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Autore: ToraStrife    12/04/2014    0 recensioni
[Capitan Harlock/One Piece]
Il protagonista di un anime del passato, ambientato nel futuro, che incontra il protagonista di un anime del futuro (moderno, diciamo), ambientato nel passato?
Dove mai si è cacciata, stavolta, la ciurma di Cappello di Paglia?
Ma tutto è possibile, quando si parla di pirati, yarr!!
Seconda classificata al contest "INCONTRI/SCONTRI IMPROBABILI, O QUASI... " indetto da S.Elric
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Franky, Roronoa, Zoro, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harlock Piece 3
One Piece of Harlock

Le scene tagliate
(2 di 2)


* CIAK!
*

Dopo la riparazione della volta scorsa, Yattaran e Franky avevano capito che era meglio dedicare il tempo sulla nave in modi meno... produttivi.
Quindi lasciando stare il modellismo (Yattaran sarebbe morto di crepacuore se i suoi aereoplani fossero stati modificati, anzi, manomessi nella stessa maniera devastante di Analyzer, anche se un biplano con missili esplosivi poteva anche essere una buona cosa), propesero per il più classico dei passatempi da uomini: bere.

L'umano cicciottello rimase stupito dal fatto di come il cyborg, nonostante le componenti tecnologiche di fattura artigianale e obsoleta, fosse stato capace di costruirsi  in maniera tanto sofisticata e funzionale.

Un paradosso vivente, alimentato dal fatto che la sua fonte di energia fosse una sostanza particolare: la "cola".

- Ma la Cola non è una bevanda da veri uomini. - Protestò Yattaran, vedendo l'amico che si attaccava nel corpo quell'ambiguo beverone, che aveva a sua volta provato ad assaggiare: amaro come una medicina, insoddisfacente come l'analcolico che era.
- Prova questa! - Esclamò  il piccolo pirata spaziale, mentre strappava via il flacone dal corpo di Franky e lo sostituiva con una sana bottiglia di saké.

Prima che il cyborg potesse spiegare gli effetti collaterali dell'impiantare come combustibile una sostanza diversa da quella consueta, il suo corpo cominciò ad avvertire uno strano cambiamento nella personalità.

I due Capitani Harlock e Rufy,  sopraggiunti successivamente sulla scena parleranno con un certo imbarazzo di un cyborg dai capelli blu, con una cravatta legata in fronte e un kiseru in bocca, ballare completamente nudo, mentre strategicamente, copriva la parte intima alternando al passaggio due vassoi circolari neri.

A fianco a lui, Yattaran, inebriato da un'evidente consumo di pregiato vino di riso giapponese, applaudiva l'esibizione, contento di come il suo amico avesse finalmente imparato appieno gli usi e consumi di un vero party alcolico della madre patria nipponica.

O perlomeno, di quello che se ne vedeva negli anime.

Rufy in realtà liquidò il tutto con una risata: Franky era un habitué delle esibizioni naturiste. Ma certamente non aveva mai detto di saper ballare così bene.
Doveva essere una cosa davvero divertente.
E infatti, una malsana idea gli attraversò il vuoto cranio.

- Che dici, Harlock, ci uniamo? - Mentre cominciava anche lui a spogliarsi.

Harlock si limitò a scuotere la testa.





* CIAK! *


I due spadaccini si guardarono negli occhi.
Zoro non aveva saputo resistere a quella tentazione: voleva assolutamente saggiare la potenza di quella lama.
Se lui era un capitano ed aveva quella strana spada, capace di tagliare ogni cosa e lanciare fasci luminosi in grado di bucare il metallo, doveva per forza essere un bravissimo schermidore.

Infilò l'elsa di una spada in bocca e brandì le altre due, alzando le braccia come le ali di un cigno.

L'avversario si era limitato a tirare fuori l'arma, e a tenerla puntata su di lui.

Fu un attimo, un incrocio di sguardi, e la sfida iniziò.

Zoro scattò in avanti e chiuse le braccia, piroettando su sé stesso.

