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Autore: Sheep01    12/04/2014    4 recensioni
Si concentrò sulla schiena solida del fratello. L’unica cosa concreta a dargli un senso di stabilità e calore.
Barney era tutto per lui. Fratello, amico, consigliere, padre e madre assieme. Lui che del padre ricordava solo la voce tonante e l’alito che sapeva di alcool e il peso delle sue percosse. Che della madre ricordava solo il profumo dei suoi capelli e i singhiozzi spezzati, umiliati, nella notte. Il fratello era stato il pilastro della sua vita, l’unico esempio da seguire. Protettore e cavaliere dall’armatura scintillante. Ed ora il suo salvatore.
[A Tribute to Clint Barton]
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Tutti i personaggi citati non mi appartengono, ma sono di proprietà Disney e Marvel.

 

Di ritorno dalla missione mai conclusa: “scrostiamo un po’ di ruggine”, eccomi con una storia del tutto incentrata su Occhio di Falco. Una liberissima rivisitazione di quello che si sa di lui dai fumetti, dai film, incentrata, soprattutto, sui rapporti che hanno determinato la sua esistenza. Dall’infanzia, fino all’età adulta. Per arrivare a ciò che ci è più o meno noto. Insomma, un piccolo omaggio a un personaggio, a mio avviso, tutto da scoprire (io, se non si fosse capito, ne sono follemente innamorata).

Il titolo si ispira a un episodio in particolare, raccontato nei comics, in cui il fratello Barney insegna a Clint a mirare e colpire bottiglie con monete da un nichelino (appunto: cinque centesimi). Un riferimento che ritornerà più o meno in ogni capitolo. Ocio.

Direi che concludiamo qui le spiegazioni. Ma non prima di presentare la splendida locandina che la talentuosa Blackmoody ha pensato per questa storia. Riempiendomi di sorpresa e lusinga! Perché ispirare una fanart del genere è stata una delle cose più carine che mi siano capitate dacché scrivo. Perciò la metto qui, in apertura di storia, così dove è giusto che stia. Con Mr. Renner nei panni del nostro conosciuto Clint Barton e il neo scoperto (almeno da parte mia) Ben Browder nei panni di Barney Barton. Mai scelte furono più azzeccate. Per vederla più grande basta cliccare direttamente sull'immagine. Ed ora direi che ci siamo veramente, orsù... Buona lettura.

 

CAPITOLO 1

[Barney]

L’erba alta gli sferzava le caviglie, frustandolo con dolorosa consapevolezza.

Non era riuscito a rivestirsi. Nemmeno presa in considerazione l’eventualità, data la fretta con cui aveva racimolato le proprie cose. Il cotone leggero del pigiama, ben misero schermo al freddo della notte. Nella tasca della giacca, solo cinque centesimi.

Barney! B-Barney, aspetta!” la sua voce rimbalzava rumorosa da un albero all’altro.

Taci.”

Il sussurro appena percepito, da qualche parte, metri di fronte a lui.

Il fratello aveva gambe più lunghe e resistenza ben maggiore della sua. E non aveva dovuto lottare con la fiacchezza di muscoli intorpiditi dal sonno.

 

La realtà era che settimane prima avevano preso la decisione di scappare. Ma la fantasia era rimasta tale a lungo, nessun progetto, nessuna reale intenzione.

Si tendeva a fantasticare di una vita lontano da quel casermone tutto stanze e regole. Di bambini pieni di moccio e pasti a orari prestabiliti. Di ronde notturne, di lezioni a suon di bastonate, di educatori dall’aria severa di chi in realtà non ha altro a cui aspirare se non quel luogo, pieno di ragazzini che detestavano e che avevano, a loro dire, solo bisogno di una sonora raddrizzata. Figli di nessuno. Potenziali ladri, poco di buono, assassini. Così come lo erano stati i loro genitori, prima di loro. Così come era comodo credere. Rendeva più semplice alzare le difese, restare distaccati, non affezionarsi, punirli.

 

Clint si era trovato fuori dalle mura nell’arco di dieci minuti. Un diversivo. Un incendio alle cucine. Una fuga di gas a dare l’allarme. Il caos, la fuga.

Barney, suo fratello, lo aveva scaraventato giù dalla branda e gli aveva rifilato un lenzuolo legato alla bell’è meglio, riempito con i vestiti del giorno prima e un paio di scarpe.

Muoviti, ce ne andiamo.”

