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Autore: Aelliexy    12/04/2014    1 recensioni
Non sarebbe mai riuscito a capire le ragazze, mai.
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E ora lei, la nuova studentessa del liceo - non più tanto nuova: erano passati mesi e un esame di fine trimestre ed altri iscritti a renderla, ormai, una "vecchia" alunna - che veniva a chiedergli informazioni sul conto di Debrah - come se avesse voglia di ricordare il momento in cui era stato calunniato e, sì, ridicolizzato. Per cosa poi? Era stato gentile, aveva cercato di instillare una dose di rimorso, tentato di svegliare la coscienza di Debrah; perché, alla fine, non era corretto ingannare il prossimo come lei stava facendo. E Castiel aveva creduto che lui ci stesse provando con la sua ragazza - come se gli interessasse avere una relazione. Aveva di meglio da fare che correre dietro alle ragazze, lui!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolcetta, Nathaniel
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Da qualcosa o da qualcuno: Nathaniel.
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di ChiNoMiko; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Sperando di non aver combinato un disastro con la grammatica e la sintassi, auguro
buona lettura! :)



Da qualcosa o qualcuno






Non sarebbe mai riuscito a capire le ragazze, mai.
Come riuscivano ad innamorarsi di Castiel, il ragazzo più irrispettoso, indisciplinato - ed idiota - della scuola?
Perché non Kentin, che sarebbe stato meglio; tralasciando il fatto che era diventato una sottospecie di duro. Sottospecie perché cercava di esserlo, ma più si sforzava in quella farsa, meno lo sembrava, ottenendo un risultato opposto. Pareva più un bambino con addosso abiti di una decina di taglie più grande di quel che realmente dovrebbe portare.
O Armin, il ragazzo ossessionato dalla Psp - e che, nonostante ripetuti richiami, perseverava nell'utilizzo ininterrotto della console persino durante le lezioni - non era male. Anche Alexy, il suo gemello, era un bravo ragazzo, sebbene avesse molto da ridire sul suo abbigliamento - leggermente troppo sgargiante - ma la sua pecca - era il termine giusto? - era la manifestata preferenza per forme più toniche ed asciutte del corpo femminile.
C'era pure Lysandre che, pur avendo sempre un'aria persa e sognante, non avrebbe fatto soffrire la sua, eventuale, ragazza.
E ora lei, la nuova studentessa del liceo - non più tanto nuova: erano passati mesi e un esame di fine trimestre ed altri iscritti a renderla, ormai, una "vecchia" alunna - che veniva a chiedergli informazioni sul conto di Debrah - come se avesse voglia di ricordare il momento in cui era stato calunniato e, sì, ridicolizzato. Per cosa poi? Era stato gentile, aveva cercato di instillare una dose di rimorso, tentato di svegliare la coscienza di Debrah; perché, alla fine, non era corretto ingannare il prossimo come lei stava facendo. E Castiel aveva creduto che lui ci stesse provando con la sua ragazza - come se gli interessasse avere una relazione. Aveva di meglio da fare che correre dietro alle ragazze, lui!
Voti da migliorare e portare all'eccellenza, documenti da visionare, firmare, archiviare, polizieschi da leggere, una palestra a cui andare; un padre da rendere orgoglioso...
Sbuffò. Era contro ogni logica, era insensato che s’interessasse a Debrah, ad una relazione amorosa. Non aveva il tempo e nemmeno la voglia. Molto meglio dedicarsi allo studio e a cose più importanti; ad attività meno futili dell'amore che poteva aspettare fino a quando non si fosse diplomato, laureato, trovato un impiego, diventato un direttore e poi il CEO di un'azienda rinomata.
Doveva riempire il su CV - Curriculum Vitae - di certificazioni, d’abilità, dell'esperienza tanto decantata dagli uffici di Risorse Umane. « Ehm, Nathaniel? » proruppe Simone interrompendo i suoi pensieri.
« Sì, scusami, mi sono distratto. » Distolse gli occhi, imbarazzato che fosse capitata una cosa del genere. Nemmeno durante le lezioni - o le riunioni - più noiose vagava con la mente in quel modo. Sorrise sperando di poter fare ammenda alla gaffe. « Dicevi? »
Simone abbassò il capo, fissando una crepa del pavimento, o forse le proprie scarpe sporche.