L'aria venne sferzata da due, cinque, dieci fendenti.
Le lame sibilarono e tintinnarono nel cozzare l'una contro l'altra.
Poi il silenzio.
Dopo una pausa che sembrò eterna, Zoro fece un balzo all'indietro.
Harlock era con ancora la Gravity Sword puntata.
Fu un attimo, e quest'ultima cominciò a scomporsi, cadendo pezzo per pezzo, come un salame tagliato a fette.
Harlock osservò con sconcerto il moncherino che gli era rimasto in mano.

- Eh, - Commentò con Zoro soddisfazione. - Non era poi questo granché.

Sopraggiunse Nami, che freddò lo spadaccino sulla testa con un ventaglio di carta.




* CIAK! *


Harlock ebbe finalmente la sua arma scrupolosamente riparata.
Bastava semplicemente non far caso ai pietosi pezzi di nastro adesivo che si vedevano a tratti sulla lama.

Eppure, il Capitano era di nuovo in posizione, la Gravity Sword sfoderata, e puntata verso un avversario.

- Ancora una sfida? - Domandò Rufy, sopraggiunto sulla scena. - E' ancora Zoro?

- No! - Negò Nami, mostrando il corpo esanime dello spadaccino di bordo, con il bernoccolo della scena precedente ben visibile.

- Ma, allora, chi? - Chiese di nuovo Rufy, ad Harlock.

- Me lo sto chiedendo anche io. - Rispose quest'ultimo. - Tra l'altro, non l'ho neppure mai visto.

La Gravity stava puntando in direzione di uno strano giovanotto, anche lui con una cicatrice sul volto.

- Sei forse anche tu un Capitano? - Chiese Rufy, notando quel particolare.

- Non so di cosa stiate parlando. - Rispose il ragazzo dai capelli castani.

Era vestito di una giacchetta in pelle nera, con il colletto in pelliccia.
A sua volta, stava puntando anche lui un'arma contro il Capitano Harlock.
Ed era proprio sulle armi che verteva l'interesse dello sconosciuto.

- Ho sentito che quella che hai in mano è una spada e contemporaneamente un'arma da fuoco, dico bene?

- E se fosse? - Chiese Harlock.

- E' certamente una Gunblade che non ho mai visto. Ero curioso di saggiarne la potenza.

Rufy e Harlock osservarono l'arma del duellante: in effetti, era anch'essa un ibrido di arma da taglio e da fuoco.

- Posso sapere almeno il nome di chi mi ha sfidato a duello? -  Domandò Harlock.

- Chiedo scusa. - Rispose l'avversario, accortosi di non essersi ancora presentato. - Mi chiamo Squall Leonhart, e sono un Seed...

- Seed, avete detto? - Si intromise la voce di un cicalino.

Un altro cicalino, questa volta la voce di Yuki dal ponte di comando, spiegò la presenza del nuovo intruso.

- Capitano, un Robot umanoide ha appena fatto la sua apparizione davanti all'Arcadia.

- Mi chiamo Shin Asuka. - Si presentò lo sconosciuto sul cicalino. - E sto pilotanto il Gundam che potete vedere qua fuori. - E senza aspettare risposta, venne subito al dunque. - Qualcuno di voi ha parlato di Seed, dico bene? Voglio sapere il vostro legame con essi!

- Non so chi tu sia. - Rispose Squall, seccato. - Ma non ti intromettere, abbiamo un duello da finire.

- La devo interpretare come una provocazione? - Chiese Asuka. - E' una dichiarazione di guerra?

Franky approfittò per intromettersi a sua volta. - Un robottone ci attacca? Super! E' venuto il momento di far entrare in azione Super Franky Z!

- Tagliate la scena, per favore. - Disse infine Harlock, stufo di tutto. - Ci sono troppe guest stars.





* CIAK! *
 
Nami e Robin fecero finalmente conoscenza con gli angeli dell'Arcadia, tali Yuki e Meeme.

- Buongiorno a voi.

- Salve.


- Buona giornata.

- Salute a voi.


Le parole cortesi però non si accompagnavano al calore dovuto di un clima accogliente. Tutti i saluti apparivano freddi, secchi, quasi ostili.

Nico, con il cappello da cowboy e la giacchetta aderente, lo sguardo tranquillo e quasi incurante di chi ha a portata di mano un libro e non vede l'ora di consumarlo a furia di leggerlo. Era forse la donna più tranquilla del quartetto.

