Il cielo sopra Monaco è ormai di un blu intenso e gli
ultimi raggi del tramonto infuocano gli edifici della città che si stende sotto
di noi.
Mi rilasso finalmente sulla sedia mentre mio padre continua ad
ammirare lo spettacolo del giorno che si spegne, in piedi dinnanzi alla vetrata
che fa da perimetro a gran parte della sala riunioni ormai deserta appoggiato
pesantemente al suo fedele bastone.
Chiudo gli occhi e rivedo le espressioni
di quei ventidue uomini che fino a pochi minuti fa erano qui di fronte a me.
Erano entrati qui dentro, quattro ore e mezza fa, pienamente intenzionati a
farmi a pezzi. Sono usciti da quella porta lanciandomi ognuno uno sguardo
d’approvazione. Anche Kevin. Al pensiero sogghigno. Alla fine si è dovuto
arrendere anche lui. Finalmente.
Riapro gli occhi. Richard Price mi sta
fissando. E quello che vedo, per la prima volta dopo tanti anni, è uno sguardo
d’orgoglio.
Accenna un sorriso sincero. E questa, forse, è la vittoria più
grande che io abbia mai conquistato negli ultimi vent’anni.
“Ho sempre saputo
che non mi avresti mai deluso, Benjiamin.”
Sento la gola chiudermisi mentre
il peso di tutti gli anni passati a litigare scivola via, come un brutto sogno
al risveglio.
“Papà…”
Campo prova.
Siamo nervosi.
Sia io che
Zingaro.
E Kristine è visibilmente preoccupata.
Cominciamo il
riscaldamento. I movimenti sono legati, rigidi. Lo stallone non mi risponde, o
forse, più probabilmente, sono io che non mi faccio capire.
Kris non si
scompone, cerca di farmi rientrare in me dandomi ordini precisi, secchi, senza
urlarmi la rabbia che le vedo negli occhi.
Ha ragione. Ma la mia solita,
dannata paura sta di nuovo prendendo il sopravvento.
Le avevo chiesto di avvisare Benjiamin solo
all'ultimo, per scaramanzia o più probabilmente per paura. Non so se ora sia qui
ed ho il terrore di saperlo.
Marjorie e Gitano preparano il loro ingresso in campo. Sono belli,
perfetti.
Continuo ad eseguire circoli, volte, passage... Il trotto è affrettato,
il cavallo rigido, le allungate rompono in galoppi scomposti…
Decido di
fermarmi a guardare da lontano la mia amica ed il suo stallone eseguire il loro
esercizio. Mi fermo in un canto del campo, preparandomi ad ammirare il loro
splendido lavoro. Scorgo nelle file a metà della tribuna un paio di occhi di
ghiaccio che seguono intenti l’esercizio della mia bionda amica. Sorrido.
Finalmente insieme, quei due.
Uno scroscio di applausi accompagna l’uscita di
Marj e del grigio. Il suo sorriso è radioso quando Karl, sceso al volo dagli
spalti, le si avvicina per farle i complimenti. Esecuzione perfetta,
impeccabile.
Ricomincio a lavorare cercando di estraniarmi, rilassarmi. Se mi
rilasso io, si rilassa pure Zingaro. Lo sento, in questo momento non mi
sopporta. Avverte tutta la mia tensione e non ne capisce la causa. Mi fermo al
passo e incrocio il mio sguardo con quello di Kris. Mi sorride comprensiva,
facendomi cenno di calmarmi.
Un’ombra rossa mi sorpassa al trotto sostenuto, accompagnata
da una scia di profumo dolce, quasi nauseabondo. Rouge è uno spettacolo,
tanto bravo da parere telecomandato. Tanto che perfino Pamela lo riesce
a montare. Potenza dell’addestramento e del buon carattere dei
cavalli.
Mi ripassa accanto e vedo un ghigno cattivo sulle labbra perfettamente truccate.
La
rabbia mi monta dentro e sento le lacrime che stanno per riempirmi gli occhi, ma
le ricaccio indietro con decisione.
La chiamano in campo.
Fa apposta
a passare accanto a noi per poi stopparsi in un alt perfetto “ E tu pensi di
essere in grado di partecipare a questo Gran Premio? Per evitare figuracce,
sarebbe meglio se ti ritirassi!”
Amaro in bocca, sapore di sconfitta.
In
un lampo spero che lui non sia qui…
Accarezzo la criniera intrecciata e
guardo i miei amici.
Marj mi sorride incoraggiante.
Mancano due cavalli al
nostro ingresso.
Ricomincio a lavorare, senza troppa convinzione.
Una
voce mi chiama. Mi volto. Karl mi fa cenno.
Mi accosto alla cavallerizza e
gli sorrido triste mentre mi si avvicina, alzando una mano ed andando a
stringere le mie appoggiate sul garrese e chiuse sulle redini.
Cielo limpido
negli occhi del Kaiser.
“Noi abbiamo fiducia in te. Vuoi, per una volta,
averne pure tu?”
Un sorriso.
Il mio nome e quello di Zingaro chiamati alla
porta.
Respiro.
Raccolgo le redini, tiro la schiena e mi avvio
all’ingresso.
“Sono un idiota! E’ un anno che gareggiamo in vista di questo
Grand Prix! Proprio ora vado in crisi!”
Dirigo Zingaro al trotto alla destra
del rettangolo e saluto i giudici.
Alt a metà del lato lungo.
Mi sistemo
in sella aspettando il suono della campana.
Sollevo lo sguardo in direzione
dei miei amici che mi osservano dalla porta.
E un paio di occhi neri, profondi,
magnetici rapiscono tutta la mia attenzione, trascinandomi in un profondo
pozzo di tranquillità.
