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Autore: LadyUzumaky    12/04/2014    10 recensioni
“Vedo che vai d’accordo con Sehun-ah, eh?”
“Perché?”
“No, nulla.”
"Sputa il rospo"
“Dico solo che è strano, ecco tutto. Insomma, Sehun-ah non è proprio il tipo da… da-”
“Da me? Guarda che è molto diverso da come lo dipingete voi. Avete mai provato a parlarci seriamente?”
“Sì! Cioè, no, ma è perché lui non vuole parlare con noi.”
“Forse perché siete delle amebe, io invece gli vado a genio.”
“È quello che mi preoccupa.”
[HUNHAN] side:Baekyeol
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eilàààà. Ciao a tutti <3 Ho deciso di pubblicare questo lavoro per il compleanno di Sehun -sìììì ldjfhsodihg anche se sarebbe stato meglio per Lu Han... ma shhh- dopo un po' di pare mentali. L'ho scritto mesi e mesi fa, appena finita Since -cioè a settembre?- perché avevo voglia di qualcosa di assolutamente leggero, privo di pretese, che mi distraesse dallo stile pesante e pregno di quella fanfic. Quindi sì, in poche parole, questo lavoro è una cazzata unica, ma ai tempi -....- ne avevo bisogno.
Come scandalo assoluto c'è che non è rossa. IO che scrivo una HUNHAN non rossa è da fine del mondo. Ommygaward.

SULLA STORIA: è... a modo suo, particolare. Capirete leggendo che cosa intendo. Mi dispiace di aver dovuto usare un personaggio come capro espiatorio (SI LO SO, UNA VOLTA ARRIVATI ALLA FINE MI UCCIDERETE) ma ;-----; mi serviva che il suo personaggio agisse così.
Scusate eventuali errori uu''' ee la banalità. Prometto che nella prossima -se posterò quella che ho in mente- si torna sullo stile di Since -che mi mancava <3-

IN PIù: 1) Ho creato un LIVEJOURNAL. Perché l'ho fatto? Perché ho deciso che lì posterò quello che si farebbe in una pagina autore su fb, quindi pezzetti/anteprime di fanfiction che sto scrivendo, ma non solo. In questo spazio pubblicherò anche storie che per un motivo o per un altro NON METTERò SU EFP. E non dimentichiamoci le traduzioni; ho intenzione, appena trovo tempo, di mettermi a tradurre un po' di fanfiction inglesi che non rispettano assolutamente *ehm* il regolamento di efp e che quindi non potrei postare.
Purtroppo molte cose le metterò visibili soltanto agli amici del profilo -vedasi le fanfiction complete-
2) Aggiungetemi su faceboook, mi fa sempre piacere parlare con voi -anche se ho sempre meno tempo dkjhgoidfuhgfkh- -o twitter/tumblr/??
3)... Una delle HunHan che sto scrivendo sta ufficialmente superando Since in lunghezza. Ollé. Piango.

Viiiiii voglio bene a tutti *abbraccio di gruppo (??)* Vi lascio -finalmente- alla storia.

AAAh, ne, non fatevi ingannare dall'inizio.

Bashi.

                                                                          


                                                                          



"Smettetela per favore."
 
Sono troppo forti per lui, non ha possibilità di opporsi a quelle mani che lo toccano senza remore, rudi e sgraziate.
Lo hanno privato di tutti i vestiti lasciandolo nudo come un verme, davanti ai loro occhi divertiti.
 
"Oh avanti, lo sappiamo che in realtà ti piace."
 
Gli infilano a forza dell'intimo femminile e il tessuto di pizzo gli graffia la pelle morbida, irritandola.
 
"Guarda che roba! Dovresti rubare più spesso i vestiti a tua sorella."
 
Parlano fra di loro i suoi assalitori, mentre ancora prova a cercare di liberarsi. Non vuole che gli facciano questo, non vuole.
È ha disagio, ha dannatamente vergogna e gli viene da piangere.
Cerca di coprirsi con le mani, ma vengono subito allontanate da una terza persona.
 
"Fai... la brava."
 
Dice, riempiendolo di magone.
 
"Non sono una femmina!"
 
Sbraita scalciando, ma le parole si perdono nell'aria come se mai fossero state pronunciate.
Qualche lacrima scivola sul volto perfetto, ribelle.
 
"Tienigli su le braccia, devo mettergli questa."
 
Avvicina una camicetta a fiori e a nulla valgono i tentativi di opporsi; se la ritrova addosso, mentre bottone dopo bottone viene chiusa sul piccolo petto.
Con il reggiseno imbottito sembra che abbia il seno.
Si guarda allibito e trattiene un singhiozzo. Non si sono mai spinti a tanto, da quando si è trasferito questa è la prima volta che vanno così oltre.
Gli infilano su per le gambe magre fino ai fianchi ossuti una morbida e vaporosa gonna bianca, stringendoci intorno una cintura di cuoio.
 
"Cazzo, sta meglio a lui."
 
Gli tirano i capelli, ingarbugliandoli, legandoli in due code alte.
 
"Vi prego..."
 
Si ritrova a mormorare, le braccia e la testa doloranti, fra tenui singhiozzi.
 
"Ma quanto frigni, sei proprio una ragazza! Adesso ti portiamo di là."
 
Spalanca gli occhi e si agita, non vuole. Prova ad attaccarsi a qualcosa, ma lo prendono di peso e lo trascinano fuori dallo stanzino, diretti in classe.
 
"Ecco a voi la bella Lulù!"
 
"No, vi prego."
 
Gli sguardi, le risa, i gesti, le parole.
 
"Basta."
 
Lo scherno, il ribrezzo, il divertimento, la pena.
 
"Lasciatemi stare."
 
L’odio.
 
 
≎≎≎
 
 
 
Cammina per le vie della città sicura di sé, con passo morbido.
Ogni tanto si ferma a specchiarsi nelle vetrine, lanciando solo occasionalmente sguardi all'interno dei negozi. Ha già tutto ciò che le serve: adora comprare su internet e farsi fare regali dagli ammiratori. Inutile negarlo, al suo passaggio le persone si girano a guardarla, bisbigliando fra di loro parole di ammirazione. Tutto gira intorno a questo e ciò la rende tremendamente orgogliosa e fiera.
Ha passato anni a migliorarsi ed ora può dire con certezza di essere perfetta.
I capelli lunghi e lucenti rosso rubino, il volto delicato, pallido e privo di imperfezioni, gli occhi grandi contornati da fitte fila di ciglia scure e ricurve, coperti da un sottile strato di trucco, il naso leggermente all'insù, le labbra piene, di un delizioso rosso ciliegia.
Alta, magra, con gambe lunghe e braccia sottili. Una perfetta net idol.
Avvolta in vestiti soffici e succinti che le fasciano alla perfezione il corpo longilineo, sembra condurre la propria sfilata personale.
Si ferma a prendere qualcosa di fresco da bere in una piccola caffetteria; la valigia stretta in una mano dalle unghie laccate blu notte e la borsetta a tracolla sull'altro braccio.
 
"La ringrazio."
 
Fa un piccolo inchino, sorridendo, con una perfetta pronuncia coreana.
 
"Sono tornata, Seoul."
 