Dovrebbe lavarle, pensò Nathaniel stringendo le labbra. Non era una forma di rispetto verso gli altri presentarsi al proprio meglio?
« Ho saputo che Debrah è un’ex-studentessa del liceo, e... tu che sei il segretario delegato del liceo, mi chiedevo... la conosci? » lo guardò, speranzosa ed ansiosa - dedusse da come si tormentava le dita, ora stringendo le mani, ora rilassandole. Sperava forse che dicesse, disponibile come sempre: sì, la conosco. Cosa vuoi sapere su di lei?
« Sono il delegato, ma questo non significa che conosca tutti gli studenti. »
« No, certo. Ma non sai proprio niente di lei? Sembra che sia successo qualcosa tra di voi... » Questa poi...  sbatté il palmo sulla fronte. « I pettegolezzi non forniscono informazioni attendibili.
Sai? Se così fosse dovrei credere che, quella volta che Castiel ti ha accompagnata a casa, sia successo qualcosa tra voi due. »
Sospirò notando il rossore sulle sue guance. Era realmente accaduto qualcosa? « Non riesco a credere che tu dia credito alle voci che circolano! » Non capiva che tipi del genere era meglio lasciarli perdere?
Era deluso. Gli era sembrata una ragazza perbene al momento dell'iscrizione: non si era messa ad urlare il suo nome nella sala delegati per cercarlo, come invece un'altra ragazza aveva fatto qualche mese fa - ma che comportamento era? Quello era un dannato li-ce-o! Non una discoteca dove per trovare qualcuno bisogna gridare al di sopra della musica martellante.
Simone non si mosse, aveva abbassato la testa di nuovo dopo la sua insinuazione sul rapporto tra lei e Castiel.
Una strana sensazione di turbamento lo assalì, e di disagio, come se fosse irritato da qualcosa o da qualcuno. Ma cosa o chi?
Nonostante la lunga frangia che Simone esibiva e l'inclinazione obliqua del volto, intravide un movimento dietro a quella cortina di capelli: stava torturando le labbra: mordeva, stringeva, inumidiva e ricominciava daccapo.
La vide anche inspirare e trattenere il respiro per qualche secondo, prima di parlare, prima di guardarlo negli occhi.
« Chiedevo solo! Non eri obbligato a rispondere... e nemmeno a reagire così! » Indietreggiò ed uscì dall'aula. Lo sbam provocato dallo sbattere della porta gli rimbombò nelle orecchie, come un lungo eco che non aveva fine.
... Cosa?
Ambra era una ragazza molto opportunistica ed estremamente abile nel manipolare i loro genitori, soprattutto il padre che alzava quasi sempre la bandiera bianca di fronte alle "lacrime da coccodrillo" della figlia. È grazie a lei se lui aveva maturato la speciale capacità nel distinguere le lacrime false da quelle vere, e ad individuare i segni caratteristici che precedono un pianto.
Simone aveva gli occhi appannati e respirava con la bocca.
« Shhhhh... shit! »
Aveva esagerato. Maledettamente esagerato.
E ora?
Doveva seguirla e scusarsi? Ma scusarsi per cosa? Per aver detto quel che pensava? Per essersi offeso perché lei credeva ai pettegolezzi? Perché aveva insultato mentalmente Castiel?
« Merda!»
No. Non era affare suo. Simone non aveva nessun legame con lui, nemmeno erano compagni di classe! E non poteva usare il loro rapporto di segretario delegato e studentessa del liceo per giustificare l'invasione di privacy se le andava dietro.
La porta si aprì.
Si girò sentendo l'adrenalina scorrere nelle vene ed accelerarsi  i battiti del cuore.
« Oh, sei qui. Ti stavo proprio cercando. » Sorrise. « La Preside ci vuole qui tra mezz'ora, assieme al resto del corpo studentesco e i docenti coordinatori. Sembra che si deciderà come utilizzare i soldi raccolti con il concerto.
A proposito, non ho avuto occasione di farti i complimenti. Quindi: siete stati bravissimi! Sopratutto tu che non hai mai suonato prima ed hai imparato le basi nel giro di poco tempo! »
S’interruppe notando l'impassibilità dell'altro alle sue parole. Avanzò di qualche passo, avvicinandosi. « Nathaniel? Tutto a posto? »
Una pausa, aveva bisogno di una pausa; fosse anche di mezz'ora, o meno.
« Sì, tutto a posto. Vado a controllare una cosa e poi torno, subito, in tempo per la riunione. » Aggiunse poi in un barlume della sua gentilezza abituale, prima di uscire, e con il miglior sorriso professionale sulle labbra. « Grazie per l'informazione, e per i complimenti. Ci vediamo dopo, Melody. »



  
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