionda del suo amico, nato con i capelli castani come lui. Non che si ricordi di un Niall Horan con i capelli castani, visto che è biondo da così tanto tempo. "Tu, mio caro, sembri una prostituta svedese." dice e scoppia a ridere. Niall gli tira uno schiaffetto dietro la nuca e lui non protesta. Mentre il biondo ride, sente un leggero dolore dov'è stato colpito, ma lo ignora con uno sbuffo. Non deve pensare ai dolori fisici. Lui è più forte di certi istinti. Sapete, no, quegli istinti che qualsiasi ragazzo in età critica può provare.
"Non ti offendere, eh." dice all'amico, dopo che questo ha smesso di ridere. "So che sei molto eterosessuale."
"Sottolinea il molto. È fottutamente difficile essere l'unico in mezzo a voi quattro gay. A volte mi sento gay. Tipo con quello nuovo. Chance Wrainwright. Dio, pure il nome sa di ricco sfondato. Però non è male." sbuffa, scuote la testa, prende un sorso di birra e "visto? Faccio pensieri gay, aiuto." ride.
Louis si limita ad annuire. Perchè si, Chance è decisamente un bel ragazzo e si sente un poco autorizzato a provarci, ma c'è un campanello in fondo alla sua testa, insieme a una vocina che dice "non fai per lui, rinuncia subito!"
"Oh, ho aperto un argomento delicato?" chiede Niall e Louis stranamente annuisce.
"È carino. E Harry lo becca sempre, lui dice, a fissarmi. Ma..."
"Oh, amico, niente ma. Va da lui."
Per questo a Louis Niall piace. Perchè ci può passare una serata tranquilla, semplicemente dicendo ciò che gli passa per la testa. "Fosse così semplice..."
"Ma è così semplice! Basta parlare con la gente, non è che le persone aprono la bocca e ti inghiottono quando ci parli."
"Beh, su di te ho dubbi." scherza Louis, ma il fatto è che Niall ha appena descritto le sensazioni di Louis quando è costretto a parlare con gente nuova. Paura. Timore.
Louis non fa amicizia con nessuno da anni; perchè? Ha i suoi quattro migliori amici. Ha Harry, che lo protegge dalle brutte compagnie e lo aiuta, sempre.
 
§§§
 
“Let me put on a show for you, daddy
Let me put on a show
Let me put on a show for you, tiger
Let me put on a show.”
 
Il giorno in cui Louis ha realizzato di essere gay se lo ricorda troppo bene; lo ha stampato nella testa e etichettato come il giorno in cui ha baciato il suo migliore amico. Solo per provare, aveva deciso. Si era svegliato con quel pensiero, con l’intenzione di doverlo fare, di dover tentare quell’azzardo. Perché? Perché sì. Era andato a scuola a piedi, passando davanti a casa di Harry, già vuota. Indispettito perché il suo amico non l’aveva aspettato, era corso a scuola e l’aveva bloccato davanti all’armadietto. Harry si era scusato, Louis non poteva non perdonarlo… dopotutto era molto in ritardo quella mattina.
Tornarono a casa a piedi insieme. Louis lo baciò davanti a casa sua. Fu all’inizio un bacio a stampo, leggero. Solo dopo qualche secondo aveva sentito Harry ricambiare, si era sentito stringere tra le sue braccia e con una lentezza spaventosa l’amico gli aveva poggiato la mano destra sul sedere, facendolo rabbrividire al contatto inusuale.
Doveva essere solo una prova ma a Louis piaceva troppo. Non baciare Harry (o forse sì.) ma baciare un ragazzo. Sapere che quello era un ragazzo, un uomo. Quel bacio era molto meglio del primo bacio dato a una ragazza.
Louis ancora oggi non sa dire perché lui e Harry avessero deciso di essere solamente amici, anche dopo esserci baciati ed aver ammesso a loro stessi che erano entrambi gay e nel loro inconscio all’uno piaceva l’altro; magari doveva essere venuto fuori con qualche cavolata tipo “non voglio rovinare la nostra amicizia”, come nei film.
Non sa bene il perché ci stia pensando, ora seduto nella mensa della scuola, gli occhi fissi su Chance. Ha ignorato per tutto il pranzo i discorsi dei suoi amici. Sposta lo sguardo su Harry, che sembra essere interessato solo al proprio vassoio. Ricorda ancora così bene come erano belle le sue labbra sulle proprie.
Ma stranamente non riesce a ricordare come non sono finiti insieme. Forse i loro sentimenti non andavano bene, erano troppo infantili. Ma ora sono così buoni amici. Nessuno può rovinare un rapporto del genere.
Sta posando il vassoio dove prima stava il suo pranzo quando si ritrova davanti proprio Chance, che gli sorride. Louis non ha idea perché ne sia così attratto, ma c’è qualcosa che lo attira in un modo quasi… sbagliato. Come se potesse portargli guai.
Poi il Chance Wrainwright gli chiede di uscire.
Inaspettato.
 