Mormora, continuando il percorso lungo la via di quella che anni prima è stata "casa."
Non sa perché ha deciso di tornare -non può dire che le sia mancata-, effettivamente quella decisione ha stupito anche se stessa, ma poco importa: ora è qui.
Legge le insegne in coreano come se fosse la sua lingua madre e sorride. Sei anni di studio intensivo l'hanno resa impeccabile in tutto. È pronta per studiare in una loro università, è pronta per prendersi la sua rivincita.
Forse è con questo pensiero che quella mattina ha preso il primo volo per la Corea, senza nemmeno avvertire i propri amici. L'avrebbero fermata e non era sua intenzione venire ostacolata. Ha tutto il tempo di questo mondo per scusarsi, poi.
Butta il bicchiere vuoto di Bubble tea e si sposta una ciocca dal volto.
Fa davvero caldo.
Si guarda intorno riconoscendo la zona, stupendosi ad ogni cambiamento avvenuto quasi non fossero passati sette anni, ma pochi giorni.
Il piccolo negozietto di oggettistica varia all'angolo ha lasciato il posto ad un mini market, che ha preso dentro anche la vetrina del parrucchiere. Quante volte era andata a farsi sistemare i capelli lì e quante ore aveva passato a guardare oggetti di cui non sapeva nemmeno l'utilizzo.
"Chissà quelle persone che fine hanno fatto." Si sforza per cercare di rimembrare i nomi, ma tutto ciò che vede sono immagini sbiadite e sfuocate, frammenti di ricordi senza audio. "Peccato." Vorrà dire che non era importante.
Svolta in una viuzza laterale e ignora il fastidioso rumore causato dalle ruote della valigia sul ciottolato. Ancora pochi metri ed è arrivata.
Come anni addietro, le piante dominano incontrastate il paesaggio. Si è sempre fermata a guardare quel particolare fin da bambina. Uno stralcio di natura in mezzo al caos cittadino, che nessuno mai si aspetterebbe. Rampicanti scivolano dai balconi piccoli e stretti penzolando sopra le teste dei passanti, salendo su per i muri grigi, riempiendo ogni singolo spazio. Fiori di tutti i tipi colorano i lati della strada e i davanzali delle finestre, amalgamandosi a qualche albero che con le radici ha bucato l'asfalto rimasto.
Un'impresa per le macchine passare, per questo l'han resa pedonale, per fortuna.
Si ferma davanti ad un palazzo completamente ricoperto di edera rossa e gelsomino, spingendo il portoncino d'ingresso.
Un'altra cosa che non è cambiata: lo trova aperto, cigolante e sinistro come in passato.
Tira un'occhiataccia alle scale, ma si riprende subito. Può farcela. Sale due rampe ripide, quasi a chiocciola, facendo un gran fracasso.
Sudata e fuori posto, prende un attimo per sistemarsi prima di suonare il campanello.
La voce che sente risponderle dall'interno le fa storcere il naso. Si china in avanti per leggere il nome e vedere se non ha sbagliato, ma no, è giusto. Possibile che gli sia scesa di così tanti toni in quegli anni?
Sbatacchia le palpebre diverse volte quando la porta si apre e si ritrova davanti un ragazzo alto dai capelli ricci biondi e le orecchie a sventola.
 
"Sì?"
 
Domanda questi, sorpreso e scocciato allo stesso tempo.
Oh.
Come osa essere scocciato dalla sua presenza?
Aggrotta le sopracciglia per un nano secondo perché proprio non può non esternare il proprio disappunto, tornando un attimo dopo perfettamente presentabile.
 
"Il proprietario?"
 
Chiede, nel modo più educato possibile. Il ragazzo si infila un dito nell'orecchio e la guarda come se fosse di un altro pianeta.
 
"Che cosa vuoi da lui?"
 
Ha capito che quella che ha davanti è la rappresentazione vivente della cafonaggine, ma non demorde. Ha sopportato tanto, sa contenersi.
 
"Chiamalo immediatamente se non vuoi che ti rifili un calcio lì dove non batte il sole e smettila di scavarti tunnel fino al cervello, se ce l'hai, con le dita. Vai!"
 
Sibila, storcendo di nuovo il naso. Ok, non è andata male.
 
"Bakkie, una pazza ti vuole."
 
Con la bocca aperta e gli occhi grandi spalancati, il ragazzo indietreggia lasciando il posto ad uno più basso ed evidentemente irritato.
"Ah, eccolo." Si ritrova a pensare, mentre si osservano in silenzio.
 
"Che c'è?"
 
Baekhyun si stringe nelle spalle, guardandosi intorno. Vede la valigia e ci indugia sopra qualche secondo prima di tornare al suo viso.
 
"Se cerchi qualcuno con cui dividere casa hai sbagliato posto."
 
Aggiunge in fretta, accingendosi a richiudere la porta.
 
"Sei sempre stronzo, Bacon. Mi fa piacere sapere che non sei cambiato, con chi mi sarei messa a parlar male degli altri, se no?"
 
Lui si immobilizza rimanendo ancora attaccato alla porta, tornando a guardarla.
Assottiglia un po' gli occhi, piegando il capo. 
 
"E sei anche lento. L'influenza del gigante scemo non ti fa bene."
 
Dall'interno si sente un "Ehi!" di protesta, ma entrambi lo ignorano.
Ci vuole qualche minuto, una minuziosa passata ai raggi x e qualche altra parola, prima di vedere gli occhi del ragazzo sgranarsi all'inverosimile e la bocca spalancarsi, finalmente consapevole.
 
"LU HAN?!"
 
Grida stridulo, indicandola come se fosse un personaggio famoso.
La ragazza sorride soddisfatta arricciando le labbra, scoprendo i denti piccoli e bianchi.
 
"Ciao Baekhyunnie. Puoi chiamarmi Lulù, ora, grazie."
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
"Io... io non riesco a crederci."
 
Baekhyun la guarda stralunato non sapendo più che pensare.
L'ha fatta entrare in casa, ed ora da più di venti minuti non fa che fissarla mentre stanno seduti sul divano, uno di fronte all'altra.
Il ragazzo alto che è andato ad aprirle la porta, Chanyeol, guarda indisturbato la televisione, per nulla colpito dal dramma che sta attraversando l'amico. Lui non sa.
 
"Sei qui... sei tu, ma non sei tu. Che diavolo hai fatto?"
 
Biascica, togliendosi le mani dai capelli.
Lulù alza le spalle scuotendole appena, giocando con una lunga ciocca rossa di capelli.
 
"Sto male?"
 
Lo pungola, sapendo già la risposta. Non sta male, è ovvio. È bellissima, sotto ogni punto di vista.
 
“N-no, ma che c'entra!"
 
Ribatte frustrato lui, scuotendo il capo.
 
"Perché cazzo sei vestito così!"
 
Chanyeol alza un sopracciglio e gira appena il volto nella loro direzione. Ha capito male? Probabile. Torna a fissare lo schermo della tv, scettico.
 
"Non c'è bisogno di essere scurrili."
 
Ghigna lei, carezzando il tessuto elasticizzato dei propri jeans corti.
 
"Per favore, Lu Han, rispondi e non girarci intorno."
 
Forse è un po' esasperato.
Lei si umetta le labbra fingendosi pensierosa, sbuffando poi.
 
"Gli ho dato quello che volevano. Non possono più prendermi in giro ora."
 
Lo sguardo serio che gli rivolge fa ammutolire il ragazzo per qualche istante.
Lui ricorda, anche se era piccolo. Sa quello che ha passato; solo che... non credeva che risolvesse in questo modo la questione.
 
"Ho capito. La tua stanza è un po' in disordine, ma puoi riprendertela. Lui-"
 
Indica Chanyeol con sgarbo
 
"- vive praticamente qui, quindi è sempre fra i piedi. Per il resto, il viaggio? I tuoi? Tuo fratello? Sei qui per restare, vero? Ti sei già iscritto all'università? Da quando parli così bene?"
 
Lulù si sente sommergere da una valanga di domande e ridacchia; le ci vorrà un bel po' di tempo per rispondere a tutto. Quando è il suo turno di fare le domande, si ritrova a chiedere cose che pensava aver ormai messo da parte. Vuole sapere che fino hanno fatto loro, sapere se ancora potrebbero far parte della sua vita e della sua vendetta. A quanto pare le vecchie abitudini sono dure a morire.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
Si è stabilita ormai da più di una settimana e già si è abituata ai suoi due nuovi coinquilini: Baekhyun è solo cresciuto d'altezza, ma per il resto si comporta esattamente come in passato, con qualche differenza -per fortuna, direi- che lo rende un po' più adulto.
Litigano ancora per il bagno, si contendono il cornetto al cioccolato e si dividono il divano ogni qual volta trasmettono "We got married" e tutti i possibili drama in onda; Chanyeol invece è un tornado iperattivo che dipende in tutto e per tutto da Baekhyun, che lo venera peggio di una divinità scesa in terra e che per lui uscirebbe nel bel mezzo della notte per andargli a cercare una pastiglia per il mal di testa, se glielo chiedesse.
È il suo cane, a ben vedere.
Questa cosa all'inizio l'ha fatta ridere, ma poi le ha fatto provare anche un po' di pena per il povero ragazzo; Baekhyun non sembra voler dargli nemmeno una possibilità. Chissà perché poi, è così evidente che gli piace. Figurarsi se altrimenti se lo sarebbe preso in casa, schizzinoso com'è.
L'estate è al culmine della forza, le giornate cominciano ad accorciarsi, ma nonostante questo la calura soffocante non accenna a voler dar tregua.
A Lulù piacciono i vestiti corti che mettono in risalto le gambe, le gonne colorate e gli shorts, le camicie leggere e semi trasparenti, le canottiere aderenti, insomma: adora i vestiti estivi, ma sta arrivando al limite della sopportazione. Più che girare seminuda per casa non sa che fare per refrigerarsi.
Beve bibite su bibite, ha una bottiglietta d'acqua sempre sotto mano, i capelli talmente tirati in alto sulla nuca -per non avere fastidiosi impicci - da dolerle e indossa shorts inguinali e una fascia al petto.
Perché non hanno l'aria condizionata? Anche un cavolo di ventilatore andrebbe bene.
Semi sdraiata sul pavimento con la schiena appoggiata al divano e una lattina di Coca-cola alle labbra, fissa fuori dal balcone senza particolare interesse.
Chanyeol le passa davanti lasciandosi cadere di peso sul divano, sollevando aria intrisa di sudore.
 