Nami, il sorriso di cortesia sui capelli sciolti e selvaggi, con quel top di bikini che nascondeva poco o nulla della sua ritrovata femminilità, quasi a voler mostrare al mondo della sua anima, orgogliosa delle sue capacità, del suo ingegno e della perseveranza con la quale aveva guidato ed era stata guidata a sua volta dalla ciurma del celeberrimo Cappello di Paglia.

Le due selvatiche del gruppo si contrapponevano agli sguardi di malcelata disapprovazione da parte di Yuki, vestita rigidamente dell'uniforme di bordo, osservatrice scrupolosa del decoro di un sia pur così informale equipaggio come quello dell'Arcadia. Il suo ruolo di ufficiale le imponeva tuttavia un'immagine da difendere, immagine di cui evidentemente le due ospiti non si preoccupavano affatto.

Meeme, in apparenza la più indifferente del quartetto, aveva tuttavia anche lei qualche riserva a riguardo delle ospiti.
Se un cuoco eccessivamente premuroso e uno... zombie decisamente stravagante erano giustificati dalla loro incostante natura di ... maschi, tale spregiudicatezza stonava rispetto a due donne, facendole sembrare, paradossalmente, veri e propri ceffi (non 'cessi') usciti da qualche romanzo di Salgari.

In disparte, Uosopp e Yattaran commentavano la scena.

- Non mi sembra che Nico e Nami siano molto gradite dalle vostre colleghe. - Osservò il modellista, mentre fingeva di far volare un aeromodello.

- Dev'essere il classico astio tra donne di cui si parla sempre tanto. - Ipotizzò Uosopp.

- Non avete capito nulla. - Si intromise una terza voce.

Era Zoro, appoggiato a una parete, mentre osservava con un occhio aperto la scena, mentre l'altro era ancora rinchiuso in un pigro sonno.

- E allora cosa sarebbe? - Chiesero in coro gli altri due.

La risposta di Zoro fu semplice e illuminante.

- Questione di tette.

Doveva infatti essere stato uno di quei pochi momenti in cui dei personaggi di manga stavano maledicendo lo stile del loro mangaka di origine.

In questo caso, lo stile filiforme di Matsumoto contro quello tondeggiante di Oda.  ("Ingiustizia" che verrà poi riparata solo nel film di Harlock in 3D).


* CIAK! *

Sanji stava borbottando di malumore , mentre sminuzzava i cetrioli sul tagliere.
Aveva incontrato su quella nave due belle signorine, il cui servizio e riverenza rappresentavano l'apoteosi della sua aspirazione.

Quando gli avevano parlato di una cuoca, forse si era montato delle aspettative un po' troppo elevate.

Ma mai si sarebbe immaginato di incontrare quella lì come collega di bordo.
E la cosa più temibile era che, dato il ruolo, ci condivideva praticamente tutta la giornata.

La vecchia Mazu-san stava rivivendo una seconda giovinezza.
Mai si sarebbe immaginata di poter condividere tanti attimi con un così bel giovanotto. E dal modo in cui la guardava, doveva essersi sicuramente innamorato di lei.

L'anziana signora si gingillava nelle sue fantasie, mentre distrattamente rigirava il mestolo nel pentolone, non accorgendosi di quanto tempo passasse.

Era così incurante del resto del mondo che solo un secondo troppo tardi che il contenitore della zuppa, forse appoggiato male, si stava ribaltando verso di lei, pronto a vomitare addosso alla povera signora tutto il contenuto ustionante.

Fu un attimo. Come un cavaliere in armatura, il giovanotto era scattato in avanti per prenderla di peso e portarla via dal pericolo.
Si rese conto che due forti braccia la tenevano per aria come quando era fanciulla e mieteva cuori su cuori.
Si senti avvampare di rossore dalla testa ai piedi. Poi si accorse che il biondo aveva subito l'ustione al suo posto.

- Oh, cielo. Che disastro. Per colpa mia lei si è...

- Non è nulla, signora. - Disse galantemente Sanji, appoggiandola delicatamente a terra.

- Lasci almeno che le pulisca i pantaloni. - Si offrì la vecchia Mazu.

-
NO! - Urlò d'istinto Sanji, correggendosi con un: - No, grazie, faccio da solo.