 
Sì fa venire a prendere alle undici, con quella Porche troppo lussuosa. Entra dentro e Chance lo saluta baciandolo sulla guancia. Lui cerca di fare un sorriso normale e ha paura di rovinare la macchina perfetta. Cominciando già a sentirsi fuori posto, rimane quasi in totale silenzio mentre Child in time suona nello stereo della vettura; parcheggiano davanti a un locale di quelli costosi e pieno di gente ricca e tanto snob perchè se lo possono permettere.
"Chance i-io... è un posto davvero..." balbetta Louis, perché non centra davvero nulla con quel posto, quelle persone. Il ragazzo lo prende  per i fianchi e lo tira dentro, ridendo.  Louis sorride timido e si lascia avvolgere e trascinare dentro.
Chance lo tiene stretto a se ed è un atteggiamento così possessivo che Louis non ha mai sperimentato con nessuno; si sente come un trofeo, come se fosse l'espediente per vincere una gara come "chi si porta l'ingenuo più carino." Poi ricorda che lui non è poi così bello. È piccolo, magro e senza muscoli e pensa di essere il meno attraente della città. Appena entrati nel locale, Chance gli offre da bere e Louis annuisce e basta, resistendo all'istinto di tapparsi le orecchie. Lui l'unica musica che ha ascoltato per quindici anni proveniva dai vinili di Harry che ascoltavano sul giradischi giurassico che il riccio aveva trovato in soffitta. Questa musica non sa se sia vera musica, ripetitiva e fortissima, non si sente nemmeno la propria voce. Chance si prende un Sex On The Beach e passa a Louis un cocktail che sembra chiamarsi Strawberry Colada e che è rosa e dolce e fortissimo per lui, abituato come massimo alle birre irlandesi che fregava dal frigo di Niall. La testa comincia a girargli subito e viene trascinato sulla pista da ballo. E Louis non è un ragazzo facile ma ora si sta comportando da tale. Il modo in cui "balla" è davvero inusuale per lui, abituato a essere dolce e quieto. Si aggrappa al collo di Chance, forte e l'unica cosa che fa è strusciarsi contro di lui. Pensa di potersi permettere di trasgredire alle proprie abitudini, visto che l'ultimo appuntamento avuto era andato così male che Harry l'aveva dovuto consolare tutta la notte, mentre lui singhiozzava deluso e usato. Solo Harry c'era con lui, perché Harry è una certezza, è quello che gli starà sempre accanto qualsiasi cosa accada. Ma quella notte può anche dimenticarsi del suo migliore amico. Comincia a premere il sedere contro il cavallo dei pantaloni di Chance, che gli piazza le mani sui fianchi, tirandolo a sè.
E continuano così per ore intere, finché non sono le due e quarantacinque e Louis non capisce più niente, gli fanno male le gambe ed è pure eccitato. Quasi si vergogna perché si vede, si vede tantissimo attraverso i jeans troppo stretti.
Alla fine, con ancora le orecchie che fischiano per la musica alta e la confusione mentale e le visioni delle luci stroboscopiche ancora dietro alle palpebre, Louis finisce per succhiarlo a Chance nel sedile anteriore della sua Porsche, premurandosi di non sporcare nulla, tranne che la propria anima.
Quando il ragazzo gli chiede se vuole passare la notte da lui, annuisce senza pensarci. Non dice nulla per tutto il tragitto, pensando ad altro. È come se quell'acconsentire segni l'inizio di qualcosa di strano, nuovo, oscuro alla coscienza di Louis.
La mattina dopo senza sapere bene tutto quello che è successo si sveglia in un materasso troppo morbido per essere il suo, con un braccio attorno alla vita. Apre gli occhi su una stanza enorme, inverosimile, bellissima. La notte prima non l'aveva notata.
Si alza, barcollante, e si stira le ossa, sentendo le scapole e le spalle scrocchiare. Poi esplora la stanza. Il letto è a baldacchino, da principe. C’è una tv enorme dall’altro lato, un Mac lasciato su una poltrona di pelle bianca e una porta socchiusa, alla quale si accosta e sbircia dentro.
È il bagno, anch'esso enorme, con una vasca idromassaggio ampia occupa il centro della parete di fronte a Louis. Chance appare dietro di lui e "possiamo usarla ora, se ti va..."
A Louis l'unica idea che viene in mente è di acconsentire, pensando che si può permettere di approfittare di un po' di lusso, mentre una mano si sta posando sul suo sedere e santo cielo, a Louis essere palpato lì piace da matti.
Per un minuscolo momento immagina Harry che gli tocca il sedere, che lo tiene tra le sue braccia quel primo pomeriggio dopo la scuola, ma solo per un momento, così veloce che può essere benissimo ignorato. Louis cancella i ricordi non inerenti al momento.


Uscendo dalla vasca idromassaggio malvolentieri, pensando a quanto fosse bella e calda e rilassante, si accorge che è mattina. Solitamente scriverebbe un SMS a Harry dandogli il buongiorno, ma ora non è nemmeno sicuro di dov'è il proprio cellulare.
"Allora... resti per colazione?" gli chiede Chance, passandogli un asciugamano. Louis annuisce distrattamente mentre si asciuga in fretta. Tornando in camera, la guarda un attimo, notando ora bene quanto sia esagerata per una persona sola.
"I tuoi vestiti dovrebbero essere ai piedi del letto." avverte il ragazzo, mentre apre l'armadio e tira fuori semplici jeans e una t-shirt bianca.
"Grazie." sussurra Louis, piegandosi per afferrarli una volta individuati.
Ora Louis è stanco, deve avere occhiaie orrende e odia avere i vestiti stretti della sera prima, ma scende comunque nella cucina seguendo Chance una volta vestito. Nemmeno la scala di quella casa è normale. È sfarzosa ed esagerata. Probabilmente averla in casa è costato più dell'affitto di casa di Louis.
Ma quando scende nel salone, la meraviglia.
"Oh. Mio. Dio. È perfetto..." dice, ammirando il bellissimo pianoforte a coda bianco che sta al centro della stanza.
"Tu suoni?"
"Oh si! È questo... wow." sussurra, rapito dallo strumento.
"Suonami qualcosa, ti prego. Non lo usa mai nessuno."
Louis non può dire di no, è troppo perfetto. Si siede e, quasi intimorito da quella bellezza, posa le mani sul piano.
Suonare gli viene naturale; le prime note di Mad World riempiono il salone; è la prima canzone che gli è venuta in mente. Annuisce, tra sé. È un mondo folle.
 
 
§§§
 
We don’t need nobody, ‘cause we got each other
or at least I pretend.”
 