"Chanyeol, puzzi da fare schifo."
 
Mormora, bevendo un sorso della bevanda e lanciandogli un'occhiataccia.
 
"Scusami se evito di andare in giro nudo, come invece fa qualcuno, per rispetto."
 
Brontola, grattandosi la pancia da sopra la maglia bagnata.
Lulù lo guarda stralunata e si ritrova a scuotere il capo con rassegnazione. Perché Baekhyun è andato a cercarsene uno così stupido? Perché? Con tutte le persone che ci sono. Ok, se lo si guarda sotto un certo punto di vista è stato gentile, è un pensiero carino, ma è troppo idiota per essere apprezzato.
Finisce il liquido frizzantino e guarda l'orologio. Manca circa un'oretta all’incontro virtuale con gli amici in Cina.
Decide di farsi una doccia, tanto per non apparire troppo lucida e gocciolante tramite web cam.
Si infila in bagno e si spoglia disseminando indumenti lungo il tragitto verso la doccia, aprendo l'acqua. Il getto le bagna i lunghi capelli facendoli aderire al corpo magro, rinfrescandole la pelle bollente.
Si prende tutto il tempo, beandosi delle carezza languide che si concede. Non è proprio il massimo toccarsi da sola, ma in tempi di crisi può accontentarsi.
Sgocciola sul tappeto morbido e scuro -bisogna proprio lavarlo, fa decisamente schifo- accorgendosi di aver lasciato l'asciugamano nella propria stanza.
 
"Bacon!"
 
Chiama, pettinandosi le ciocche annodate con la spazzola.
 
"Bacon, mi porti l'asciugamano!?"
 
Urla questa volta, sperando di essere sentita.
Assottiglia gli occhi ad un nodo particolarmente ostico e poi si rimira soddisfatta allo specchio.
I capelli sono cresciuti davvero molto nell'ultimo periodo, ne è orgogliosa.
Si avvicina un po' di più alla superficie riflettente toccandosi la pelle del viso e fa una smorfia. Ha le borse sotto agli occhi, deve rimediare con qualche impacco, per forza.
La porta si apre lentamente e la voce profonda di Chanyeol le pizzica le orecchie, distraendola.
 
"Ehm, Bakkie sta studiando, te l'ho preso io."
 
Lulù vede il braccio comparire timidamente dentro la stanza, con in mano l'asciugamano, e un'idea divertente le percorre la mente.
"Scusa, ma devo farlo." Pensa, trattenendo un ghigno.
 
"Grazie Channie."
 
Afferra la morbida spugna e maldestramente tocca dentro la porta, spalancandola.
Il silenzio rotto solo dal cigolare debole delle viti viene spezzato bruscamente dal più alto, che dopo aver spalancato gli occhi ha cominciato ad urlare.
 
"Oddio, oddio, scusami non volevo, davvero, non sono venuto qui per guardarti mentre sei nuda, io, io, volevo solo portarti l'asciugamano e andarmene, per questo sono rimasto dietro la porta e non sono entrato e invece questa si è spalancata rivelando che... -"
 
Dopo aver parlato a macchinetta senza interrompersi un attimo per prendere fiato, sembra finalmente pensare a ciò che ha visto.
Si toglie lentamente le mani dal viso, rivelando l'espressione da pesce lesso più bella che Lulù abbia mai visto, soffermandosi sul suo petto così poco femminile e sul... sul... sul, ecco.
 
"CHE TU HAI Il CAZZO! O CRISTO SANTISSIMO, BAKKIE, HA IL CAZZO!"
 
Strepita sull'orlo di una crisi isterica, correndo in camera di Baekhyun come un pazzo.
Lulù rimane in silenzio ancora per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere fino alle lacrime.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
 
"Grazie tante."
 
Snocciola Baekhyun, ad un passo da lui.
Stanno andando ad incontrare gli amici del più piccolo e Lulù è in fermento.
Si è vestita carina, non che di solito non lo faccia, cercando un look per fare colpo subito. Non vuole fare brutta figura.
Saltella mostrando i sandali con il tacco, facendo ondeggiare le frange con le perline. Le piace il rumore che fanno e la sensazione dura contro le caviglie.
 
“Di niente."
 
Qualsiasi cosa sia, anche se un presentimento ce l'ha.
 
"L'hai scioccato a vita, penso che tu gli abbia bloccato anche la crescita. Perché non gliel'hai detto in modo normale invece di presentarti nudo davanti a lui?"
 
La afferra per un braccio facendola svoltare, visto che stava tirando dritto.
 
“Primo, non è vero che mi sono presentata nuda davanti a lui. Secondo... ma Bacon, tu parli di me sempre al maschile, possibile che non ci fosse ancora arrivato? È stato più forte di me."
 
Ridacchia, lasciandosi trascinare.
 
"Ma tu sei... una donna a guardarti e parli di te stesso al femminile...io ti conosco, ma ti assicuro che per chi non sa, è impossibile notare la differenza. Per un attimo hai fregato anche me."
 
La guarda di sottecchi, perdendosi nel viso pulito e perfetto del suo amico.
Fa fatica ad immaginarlo uomo, ora che ce lo ha costantemente davanti agli occhi come donna.
 
"È quello che volevo."
 
Sorride lei, a testa alta.
 
"Per favore, evita di dire loro che sono un uomo, ok?"
 
Stringe un po' di più la presa sul braccio di Baekhyun, rilassandosi nel vederlo annuire.
 
"Cercherò di rivolgermi a te al femminile. Mi fa senso, però."
 
Si guarda le punte dei piedi fasciate nelle Nike semi distrutte, sospirando.
Sarà una lunga serata.
Le presentazioni avvengono nel migliore dei modi, a dispetto delle previsioni di Baekhyun. Lu Han è la sua amica d'infanzia tornata dalla Cina per studiare, che ora vive con lui nella sua vecchia casa: è questa la versione che hanno dato, che corrisponde a verità, tranne che per quel piccolo particolare.
Da parte degli altri invece, Jongin, Suho e Xiumin sono i compagni di scuola raccattati negli anni, i suoi migliori amici.
 
"Manca qualcuno qui."
 
Jongin si guarda intorno.
 
"Si è nascosto per caso?"
 
Fa una smorfia, non ritenendolo poi così improbabile.
 
"Channie è rimasto a casa. Lui, ehm, è rimasto scioccato dal finale di un videogioco, sai com'è."
 
Bugia. È rimasto scandalizzato dal pene sotto la gonna a balze di Lulù, ma di certo non può rivelarglielo.
 
"Non manca solo lui, comunque."
 
Aggiunge Baekhyun, aspettando delucidazioni da Jongin.
 
"Il tuo di coinquilino che fine ha fatto?"
 
Lulù analizza, approfittando della pausa, i volti dei ragazzi presenti. Sembra uno scherzo, ma sono tutti sopra la media. Non può dire bellissimi, perché equivarrebbe a metterli sul suo stesso piano e decisamente non lo sono, ma belli sì. Soprattutto quello che risponde al nome di Jongin.
 
"Sehun, dici? È in vacanza. Bastardo, mi ha lasciato qui così, senza nemmeno propormi se volevo andare con lui."
 
Poggia il capo contro la spalla di Suho, che d'istinto prende ad accarezzargli i capelli, come a volerlo consolare.
Oh.
C'è qualcosa tra di loro. La complicità nei movimenti è troppo palese.
 
"Ma sai com'è, è già tanto se ti parla e ti considera suo amico."
 
Xiumin ride, avvicinandosi a Lulù. Le porge il braccio e lei accetta, sorridendo appena.
 
