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Autore: Fujikofran    11/04/2014    6 recensioni
Vi siete mai chiesti che cosa sia successo all'interno degli episodi della seconda serie intitolati "La rosa e la pistola" e "Un triste addio", che vedono Jigen protagonista con una donna che si innamora di lui? Ebbene, in questa raccolta lo saprete. Monika e Linda hanno usato Jigen a proprio piacimento, ma lo hanno amato. Eccome ;-) Brano da ascoltare durante la lettura: "Entre dos aguas" di Paco De Lucia
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jigen Daisuke
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storie by Fujikofran
Disegni by Monicasuke



Jigen e Linda

Lo aveva guardato negli occhi, gli aveva lanciato una rosa, per fargli capire quanto le piacesse. Linda, giovane spagnola e bellissima, aveva compiuto quel gesto durante uno spettacolo di flamenco in cui lei ballava, sinuosa e sensuale, mostrando la sua bravura e una bellezza disarmante. L’uomo che aveva fatto colpo su di lei si chiamava Daisuke Jigen e, in una tiepida serata madrilena dell’autunno del 1977, si trovava con il suo fidato amico Lupin III ad assistere a un evento di tipo folkloristico, organizzato per un gruppo di turisti, seduto a un tavolo a sorseggiare del buon vino locale. La rosa che Linda gli aveva donato se l’era messa sulla giacca, in bella mostra, e non se l’era tolta più, nemmeno nel momento in cui aveva scoperto che quella donna era nelle mani della banda di un suo vecchio conoscente, Von Mayer, pericoloso criminale che lei conosceva comunque bene. Era poi andato a prenderla, anzi, a salvarla da quel malvivente e dai suoi scagnozzi per portarla lontano da loro e, perché no, conoscerla per capire se a lei piacesse davvero. Entrarono in fretta e furia nella automobile di lui, per allontanarsi da Madrid. Jigen sfrecciava, ma cercava di non dare troppo nell’occhio. Fortunatamente, aveva imboccato strade secondarie, poco battute e circondate da alberi.

-Dimmi un po’, Linda- le disse –Questa rosa era davvero per me?-

-Sì, certo… hai un aspetto forte, virile…bello!-

-Eheh, non è solo il mio aspetto, io sono veramente così-

-Que hombre!-

Dopo aver pronunciato queste parole, Linda saltò letteralmente addosso a Jigen, ricoprendolo di baci e facendolo andare a zig zag con la macchina.

-Ehi, ehi, che fai? Piano, piano, mi fai sbandare, ma sei pazza?-

-Sei irresistibile…me gustas mucho, mi piaci tanto!-

Jigen riuscì a fermarsi in una specie di piazzola di sosta, nascosta tra gli alberi.

-Ok, calmati ora, Linda-

Jigen sollevò la tesa del suo cappello e guardò la donna con aria un po’ maliziosa.

-Ascolta, Linda…ho capito tutto e, se ti va, possiamo andare da qualche parte, non so, a casa tua, se vivi sola o in un albergo. Insomma, basta che facciamo le cose con calma, dato che mi sto leggermente rimbambendo. E poi abbiamo rischiato di uscire fuori strada…-

Ma Jigen ottenne il risultato contrario, in quanto la donna gli saltò nuovamente addosso, ordinandogli di reclinare il sedile. Poi gli tolse il cappello e lo gettò sui sedili posteriori, la cravatta fece la stessa fine e, mentre gli sbottonava la camicia, lo baciava sulle labbra.