Il ragazzino nemmeno si era reso conto di quello che stava succedendo. Lo aveva seguito, con la cieca fiducia di un fratello minore. Si era lasciato alle spalle fumo e grida. Solo una vaga sensazione di sogno. Avrebbe avuto tempo di realizzarla altrove, in un altro momento, la portata della loro decisione.

Sei stato tu?” l’unica domanda che gli aveva posto, mentre scavalcavano la recinzione. Il pensiero della sorte degli altri ragazzi, relegato in un angolo ancora intorpidito del suo cervello.

Barney non aveva risposto.

 

E ora la notte era fredda e oscura. Oscura così come può esserlo per un ragazzino di dodici anni. La minaccia dietro ogni angolo, l’immaginazione ad alimentare fervide fantasie di terrore.

Ogni albero un uomo. Il viso di Roger “Reggie” Murdoc. Il suo ghigno crudele, la mano alla cintola, la lingua uno schiocco, a simulare quella di una frusta (Di nuovo in punizione, ragazzaccio?). Quello della signorina Grace “Naso d’Aquila” Jackson, sorrisi affettati e sguardo maligno. Non avrebbe più rivisto nessuno di loro? Non avrebbe più sentito pianti notturni, scossi da incubi ricorrenti? Non più la degradazione morale e psicologica. I ricatti, le minacce?

Si concentrò sulla schiena solida del fratello. L’unica cosa concreta a dargli un senso di stabilità e calore.

Barney era tutto per lui. Fratello, amico, consigliere, padre e madre assieme. Lui che del padre ricordava solo la voce tonante e l’alito che sapeva di alcool e il peso delle sue percosse. Che della madre ricordava solo il profumo dei suoi capelli e i singhiozzi spezzati, umiliati, nella notte. Il fratello era stato il pilastro della sua vita, l’unico esempio da seguire. Protettore e cavaliere dall’armatura scintillante. Ed ora il suo salvatore.

 

Clint muoviti, vieni! Vieni a vedere.” Il ragazzo lo raggiunse, gambe doloranti e respiro affrettato. Persino deglutire, ora, gli faceva male.

Un intricato ammasso di sterpaglia e poi tendoni, tendoni a perdita d’occhio e carri coloratissimi, rischiarati dalla luce di mille luminarie.

In un’altra occasione uno spettacolo invitante.

Te lo ricordi il circo? I cartelloni appesi in città”, gli rammentò Barney, la voce velata di determinazione “Quando Stevie si è azzardato a chiedere a naso d’aquila una gita si è beccato una bacchettata sui denti”.

Clint lo ricordava, lo ricordava bene. Le labbra gonfie avevano impedito a Stevie di mangiare per due giorni.

Credevo se ne fossero andati.” Sussurrò Clint, quasi inudibile, la paura di essere scoperto.

Ma no, scemo, le locandine dicevano che sarebbero rimasti fino a fine mese.”

Il mese finisce oggi.” Gli specificò burbero, punto sul vivo.

Esattamente. E’ la nostra occasione”. Clint si volse ad osservare il fratello, confuso. La tacita richiesta di ricevere spiegazioni. “Partire con la carovana. È l’unica via di fuga che non ci costringa a rubare per tirare a campare.”

Chi ti dice che… ci vorranno con loro?”

Chi ti dice che non ci vorranno con loro?” lo rimbeccò, probabilmente alterato dal suo pessimismo. Barney era quello dei piani geniali. Detestava venissero smentiti, soprattutto quando sembrava averci ragionato con cognizione di causa. “Ci sono un sacco di animali. Chi credi che pulisca la loro merda? Chi da’ a loro da mangiare? Di certo non le star del tendone.”

Clint ora lo ascoltava interessato. Il suo modo di parlare adulto – anche con una parolaccia detta senza malizia - gli incuteva sempre un certo rispetto “Un paio di giovani braccia servono sempre. Non dovremo pretendere altro che un paio di pasti caldi al giorno e un posto dove dormire. Ci basterà questo per i primi tempi.”

Clint si chiese che cosa sarebbe successo nel caso che avessero già abbastanza giovani braccia per svolgere quelle mansioni, ma lo tenne per sé. L’ultima cosa che voleva fare era innervosire il fratello. Lui era uno di quelli che stava tutto il giorno a progettare. Lui leggeva i libri e si rimpinzava di televisione, giù nella sala comune. Sicuramente ne sapeva più del mondo di quanto ne sapesse lui.