"Sai, so parlare cinese, anche se sono un po' arrugginito. Vuoi aiutarmi?"
 
Lu Han adora trovare qualcuno in un altro Paese che parla la propria lingua. Senza farsi pregare comincia una conversazione base con il ragazzo, che inevitabilmente fra una cosa e l'altra finisce sullo sport, rivelando passioni in comune.
 
"Baekhyun Hyung, ma dove la tenevi nascosta? Non ce ne hai mai parlato."
 
Sussurra Jongin, facendo annuire anche Suho, mentre gli sguardi corrono alla figura di lei e del loro amico poco più avanti.
 
"Da nessuna parte, idioti."
 
Impossibile nascondere Lu Han, purtroppo, anche se gli sarebbe piaciuto. Non che si vergogni di lui -non sempre almeno-, ha solo paura. Se la storia si ripetesse? Se per caso qualcuno dovesse venire a sapere la verità e non la accettasse? Se e altre miliardi di ipotesi che gli bucano il cervello rendendolo ansioso.
Vuole bene ai suoi amici, sa di potersi fidare, ma Lu Han è delicato come un fiore, senza le spine che erge a difendersi e non vuole che si faccia male un'altra volta. Non lo sopporterebbe.
 
"Beh, è simpatica. Il che è strano detto da me."
 
Jongin aggrotta le sopracciglia, pensieroso. Lui non sopporta le donne, per questo era scettico ad incontrarla.
Baekhyun ride nervosamente, sentendosi in equilibrio su un filo sottile sospeso sopra ad un burrone.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
"È gay."
 
Afferma decisa Lulù, giocando con il ghiaccio nel bicchiere ormai quasi del tutto sciolto.
È sera, ma l'umido attacca la pelle peggio che nella foresta tropicale. Mancano solo le zanzare a concludere e tutto è perfetto.
 
"No dai, non ci credo. Perché questa volta?"
 
Jongin guarda attraverso i capelli rossi della ragazza, seduta sulle proprie gambe, il cameriere del locale che hanno scelto per quell'uscita. Ormai è la prassi stare insieme tutte le volte che possono.
Fra tutti i ragazzi del gruppo, Jongin o "Kai" come preferisce farsi chiamare, è il suo preferito. Sbruffone, altezzoso, bello e innamorato di qualcun altro: perfetto per essere suo amico. Nessun coinvolgimento sentimentale che possa turbare la sua esistenza, visto che non è interessata ai maschi.
 
"Non vedi come si muove? Le occhiate che riserva ad ogni singolo individuo maschile di bella presenza, sì, anche con voi e il sottile distacco che ha con le ragazze che ci provano... No, non è fidanzato, non pensare che non abbia considerato anche quello. Se lo fosse, sarebbe imparziale. Poi dai, ma guardalo!"
 
Muove una mano ingioiellata nella sua direzione, facendo tintinnare i braccialetti.
 
"Tu dovresti capirlo meglio di me, sai?"
 
Storce il naso, guardando poi Suho.
 
"Tu l'hai capito che quello è gay, vero?"
 
Spera in un po' di collaborazione, che trova solo con un cenno d'assenso del capo e un'occhiata sfuggente. Sa di non essere stata inopportuna, perché gli altri sono a conoscenza della loro relazione. Sono così carini insieme.
Si alza dalle gambe di Kai per tornare a sedersi vicino a Xiumin, sospirando. Meglio dargli un po' di intimità, prima di far ingelosire quel ragazzo per un nonnulla. 
Baekhyun tortura le dita della mano di Chanyeol intrecciandole fra di loro o semplicemente pizzicandole, assorto, mentre questi lo controlla ogni tanto con un amorevole occhiata. Potrebbe anche staccargliele quelle dita e lui sarebbe contento, perché è stato il suo Bakkie a farlo. Lulù sa che ci vorrà il suo intervento per farli mettere insieme, anche se sono così evidenti da risultare molesti.
 
"E tu? Come mai non sei accoppiato con qualche scemo?"
 
Esita un attimo, ma poi cambia idea. Avrebbe dovuto usare qualche termine più ad effetto al posto di scemo.
Xiumin ride bevendo il liquido giallo opaco nel bicchiere, leccandosi le labbra.
 
"Chi ti dice che debba per forza essere uno scemo?"
 
Lulù alza un sopracciglio e storce le labbra, coperte da un velo di lucidalabbra color arancio, scettica. Il gay-radar incorporato nel cervello non sbaglia mai.
Lui cerca di mantenere quell'aria di suspense fra di loro ancora per un po' e poi sputa il rospo.
 
"Okei, hai ragione, contenta? Mh, non ho ancora trovato nessuno che mi vada bene. Cioè, realmente bene."
 
Guarda Jongin pulire le labbra di Suho con una mano, rimproverandolo di essere sporco e poi guarda Lulù con un debole sorriso. Vuole qualcosa di simile anche lui, non una botta e via.
 
"Ti capisco."
 
Si limita a dire, poggiando il capo sul tavolo. I cocktail che ha bevuto cominciando a darle alla testa.
A dire il vero, Lulù, all'amore non ci pensa, non ancora almeno. Ha avuto altro per la mente, qualcosa di più importante di una stupida cotta.  Non è necessario però che lo sappiano.
 
"Come fai tu? Avrai tanti ammiratori, no?"
 
Xiumin poggia anche lui il capo sul tavolo in modo tale da guardarla in faccia, creando una sorta di spazio tutto loro. Non che agli altri interessi, troppo presi dai compagni.
 
"Mi piace averli. Sono una net idol, sai?"
 
Allarga gli occhi grandi, mordendosi il labbro superiore.
 
"Ma si limita solo a quello, è una specie di infinito corteggiamento a senso unico, che non ha possibilità di crescere."
 
Tante frasi carine, complimenti, avances, regali virtuali e non, fine.
 
"E ti basta?"
 
Aggrotta le sopracciglia lui, dubbioso.
 
"Sì."
 
Dice. "No." Pensa una parte remota e nascosta del cervello, che viene puntualmente ignorata.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
 
Lulù. 21. Cinese.
Bianco, gatti, pioggia, musica, gossip, moda, drama, uzzlang, fotografare, Giappone e tutto ciò che è kawaii, sushi, Bubble tea, sweet Lolita <3
Carina, gentile, disponibile, simpatica, forte, con tanta voglia di parlare.
 
Ci ha messo poco a creare il profilo, un pomeriggio di sei anni prima. Annoiata e bisognosa di attenzioni, di rassicurazioni, ha aperto uno dei tanti siti che fornivano l'opportunità di creare blog e così è nata Lulù, la dolce Lulù, che dà consigli e viene riempita di complimenti e dolci avances da numerosi account.
Rilegge le poche righe che ha deciso di scrivere per descriversi e che non ha più toccato -tranne che per l'età, che cambia da sola-, insoddisfatta. La foto profilo è perfetta; mostra il suo bellissimo viso da bambola e gli occhi grandi, resi ancora più enormi dalle Dolly eye, le lenti a contatto che ingrandiscono l'iride, di un grazioso verde chiaro. Ha sempre amato le ragazze con i capelli rossi, la pelle chiara e gli occhi verdi. Peccato che non riesca a tenerle su per più di qualche ora; dopo la vista comincia ad appannarsi e l'occhio, infame, brucia.
Sbuffa, scorrendo la rotellina del piccolo mouse del computer portatile, facendo scendere la pagina.
 
"Un bacio a tutti dalla Corea~ "
 
L’ultimo post svetta in cima alla pagina, dallo sfondo verde chiaro e bianco e nemmeno si spreca a leggere tutti i commenti allegati, troppi per la propria svogliata mente. Si limita a rispondere alle domande più frequenti, con un unico stato.
Chanyeol si sporge un po' dal divano per guardare oltre le sue spalle, fino allo schermo, leggendo.
 
"Oddio, sembri una di quelle ragazzine odiose che non esiterei un attimo ad insultare."
 
Lulù si gira lentamente guardandolo male, alzando un sopracciglio.
 
"Tu non fai conto."
 
Risponde, per nulla toccata dalla sua uscita. A ben pensarci dà fastidio anche a lei dover fare così, ma è il modo migliore per attirare persone. Non importa il resto, basta solo avere visite, commenti e tanti, ma tanti complimenti. Forse è un po' narcisista ed egocentrica, ma che può farci: è un uomo, non una donna vera, ha bisogno di sentirsi dire che è bella e perfetta.
 