-No, ti voglio ora, qui, hermoso-

“Questa è matta” pensò Jigen, che però non si tirò indietro e si lasciò slacciare i pantaloni. Si guardò intorno, a metà tra l’imbarazzato e il guardingo, mentre Linda gli faceva delle carezze particolari, che contribuirono a risvegliargli un certo desiderio, cosa abbastanza giustificabile, date le chiare intenzioni della donna. Non poteva dirle di no e non ne aveva nessuna voglia, in effetti. Chi avrebbe mai potuto rifiutare le avances così esplicite di una bella donna mora e dagli occhi intensi come Linda? Non certo lui, che, nonostante non perdesse la testa per tutte, come succedeva a Lupin, davanti a una bellezza come quella non si sarebbe mai tirato indietro. Così fece anch’egli la sua parte, sollevando il vestito della donna fin sopra le cosce, per avvertire se lei fosse eccitata quanto lui. I suoi dubbi furono risolti e le facili intuizioni confermate dal fatto che Linda gli si mise a cavalcioni, come se lui fosse un cavallo da combattimento da domare. E Jigen, oltre a essere totalmente travolto dalla passione di quella donna, si sentiva davvero domato, nella foga di un amplesso impetuoso, ma al contempo bellissimo. Era in balia di quella donna, completamente dominato da lei, la quale però non riuscì a domare il culmine del piacere che lui le esplose dentro, fino alla fine. Ma a Linda sembrava non importare e, quando tutto finì, rimase abbracciata a Jigen, coccolandolo. “Spero che nessuno ci abbia visti” pensò lui tra sé e sé, soddisfatto.





Jigen e Monika

Non si udiva altro che lo scoppiettare del fuoco nel camino, in una baita isolata eppure così in ordine, grazie a lei, Monika, che conosceva già quel posto, dove si era già rifugiata tutte le volte in cui le veniva l’insana voglia di fuggire dall’Unione Sovietica. Era l’inverno del 1978 e Daisuke Jigen, braccio destro di Lupin III, seduto sul tappeto dinanzi al camino, fissava quel fuoco che dava il giusto calore a una fredda ma soleggiata mattinata della gelida Russia. Un calore unico e intensissimo, quello, tanto da aver spinto l’uomo a togliersi il maglione e a rimanere in canottiera, con l’intenzione di controllare la fasciatura alla spalla sinistra e a parte del braccio. Era stato ferito, mentre scappava con Lupin, ed era stato salvato proprio dalla donna che lo aveva condotto in quella baita. Sapeva benissimo perché lei, Monika, prima ballerina e famosissima in patria, si stava prendendo cura di lui: perché doveva aiutarla a fuggire dalla sua terra. Eppure c’era dell’altro, che gli faceva pensare che quella donna non avesse scelto lui a caso, per compiere quel gesto pericoloso. No, non era solo perché era un criminale astuto che sapeva scappare, ma anche perché una frase gli tornava in mente di continuo: “…e forse riusciremo a volerci bene: lei mi piace molto”. Monika gliel’aveva detta, quella frase, e non riusciva a togliersela dalla testa. Inoltre, dalla mattina precedente lei lo svegliava con un bacio quasi vicino alle labbra. Pensava a quel timido risveglio e a come si sentisse rilassato, da quando aveva conosciuto quella donna, nonostante stessero fuggendo e rischiando persino la vita. E continuava a guardare il fuoco del camino, come se non esistesse altro attorno a sé. La sua fasciatura si era allentata e stava per togliersela, quando, proprio in quel momento, rientrò Monica, con una busta di cartone colma di cibo, che posò a terra quasi febbrilmente.

-No, non togliere la fasciatura- gli disse lei, precipitandosi da Jigen –te la rimetto a posto io. E poi mangiamo, che ne dici? –

-Eh, ho notato che hai comprato parecchie cose…Grazie, Monika, perché mi hai salvato la vita, perché ti stai occupando di me con molta premura, anche se so bene che lo stai facendo per un motivo e…-

-Stai dicendo che sto attenta alla tua salute per un mio tornaconto personale, vero? Hai ragione, è così, ma ti ho detto anche fin dall’inizio che mi piaci molto e non so come abbia fatto a confessartelo: sono molto timida-

-A chi lo dici…non è che io sia il massimo della sfacciataggine-

Monika finì di sistemare la fasciatura a Jigen, poi, guardandolo negli occhi, gli diede un bacio sulle labbra. Lui le sorrise. Poi lei gli si sedette accanto, ma successivamente si spostò in avanti, per girare il legno che ardeva nel camino. Jigen la osservava, senza dire nulla. Non aveva il desiderio di fumare, al contrario del solito; gli piaceva rimanere a guardare il fuoco e anche quella donna, che poi si spogliò per rimanere in sottoveste.

-Scusami, ma fa un caldo qui- gli disse Monika.

-Figurati, non devi giustificarti con me. L’importante è che tu sia a tuo agio-

Poi lui seguì le orme di lei e rimase in canottiera e boxer, avvicinandosi, ma di poco, al camino e a Monika, che si girò per sorridergli.