Fuori dalla cucina, Sanji tirò un sospiro di sollievo, espirando il fumo della sigaretta che si era appena acceso.
Scampato pericolo, si disse. Era una vecchietta simpatica ed un'ottima cuoca, ma decisamente appiccicosa.
Poi chissà dove avesse la testa, in quel momento: aveva anche rischiato di farsi male.
L'ustione ricevuta al posto suo non lo impensieriva: era una bazzeccola, rispetto alle ferite riportate negli innumerevoli combattimenti con i peggiori pirati del mondo.
La cosa più seccante era stato il cibo sprecato.
Il fiume di pensieri si interruppe quando si accorse di  qualcuno, che, sperando di non essere notato, stava sgattaiolando verso la porta della cucina.

Al cuoco, già nervoso di suo, bastò uno sguardo particolarmente torvo per spaventare il povero gatto del Dottore e metterlo in fuga.

L'impresa venne raggiunta da un complimento di Mazu-san, sopraggiunta sulla porta, due coltelli da cucina in pugno, per accogliere l'ennesimo tentativo di furto dei salami.

- Lei è davvero formidabile. - Cinguettò. - Quel gattaccio di solito riesce sempre a farla franca. E non l'ho ancora ringraziata per prima.

- Non c'è niente di cui ringraziarmi. - Si schernì, portando la sigaretta alla bocca. - Rientriamo per finire di cucinare?

- Questo è lo spirito! - Proclamò la cuoca con rinnovato entusiasmo.
Improvvisamente, la cuoca agitò per aria i coltelli da cucina, poi si voltò e rientrò in cucina.
Non prima di aggiungere: - A proposito, è vietato fumare negli ambienti culinari.
Sanji osservò sorpreso la sigaretta scomporsi in piccoli pezzetti.
Si apprestò a buttare via il resto del mozzicone, mentre rispondeva ubbientemente. - Sì, madame.


* CIAK! *

L'ultima battaglia era stata cruenta, e le Mazoniane erano rimaste sconfitte come al solito.
Erano tuttavia riuscite a fare prigioniero uno dell'equipaggio.

La regina Raflesia, appariscente nel suo contrasto tra pella chiara e capelli scuri, accolse la notizia con soddisfazioni.

- Molto bene, -  Disse, - Sarà certamente un'ottima occasione per costringerlo a parlare e a dirci i segreti dell'Arcadia.

- E se si dovesse rifiutare? - Obiettò il comandante Cleo.

- Ovviamente morirà. Il suo destino sarà quello di servirci o perire.

Il discorso venne interrotto dall'apparire di una soldatessa Mazone

- Somma Regina Raflesia, il prigioniero si è offerto di sua spontanea volontà di servire la nostra causa.

- Tanta repentinità è sospetta. - Fu il commento del Comandante Cleo. - E' certamente un trucco.

- Nessun trucco! - Cinguettò una voce soave.

Era Sanji, con gli occhi a cuoricino e l'andatura euforica.


- La mia vita d'ora in poi sarà dedicata a servirvi e a riverirvi!

Senza neppure rendersene conto, la sovrana e il comandante si ritrovarono su delle sdraio con in mano rispettivi bicchieri pieni di ghiaccio e cocktail di frutta analcolici, con tanto di cannucce e ombrellini di carta.

Il cuoco continuava allegramente ad agitarsi su e giù per la sala del trono, adempiendo a tutta una serie di accorgimenti per il completo confort: un ventaglio per rinfrescare l'aria, un lieve incenso acceso per rendere gradevoli gli odori, alcuni cuscini per accomodare la postura rigida delle ospiti.

Dentro di sé, Sanji si sentiva davvero felice. Per anni aveva invidiato quella volta in cui Rufy era volato in un'isola deserta, completamente abitata da amazzoni. E invece lui, che aveva dovuto subire l'umiliazione di capitare su un'isola di travestiti, e finire per vivere abbigliato come uno di loro.

Adesso invece era lui ad essere finito in mezzo a un popolo interamente formato da femmine. Avrebbero potuto torturarlo e ucciderlo, il cuoco sarebbe morto felice, da così delicate e gradevoli mani.

Ignorando le sue elucubrazioni, la Regina Raflesia e il Comandante Cleo si scambiarono un'occhiata confusa.