Questa è una delle loro serate. Scelgono una casa, si riuniscono lì e parlano tutta la notte, chiusi nella camera di uno di loro, stretti uno all'altro. È una di quelle serate dove Liam crollerà per primo, con Zayn addosso che continuerà a fumare fino a riempire la stanza di fumo grigio ed addormentarsi. Una di quelle dove Niall berrà minimo otto birre, per dormire con il sorriso sulle labbra. Una di quelle dove Louis bacia sulla guancia Harry prima di chiudere gli occhi e dormire, alle quattro del mattino.
Un momento unico e tutto loro, se non fosse per il fatto che la serata è incentrata su Louis e Chance.
E questo a Harry non piace. Appartiene a loro questa serata, nessuno l'ha mai contaminata parlando esclusivamente di altre persone. Ma ai ragazzi, stasera, non sembra importare davvero. Sono tutti concentrati, fieri di Louis, vogliono che sia felice. Harry non pensa che Louis sarebbe felice con Chance, ma questo non lo dice. Non può spegnere la piccola luce nei suoi occhi. Con tutto il tempo che è passato prima che qualcuno si interessasse a lui.
"E casa sua... è enorme. Quattro bagno, tre camere da letto grandissime, un salone con un pianoforte a coda bianco, da sogno! E un giardino stupendo. Con delle rose bellissime. Ma stanno appassendo." commenta Louis, dolcemente, appoggiando il viso sulle mani. Fa un sorriso dolce.
"E poi?" sta chiedendo Zayn, quieto. L'unico ad essere controllato all'apparenza, perchè Niall ride troppo e Liam sembra la madre di Louis. Harry è semplicemente arrabbiato. Ma non è geloso. No. Ma rimane in silenzio a mordersi il labbro.
"E poi l'abbiamo fatto nella vasca." risponde il suo migliore amico, imbarazzato. Non gli capita mai di poter parlare di un suo appuntamento. "E mi ha detto che gli piacciono i miei capelli."
Harry si arrabbia di più. La storia dei capelli blu di Louis è semplice e all'apparenza nulla di importante, ma per Harry è importantissima perchè è stato lui a tingere i capelli di Louis di quel colore, mentre il ragazzo gli sorrideva eccitatissimo. E ora nemmeno la tinta sembra più una cosa loro. Sembra violata.
Così, mentre lentamente tutti cadono addormentati e rimangono svegli solo loro due, Louis blatera ancora frasi sconnesse su Wrainwright. "Gli piacciono i miei capelli blu, Haz..." sussurra, già con un piede nel mondo dei sogni, gli dà il consueto bacio sulla guancia e si addormenta tranquillamente.
Harry non dorme.
Louis non è suo.
 
§§§
 
“I'm a paper doll, you can tear me up,
We'll be the broken lovers with the poison cup.
And we'll draw in breaths like we don't have air,
Oh god, look at me, don't you ever care...
that I'm dying in the cupboard underneath the stairs?”

Gli amici di Chance sono per la maggior parte ricchi figli di papà che schiamazzano e si ubriacano. Non sa nemmeno se può davvero chiamarli amici, perchè probabilmente la metà di loro di approfitta della sua ricchezza. O della sua ingenuità. Dopotutto, se esce con un ragazzo incasinato come Louis, deve essere un poco ingenuo o sprovveduto.  Semplicemente stupido, forse? Perchè Louis normale alla fine non lo è mai stato. Solo, un allegria un poco malinconica, anni della sua vita passati tra le mura di casa, perchè lì tutto è sicuro.
Il cuore gli batte troppo forte; non pensava di sentirsi male quella sera, eppure la testa gli gira e non per l’alcool, non per la musica alta. C’è un peso al centro del suo petto… c’è dell’ansia nel suo corpo, che lo rende come elettrico.
Il cuore gli batte ancora troppo forte. Chance è al bagno e lui è solo, in mezzo a gente sconosciuta, in mezzo a così tante persone e ognuna di loro è una dalla quale diffidare, non c’è nessun volto amico, che ora sarebbe tanto d’aiuto a Louis, lì in mezzo.
La testa non ha ancora smesso di fare male e il peso c’è ancora anche quando Chance ritorna dal bagno. Inutile, sembra che la sua presenza non sia rilassante.
Gli è successo solo un'altra volta nella vita. Ma Harry l’aveva aiutato; l’aveva tranquillizzato e rassicurato. “Non è nulla” gli aveva detto “ci sono io adesso.”
Ma Harry adesso non c’è.
In quei club esclusivi Louis è fuori posto. Nessuno lo dovrebbe notare. Scrutando la folla, vede tutti quanti ammucchiati in un angolo, gente che fa casino e basta. Si alza e va verso il gruppo, alzandosi sulle punte per vedere meglio. L'immagine è confusa però nota bene cristalli, bustine di polvere bianca, cartoni. Louis è un piccolo ingenuo, ma sa riconoscere della droga quando la vede.
È uno degli amici di Chance, uno alto e magrissimo, le pupille dilatate e un piercing al sopracciglio, che lo prende per le spalle e "tu sembri uno a cui servirebbe un viaggio." gli dice, lasciandogli in mano qualcosa.
"L'LSD (dietilammide-25 dell'acido lisergico) è una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute."
Si rigira in mano l'acido; può provare. Fare solo una prova. Vedere come va: se sta meglio, se sta peggio. È un cartoncino colorato, quello, variopinto e con disegni confusi. Non dovrebbe fidarsi. Ma la disperazione che lo sta corrodendo è mille volte più forte della sua indebolita forza di volontà.
Sospira, chiude gli occhi, introduce la droga nella propria bocca e inghiotte.
 
