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Autore: Ragazzamagica    12/04/2014    4 recensioni
Spesso si dice che gli animali virtuali non muoiano mai.
Si dice che vivano per sempre aspettando solo l'accensione della tua console o del computer, magari, e l'apertura del gioco.
Ma non è affatto così.
La testimonianza della piccola Mary ne è la conferma.
E la testimonianza del cane Lucky.
Un cane virtuale come tutti gli altri.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era stremato.
E non solo fisicamente.
Non riusciva a credere che la sua padrona l'avesse abbandonato. E dire che l'ultima volta che l'aveva vista era stato qualche mese fa...Gli aveva dato una ciotola di cibo, dell'acqua ma si era scordata di farlo giocare e di accarezzarlo.
Ora invece non veniva più. Lui l'aveva sempre aspettata pazientemente, anche allo stremo delle forze sarebbe morto pur di aspettarla.
Aveva fame e sete incredibili.
Si sentiva la gola secca peggio del deserto del Sahara, lo stomaco vuoto peggio di un palloncino sgonfiato.
Già, i palloncini con cui la sua padrona, Mary, si divertiva a farlo sempre giocare. L'ultima volta che era venuta l'aveva vista tutta raggiante e solare vicino a un altro cane. Non riusciva a comprendere di che razza fosse, era come se fosse più...Reale di lui, e le leccava la guancia in continuazione.
"Oh, Lucky, mi fai il solletico, smettila" Diceva...L'aveva chiamato con il suo nome e lui non capiva perché. Ora lo sapeva.
Era stato sostituito da un qualcosa migliore di lui.
Giaceva in quella cartuccia da chissà quanto tempo. Già...Lui non sapeva certo di essere solo un giocattolo. Eppure anche lui aveva i suoi giocattoli.
Giocattoli di giocattoli, tanto per fare un gioco di parole. Quando era stato adottato all'allevamento si sentiva veramente utile, felice di avere una nuova casa e una nuova padrona.
Lui voleva bene alla sua padrona più di qualunque altra cosa, lo diceva anche l'allevatrice. Ora però non vedeva più lei, i negozi, i boschi, una ciotola di cibo, la sua padrona...
Era stato dimenticato. Ora che l'aveva capito quelle parole facevano uno strano effetto su di lui. Guardava stanco e afflitto la sua compagnia di giochi, Luna.
Lei ormai aveva chiuso gli occhi da molto tempo, e non capiva perché non li apriva più, sebbene ogni tanto per smuoverla da lì la scuoteva un po'. Si era rassegnato, ormai era solo. La sua padrona non era più andata a trovarlo. Non aveva più visto gli altri cani.
Il sole stava tramontando.
E così la sua vita.
Si accucciava più vicino alla sua amica.
Aspetta, che ora ti raggiungo, pensava. I suoi occhi finalmente si chiudevano, abbandonando quell'ultimo spiraglio di vita che gli era rimasto, che era alimentato solo dal desiderio di vedere lei. Ora non aveva più ragione di vivere, lei non si era fatta più vedere.
Superava il ponte dell'arcobaleno e ne arrivava alla fine, girandosi per un momento indietro, guardando nella sua vita.
Per un attimo gli sembrava quasi che la porta si aprisse.
Ma non voleva più farsi illusioni, così faceva un ultimo saltello e arrivava in un grande prato fiorito pieno di luce, e il ponte colorato scompariva. Ma ormai non ci faceva più caso, né si guardava indietro. Allegro andava a giocare con gli altri cani dimenticati che avevano fatto  la sua stessa scelta, e lì incontrava anche Luna.
I suoi ultimi ricordi riguardo alla realtà lo stavano lasciando, perché con quelli non poteva essere felice.
Così erano scomparsi.
Non si ricordava più nulla.
Si era scordato tutto,
e non aveva più ragione di ricordare.
"Lucky, sono a casa!" Esclamava una bambina felice nel microfono della sua console. Ma Lucky non si muoveva, e nemmeno Luna, sebbene la piccola continuava a chiamarli. I loro corpi non accennavano un piccolo movimento.
"Lucky, Luna, siete diventati sordi?" Continuava a chiamarli la bambina, inconsapevole di quello che era successo, stringendo sempre di più la console tanto che alla fine le scivolò via e le cadde dalle mani. La sua mamma impaurita dal forte urto e dai pianti di sua figlia accorse subito a vedere cosa era successo.
"Mamma, Lucky e Luna non si muovono" Piagnucolava la bambina, tra le braccia della madre, alquanto stranita.

E chi l'ha detto che i cani virtuali non muoiono? I creatori del gioco?
Mi spiace, piccola bambina.
Ti hanno ingannata, i tuoi cagnolini non ci sono più.
Avrebbero continuato a vivere, forse, in eterno, rallegrati dal ricordo che conservavi per essi.
Ma non è andata così.
Poverina, ti ci eri così tanto affezzionata.
Davvero avevi creduto che non morissero?
Che non ti volessero bene come un vero cane?
Bugie, bugie per ingannare le cattive bambine come te.
E poi tu e altre persone vi lamentate di essere dimenticate da amici e da persone importanti.
Avete mai pensato a quanto poteste essere importanti voi, invece, per chi dimenticate?

A.S.
(Angolo Scrittrice)


Ehm...Buongiorno a tutti quelli che hanno visitato il mio sclero mentale.
Sapete, questa storia, come tutte le altre, mi è uscita "così". Ho pensato al fatto che non gioco più a una cartuccia in cui si dovevano accudire animali virtuali. Poi mi sono detta: "E se invece morissero, contrariamente a come si dice?" E così è venuto fuori questo. Lo so che è venuto uno schifo, ma potreste lasciare un commentino?
Grazie <3
Comunque spero vi sia piaciuta almeno un po'.
Giudicate voi :3


 

  
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