E mai  il Comandante avrebbe immaginato di  udire tali parole da parte di una sovrana inflessibile e impavida come la sua regina.

- Questo umano è inquietante.



* CIAK! *

Era la piratessa più affascinante che mai avesse solcato lo spazio.
Il suo aspetto seducente e ammaliante pietrificava ogni uomo che la incontrasse, incapace di resistere al suo sfavillante fascino magnetico.
La sua fama di predatrice di tesori come di uomini la resero nota nell'universo come Regina dei Pirati Spaziali.
Il suo nome era Boa Hanc...

- Un momento! - Protestò qualcuno.

- Chi osa obiettare? - Sibilò Boa, interrotta sulla sua descrizione da parte del narratore. - Chi è il suo nome?

- Chi saresti tu, piuttosto? - Domandò a sua volta la nuova venuta.

La prosperosa piratessa guardò dall'alto in basso quell'intrusa che osava sfidare nientemeno che una dei Sette.
La squadrò con sprezzo: bionda con i capelli che arrivavano fino al sedere, un sedere insipido, in linea con il resto del corpo, povero di qualsivoglia curva. Era un corpo sì, seducente, ma anche perfettamente anonimo, decisamente non in grado di competere con una prosperità mozzafiato come la sua.
Lo sguardo era la cosa più odiosa: quegli occhi freddi, apparentemente indifferenti, ma tuttavia carichi dell'ostilità di chi sa il fatto suo, di chi non teme i pericoli che si trova di fronte.
L'aria della perfettina vissuta che crede di aver visto l'universo e di aver portato a casa abbastanza esperienze per potersi considerare una donna di mondo, anzi, di spazio.
E soprattutto le poteva leggere, sempre nelle iridi cristalline, ombreggiate da quelle ciglia esagerate, un lieve disprezzo per il suo abbigliamento discinto e scoperto.
Le labbra sembravano pronte per proferire dubbie prediche sulla moralità e sulla dignità dei vestiari, ma era evidente che fosse l'ennesima ragazza stecchino invidiosa della sua bellezza, perché Boa, lo sapeva, era lei la più bella.
E a proposito di bellezza, quella cicatrice che deturpava la nuova arrivata, la rendeva oltremodo inguardabile.

E pur tuttavia  quella ragazzina aveva avuto il coraggio non solo di intromettersi nella narrazione, ma aveva anche controbattuto a una sua domanda con un'altra!

- Mi chiamo Boa Hancock. - Proferì, tacendo un sarcastico "Soddisfatta?"
per aver risposto alla domanda. Rimase poi in silenzio, in attesa che l'altra si presentasse a sua volta.

- Io mi chiamo Esmeralda.

Le due si guardarono freddamente, mentre scintille di astio reciproco partivano dai rispettivi sguardi.

In disparte, Uosopp, Chopper, Maji, il meccanico di bordo, e Yattaran osservavano in disparte la scena con cautela e timore.

- Qua si mette male....

* CIAK! *


Sala macchine dell'Arcadia.

Maji, il meccanico di bordo, bandana con il teschio pirata e una barbetta sottile che gli circondava la faccia, ascoltava con interesse le congetture del nuovo arrivato.
Quell'uomo dai capelli azzurri, con il corpo completamente automatizzato, era una vera curiosità vivente a vedersi, per ogni appassionato di meccanica.
Ma la sua testa era ancora più interessante.
Le idee e le proposte per miglioramenti venivano fuori a raffica.
Quell'ospite doveva certo essere un genio della meccanica e della cibernetica.
Era quasi tentato di dare retta alle proposte di miglioramento da parte di Franky, tale era il nome del fenomeno.

"Una Arcadia alimentata a cola sarebbe certamente un gran risparmio energetico, e viaggerebbe più veloce e leggera."

"Voi usate caccia spaziali come armi, e se invece usaste in astronavi strasformabili in umanoidi, più versatili nei combattimenti, come già mostrato con Super Franky Z. O perché non addirittura degli ibridi?"  (stile Macross nda)

"Ma perché porsi limiti? Perché non fare in modo che l'Arcadia potesse trasformarsi in un unico, solo robot gigante?"       

- Eccolo, immobilizzatelo! - Urlò una voce esterna.