 
Ha sentito parlare dei bad trip ed evidentemente non gli è andata bene questa prima volta; si stringe su se stesso, avvolgendo le braccia intorno alle gambe. Gli occhi è meglio che li tenga chiusi ancora. Solo aprendoli per un secondo, prima, ha visto sangue a terra e occhi bianchi, senza iride e pupilla, che lo guardavano. Forse in realtà erano solo le luci della discoteca.
La mano che gli viene posata sulla spalla e che gli fa accapponare la pelle è quella di Chance. Lo sente dire, col tono di voce alterato dalla mente di Louis, "che cosa gli avete dato?!"
Sembra arrabbiato e Louis vorrebbe esserne felice, perchè a lui ci tiene davvero e lo sta dimostrando, ma ha paura. Trema.
Il cartone gli è esploso in testa ed è tutto spaventoso. Va tutto male.
Non che ora pensi normalmente, ma... come si è autoconvinto? Si schiaccia le mani contro gli occhi, cercando di eliminare ogni pensiero negativo. Ma nel fare così, si accorge che la sua testa non ha veri e propri pensieri, ma è solo piena di nebbia. Anche se scoprendosi gli occhi è dannatamente spaventoso, ma nella testa non c'è nulla di davvero dannoso. È come essersi messi anestetico nel cervello. Tutta l’ansia è sparita in un colpo perché sembra non esserci spazio per la preoccupazione.
Sente due paia di braccia sollevarlo e trema, tenendo ancora gli occhi chiusi. Riconosce chi lo prende per la vita dalla stretta, perchè solo Chance fa così.
Dopodiché non c’è più niente.
 
§§§
 
“We only own our hell.”
 
La prima volta che le sente, si sta guardando allo specchio. Ha un livido sulla spalla, se lo accarezza delicatamente e guarda le sue sfumature violacee. È così bello da far rabbrividire. Ha sbattuto contro la porta. È viola, non troppo grosso e ha venature verdastre vicino ai bordi.
"Te lo meriti, Louis. È un livido, ti sporca la pelle. Toccalo: farà male. È quello che meriti, il dolore."
Non è mai stato depresso, o almeno non così tanto da volere il dolore. Preme il dito sul livido e sì, fa male. Allora lo preme ancora, tanto, con forza, finchè non gli scappa un gemito strozzato di dolore. Fa malissimo, sì. E l’unico pensiero è che così facendo durerà di più, si ingrandirà.
"Ti piace?"
È solo in casa, non dovrebbe sentire delle voci, sconosciute. Chiude gli occhi, sospirando. Quelle voci sono in fondo alla sua testa.
È così insopportabile, fa male, gli rimbombano in testa. È una sensazione nuova ma non positiva.
"Ti piacciono i lividi, Louis?" prima dice, poi un'altra fa "Ti vedo ingrassato oggi." maligna. Diretta, cattiva, dice "A cosa servi? Cosa centri con Chance? Perchè rovini la vita ai tuoi amici, abbandonandoli?"
Non ci aveva mai pensato. Hanno ragione. Non sa fare nulla, è inutile, un peso per chiunque. È imbranato, piccolo, una delusione.
Chance è ricco, frequenta gente e posti per i quali lui non è abbastanza: non abbastanza bello, magro, intelligente. Come può lanciarsi in quella vasca di squali senza essere perfetto? Lo specchio ora gli sta mostrando un immagine distorta di quello che è. Non si è mai accorto che tutti gli amici di Chance sono così magri rispetto a lui. Dev’essere la droga. Dev’essere di moda.
E sono giorni che non parla con Harry. Beh, anche con Liam Zayn e Niall, ma soprattutto con Harry. Ci è cresciuto, con lui. E ora...
Hanno ragione. Hanno solo ragione. Meriterebbe ogni singolo male del mondo.
Si guarda allo specchio, di nuovo. Anzi, guarda il livido. Quello gli piace.
"Ne vuoi ancora, Louis?"
Sì.
Esce dalla sua stanza e cammina fino all'inizio delle scale.
 
 
(13 anni prima.)
Aveva sei anni e sua madre era via con un uomo sconosciuto. Lui stava spesso solo in casa per questo. La solitudine lo coglieva sempre, non lo spaventava. Era troppo piccolo e troppo solo quel pomeriggio, rimasto in casa con nulla da fare. Per quanto poteva ricordare, era sempre stato così.
Solitamente passava le giornate solo seduto sul proprio letto, giocando. Quel pomeriggio stava fissando il soffitto, bianco sporco, immaginando mondi che solo un bambino può immaginare.
Se chiudeva gli occhi, vedeva cavalieri temerari che combattevano contro grossi mostri, i quali versi erano spaventosi e i passi così pesanti che venivano uditi da molto lontano.
No. Il piccolo Louis aprì gli occhi, perchè il rumore dei passi era reale. Si alzò e si arrampicò sul davanzale della finestra. Nel cortile della casa adiacente, i nuovi vicini avevano finito di traslocare da poco e ora un bambino, abbastanza alto per la sua età e con, pensò il piccolo Louis, un vero e proprio cespuglio marrone in testa, giocava a pallone.
Il piccolo Louis scese le scale per andare ad affacciarsi dalla finestra della cucina. La aprì e si sporse fino a tirare fuori completamente la testa da lì.
Il bambino sconosciuto si accorse della sua presenza. Prese il pallone da terra, se lo sistemò sotto al braccio e lo guardò. "Ehi tu!" esclamò. Louis si nascose sotto al davanzale. "Ehi tu! Ti ho visto!" fece il bambino sconosciuto, insistente. Lentamente, si rialzò. "Mi stavi fissando? Mamma dice che è maleducato fissare."
"Non lo sapevo." ammise Louis, mordendosi il labbro. Sua madre non gli insegnava cose così.
Forse intuendo che di madri era meglio non parlare, o forse no, il bambino sconosciuto gli chiese "sei lì da solo?"
"Si! Io sto qua solo! Sono un bambino grande.”
"Guarda che stare soli è mica bello." disse il bambino, scuotendo la testa con aria saccente. "È triste."
Louis scrollò le spalle.
"Esci da lì." propose il bambino. "Io sono Harry." aggiunse, e gli mostrò un sorriso a cui mancava un canino inferiore.
Chissà perchè, non se lo fece dire due volte, corse subito dal piccolo Harry.
Giocare da soli non era divertente come giocare con Harry e sua madre fu contenta che suo figlio non fosse più così strano e che conoscesse qualcuno della sua età.
 
§§§
 
“It almost feels like a joke to play out the part,
when you are not the starring role in someone else's heart.”
 