Non lo allettava l’idea di finire, di nuovo, sballottato in una realtà di sconosciuti e nuove regole. Non ora che aveva pregustato una mezz’ora di illusoria, completa, assoluta libertà.

Si costrinse però ad annuire, manifestando il suo consenso.

Perfetto. Lascia parlare me.”

Il ragazzino rimase in silenzio. Si domandò che cosa avrebbe potuto dire, comunque.

 

Barney sembrava sicuro di sé, come sempre quando si trattava di questioni da “uomo”. Aveva imparato ad imitarne gli atteggiamenti troppo presto. Un po’ per costrizione, un po’ per emulazione. Si doveva pur sopravvivere. E lui il suo ruolo di maggiore lo aveva sempre preso fin troppo seriamente.

Prese Clint per un polso, guidandolo attraverso quello spiazzo sterrato. Il profumo di carne alla brace e selvatico a mescolarsi in una mistura ubriacante.

Forse dormono…” alluse Clint, diffidente da quella realtà del tutto estranea. Gente che dormiva in carri coloratissimi. Come gli zingari. Non gli avevano sempre detto di diffidare degli zingari?

Non sono mica orfani, non hanno orari, questi qui.” Barney lo zittì nuovamente.

Un uomo attraversò il piazzale, armato di una sola bottiglia di vino.

Barney lo puntò come una preda, gonfiando il petto, l’espressione serissima.

Buonasera!” esordì con voce potente, che purtroppo manteneva ancora quei tratti sgraziati della pubertà.

L’uomo si fermò a mezza strada, squadrandoli stranito così come si guarda una razza di animale di dubbia natura.

E voi chi diavolo siete?” l’alito alcolico palesava lo sguardo umido e le guance colorate di un rosso vivo.

Bernard e Clinton Barton.” Spiegò.

Clint fece una smorfia, odiava l’uso improprio del suo nome per intero. L’uomo che li fronteggiava sembrava aver avuto il suo stesso pensiero.

Si mise a ridere.

E che razza di nomi sono Bernard e Clinton? Da dove uscite fuori, principini?”

Barney non sembrò apprezzare lo scherno. Clint nemmeno, già pronto a ribattere aspramente all’offesa, si vide frenare con una stretta di mano, ancora artigliata al suo polso, dal fratello.

Implicita la raccomandazione che si era sentito fare così tante volte da averne la nausea.

 

Non puoi saltare addosso a tutte le persone che ti irritano, Clint.”

Non mi irritano, mi provocano!”

Dovresti imparare l’arte della diplomazia”

Diplo… che?”

Te lo spiego dopo.”

 

Si placò, ricordando come era andata a finire l’ultima volta che aveva fatto di testa sua. Era ancora lunga la strada che lo avrebbe condotto alla diplo-cosa che tanto il fratello decantava.

Stiamo cercando un lavoro.” Aggiunse Barney sbrigativamente per non dover rivelare altro.

L’uomo rise di nuovo.

Girate al largo, ragazzini, qui non c’è posto per due scappati di casa.” Doveva averne valutato l’abbigliamento e tirato le somme.

Non siamo scappati di casa. Siamo orfani. E abbiamo bisogno di un lavoro. Qui sembrate avere molto da fare. Possiamo badare agli animali, siamo bravi, lavoravamo in una fattoria.”

Clint dovette trattenersi dal dire che non era vero affatto. Avevano aiutato a strigliare i cavalli del maneggio, accanto all’orfanotrofio, ma non si poteva certo dire che sapessero come prendersi cura di un animale.

Oltre alla diplo-cosa, forse avrebbe dovuto ricevere qualche lezione sull’arte della menzogna a fin di bene.

L’uomo, per la prima volta, li scrutò con malcelato interesse.

Sentite, è inutile insistere, tanto io non posso assumere proprio nessuno, quindi vi conviene smammare e andare a cercare altrove.”

Fateci parlare con il direttore del circo.” Barney era più che determinato a proseguire quella bislacca conversazione.

Il direttore del circo ha altro a cui pensare, vi ho detto di levarvi dai coglioni. Se non lo fate con le buone…”

Clint cominciava ad avvertire un vago sentore di nausea. Voleva suggerire a Barney di lasciar perdere, di smammare, così come gli aveva suggerito quell’omone tagliato male. Se tanto gli dava tanto, vittima dell’alcool traditore, avrebbe cominciato a menar le mani, prima ancora di poter dire diplo… insomma, quella cosa lì. E il ricordo vivo, delle percosse dell’amorevole, deceduto genitore, era ancora troppo recente per non averne timore.