Era Yattaran, insieme ad uno stuolo di compagni, accompagnato da Nami, Zoro e Chopper.

Un veloce lavoro di catene e bavaglio, e il pericolo venne finalmente neutralizzato.

- Chopper, - Avvertì Nami. - Imbottiscilo di sedativi, mi raccomando.

- Subito! - Obbedì la renna, mettendo un flacone gigante di sonnifero nel compartimento energetico del cyborg, le cui proteste cessarono poco dopo.

- Forse adesso potremo finalmente considerarci al sicuro. - Sentenziò Zoro, anche se tradiva un'espressione relativamente scettica.

Maji osservò la situazione senza fiatare, e senza osare intervenire.
Quando il gruppo sparì insieme al prigioniero, un gran silenzio regnò nella sala macchine, rotto solo dai consueti rumori di sottofondo.
Il meccanico di bordo lasciò che le ambiziose parole del collega si perdessero nel dimenticatoio, per poi sospirare e tornare alla familiare realtà di sempre.


* CIAK! *



- Allora, come sta Franky? - Chiese Zoro.

- Dorme come un angioletto. - Rispose il Dottor Zero.

- Dovrebbe essere a posto per le prossime quarantotto ore. - Precisò Chopper.

- Meno male. - Sospirò Yattaran. - Il vostro amico con le sue idee 'geniali' stava combinando un sacco di pasticci.

- Ti ricordo che uno di questi "pasticci" aveva visto la tua complicità. - Commentò freddamente Zoro.

Yattaran, rise nervosamente, sentendosi osservato, in particolare ebbe l'impressione di star subendo un'occhiataccia da Nami.
Si accorse però che era solo un'impressione: la donna non lo stava affatto guardando, anzi, non stava prendendo affatto parte al discorso.
Aveva piuttosto lo sguardo perso nel vuoto, con l'espressione assente.

- Nami, c'è qualcosa che non va?

- Eh? - Rispose Nami, riportata alla realtà. - Dicevate?

- Parlavamo delle idee stravaganti di Franky. - Spiegò Yattaran.

- Eh? - Poi, la ragazza dai capelli arancio parve afferrare il nesso. - Ah, sì, Franky... sì erano davvero stravaganti. - Liquidò con scarso interesse, tornando a perdersi nei suoi pensieri.

- Nami? - Chiese Zoro. - Di solito  quello con la testa vuota è il nostro Capitano. Adesso ti ci metti tu?

- Da che pulpito! - Rispose la collega, con il tono indignato di chi si è fatto fare la predica da uno che non sarebbe neppure riuscito ad uscire dalla cabina, dato il suo nullo senso dell'orientamento. E si giustificò. - Stavo congetturando sul modo di poter fare delle bolle d'aria con il Clima Sansetsukon
. Potrebbe essere un'ottima idea per far risparmiare sulle tute spaziali e...

- Non ti ci mettere anche tu! - Protestò il resto del gruppo.



* CIAK! *


Sanji venne prontamente liberato con un'incursione nel territorio delle Mazoniane. La difficoltà maggiore fu la scarsa collaborazione da parte dell'ostaggio sull'essere recuperato, cosa che costrinse Rufy a liquidarlo con un bernoccolo sulla testa.


Quando il cuoco rinvenne erano appena saliti sull'Arcadia, ma nonostante il gran mal di testa, si accorse che una colluttazione era ancora in corso.

Una soldatessa Mazone
si era infiltrata nella nave, e pistola alla mano, stava puntando la pistola contro di lui, Cappello di Paglia e Zoro.

Pur con tutta la velocità di Zoro, lo spadaccino non sarebbe mai riuscito a coprire in tempo utile la distanza di sicurezza dal quale il nemico poteva sparare.

Sparo che in effetti avvenne. Ma non fu il soldato a premere il grilletto.

Il soldato dalle sembianze femminili si accasciò a terra, e cominciò a prendere fuoco.

- Sta bruciando! - Esclamò Sanji ad alta voce. La combustione spontanea che aveva iniziato il suo corso era ancora più scioccante del laser che aveva colpito l'avversaria. - Sta bruciando come carta!