La preoccupazione e l'ansia nel volto di Harry la vedono tutti. Notano che ha le labbra strette, gli occhi nel vuoto, il volto stanco e preoccupato. Potrebbe anche non aver dormito. 
Louis non è venuto a scuola. Non viene da cinque giorni e non risponde a nulla. Nè i suoi messaggi, nè alle chiamate, è andato fino davanti a casa sua e la porta è rimasta chiusa, sbarrata davanti a colui che doveva essere il suo migliore amico. La casa era totalmente vuota, o forse Louis si era chiuso dentro in solitudine, come forse faceva un tempo in cui non aveva amici.
Sa bene che lui sta male, lo sente, è collegato a lui perchè si conoscono da troppo tempo. Ma Louis non gli risponde più da tanto tempo. Quando lo vede, a scuola o per strada, lo saluta con un cenno della mano, senza nemmeno sorridergli. Harry ormai ha visto i sorrisi di Louis solo non diretti a lui, ma a chiunque non fosse parte dei suoi vecchi amici.
"Harry, Harry!" lo sveglia dalla sua catalessi Liam, dandogli colpetti delicati. Harry lo guarda: sorride. Liam sta sorridendo, il braccio avvolto intorno al collo di Zayn. Sorride anche lui e anche Niall sorride e finalmente Harry collega il tutto e si gira.
Si aspettava, alla fine, di vedere Louis aggrappato al suo ragazzo, come per settimane e settimane intere prima che sparisse. Ci aveva sperato, per un attimo, che Louis andasse da lui a rassicurarlo o perlomeno a salutarlo, a dimostrargli che sta bene e invece è stretto a Chance come ogni giorno da qualche tempo e questo non è giusto.
Non dopo tutto quello che loro due hanno vissuto insieme. Il suo Louis è tra le braccia di un altro e vorrebbe solo che non gli importasse così tanto ma invece è così. Fa più male di quanto dovrebbe.
Cercando di ignorare il sospetto dolore al petto che lo colpisce guardando il ragazzo dai capelli blu, nota finalmente cosa potrebbe averlo fatto sparire per cinque eterne giornate; Louis infatti non si sta tenendo aggrappato a Chance così forte per caso, Louis zoppica. Il suo viso delicato mostra smorfie di dolore ogni qualvolta appoggia il piede sinistro a terra. Stringe la presa sull’avambraccio del ragazzo per sostenersi e lui lo sta tenendo stretto per la vita, perché in alcuni momenti sembra proprio che non riesca a reggersi in piedi. Louis a volte è così delicato.
Quindi Lou stava male e non l’ha avvertito. Fa malissimo perché Harry adora Louis, quando ride e quando gli sorride, quando si lascia abbracciare da lui, quando gli lascia baci sulla guancia.
C’è solo da chiedersi cos’abbia fatto di così male per perdere il proprio amato migliore amico perché Harry proprio non lo sa.
 
§§§
 
Secrets i have held im my heart
Are harder to hide than I tought
Maybe I just wanna be yours.”
 
Da quanto il club è diventato così familiare? Ormai a Louis sembra di passarci metà della sua vita, seduto sul divanetto con il proprio ragazzo, che è accanto al tavolo che hanno gli spacciatori di droga. In realtà è lì solo due sere a settimana e si prende due acidi a notte. È abbastanza visibile come ne sia ormai dipendente; la prima cosa che fa è comprare la propria dose, appena entra. Chance non se ne accorge, pensa che sia solo ubriaco quando in realtà è in trip. Lo spacciatore sa già cosa deve dargli appena lo vede e Louis di spendere i soldi di Chance non la prende come opzione. Consuma tutto ciò che ha, ovvero poco, per zittire le voci nella propria testa. Perché anche se le ha accontentate, anche se si è procurato più lividi violacei sul corpo e ha anche cominciato a mangiare di meno e ha fatto tutto quello che volevano… loro sono sempre lì. Ma quando gli acidi raggiungono il suo cervello tutto si zittisce ed è tutto pacifico. Certo, ha a che fare con allucinazioni non sempre positive, ma non c’è paragone col silenzio nella sua testa.
È sabato; aveva detto a sua madre che andava a dormire da Zayn, mentiva sempre per non farle scoprire tutta la verità, e la mattina si era svegliato in quella stanza che l'aveva visto troppe volte distrutto. Era ancora in confusione e si era ritrovato a correre nel giardino, a piedi nudi tra le fredde rose appassite. Non ricordava di aver mai sofferto così tanto che come avere i postumi di una sbornia e di un trip nello stesso momento. Ricorda ancora adesso il sogno così verosimile dove uomini sconosciuti aprivano una voragine nel suo petto e gli mangiavano il cuore, lasciandolo a sanguinare, vivo ma senza l’organo più importante. E poi c’era anche Harry, che gli cuciva i pezzi strappati a metà del suo petto con del fil di ferro, così difficile da annodare. È crollato in mezzo al giardino, a carponi, respirando l’aria gelida. È rimasto una buona mezz’ora lì fermo e non si era nemmeno accorto di tutto il freddo e non si era accorto di stare tremando.
E questa notte è ancora al club.
La sua dose l'ha chiesta un po' forte, forse più del solito, e l'effetto gli cancella la parte logica della testa in un attimo. La musica sembra andare al rallentatore, mentre lentamente sprofonda nel mondo delle allucinazioni.
Respira piano, socchiudendo leggermente gli occhi quando le cose più strane cominciano a mostrarsi; i movimenti delle persone intorno a lui sono strane. Prima lenti, poi a scatti, veloci, come robot impazziti. Ma poi la cosa più inquietante si mostra: qualche idiota deve aver portato vernice fluo nel locale perchè macchie colorate e splendenti nel buio riempiono la sala. E beh, quello che Louis vede con la sua vista confusa dalla droga sono solo scheletri lenti, luminescenti, che si agitano grotteschi.
Nemmeno la prima volta che aveva provato a drogarsi era stato così; si sente come in un limbo, nebbioso. Non è paura quella che prova, è confusione e anche un po' di affanno.
Di scatto si alza, finendo in mezzo alla folla di ossa luminose, che gli ricorda tanto come lui deve forzarsi ad essere, ovvero magro, pelle ed ossa, eccezionale, e si ritrova ad ondeggiare con loro, in quella grottesca e oscura danza.
Ma lui non vuole questo.
Corre fuori, col cuore in gola, dimenticandosi di tutto, l'unica preoccupazione di portarsi in salvo.
E chiama l'unica persona che può aiutarlo.
 
