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Autore: eos75    12/07/2008    12 recensioni
Può l'obiettivo di una macchina fotografica leggere nel cuore delle persone? E' quello che scoprirà il più forte portiere della Bundesliga! Tra fotografie, partite e allenamenti, la storia di un'amicizia molto particolare.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo sopra Monaco è ormai di un blu intenso e gli ultimi raggi del tramonto infuocano gli edifici della città che si stende sotto di noi.
Mi rilasso finalmente sulla sedia mentre mio padre continua ad ammirare lo spettacolo del giorno che si spegne, in piedi dinnanzi alla vetrata che fa da perimetro a gran parte della sala riunioni ormai deserta appoggiato pesantemente al suo fedele bastone.
Chiudo gli occhi e rivedo le espressioni di quei ventidue uomini che fino a pochi minuti fa erano qui di fronte a me. Erano entrati qui dentro, quattro ore e mezza fa, pienamente intenzionati a farmi a pezzi. Sono usciti da quella porta lanciandomi ognuno uno sguardo d’approvazione. Anche Kevin. Al pensiero sogghigno. Alla fine si è dovuto arrendere anche lui. Finalmente.
Riapro gli occhi. Richard Price mi sta fissando. E quello che vedo, per la prima volta dopo tanti anni, è uno sguardo d’orgoglio.
Accenna un sorriso sincero. E questa, forse, è la vittoria più grande che io abbia mai conquistato negli ultimi vent’anni.
“Ho sempre saputo che non mi avresti mai deluso, Benjiamin.”
Sento la gola chiudermisi mentre il peso di tutti gli anni passati a litigare scivola via, come un brutto sogno al risveglio.
“Papà…”

 

Campo prova.
Siamo nervosi.
Sia io che Zingaro.
E Kristine è visibilmente preoccupata.
Cominciamo il riscaldamento. I movimenti sono legati, rigidi. Lo stallone non mi risponde, o forse, più probabilmente, sono io che non mi faccio capire.
Kris non si scompone, cerca di farmi rientrare in me dandomi ordini precisi, secchi, senza urlarmi la rabbia che le vedo negli occhi.
Ha ragione. Ma la mia solita, dannata paura sta di nuovo prendendo il sopravvento.
Le avevo chiesto di avvisare Benjiamin solo all'ultimo, per scaramanzia o più probabilmente per paura. Non so se ora sia qui ed ho il terrore di saperlo.
Marjorie e Gitano preparano il loro ingresso in campo. Sono belli, perfetti.
Continuo ad eseguire circoli, volte, passage... Il trotto è affrettato, il cavallo rigido, le allungate rompono in galoppi scomposti…
Decido di fermarmi a guardare da lontano la mia amica ed il suo stallone eseguire il loro esercizio. Mi fermo in un canto del campo, preparandomi ad ammirare il loro splendido lavoro. Scorgo nelle file a metà della tribuna un paio di occhi di ghiaccio che seguono intenti l’esercizio della mia bionda amica. Sorrido. Finalmente insieme, quei due.
Uno scroscio di applausi accompagna l’uscita di Marj e del grigio. Il suo sorriso è radioso quando Karl, sceso al volo dagli spalti, le si avvicina per farle i complimenti. Esecuzione perfetta, impeccabile.
Ricomincio a lavorare cercando di estraniarmi, rilassarmi. Se mi rilasso io, si rilassa pure Zingaro. Lo sento, in questo momento non mi sopporta. Avverte tutta la mia tensione e non ne capisce la causa. Mi fermo al passo e incrocio il mio sguardo con quello di Kris. Mi sorride comprensiva, facendomi cenno di calmarmi.
Un’ombra rossa mi sorpassa al trotto sostenuto, accompagnata da una scia di profumo dolce, quasi nauseabondo. Rouge è uno spettacolo, tanto bravo da parere telecomandato. Tanto che perfino Pamela lo riesce a montare. Potenza dell’addestramento e del buon carattere dei cavalli.
Mi ripassa accanto e vedo un ghigno cattivo sulle labbra perfettamente truccate.
La rabbia mi monta dentro e sento le lacrime che stanno per riempirmi gli occhi, ma le ricaccio indietro con decisione.
La chiamano in campo.
Fa apposta a passare accanto a noi per poi stopparsi in un alt perfetto  “ E tu pensi di essere in grado di partecipare a questo Gran Premio? Per evitare figuracce, sarebbe meglio se ti ritirassi!”
Amaro in bocca, sapore di sconfitta.
In un lampo spero che lui non sia qui…
Accarezzo la criniera intrecciata e guardo i miei amici.
Marj mi sorride incoraggiante.
Mancano due cavalli al nostro ingresso.
Ricomincio a lavorare, senza troppa convinzione.
Una voce mi chiama. Mi volto. Karl mi fa cenno.
Mi accosto alla cavallerizza e gli sorrido triste mentre mi si avvicina, alzando una mano ed andando a stringere le mie appoggiate sul garrese e chiuse sulle redini.
Cielo limpido negli occhi del Kaiser.
“Noi abbiamo fiducia in te. Vuoi, per una volta, averne pure tu?”
Un sorriso.
Il mio nome e quello di Zingaro chiamati alla porta.
Respiro.
Raccolgo le redini, tiro la schiena e mi avvio all’ingresso.
“Sono un idiota! E’ un anno che gareggiamo in vista di questo Grand Prix! Proprio ora vado in crisi!”
Dirigo Zingaro al trotto alla destra del rettangolo e saluto i giudici.
Alt a metà del lato lungo.
Mi sistemo in sella aspettando il suono della campana.
Sollevo lo sguardo in direzione dei miei amici che mi osservano dalla porta.
E un paio di occhi neri, profondi, magnetici rapiscono tutta la mia attenzione, trascinandomi in un profondo pozzo di tranquillità.
Fiducia.
Piena, assoluta fiducia.
Il mondo intorno non c’è più.
La paura non c’è più.
Lui me l’aveva insegnato, sapeva che ci sarei riuscita.
Un sorriso, un cenno del capo.
Mi rilasso e sento che pure Zingaro si rilassa, quasi tirando un sospiro di sollievo.
“Ok, amico… andiamo!”
Alzo la mano destra per far partire la musica della kur.
Esistiamo solo io, il mio stallone e la musica.
Trotti morbidi, galoppi potenti, figure precise, cambi eleganti.
Una cosa sola, una mente sola, è come se fosse un prolungamento naturale del mio corpo. Io penso, lui esegue, senza la minima esitazione, danzando in armonia con quel ritmo inusuale per una kur.
Galoppo… trotto… alt.
Felicità, soddisfazione, applausi.
Ci dirigiamo sereni verso la porta, consci di aver dato tutto quello che potevamo.
Incrocio il mio sguardo con quello scuro dell’ SGGK e sorrido.
Non faccio in tempo a scendere di sella che un paio di braccia forti mi sollevano per poi farmi roteare in aria per l’ennesima volta come un burattino.
Un abbraccio stretto, protettivo. Un bacio lungo, tenero ed appassionato, che vorrei non finisse mai.
Un lampo malizioso negli occhi neri e un sorriso dolce sulle labbra “Adesso non hai più scuse per scappare…”