"... perché?"
 
Domanda curioso, facendola sbuffare.
 
"Perché sei troppo stupido, non mi interesserebbe ricevere qualcosa da te."
 
Soffia, corrugando la fronte, schiacciando con più forza i tasti della tastiera.
Il caldo la rende nervosa e facilmente irritabile e Chanyeol non aiuta a farla rimanere tranquilla.
 
"Sei proprio antipatico."
 
Borbotta il ragazzo, tornando ad infossarsi sul divano.
 
"Io non sono antipatica!"
 
Preme invio e si gira di scatto, facendo ondeggiare la piccola cipolla che ha fatto con i capelli, in alto sul capo.
 
"No, infatti ho detto che sei antipatico, nota la differenza."
 
Le fa la linguaccia e in meno di due secondi si ritrovano alle mani. Succede spesso, ormai. Si può dire che è il rapporto di amicizia che li lega, una sorta di amorevole odio reciproco.
Lulù torreggia sopra di lui, i polsi bloccati dalle mani grandi di Chanyeol, cosa che le impedisce di colpirlo in faccia.
 
"Ma cosa vuoi fare, travestito!"
 
Mugugna, impegnato nella lotta: non sembra, ma Lulù è forte.
 
"Taci, razza di decerebrato!"
 
Ribatte, mordendolo dove capita per cercare di liberarsi, scalciando.
 
"Racchia!"
 
Finisce per incastrare le dita nei suoi capelli e tirando la fa urlare, contrariata.
 
"Dumbo dei miei stivali, io, sono bellissima!"
"La volete piantare voi due? Vi sembra normale?"
 
Baekhyun li guarda impassibile da dietro il divano, con le braccia incrociate sul petto, evidentemente stizzito. Chanyeol rizza le antenne e come se nulla fosse si leva Lulù di dosso, buttandola giù dal divano.
 
"Chanyeol, avrai la mia vendetta quando meno te lo aspetti!"
 
Si lamenta lei, alzandosi piano, soffiando via una ciocca sciolta.
Baekhyun alza un sopracciglio tamburellando le dita sul braccio, indeciso se ridere o continuare a mantenere la facciata infastidita.
Lulù sembra appena scesa dalle montagne russe, con i capelli da matta tutti spettinati e i vestiti sotto sopra; Chanyeol invece sembra sopravvissuto ad un attacco di ragazzine urlanti e fameliche.
Manda giù il risolino convulso girandosi in tempo, andando a ridere in cucina.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
Ha provato a passare la passione per i Bubble tea agli altri del gruppo, ma è stata una causa persa.
 
"Mi dispiace Lulù, ma dovrai aspettare Sehun-ah per questo. Lui sì che ne va matto."
 
Sta pensando alla risposta che le hanno dato mentre cammina da sola per le strade soleggiate di Seoul, diretta al bar preferito.
Tiene in testa un cappello per ripararsi, ma essendo nero, questi scotta più del metallo. Non sa quanto sia effettivamente utile averlo su, ma è troppo carino per essere messo in borsa.
Sono passati due mesi e ancora non ha conosciuto l'ultimo elemento della compagnia.
È curiosa, ma solo per il fatto che anche lui adora quella bevanda.
Si è fatta un'idea dalle poche informazioni che è riuscita a raccogliere: scostante, apatico, musone, silenzioso e a volte maleducato. Non sa quando può fidarsi di Kai, ma visto che nessuno ha detto il contrario, deve esserci della verità in questa descrizione. Insomma, niente di esaltante, ecco. Probabilmente visto il tipo finirà comunque ad andarlo a bere da sola, il Bubble tea, anche una volta conosciuto.
Un'ondata di aria gelida la fa sospirare, all'apertura delle porte automatiche di un negozio. Non c'è nemmeno un filo d'aria in giro in grado di spezzare la calura e dare sollievo: si stupisce di non sentire le cicale cantare.
Ringrazia di non essere incline a sudare come i maiali, perché altrimenti col cavolo che sarebbe riuscita a mostrare la propria faccia in giro.
Succhia appena il labbro inferiore mangiando il burro cacao alla menta, spingendo la porta del bar. L'eccitazione che le prende lo stomaco davanti alla vasta scelta di gusti la manda in fibrillazione, come una bambina.
Ordina il suo preferito e poi, dopo aver salutato la ragazza al bancone, scivola nel retro dove si trova un piccolo spazio coperto con diversi tavolini, per i clienti.
L'ombra creata dal pergolato rende piacevole la permanenza, o meglio, sopportabile. Non è mai piacevole tutto quel caldo.
Prende un sorso e mugola appagata, ad alta voce. Ne aveva così tanta voglia.
 
 "È buono, vero?"
 
Una voce la fa sobbalzare, sorprendendola. Non aveva visto che c'era qualcun altro oltre a lei. Che figuraccia.
Si gira cercando chi ha parlato e gli occhi incappano in una giovane coppia. Lui le sorride amabile con una luce vivace e brillante negli occhi grandi, il Bubble tea poggiato sul tavolo, il capo piegato verso di questi e la cannuccia vicino alla bocca. Lei guarda avanti a sé, assorta, come se non avesse sentito.
 
"Sì, molto."
 
Si affretta a rispondere visto il silenzio prolungato e la lunga occhiata che le ha rivolto, indiscreta. Molto probabilmente è solo una sua impressione, ma lei sembra tutto fuorché felice. Smette di respirare all'incontro con gli occhi profondi e scuri di lei.
Si rigira velocemente, dopo uno sbrigativo sorriso di cortesia al ragazzo, fissando insistentemente la siepe. Perché deve interessarsi a questo? È venuta per rilassarsi, nient'altro.
Eppure è a disagio, non trova più una sola posizione comoda.
Si muove sulla sedia diverse volte, cerca di ignorare la sensazione pressante di essere osservata e si convince che è solo il proprio stupido cervello a farglielo credere. Per accertarsene però, ha intenzione di mettere all'opera un piccolo trucco.
Prende dalla borsa il cellulare e si finge impegnata a scrivere, mentre abilmente slega uno dei pendenti della borsa, stringendolo nel palmo.
Beve un sorso della bevanda posando il telefono sul tavolo di metallo, aspetta qualche secondo e tac, questo si mette a vibrare facendo un casino terribile. Auto inviarsi messaggi privi di senso funziona sempre.
Legge, aggrotta le sopracciglia e si alza prendendo la borsa.
Lascia cadere il pendente e si affretta verso l'uscita, rivolgendo un ultimo cenno del capo alla coppia, scappando via.
Ora non resta che aspettare e vedere.
Non capisce perché ha fatto una cosa del genere.
Qualcosa nello sguardo della ragazza gli ha gelato l'anima. È rimasta imbrigliata in quelle pagliuzze lucenti e nel viso indurito da chissà quali pensieri, sentendosene coinvolta.
È assurdo, ma è così.
Scuote le spalle e si avvia verso casa, gustandosi gli ultimi sorsi della bevanda.
Non vede l'ora di ritornare l'indomani e vedere se ha ragione o no.
Sorride, sistemandosi il cappello.
Finalmente qualcosa di interessante ad occuparle la mente.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Allora? Tu e Chanyeol?”
 
Lulù guarda il suo amico, intento a passare la scopa sul pavimento, completamente svaccata sul divano. Quando sono a casa le buone maniere le dimentica nel cassetto assieme ai vestiti, lasciandosi andare.
Dondola il capo giù dal bracciolo e sorride furba, all’occhiata confusa di Baekhyun.
 
“Che cosa?”
 
Smette di spazzare per qualche secondo, togliendo un po’ di sudore dalla fronte.
Non ha voglia di intraprendere quel discorso proprio ora, quando la sua unica aspirazione è raggiungerla sul divano e sprofondare lentamente fra i grandi cuscini. Gli piacerebbe che gli desse una mano piuttosto, invece che starsene lì a fissarlo senza muovere un dito.
 
“Oh dai, non prendermi in giro! Mi vuoi dire perché lo lasci venire sempre qui se non ti interessa?”
 
Socchiude gli occhi sbadigliando, stiracchiandosi.
La maglia si alza appena scoprendo lembi di pelle pallida, dispettosa.
Con tutto quel caldo dormire bene sta cominciando ad essere difficile.
 
“Nemmeno tu mi interessi, ma sei qui.”
 
Borbotta l’altro, beccandosi subito un cuscino in faccia da una Lulù contrariata.
 