 
Di sabato sera solitamente Harry usciva con Louis; nulla di che, andavano in giro per la città, bevevano qualcosa e riuscivano a trovare sempre di che parlare anche se ormai in anni si erano detti tutto. Ultimamente l'unica cosa che ha fatto è stata una chiamata a Liam, annoiato, nel momento sbagliato. A Harry non è piaciuto per nulla dover sentire Liam e Zayn.
Rimane sdraiato sul proprio letto, mentre Let It Be Me di Ray LaMontagne suona in sottofondo dal suo stereo, un macchinario "vintage" che cade a pezzi, e si chiede cosa potrebbe fare adesso se fosse con Louis. Qualcosa di più divertente sicuro. Anche solo una semplice conversazione sarebbe meglio.
Harry adora Louis. È il suo piccolo migliore amico. Il bambino che lo spiava dalla finestra di casa sua quando giocava in giardino. Il ragazzino che l'aveva baciato a stampo un pomeriggio usciti da scuola perchè "voleva dare il primo bacio". Il ragazzo che spaventato ed eccitato l'aveva tirato a farsi fare i primi tatuaggi insieme, che combaciavano, si completavano. In realtà ogni tatuaggio l'hanno fatto insieme.
"Going California" dei Led Zeppelin, la sua suoneria, risuona nell'esatto momento in cui la traccia di Ray finisce. Annoiato, afferra il telefono e da un occhiata a chi lo sta chiamando.
Sgrana gli occhi. Il nome "Lou<3" sta lì sullo schermo, lampeggia. Lampeggia e Louis lo sta chiamando e deve essere successo qualcosa, Louis non lo chiama da tempo ormai.
Risponde subito. Non sta a pensarci nemmeno un momento, ha già il telefono all'orecchio, "Lou?" dice, sentendo poi una voce flebile e tremante dall'altra parte.
"E-ehi Haz... che ne dici di venirmi a prendere?" balbetta Louis, nervoso. Prima ancora che lui risponda fa "sai, delle ossa mi inseguono. Mi... inseguono. Sono ovunque e non è…beh, mi mette molta ansia addosso." E ok, questo è strano.
"Che cosa hai preso?" chiede, perché lo sa che deve aver preso qualcosa, lo sa. Louis sembra così spaventato. Silenzio. Ripete la domanda. "LSD." risponde Louis, voce stanca e a Harry manca un battito. Ascolta distrattamente Louis dirgli farfugliando il nome del locale e deve chiedergli di ripeterlo perchè l'unica cosa che riesce a formulare è che Louis Tomlinson, il ragazzino innocente che doveva dormire abbracciato a qualcuno per stare bene, ha fatto uso di droghe. Allucinogeni pesanti.
E poi semplicemente corre, senza nemmeno prendere una giacca e corre dentro la propria macchina, mette in moto e se ne frega dei limiti di velocità, sa solo che Louis ha chiamato lui e non altri, ma ora potrebbe stare male davvero ed è felice ma preoccupato a morte.
Non deve scoppiare a piangere ma quando vede finalmente Louis gli sembra così smarrito e fragile, come non era da anni, che trattenere le lacrime è difficile. Harry non voleva questo. Non voleva vederlo così. Avrebbe preferito cavarsi gli occhi che vederlo così debole, rimpicciolito su se stesso. Ma ormai è lì e vede le sue pupille dilatate al massimo, così tanto che l'azzurro nei suoi occhi, già spento e opaco da tempo, è quasi nascosto.
Per Louis vedere Harry è quasi una visione. Per Harry sembra un incubo, mentre lo carica in auto con la morte nel cuore. Deve sorreggerlo per farlo.
Harry possiede già un'idea vaga nella sua mente di come Louis sia sotto effetti che alterano la personalità; la sua prima canna l'aveva fatta con lui e ricorda bene la risata del ragazzo, soffocata sulla sua spalla e i suoi occhi rossi. 
Ma questo è diverso; con la LSD è totalmente disinibito, ma anche distratto, l'aria stralunata ed gli occhi spalancati, come sconvolti. Non è esattamente eccitato, però si comporta quasi come tale, in piena confusione. Harry aveva come unico desiderio di riportarlo a casa senza danni, ma quel ragazzo è addosso a lui, totalmente, e si sta strusciando addosso a lui, impedendogli di guidare bene, sussurrando frasi sconnesse che contengono parole sporche.
Parcheggia davanti a casa sua.
Louis se ne accorge e esce subito dalla carrozza argentata. O forse è solo un auto, lamiera color grigio metallizzato? Guarda Harry e si aggrappa a lui. Lo sente. Sente che sta parlando, ma la sua voce è così confusa e ora lo vuole ancora di più. Louis vuole Harry, il suo ragazzo non esiste più. Non ha mai voluto Harry in quel modo… no; ha sempre voluto Harry, in fondo, però ora sente di averne bisogno, più dei lividi nerastri che segretamente gli macchiano la pelle.
Entrano in casa.
Sa bene la strada per la stanza di Harry e ci corre dentro, improvvisamente si sente soffocare. Volge lo sguardo allo specchio e vede che i suoi vestiti sono diventati di cemento, che lo stringono. Si spoglia. Li lancia a terra, maglia, pantaloni, scarpe, e si sente più libero, anche se con il corpo magro esposto. E Harry entra e lo guarda, stupito. La luce è soffusa, si vede appena la figura di Louis, gli occhi persi nel vuoto a fissarlo dalla penombra. 
"No." mormora. Louis dovrebbe essere il suo migliore amico ed invece adesso si sta togliendo i boxer e mettendosi sdraiato sul suo letto, con le gambe aperte. Non si muove, non parla, non vuole nulla. Alza la testa e guarda Harry. Respira piano, sentendosi leggero e molto più calmo di prima.
Harry ora sta splendendo ai suoi occhi, è come stare davanti a un sole e Louis vuole il sole. Vuole la luce, vuole riprendere a vivere e deve avere un appiglio a cui tenersi per risalire. Harry è sole. Louis vuole il sole-Harry.
È un altro tipo di droga che si fa spazio nella sua testa, insieme a quella già presente. È Harry, il bisogno fisico di avere Harry Styles. Il suo migliore amico. Un salvatore.
Chiude gli occhi e non si accorge di aver cominciato ad implorare Harry, tenendo le gambe ben aperte. Mostrando ogni sua parte più intima fisica, dimenticandosi dell'insicurezza sul proprio corpo.
Nessun ragazzo potrebbe rifiutarlo.
Non di certo Harry.
 