-Sai, la luce del fuoco sembra riflettersi nei tuoi occhi- disse la donna.

-Dici? Nei tuoi, invece, non si riflette nulla: brillano di luce propria- rispose Jigen, che poi arrossì, imbarazzato –Ok, t’ho fatto una sviolinata, me ne sono accorto. Mi perdoni?-

-E per quale motivo? Le tue parole mi sono piaciute-

-Meno male…-

I due risero e si avvicinarono, per darsi un bacio timido, quasi casto, ma poi si trasformò in qualcosa di più intenso, che li travolse, non appena le loro labbra si dischiusero. Jigen si protese verso Monica, per prenderle il viso tra le mani e baciarla in maniera ancora più voluttuosa. Poi le prese un braccio, fece per trascinarla verso di sé e si ritrovarono abbracciati.

-Scusami, mi sono lasciato un po’ prendere- disse Jigen

-Non scusarti, perché… ti voglio! Non è da me essere così esplicita, ma non stiamo facendo altro che scappare e se non ci fermiamo un attimo e non rimaniamo per un po’ senza pensare, credo che impazziremo. Mi piaci davvero tanto…-

-La prima ballerina più famosa in Russia desidera concedersi a un pericoloso malvivente. Sembriamo due personaggi di un romanzo ottocentesco-

-La realtà sa perfettamente superare la fantasia-

-Già…e il malvivente desidera che la prima ballerina si conceda a lui. Sì, sì, la verità è anche più bella della fantasia-

Monika smise di rimanere abbracciata a Jigen e gli si mise a cavalcioni, prendendogli il viso tra le mani per accarezzargli la barba e poi posare le labbra su quelle di lui, che non smise di tenere gli occhi chiusi nemmeno quando lei si era messa a baciargli il collo, nel punto tra l’orecchio e la barba. Dopo le attraversate in mezzo al freddo, col perenne rischio di rimanere uccisi, ora il tempo era come se si fosse fermato e con esso il mondo: non gli sembrava vero di poter vivere un momento così intenso, era qualcosa che non gli capitava da parecchio. Poi avvertì Monika fermarsi e appoggiare la testa sulla sua spalla sinistra.

-No, ti prego, continua- le disse, aprendo gli occhi e guardandola.

-E se io fossi un vampiro?- scherzò lei.

-Vorrei che non mi lasciassi nemmeno una goccia di sangue, in corpo. Prenditi tutto, da me, tutto quello che vuoi. Ora!-

Non aggiunse altro, Jigen, ma, mentre lei riprese a baciarlo sul collo, le sfilò la sottoveste. Monika poi lo baciò sulla bocca e, stringendosi ancora di più a lui, avvertì che era pronto per andare oltre, così gli tolse la canottiera e lo aiutò a togliersi i boxer. Il pistolero non ce la faceva più, eppure avrebbe voluto continuare dolcemente con i preliminari, invece non fece nemmeno in tempo a pensare a ciò che si ritrovò dentro di lei. Il loro muoversi piano gli piaceva molto di più di quei momenti spinti e fugaci che talvolta gli capitavano in giro per il mondo. Era amore, quello, lo sapeva riconoscere, perché sentirsi così bene gli succedeva poche volte. Il silenzio, intervallato dal loro corto respiro, si interruppe del tutto quando Jigen, sorridendo, disse a Monika di adagiarsi sul tappeto -mentre quel camino sembrava continuare a osservarli compiaciuto- per poter mettersi su di lei. Qualche altro bacio e poi la donna si lasciò sfuggire un gemito, dopo aver sentito che il tenebroso pistolero le era entrato di nuovo dentro. Qualcosa stava cambiando e da romantico quale era, quell’amplesso si trasformò in qualcosa di ancora più travolgente e passionale: il quasi totale silenzio lasciò spazio a un loro ansimare più forte e a gemiti, senza sosta. Vennero insieme e per un po’ rimasero l’uno dentro l’altra. Sdraiatisi poi sul tappeto, vicini, Jigen si era semiaddormentato e Monika era in procinto di rivestirsi.

-Dai, svegliati, dobbiamo ancora mangiare e la strada da percorrere è lunga, lo sai- disse lei.

Tutto era tornato come prima. O forse no.






 https://www.youtube.com/watch?v=2oyhlad64-s
   
 
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