“IO farò finta di non aver sentito questa bestemmia. Non provare più a prendermi come esempio, a meno che sia una cosa positiva, chiaro?”
 
Non sta aspettando una risposta, la dà per scontata.
Sbuffa incrociando le braccia sul petto, indispettita.
 
“Yah, Lu Han, alza il culo da lì e dammi una mano.”
“No, adesso ce l’ho con te. E dire che volevo aiutarti.”
“Ho bisogno di aiuto per pulire i pavimenti, non per altro.”
 
Lulù storce il naso imitando con la mano e mimando con la bocca un “blablabla” continuo, facendo sbuffare Baekhyun.
 
 
≎≎≎
 
 
Quella mattina si alza presto, a dispetto degli altri giorni, preparandosi in fretta a furia.
Ignora le continue domande di Chanyeol – ma quanto è curioso? - sulla destinazione dell’uscita, limitandosi a sorridergli complice.
 
“UUhg, ora ho paura a saperlo.”
“L’aria lì sopra deve arrivarti rarefatta, altrimenti non mi spiego proprio perché tu sia così.”
“Quando torni preparati, ti risponderò per le rime.”
“Troppo presto adesso, vero? Ti serve più tempo per riuscire a ribattere alla mia geniale affermazione.”
“Dannazione, tu, vieni qui che ti strozzo!”
“EEk, mi dispiace ma devo andare, sfoga la tua rabbia in qualcosa di più costruttivo, che comprenda anche Baekhyun magari. Ciao, ciao~”
 
Esce prima di poter sentire altro, sorridendo divertita. Quanto le piace dar fastidio a quel tipo, mamma mia. E’ una soddisfazione unica vederlo diventare rosso per la frustrazione, incapace di combatterla.
Afferra le estremità della coda alta e tira, sistemandola un po’, umettandosi le labbra.
Gli occhiali da sole coprono alla perfezione gli occhi truccati, poggiando morbidi sulla curva del naso. Ha scelto quelli a specchio, così da essere protetta e poter osservare gli altri fino a saperli a memoria, senza farsi notare.
Cammina persa nei propri pensieri, diretta al negozio di Bubble tea.
Quando arriva, cattura l’attenzione della commessa con un dolce sorriso, posando un bigliettino sul bancone.
 
“Se viene qualcuno a chiedere di me, potresti dargli questo? Mi faresti un piacere. Ieri ho perso una cosa e -”
“Oh, stai tranquilla, non è un problema. Lo farò senz’altro.”
“Ti ringrazio, ci tenevo molto, sai.”
 
A stento ricorda che forma aveva quel ciondolo.
Fa un leggero inchino, ordinando poi un Bubble Tea, così giusto per approfittarne.
Decisamente troppo allegra e saltellante, esce dal negozio e si dirige al parco.
Il sole non è ancora così insopportabile da correre ai ripari, ma presto lo diventerà. Maledetto agosto.
Si mette comoda, socchiudendo gli occhi, prendendo un sorso della bevanda.
Ora non le resta che aspettare.
 
≎≎≎
 
 
Quando il telefono comincia a vibrarle nella borsa, è pomeriggio inoltrato. Francamente, sperava di venire contattata un po’ prima, ma comunque è soddisfatta. Qualcuno la sta cercando, no?
Le unghie rosa lucido scavano fra le diverse cianfrusaglie fino ad incontrare la morbida cover del cellulare.
Numero sconosciuto.
Indugia un po’ osservando la cornetta illuminarsi, domandandosi chi mai potrebbe essere.
Si schiarisce un attimo la voce e poi risponde. Le prime parole che le vengono rivolte la obbligano a sgranare gli occhi.
Decisamente, non si aspettava quello.
Sorride, arricciando una ciocca di capelli fra le dita.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Non credevo che saresti stata tu a raccoglierlo.”
 
O forse sì. Stare sul vago è sempre una buona mossa, comunque, per tastare la situazione.
La ragazza scuote leggermente le spalle, puntando lo sguardo, incredibilmente deciso, sui suoi occhiali. Sia ringraziato il cielo, per fortuna ha preso quelli a specchio.
 
“Avresti preferito il mio ragazzo, lo so.”
 
Non trarre conclusione affrettate, grazie.
Lulù non si scompone, sollevando appena il mento. E’ più alta dell’altra, eppure la sua aura è così particolare da farla sentire sottomessa. Probabilmente al liceo era una specie di bullo, per forza.
 
“Mi ridai il ciondolo, quindi?”
“Ah, quel coso? Non ce l’ho, l’ho buttato.”
 
Trattiene una smorfia, scuotendo il capo. Trae conforto nelle ciocche morbide e lunghe che le solleticano la schiena, sferzandoci contro ad ogni movimento della testa.
 
“Cosa vuoi da me?”
 
Non cerca di girarci intorno, ormai ha capito che lo sguardo che la metteva a disagio era il suo e ha capito che è lì per chiederle qualcosa.
Non che ci volesse un genio.
La ragazza indica le panchine, sedendosi un attimo dopo.
 
“Il tuo aiuto.”
“Come? E per cosa?”
“Sei un bella ragazza e-”
 
Grazie tesoro, lo so.
 
“-voglio che tu seduca il mio ragazzo.”
“Cosa?!”
 
Ok, questo non era calcolato.
Sbatte più volte le palpebre, decidendosi a togliere gli occhiali. Cioè, deve capire lo shock che l’ha colta.
La ragazza, impassibile, accenna ad un breve e inquietante sorrisetto.
Ma che diavolo?
 
“Non essere così scandalizzata, alla fine non è tanto assurda come richiesta. Dovevi aspettartelo, no? O forse sono io che lo do per scontato.”
“No, no, frena. Perché mai dovrei farlo?”
“Perché te lo sto chiedendo e guadagneresti anche diverse uscite con lui. Non mi sembrava che lo disdegnassi ieri.”
 
No, no, FRENA, io guardavo te, non lui.
Lulù aggrotta le sopracciglia, tornando a scuotere il capo.
Capelli, aiutatemi voi.
 
“No.”
“Perché no?”
“Non hai capito, io non guardavo lui. Non ho nessun interesse ad uscire con un ragazzo. Hai sbagliato persona.”
 
Finalmente, dopo un attimo di confusione ed imbarazzante silenzio, Lulù vede la consapevolezza farsi strada su quel volto dai tratti decisi e affilati. Gli occhi si spalancano appena, la bocca si schiude e diamine, muta tutto così velocemente che comincia seriamente a temere di avere davanti una persona pericolosa.
Torna il sorrisetto divertito a distorcerle i tratti ed una luce preoccupante a farle brillare gli occhi scuri.
 
“Esci con lui e vedrò di assecondarti.”
 
Che cosa vuol dire?
Lei sembra intuire la sua confusione e si affretta a proseguire.
 
“Ti darò qualcosa ad ogni appuntamento, incontro o uscita che farai con lui.”
 
Oh.
Qualcosa?
Deve avere una facepalm da record per spingere l’altra a continue spiegazioni.
 
“Qualcosa come un bacio, ad esempio.”
 
Oooh.
Ok, ora ha capito. Diamine se ha capito.
 
“Perché fai questo?”
 
La ragazza guarda qualcosa di indefinito alle sue spalle, sospirando. Sposta una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio scoprendo il lungo pendente.
È proprio bella.  
 
“Ci stai o no? Non è importante il perché. Mi preme sapere se puoi farlo o se devo cercare qualcun'altra.”
“Farai quello che hai detto?”
“Sì.”
“Va bene allora. Ma non aspettarti che mi metta a baciarlo o cose simili.”
“Devi solo uscirci e spingerlo a volere di più. A quel punto potrai smettere.”
 
Sapeva che quell’incontro le avrebbe portato svolte interessanti, ma non credeva fino a questo punto.
Prende il cellulare dalla borsa, guardando l’altra ragazza in attesa.
 
“Il tuo nome?”
“Yoko. Sono Giapponese.”
“Lulù, piacere. Sono Cinese, se interessa.”
 
Inserisce il nome al numero sconosciuto, tamburellando con le unghie sullo schermo coperto da una sottile plastica trasparente.
 
“E lui si chiama?”
“Do Kyungsoo.”
“Quando inizio?”
“Subito.”
 