                                                                                                                                 

                                                                     EPILOGO 

Fuori nevica.
Monaco è ricoperta da una spessa e soffice coltre bianca. Nessun  rumore dall’esterno, solo lo scoppiettio della legna nel camino rompe il silenzio.
Raccolgo le gambe sotto di me, accovacciandomi contro il suo corpo caldo e ascolto il battito calmo e regolare del suo cuore, mentre un braccio mi avvolge delicatamente in un gesto protettivo. Poso piano la mia mano su quella grande che mi stringe piano e ammiro per un istante i riflessi delle fiamme giocare su quelle due sottili vere d’oro che differiscono solo per dimensione.
Carezzo piano la sua. Non ha mai portato anelli, troppo pericoloso per il suo lavoro, ma questo si è costretto a tenerlo.
Intreccia le dita con le mie, stringendomi ancora un poco e posando un bacio sui capelli.
Sorrido e mi ritrovo a fissare il ritratto di Zingaro che campeggia accanto al ricordo dei Mondiali. Ad ognuna delle foto è legata una medaglia: una d’oro e una d’argento.
Capisco che intercetta il mio sguardo. Mi solleva piano il mento, fissandomi da vicino. Il suo respiro mi accarezza il viso mentre un bacio dolce mi sfiora le labbra.
“Perché non torni in gara?”
Sorrido e ricambio il bacio  “A me basta montare. Non mi interessano le gare, ho già avuto la mia soddisfazione, so di cosa siamo capaci. Ma io monto a cavallo per il piace di farlo. Mi basta. E poi ora Zingaro ha altro a cui pensare!”
Avvicina la fronte alla mia, quasi ridendo  “Dimenticavo! Sai già come chiamerai il puledro?”
“Mmmm… no. Ma quando vedrò il ragnetto a quattro zampe penso che un’idea mi verrà.”
“In questo periodo non puoi montarlo, però…”
“Diciamo che è stata una scelta dettata dalle condizioni…”  mi appoggio alla sua spalla, sorridendo furba e continuando a fissarlo.
Mi guarda perplesso. Non ha capito. O forse, come il suo solito, quando ha a che fare con certe cose, non vuole capire. Non cambierà mai.
Guido la sua mano sul mio ventre ed avvicino le labbra alle sue “Diciamo che per i prossimi mesi è sconsigliabile che monti…”
Un bacio a fior di labbra, il suo respiro che si spezza mentre sento il cuore che accelera.
In una frazione i secondo mi ritrovo in aria mentre la sua risata riempie il silenzio della casa.
Quando stacca la bocca dalla mia posso finalmente vedere gli occhi neri splendere di felicità.
Riprendo fiato e lo canzono “Ringrazio il cielo che tra qualche mese saremo troppo pesanti perché tu ci strapazzi a questo modo!”
Malizia divertita e un sorriso furbo  “Vorrà dire che ne approfitterò ora.”
Un altro giro.
Un altro bacio.
Le braccia forti che mi stringono con delicata fermezza.
Una certezza che si riconferma.
Se gli angeli custodi esistono, io ho trovato il mio.




E così, eccoci giunti alla fine di questa ff. 
Dopo due anni dalla sua prima stesura, finalmente sono riuscita a postarla tutta e mi sembra quasi un miracolo. Un pochino, lo ammetto, mi mancherà^^
Grazie a chi ha avuto la pazienza di seguirla e recensirla. Grazie a chi l'ha messa tra i preferiti e a chi l'ha anche soltanto letta.
Grazie a chi mi è stata vicina e mi ha spronata a continuare a scrivere, a chi mi ha dato le botte in testa che meritavo e che mi tiravano fuori regolarmente dai momenti di sconforto nei quali mi caccio periodicamente.
La "Elena" di questa storia ha molti, moltissimo di me e del mio carattere, a volte pure troppo. Spero che l'aver messo un pezzettino del mio cuore in questo lavoro abbia contribuito ad emozionarvi almeno un po'. Tecnicamente non è il mio lavoro migliore, di certo è quello a cui tengo di più in assoluto.
Grazie di cuore a tutti
eos75

 

 

   
 
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