Ma il fratello sembrava sul piede di guerra, i muscoli tesi a un qualsiasi tipo di scontro.

La diplo… mazia! Messa da parte. Si trovò a valutare che la linea di confine fra le buone maniere e il non passare per fesso, era veramente sottile.

Mentre l’omone era altrettanto pronto a scaricare la sua accesa irritabilità e Barney aveva levato i pugni, qualcuno prese i ragazzini alle spalle, sollevandoli sulla punta dei piedi, trattenendoli per la collottola.

Ma bene bene, chi abbiamo qui, signor Duquesne?”

La sorpresa frenò entrambi i fratelli. A Barney ci volle qualche istante di troppo per reagire, Clint, preso letteralmente alla sprovvista, sembrava sedato come un gatto, fra le fauci della madre.

Sopra di loro troneggiava un singolare individuo, indossava i più clamorosi baffi neri che avessero mai visto in vita loro. Clint ci riconobbe la figura stampata sulle locandine sparse in giro per tutta la città.

Signor Carson… direttore.” Pronunciò l’uomo che li aveva ostacolati, che adesso pareva un mansueto animaletto da compagnia “i due ragazzini se ne stavano andando.”

Non è vero!” protestò Barney, dimenandosi appena “Siamo qui per cercare lavoro.”

Lavoro, mh?” l’uomo li lasciò andare entrambi per poterli valutare con aria critica.

Che tipo di lavoro? Siete atleti? Artisti? Pagliacci, forse?”

Qualsiasi tipo di lavoro, signore. Di quelli di fatica, se possono servire. Badare agli animali, nutrire i leoni.”

Un po’ gracilini per questo, ragazzini. Lo sapete quante libbre di carne al giorno deve mangiare un leone per evitare che stacchi la testa a uno dei miei addestratori?”

Barney serrò la bocca. Clint non l’aveva mai aperta.

Che facce, hai visto che facce, Duquesne?” una grassa, potente risata, forse consumata dal tabacco di troppi sigari, emerse da quelle labbra invisibili sotto i baffi, “tranquillizzatevi, dacché ho messo in piedi questo circo, i miei leoni ancora non hanno mai avuto il piacere di assaggiare carne umana.”

Clint si astenne dal tirare un sospiro di sollievo. Avrebbero sempre potuto cominciare con loro.

Come siamo messi a posti letto, signor Duquesne?” una domanda che sembrava un’accettazione del tutto inaspettata.

Siamo al c-completo, direttore. C’è la branda del vecchio Greyson… ancora calda del suo corpo consumato dalla polmonite. Ma…”

Sentito?” lo interruppe il signor Carson “Un solo posto. Se non sono io a vedere doppio, voi siete in due…”

Barney era diventato rosso dall’eccitazione.

Ci stringeremo sulla branda, signore! Ci accomoderemo in qualche modo! Quattro braccia sono meglio di due… p-potremmo persino dividere i p-pasti, non consumiamo molto.”

Carson li fissò con due occhi di brace, intensamente, a lungo, prima di scoppiare nell’ennesima risata.

Prendi nota, Duquesne. Un pasto, un posto letto, al prezzo di due. Direi che a quanto pare ho fatto un affare.”

Il signor Duquesne lo fissava un po’ instupidito. Fra l’incredulo e il confuso. Non gli era chiaro se il direttore li stesse ancora prendendo in giro oppure no.

Si preoccupi di dar loro qualcosa da mangiare.” le parole del direttore misero a tacere qualsiasi dubbio “E domattina di trovar loro qualcosa di utile da fare.”

Solo quando l’uomo tese la mano a Barney, fu chiaro che erano stati ingaggiati. Che la determinazione di Barney aveva vinto, ancora una volta.

Avrete a che fare con una delle star del nostro Show. Il signor Duquesne è un abile spadaccino, sono sicuro che saprà farvi rigar dritto... e darvi preziosi consigli per sopravvivere in questo ambiente.”

Clint non registrò quasi le dovute presentazioni: mentre stringeva la mano del direttore Carson era al fratello Barney che stava rivolgendo il suo sguardo più carico di orgoglio e gratitudine.

 

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Un ringraziamento particolare a Serena, lei sa per cosa.

  
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