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Autore: Hermione Weasley    12/07/2008    4 recensioni
Non sarebbe stato in grado di dire come fosse riuscito a trovarla. Sapeva soltanto che incrociare il suo sguardo - per caso - in quella tavola calda di periferia, era stato come tornare a casa.
[AU: Five Years Gone] [Claire/Peter]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Peter Petrelli
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il Mad Tea Party @ fanfic_italia. Spero vi piaccia :)

Coming Home.



Adorava affondare le mani in quel cesto d'oro che erano stati i suoi capelli. Vedeva le sue dita sparire tra quei boccoli morbidi, e la stringeva a sé, quasi violentemente, mentre un improvviso brivido d'eccitazione gli risaliva su per la spina dorsale, ricordandogli che - no, non c'era niente di giusto.

Realizzò solo in quel momento di non aver ancora assimilato il cambiamento.
Erano scuri i capelli che stringeva tra le dita, erano castani e sembravano pesanti.
Pure il suo volto pareva aver assunto tutt'altro colore.
La sua pelle aveva cambiato profumo. Gli piaceva ancora, certo, ma c'era un non so che di nostalgico nel suo sguardo, una sorta di malcelata malinconia che l'accompagnava costantemente.
Erano sorrisi spenti quelli che gli rivolgeva, niente che avesse a che fare con quelli di cinque anni prima.
Eppure in quel momento, gli sembrava di rivederla così come era stata una volta.
Era sicuro di poter vedere il suo viso illuminarsi, come in rapidi, fugaci bagliori, che andavano e venivano.

Fece scorrere una mano lungo tutto il profilo dei suoi fianchi.
Non era più un corpo acerbo quello contro cui si serrava.
Era caldo e femminile.
L'aveva amata sin dall'inizio, per quel suo sorriso triste, il sorriso di chi si trova disperatamente vittima di un destino del tutto indesiderato.
Ma i suoi occhi, adesso, assumevano un'ombra che non aveva mai visto prima d'allora.
Si scurivano, quasi liquefacevano mentre la stringeva a sé.
Era con frustrazione quasi rabbiosa che affondava le dita nelle sue braccia morbide, e nel suo ventre perfetto.
Bruciava di desiderio mentre accarezzava lentamente le curve dei suoi seni, cercando quel calore che gli era stato indebitamente negato per così tanto tempo.

Aveva la mente offuscata. Seguiva soltanto il lento salire e scendere dei suoi respiri, dei suoi gemiti - delle sue lente suppliche sussurate vicino al suo viso, in quella che - era sicuro - non aveva più niente a che fare con l'adolescenziale ingenuità con cui l'aveva amato tanto tempo prima.

Non sarebbe stato in grado di dire come fosse riuscito a trovarla. Sapeva soltanto che incrociare il suo sguardo - per caso - in quella tavola calda di periferia, era stato come tornare a casa. Gli aveva strappato un lento sorriso, e aveva visto il viso di lei distendersi lentamente, in un specchio perfetto del suo.
Avevano parlato, si erano raccontati brevi stralci di vite ormai spezzate e imperfette, le era bastato rinominare i vecchi tempi per farli tacere di colpo.
L'aveva guardata e basta, aveva sentito quell'orrenda sensazione di vuoto al petto, e - senza pensarci due volte - l'aveva costretta ad avvicinarsi, ignorando quelle deboli proteste, che si spensero subito.

L'aveva baciata, l'aveva spogliata, l'aveva cercata, e si era cercato, perché era sicuro di essersi perso tanti anni addietro, perché era convinto di potersi ritrovare solo in lei, solo con lei, solo per lei.

Quei gemiti erano familiari, il calore della sua pelle lo era.
Era cambiata, ma era sempre la stessa.
Aveva lasciato andare una ragazza, il simbolo di quella che tanti avrebbero chiamato solo morbosa perversione, e aveva ritrovato una donna.
Eppure quel suo sguardo triste era sempre lì, era onnipresente, era insito nei suoi occhi, e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riuscire a farla sorridere come una volta, di nuovo.

Intrecciò le dita con le sue e cercò le sue labbra una, due, dieci volte.
Voleva chiudere gli occhi per potersi imprimere quel momento tra i pensieri, per potersi ricordare quel sapore per sempre - ovunque fosse andato, con chiunque fosse stato, qualsiasi donna avrebbe finito per sposare; e allo stesso tempo voleva solo guardarla, mangiarsela con gli occhi, essere sicuro di non dimenticarsi nemmeno il più stupido dei dettagli del suo volto.

La prese, dapprima con impazienza, poi con quella dolcezza che le aveva rivolto sin dall'inizio.

Crollò su di lei, e le disse che l'amava.
La vide piangere mentre gli rispondeva che l'amava anche lei, che l'aveva sempre fatto, e che - suo malgrado - non avrebbe mai smesso.
Lei stessa finì per abbracciarlo quasi goffamente, in un gesto che gli ricordò la ragazza che aveva imparato a conoscere.

Erano riccioli di cioccolato quelli che gli solleticavano il petto.

Le sorrise.
Gli sorrise.

Il vento soffiava appena. Era estate e faceva caldo.

Ripresero a parlare, come se niente fosse stato.
Si compiacque nel ritrovarsi il profumo di lei addosso.

Sapeva che sebbene l'Haitiano fosse già là fuori, aspettando pazientemente che fossero usciti per cancellare l'azzardo di un pomeriggio che nessuno aveva permesso, niente gli avrebbe potuto strappare quel profumo di dosso... per niente al mondo.

Si sarebbero presi il loro tempo, prima di uscire.

  
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