§§§
 
“You're the only friend I need
Sharing beds like little kids
We'll laugh until our ribs get tired
But that will never be enough.”
 
Harry si sveglia per primo, quando la sveglia segna le otto e diciassette del mattino. Apre gli occhi, si stira un poco le braccia e poi si volta a guardare Louis.
È un angelo; dopotutto Harry non ha mai negato quanto trovasse bello il suo migliore amico, con il quale aveva scoperto l'omosessualità. Ora il viso stanco, macchiato di occhiaie, giace sul cuscino di Harry, i capelli blu che stanno cominciando a crescere troppo sparsi su di esso. Così bello, così speciale: la notte prima Harry l'aveva posseduto, si era fatto strada nella sua parte fisica più intima, si era sentito collegato a lui in un modo nuovo. E ora Louis dorme un sonno tranquillo, il volto rilassato e lasciato in pace dal tormento che manifestava la notte prima.
Allunga la mano per carezzarlo, scostando il lenzuolo, che gli scopre una spalla, coperta da un livido scuro e blu. Harry aggrotta le sopracciglia, facendo una smorfia. Brutta sensazione. Scopre più pelle, delicatamente, per trovare altri lividi sulle clavicole e sull'inizio del torso. Alcuni in via di guarigione, altri nuovi. Si morde il labbro, sperando che la causa non sia Chance. Louis merita di essere amato e basta.
Quando scopre tutto il petto, vede le ossa delle costole di Louis. Ossa. Pelle. E basta.
Piange. Sente delle lacrime fredde e salate sulle proprie guance, ma in puro silenzio piange, guardando il piccolo corpo del suo Louis. Distrutto. Spezzato.
Harry piange finchè Louis non si sveglia e allora finge di dormire, nascondendosi per non dispiacerlo.
 
 
"Sono bellissimi, vero Harry?" 
La voce di Louis è affilata e fredda, decisa, quasi odiosa; Harry, in mezzo alla cucina che cercava di concentrarsi solo sull’ Earl Grey di Louis e non su altro, non si volta a guardarlo è così Louis gli va davanti. È ancora totalmente nudo, al contrario di Harry che ha rimesso boxer e una t-shirt, e ha i lividi bene in mostra. Braccia magre. Torso magro. Gambe magre e ossute. Non vedeva totalmente il suo corpo alla luce dall’estate prima, passata in una piscina gonfiabile piantata nel giardino della casa di Liam. Al tempo non sembrava così piccolo.
"Di cosa parli?" Harry sospira. Lo sa già di cosa parla.
"Dei lividi, Harry. Sono bellissimi, no?" chiede ancora, insistente.
Harry lo scruta per capire se fa sul serio o no. "Te li sei fatti da solo?" chiede. Sa già la risposta. Louis annuisce. "Allora no, non sono bellissimi." sospira di nuovo, lo sguardo che si sposta a terra, lasciandosi cadere sulla sedia più vicina. Come fanno a piacergli i lividi bluastri e violacei, che sembrano così dolorosi, sulla pelle di quel ragazzo a cui tiene più di ogni cosa di più nel mondo? “Dimmi solo perché.” chiede in un sussurro esausto.
E Louis si siede sul tavolo, lasciando penzolare le gambe che non toccano terra, parla, dice tutto. Gli racconta del tono cattivo delle voci, gli racconta di come gli piacciono le sfumature dei lividi, varianti dal viola scuro al giallo chiaro, di come ama essere così magro e come amerebbe esserlo ancora di più, perché sono tutti così magri nell’alta società e ingeriscono tutti solo alcool, fumo e droga e questo sembra mantenerli intoccabili e giovani per sempre, immortali. Gli descrive come ha fatto a cadere dalle scale e di come vuole fare sesso con Chance nel modo più doloroso che riesce a realizzare, sempre sotto gli effetti della droga. Gli fornisce la spiegazione dettagliata di un viaggio con gli acidi, che visioni ha, cosa vuole vedere e gli parla anche della paura assurda che ha quando gli prende male. Gli confessa che solo con la droga le voci vanno via, ma solo per poco, quando l'effetto finisce tornano più forti che mai, più arrabbiate e più crudeli e deve drogarsi ancora o non può sopportarle. Gli rivela cose che non aveva ammesso nemmeno a sé stesso.
E parla di tutte queste cose con un tono atono, assente, mentre i suoi occhi blu sono colmi di lacrime e fissano il vuoto disperati.
E un po' crede di meritarsi l'abbraccio stretto che gli dà Harry, ma cancella questo pensiero dalla sua testa quando sente che anche l'altro ragazzo sta piangendo ed è per quello che gli appena confessato. Il resoconto di giorni terribili, in cui si va avanti soffrendo.
La mente di Louis continua a sembrare assente anche quando l'abbraccio finisce, ma Harry se lo tira contro al petto e lui gli avvolge le braccia intorno al torso, bisognoso di contatto fisico.
"Mi gira tanto la testa, Haz..." sussurra, sentendo pienamente i postumi della serata prima.
"Ci sono io..."
Le voci sono lì da qualche parte, ma ora non le sente.
 