 
≎≎≎
 
 
 
Non è mai stata una grande stalker per diversi motivi e il primo fra tutti è che una come lei non può non dare nell’occhio, comunque si conci. Quindi, se già con un abbigliamento scadente, occhiali da sole e cappellino calcato fino al naso è paragonabile ad un lampione in Antartide di notte, vestita di tutto punto come è uscita di casa quella mattina è una cavolo di stella incandescente che brucia.
Cerca di far finta di nulla mentre avanza fino a nascondersi dietro ad un cespuglio, con nonchalance, ma diciamo che non va proprio benissimo. Decide di ignorare gli sguardi, borbottando sproloqui contro colei che l’ha costretta a fare ciò (costretta, sì, perché non puoi dare un bacio, anzi, più di uno, come posta in gioco e pretendere che si dica di no).
Sospira pesantemente, facendosi spazio con le mani fra i rami duri e pungenti della pianta, per cercare di vederci attraverso.
 
“Scusami?”
 
Sussulta emettendo un gridolino strozzato, finendo con il sedere per terra.
Ma chi le ha fatto venire un infarto adesso?
Si volta verso la voce e solo allora si rende conto che c’è qualcun altro nella sua stessa identica posizione –accucciato dietro al cespuglio in questione-, nemmeno poi così distante.
 
“Oh. Non ti avevo visto.”
 
Ed è verissimo. L’aveva per caso scambiato per un cestino? Probabile. La vista periferica con gli occhiali così spessi non funziona un granché.
 
“Che stai facendo?”
“Potrei chiederti la stessa cosa.”
 
Il silenzio che ne viene le fa intuire che sì, non è lì per raccogliere uno scontrino che gli è caduto di tasca o qualcosa di simile.
Torna a mettersi in ginocchio, sbirciando fra le foglie. L’obbiettivo è seduto al bar di fronte, con un amico, in uno dei tavolini sotto la veranda.
 
“Chi stai spiando?”
 
Ma una badilata di cazzi tuoi, no?
 
“Non sono affari tuoi, biondino.”
“Non sono biondo.”
“Dai? È un modo di dire. Vuoi che non abbia visto che ti ha cagato in testa un unicorno?”
 
La smorfia di ribrezzo che gli distorce i tratti le fa capire che non gli è piaciuta la propria uscita.
Ottimo, era quello che voleva, così magari se ne sta zitto ora.
 
“Sei uno scaricatore di porto travestito da ragazza?”
 
Il cuore di Lu Han perde un battito, la gola si fa secca e diamine, non può reagire sempre allo stesso modo quando sente la parola “travestito”, non le fa bene.
Si è dimenticata di aver infilato gli occhiali sul capo, quindi quando si gira a guardarlo è completamente scoperta. Lo fissa con gli occhi spalancati, forse per qualche attimo di troppo.
Si morde nervosamente un labbro, ignorandolo subito dopo.
Dannato ragazzino senza il minimo tatto.  
 
“Sai che chi tace acconsente?”
“Hai finito? Perché non te ne vai?”
“C’ero prima io, dovresti essere tu ad andartene. Trovati un altro posto.”
“No, da qui riesco a vederlo benissimo, perché dovrei spostarmi? Va via tu.”
 
Lo spintone che arriva dopo è degno dei bambini dell’asilo.
Lulù non voleva, ma tende ad essere piuttosto fisica quando le girano le scatole.
Arriccia le labbra allo sguardo sorpreso e forse anche un po’ sconvolto dell’altro, soddisfatta. Inutile dire che nei restanti dieci minuti si scatena una silenziosa disputa fatta di improperi e spinte fino a che entrambi si ritrovano con il sedere per terra e gli abiti scompigliati. Un po’ troppo vicini.
 
“Moccioso, se mi hai sporcato i pantaloncini ti uccido.”
“Eri già caduta per terra, prima.”
“Sempre per colpa tua!”
“Ma se sei stata tu a cominciare, non rompere.”
“No-non rompere? Bada a come parli, sai? Altro che spingerti se no.”
“Mi dispiace, non sono interessato.”
 
Argh, dannato. Voglio strozzarti. Ora.
 
“Nemmeno io, che cosa credi.”
“Bene, allora potresti togliere gentilmente la tua mano da lì?”
 
Lulù aggrotta le sopracciglia corrugando la fronte liscia, abbassando lo sguardo.
Ah, diamine.
Non si era accorta di aver finito per poggiarsi sul cavallo dei suoi pantaloni, fra una cosa e l’altra. Assume l’espressione più neutra di cui è capace, tornando a fissarlo.
 
“Adesso, grazie. Dà comunque fastidio, sai? Non che mi crei problemi, potresti essere Gwyneth Paltrow in persona e resterebbe mosc-”
“Oddio, ho capito, piantala. Che schifo, ma dovevi proprio? E lascia stare Gwynet, è una figa pazzesca, a livelli così atomici che non puoi immaginare.”
“Certo, come no. Posso dire che ha dello stile e sì, in Iron Man è perfetta ma-”
“Ooh, lo pensi anche tu? Trovo che con i capelli di quel colore stia divinamente.”
“Sì, ho sempre trovato interes- ehi, basta, che cavolo mi fai dire?!”
 
Si scambiano entrambi una sottile e veloce occhiata, studiandosi a vicenda.
 
“Quindi ti piace il cazzo.”
“Quindi comincio a capire perché sei così sboccata.”
“Non sono sboccata, solo diversamente fine.”
“Volgare.”
“Arrangiati.”
“Ma che c’entra.”
 
Tornano alle loro postazioni da spia, finalmente in silenzio. Non sembra però quel silenzio silenzioso e basta, sembra più una pausa prima di ulteriori parole.
 
“Non capisco però perché stai spiando lui, allora.”
“Ma che diavolo, tu zitto mai? Che te ne frega.”
 
Lui scuote le spalle, inchiodando gli occhi dritti nei suoi.
 
“Sì dà il caso che tu stia puntando la stessa persona che interessa a me, mi frega eccome.”
“Non puoi dirlo.”
“Ah, scusa, stai seguendo quel vecchietto là quindi? O il tizio barbuto con la pipa? Wow, non credevo avessi certi gusti.”
“… Ho una voglia tremenda di spingerti con la testa dentro al cespuglio di rovi in questo momento. Comunque, ci sono due ragazzi o sbaglio? Come fai a dire che sto guardando quello che dici te?”
“Perché da lì vedi bene solo uno di loro.”
 
Touché.
 
Osserva Kyungsoo alzarsi e cavolo, non può permettersi di farselo scappare.
 
“Scusa, mi piacerebbe poter parlare ancora con te uomo multicolore, ma ho un obbiettivo da portare a termine. Un incarico che mi darà in cambio qualcosa di molto appagante, per cui non posso proprio trattenermi oltre. Bye, bye~”
 
Si alza velocemente tornando in strada, sistemandosi i vestiti con gesti veloci e precisi. Inforca gli occhiali e finge di camminare per caso nella direzione opposta alla sua, così da incontrarlo.
Lui ha salutato l’amico e mani in tasca, si sta apprestando ad andarsene.
Lulù imprime la sua immagine nella mente, senza staccargli gli occhi di dosso per un solo secondo.
Lo supera, si ferma e fa partire la recita.
 
“Ah, scusa, noi ci siamo già visti o sbaglio?”
 
Lo chiama sorridendogli, provvedendo a sfilare gli occhiali così da rendersi riconoscibile. Il sorriso che illumina il volto al ragazzo le fa comprendere che sì, si ricorda eccome.
 
“La ragazza del Bubble tea.”
“Esatto, proprio io.”
 
No dai, è così semplice?
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Quindi?”
“Abbiamo fatto la strada insieme e mi ha parlato un po’ di lui. Un cuoco, davvero? Non capisco perché tu voglia testarlo a questo modo.”
“Limitati a riferirmi i fatti, le tue impressioni non mi interessano.”
“Sempre gentile. Comunque, gli ho chiesto se potevamo rivederci e mi ha detto di sì.”
“Perfetto. Sapevo che avresti potuto interessargli”
“Era ovvio. A proposito, io questa la conto come uscita, chiaro? Voglio quello che mi spetta, il prima possibile, se vuoi che porti avanti questa farsa.”
“Non c’è bisogno di ricordarmelo, so quello che ti ho promesso. Dammi dei risultati se ci tieni tanto, o rimarrai a bocca asciutta.”
“Non erano questi i-”
“Devo andare, a presto Lulù.”
 
Stronza ricattatrice.
 