- Queste sono le Mazoniane. - Spiegò l'uomo che aveva anticipato la mossa e salvato i tre pirati. - L'umanità si sta estinguendo nelle mani di queste donne che bruciano come carta. Gli umani fuggono disorientati e in preda al panico e preferiscono non...

Sanji non gli lasciò finire la frase. Con uno scatto improvviso, si tolse la giacca e la usò per estinguere il fuoco che avvampava la soldatessa. Subito dopo, allungò una gamba per calciare via la pistola, quel dannato strumento di morte dalle mani di Harlock.
Dopodiché, lo prese con entrambe le mani per il mantello e gli urlò in faccia tutto il suo disappunto.

- Non me frega un /ヤ}H誕 delle tue beghe con loro. Tu hai sparato ad una donna!

La Mazone, intanto, non si racappezzava sul fatto che qualcuno l'avesse aiutata, ma non poteva non cogliere l'unica occasione per la quale era stata incaricata dalla Regina Raflesia stessa: uccidere Harlock.
Si avventò quindi sulla prima pistola che trovò a terra.

Zoro però era stato più veloce, e aveva prontamente disassemblato entrambe le armi da fuoco con un paio di fendenti.

Alla soldatessa non rimase che scappare. Nessuno la fermò, perché Sanji teneva ancora saldamente Harlock e gli impedì ogni reazione in proposito.
Rassegnato, il Capitano  gli rispose freddamente.

- Sei un folle: quelle di donna hanno solo le sembianze. Ma sono malvagie e... bruciano come semplice carta.

- Carta? - Commentò Sanji. - Semplice Carta? - Sottolineò in preda all'ira.

Una mano si tirò indietro e si racchiuse a pugno, pronto a colpire Harlock con un potenza devastante. Gli avrebbe fatto rientrare quella boriosa mascella in quell'ancora più presuntuoso cervello.
Un'altra mano, tuttavia bloccò il suo polso. Era Rufy, che si limitò a scuotere la testa.

Il gesto dissipò ogni furia da parte del cuoco, che sbuffò e lasciò andare la presa dal corpo di Harlock.
Con uno strattone si liberò da Rufy, si mise le mani in tasca, e cominciò ad andarsene.
Si fermò un attimo.
Senza voltarsi, tirò fuori una sigaretta e l'accese. Fece una boccata e poi gettò via la cicca appena iniziata, con un gesto secco, di sprezzo.

- Anche noi siamo di carta. Siamo personaggi di un manga. - Commentò, con un'espressione indecifrabile. - Anche noi siamo solo semplice, fottuta carta.

E se ne andò, tra il silenzio generale.

* CIAK! *


Ormai siamo alla scena (tagliata) conclusiva, e ancora nessuno ha capito una cosa.
Ma insomma, alla fine, chi è il Capitano dell'Arcadia?


- Sono io! - Urlò Rufy entusiasta, urlando con le braccia tese.

- Smettila di scherzare, - Ribatté Harlock. - Rimango comunque io...

Ma qualcuno non era d'accordo.

- Questa nave è sotto il dominio del più grande pirata di tutti i tempi, il Capitano Uosopp!

- Per noi è no! - Lo liquidarono gli altri due, con le braccia incrociate in stile X-Factor.

- D-di nuovo? - Balbettò il perdente, mentre uno scenico occhio di bue lo illuminò come il perdente del giorno.

- Il comando lo prendo io. - Si intrufolò una quarta voce.

- E tu chi saresti? - Chiesero gli altri.

- Il mio nome è Sparrow, Jack Sparrow. - Si presentò uno strano individuo con i dreadlock e uno stravagante pizzetto. - E da oggi questa si chiamerà Perla Nera.

- Non avrai questa nave senza combattere! -  Apostrofò Rufy con tono di sfida, la mano sinistra sull'avambraccio destro, teso per il combattimento.

Harlock sospirò, e cercò di contrattare. - Se dobbiamo combattere, preferirei lo facessimo fuori da questa nave, grazie.



- Sarà meglio tagliare qui, prima che distruggano tutto. - Liquidò Nami, voltandosi verso la telecamera e sfoggiando uno sfavillante sorriso.

- Ciao a tutti, amici! - Salutò infine, rivolgendosi a voi spettatori che avete avuto la pazienza di seguire questa umile fiction, e di questo io vi ringrazio.

Alla prossima avventura!


  
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