§§§
 
“And you were sitting in the corner with the coats all piled high
And I thought you might be mine
In a small world on an exceptionally rainy Tuesday night
In the right place and time.”
 
In un mese possono succedere tante cose. 
Maggio è appena iniziato quando Louis prende la sua ultima dose di LSD.
Seduto a gambe incrociate sul proprio letto, porta della stanza chiusa a chiave anche se nessuno entrerà da lui, assume la dose in forma di cubo gelatinoso e subito cade disteso, aspettando che faccia effetto. Tiene gli occhi ben aperti e entro quaranta minuti comincia a vedere i primi effetti. Dolci sirene nuotano sul suo soffitto, i mostri che immaginava da bambino a sei anni esplodono in fuochi d'artificio colorati e Harry, che splende come il sole, appare mille volte al suo fianco. Finchè non si addormenta, si gode il proprio ultimo viaggio. Certo, potrebbe aver preso per una volta una dose un po' più forte, ma se è l'ultima volta può permetterselo.
È l’ultima davvero, perché non esce più di casa se non c’è Harry; passa interi pomeriggi in terribili crisi d’astinenza, dove supplica per ore di avere qualcosa, ma Harry lo tiene tra le braccia finchè non si calma.
Una settimana dopo vede sparire l'ultimo livido.
Semplicemente, martedì c'è e mercoledì è così chiaro che non si vede quasi più; quando giovedì lo vede sparire, la sensazione è dannatamente strana. Il suo corpo ora non ha lividi, non ha marchi, non ha nulla di doloroso. Solo leggere cicatrici dove i colpi sono stati troppo forti e qualche leggero dolore alle ossa. Ma anche lì, Harry lo stringe e lo consola, impedendogli di farsi del male.
Passa ancora una settimana, quando lascia Chance.
Arriva a casa sua il venerdì sera e si lascia prendere, spogliare e sbattere sul letto. Si lascia scopare e si sente vuoto, non riesce a provare nulla. Probabilmente, pensa, se facesse sesso, l’amore, con Harry ora che non è più costantemente sotto l'effetto della droga, riuscirebbe a provare qualcosa. Sentimenti veri. Dorme da lui, in quel letto sempre così grande e morbido che non vedrà mai più e la mattina lo sveglia e lo lascia, in piena crisi d’astinenza, senza nè lacrime nè rimpianti. Acconsente a rimanere suo amico. È tutto così strano ora che cambia tutto; torna a casa sua e chiama Harry e gli chiede di raggiungerlo. Si baciano appena i loro occhi si incontrano.
Quindi Louis alla fine del mese di Maggio si ritrova a rifiorire, come probabilmente stanno facendo le rose bellissime che c'erano nel giardino della casa di Chance.
È il ventinove il giorno in cui Harry lo prende e lo piazza di forza davanti ad uno specchio.
E ancora così magro, ossa e pelle chiara, chiazzata dall'inchiostro dei tatuaggi che ora sembrano tirati e grotteschi. I suoi capelli non sono più blu, ma stanno sbiadendo gradualmente, non avendoli più ritinti da un po', e sono molto più lunghi di prima. Ci passa una mano in mezzo.
"Dovremmo tingerli." commenta Harry. Lo abbraccia tenendogli le mani sulla pancia, schiacciando la sua schiena contro al proprio petto. Louis annuisce. "Sempre blu?"
"Sempre blu." conferma, annuendo.
"Ho parlato di te al mio terapista." dice Louis a Harry, improvvisamente. "Ha detto che mi fai una buona influenza. Dice che mi puoi aiutare a "scoprire altri modi di dare e ricevere affetto o cose simili."
"È positivo..." sussurra Harry al suo orecchio, stringendolo tra le sue braccia. "Guarirai presto."
Louis rimane in silenzio per un po'. "Non lo so." dice poi, mordendosi il labbro inferiore.
"Si..."
"Non lo so. E ci sto provando, davvero, ma a volte tutto è ancora così difficile e triste e nessuno nota quanto io sia debole"
"Io si... io sono qua." lo stringe ancora più forte. "Io sono qui." e lui ci sarà. C’è e ci sarà, e Louis nel suo cuore questo lo sa benissimo. Non l’ha mai abbandonato e non lo farà mai. Si fida di lui.
E Louis ha ancora molte crisi d’astinenza dalla droga, a volte vomita quello che mangia perché il suo corpo non è più abituato ma quando bacia Harry ogni voce nella sua testa si zittisce, lasciando una pace che niente gli aveva trasmesso.

 
Lady Clockworkpastels – The Writer Is IN
 
E dopo questo intenso scritto, finalmente la pubblicazione; ci ho lavorato tantissimo, è da mesi che la scrivo.
Se ci sono errori chiedo venia, ma a volte faccio casini nel rileggere e il mio pc è uno schifo di questo periodo, quindi è difficilissimo fare qualsiasi cosa.
Ho alcune cose da dire e spiegare su questa OS (che un po’ segna il mio ritorno sulla via dell’angst… ci vuole del tempo ma ci riuscirò.)
 
  1. La seconda visione che Louis ha in discoteca con la vernice colorata è presa da questo video.
  2. "scoprire altri modi di dare e ricevere affetto o cose simili." È una spiegazione fatta male della teoria del’attaccamento; la parte che intendo io è quella della Strange Situation. Louis qui è ovviamente un ansioso-ambivalente (come Chance) e Harry un sicuro. (NON cercatelo su Wikipedia, spiega malissimo la questione.)
  3. Non sono un esperta di LSD e varie. Se ho descritto male i trip e il resto è colpa della mia inesperienza, ma le ricerche che ho fatto erano molto discordanti. Spero mi venga perdonata questa cosa.
 
Recensite e lasciate un commento, mi piacerebbe molto avere la vostra opinione.
I miei contatti sono sulla mia presentazione quindi p e r f a v o r e andate a vedere! :)
Ok, ora torno a sentirmi la discografia dei Type O Negative, adios.
.Lu

 
  
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