Fiducia.
Piena, assoluta fiducia.
Il
mondo intorno non c’è più.
La paura non c’è più.
Lui me l’aveva insegnato,
sapeva che ci sarei riuscita.
Un sorriso, un cenno del capo.
Mi rilasso e
sento che pure Zingaro si rilassa, quasi tirando un sospiro di sollievo.
“Ok,
amico…
andiamo!”
Alzo la mano destra per far partire la musica della
kur.
Esistiamo solo io, il mio stallone e la musica.
Trotti morbidi,
galoppi potenti, figure precise, cambi eleganti.
Una cosa sola, una mente
sola, è come se fosse un prolungamento naturale del mio corpo. Io penso, lui
esegue, senza la minima esitazione, danzando in armonia con quel ritmo inusuale
per una kur.
Galoppo… trotto… alt.
Felicità, soddisfazione, applausi.
Ci
dirigiamo sereni verso la porta, consci di aver dato tutto quello che
potevamo.
Incrocio il mio sguardo con quello scuro dell’ SGGK e
sorrido.
Non faccio in tempo a scendere di sella che un paio di braccia forti
mi sollevano per poi farmi roteare in aria per l’ennesima volta come
un burattino.
Un abbraccio stretto, protettivo. Un bacio lungo, tenero ed
appassionato, che vorrei non finisse mai.
Un lampo malizioso negli occhi
neri e un sorriso dolce sulle labbra “Adesso non hai più scuse per scappare…”
EPILOGO
Fuori nevica.
Monaco è ricoperta da
una spessa e soffice coltre bianca. Nessun rumore dall’esterno, solo lo
scoppiettio della legna nel camino rompe il silenzio.
Raccolgo le gambe sotto
di me, accovacciandomi contro il suo corpo caldo e ascolto il battito calmo e
regolare del suo cuore, mentre un braccio mi avvolge delicatamente in un gesto protettivo. Poso piano la mia mano su quella grande che mi stringe piano e ammiro per un istante i
riflessi delle fiamme giocare su quelle due sottili vere d’oro che differiscono
solo per dimensione.
Carezzo piano la sua. Non ha mai portato anelli, troppo
pericoloso per il suo lavoro, ma questo si è costretto a tenerlo.
Intreccia
le dita con le mie, stringendomi ancora un poco e posando un bacio sui
capelli.
Sorrido e mi ritrovo a fissare il ritratto di Zingaro che campeggia
accanto al ricordo dei Mondiali. Ad ognuna delle foto è legata una medaglia: una
d’oro e una d’argento.
Capisco che intercetta il mio sguardo. Mi solleva
piano il mento, fissandomi da vicino. Il suo respiro mi accarezza il viso mentre
un bacio dolce mi sfiora le labbra.
“Perché non torni in gara?”
Sorrido e
ricambio il bacio “A me basta montare. Non mi interessano le gare, ho già avuto
la mia soddisfazione, so di cosa siamo capaci. Ma io monto a cavallo per il
piace di farlo. Mi basta. E poi ora Zingaro ha altro a cui
pensare!”
Avvicina la fronte alla mia, quasi ridendo “Dimenticavo! Sai già come
chiamerai il puledro?”
“Mmmm… no. Ma quando vedrò il ragnetto a quattro zampe
penso che un’idea mi verrà.”
“In questo periodo non puoi montarlo,
però…”
“Diciamo che è stata una scelta dettata dalle condizioni…” mi
appoggio alla sua spalla, sorridendo furba e continuando a fissarlo.
Mi
guarda perplesso. Non ha capito. O forse, come il suo solito, quando ha a che
fare con certe cose, non vuole capire. Non cambierà mai.
Guido la sua
mano sul mio ventre ed avvicino le labbra alle sue “Diciamo che per i prossimi mesi
è sconsigliabile che monti…”
Un bacio a fior di labbra, il suo respiro che si
spezza mentre sento il cuore che accelera.
In una frazione i secondo mi
ritrovo in aria mentre la sua risata riempie il silenzio della casa.
Quando
stacca la bocca dalla mia posso finalmente vedere gli occhi neri splendere di
felicità.
Riprendo fiato e lo canzono “Ringrazio il cielo che tra qualche
mese saremo troppo pesanti perché tu ci strapazzi a questo modo!”
Malizia divertita e un sorriso furbo “Vorrà dire che ne approfitterò ora.”
Un altro
giro.
Un altro bacio.
Le braccia forti che mi stringono con delicata
fermezza.
Una certezza che si riconferma.
Se gli angeli
custodi esistono, io ho trovato il mio.
E così, eccoci giunti alla
fine di questa ff.
Dopo due anni dalla sua prima stesura, finalmente
sono riuscita a postarla tutta e mi sembra quasi un miracolo. Un pochino, lo
ammetto, mi mancherà^^
Grazie a chi ha avuto la pazienza di seguirla
e recensirla. Grazie a chi l'ha messa tra i preferiti e a chi l'ha anche
soltanto letta.
Grazie a chi mi è stata vicina e mi ha spronata a continuare
a scrivere, a chi mi ha dato le botte in testa che meritavo e che mi tiravano
fuori regolarmente dai momenti di sconforto nei quali mi caccio
periodicamente.
La "Elena" di questa storia ha molti, moltissimo di me e del
mio carattere, a volte pure troppo. Spero che l'aver messo un pezzettino del mio
cuore in questo lavoro abbia contribuito ad emozionarvi almeno un po'.
Tecnicamente non è il mio lavoro migliore, di certo è quello a cui tengo di più
in assoluto.
Grazie di cuore a tutti
eos75