 
 ≎≎≎
 
 
 
“L’espressione che hai sulla faccia non promette nulla di buono.”
“Baekhyun, non adesso.”
“Lo sapevo. Che cosa hai fatto?”
“Perché devo sempre essere io ad aver fatto qualcosa?”
 
Il sopracciglio alzato dell’amico le fa intendere in modo eloquente che quell’ultima domanda non è stata nemmeno presa in considerazione.
Sbuffa, sistemandosi il trucco davanti allo specchio.
 
“E poi tu non dovresti entrare in bagno quando ci sono io.”
“Ma se ormai anche Chanyeol lo fa.”
“Quella stupida scimmia, non ricordarmelo.”
 
Sistema con il dito la sbavatura, strofinando la pelle fino a togliere il colore. Ha sempre avuto mano ferma, ma le è rimasto addosso il nervoso dalla chiamata fatta a Yoko e non accenna proprio a voler andare via.
 
“Stasera dove hai detto che si va?”
“In quel locale con le poltroncine comode e le luci multicolor.”
“Ah, sì. Quello in cui Jongin ha dato spettacolo l’ultima volta. Come dimenticarlo.”
“Era ubriaco e poi ha ballato da Dio, secondo me questa volta ci fanno entrare gratis, ha attirato un sacco di gente.”
“Lui, non noi. Considerando poi la quantità imbarazzante di alcolici che ingurgitiamo col cavolo che ci fanno entrare gratis.”
“Parla per te. Non bisogna comunque per forza essere degli ubriaconi per andare in quei posti.”
“Non ho detto questo.”
 
Liscia con piccoli tocchi la frangia, rimirandosi soddisfatta.
Ok, può andare.
 
 
≎≎≎
 
 
 
 
“Chanyeol?”
“Ci raggiunge direttamente là.”
“Come mai?”
“Cosa vuol dire come mai, mica vive qui.”
“Ma smettila, è sempre qui. E non dirmi che è andato a casa perché gli scappava, perché non ci credo. Magari la facesse a casa sua, eviterebbe di uccidere tutti quelli che entrano dopo di lui.”
“Lu Han…”
“Allora? Che cosa è successo?”
 
Baekhyun sbuffa guardando da un’altra parte, camminando verso la loro meta. Il sole è già calato e la leggera umidità nell’aria l’ha obbligato a mettersi una maglia un po’ più pesante del solito.
Finalmente si respira.
Ignora l’amico sperando di riuscire a scamparla e ringrazia tutti i santi quando in lontananza scorge gli altri.
Meno male.
 
“Ah, mi stavo quasi dimenticando. Questa sera c’è anche il coinquilino di Jongin, è tornato qualche giorno fa dal mare.”
“Non cercare di cambiare discorso, rispondimi.”
 
Lulù non presta attenzione al gruppetto avanti a loro, troppo presa a tormentare Baekhyun e ad esasperarlo fino a quando non le dirà quello che vuole. Per cui non si accorge di una chioma fastidiosamente familiare, proprio no, ma questi sì, lo fa eccome.
La gomitata che riceve nello stomaco la fa raddrizzare e smettere di fissare insistentemente l’amico, mettendo su un sorriso tirato per il nuovo arrivato. Era mica quello musone, apatico e tutta quella sfilza di aggettivi poco carini? Non ha voglia di sprecarsi.
 
“Sehun-ah, lei è Lu Han, Lulù lui è Sehun.”
 
Fa appena in tempo a fissarlo per dieci secondi che la saliva le va di traverso, mentre lui la fissa con gli occhi fuori dalle orbite.
 
“TU?!”
 
Destino infame.
 
 
 
≎≎≎
 
 
“Come cavolo avrei potuto capire che eri tu? Ok, i capelli, ma tutto il resto non combaciava. Ah, no, anche maleducato.”
 
Lulù bisbiglia fra i denti infossandosi nelle poltroncine. Ha ragione Baekhyun, sono davvero, ma davvero comode. Ci dormirebbe volentieri lì sopra.
Sehun, dopo aver spiegato velocemente che no, non si conoscevano, ma si erano intravisti in un negozio, aveva provveduto a tapparle la bocca e a trascinarla vicino a lui.
 
“Se parli ti ammazzo.”
“Dovrei aver paura? Non so nemmeno per cosa mi stai minacciando.”
“Se provi a dire che mi piace Kyungsoo.”
“Oh, loro non sanno che saltelli nel magico campo di caz-”
“No.”
“Eppure trasudi gayezza da ogni poro.”
“Non è divertente.”
“Non è colpa mia se non capisci le battute.”
 
Come quel pomeriggio, rimangono a fissarsi per diversi minuti, in contemplazione.
Lulù non è cieca, anche se vorrebbe pur di non ammetterlo. Quel ragazzo è… bello. Molto bello, forse si potrebbe dire assurdamente bello. Non che le importi. Ha superato Jongin nella classifica.
Sposta nervosamente una ciocca dietro l’orecchio, per poi rimetterla al suo posto. Non le piace che le si vedano le orecchie, si sente vulnerabile e scoperta.
Storce il naso sospirando, mordendosi l’interno guancia.
 
“Ma tu non parlavi poco?”
 
Sehun rimane in silenzio e senza prenderla in considerazione si sporge per recuperare il proprio drink, mandandone giù qualche sorso.
Sembra immergersi nel discorso intrapreso da Jongin e Chanyeol –ma quando è arrivato? – anche se in realtà non sta davvero ascoltando.
 
“Ora non vale far finta di nulla. Perché gli altri pensano che tu sia un musone sempre in silenzio, quando in realtà sei uno rompipalle che non sta mai zitto? Soffri di qualche disturbo di personalità?”
“Tu invece sempre fastidiosa in ogni situazione, eh.”
 
Lulù sorride soddisfatta, alzando le sopracciglia fini ed arcuate. Quindi ha una capacità tutta sua per provocare quel tipo, ottimo.
Ora ha la sua attenzione. Deve ammettere inoltre che avere i suoi occhietti addosso non è male. Essere guardata con quel cipiglio di sfida, no, non è proprio male.
 
“Domani, tu ed io, Bubble tea.”
 
Sehun stringe le labbra sottili, guardandola dall’alto in basso.
 
“Ci sto.”
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Passivo o attivo?”
“Perché stiamo parlando delle mie attitudini sessuali?”
“Ti ci vedo bene nella parte della checca isterica, davvero. Passivo, sì.”
“Ma la pianti? Non voglio sapere che cosa ti stai immaginando.”
“Credimi, lo so.”
 
Lulù poggia il Bubble tea sul tavolino e agita le braccia davanti al volto, quasi a voler cacciare delle nuvolette di pensieri scomodi. Fa una smorfia ed un leggero sorriso, intravedendo il divertimento sul volto dell’altro.
 
“Comunque, Kyungsoo, dai?”
 
Sehun alza le spalle prendendo un lungo sorso della bevanda, succhiandosi poi il labbro inferiore. Sembra pensarci su, prima di parlare.
 
“Mi piace il fatto che sia più basso di me e che i suoi occhi siano così grandi. Era il mio Hyung a canto. Solite cose, una volta mi ha detto una cosa carina e nulla, mi piace da allora.”
“… quanto?”
“Cinque anni.”
“Porca merda. E ti limiti a spiarlo da dietro un cespuglio?”
 
Alza di nuovo le spalle, facendola innervosire.
 
“Che cosa ti ha detto per farti innamorare?”
“Di non vergognarmi della mia voce, di urlare così che tutti riescano a sentirmi, ancora e ancora, perché altri possano avere il piacere e l’onore di potermi ascoltare cantare.”
 
Lulù si perde dentro gli occhi dell’altro, così intensi e vividi ed un brivido le risale lungo la schiena, veloce e sfuggente.
 
“Oh. Ci sa fare.”
“Già.”
 
Sehun muove la cannuccia in circolo, spostando i residui densi del liquido, giocandoci. Sbuffa scuotendo il capo, sistemandosi i braccialetti sul polso sottile.
 
“Tu perché lo spiavi, quindi? Non ho mica capito la frase che mi hai detto prima di andare da lui. Che a proposito, ti ho odiato.”
“La sua ragazza mi ha ingaggiato per spingerlo ad uscire con me.”
“Cosa?”
“È assurdo, vero? L’ho pensato anch’io quando me l’ha detto, ma-”
 
Si morde le labbra lucide, corrucciandosi.
 
“Lei mi ha promesso che uscirà con me poi e io voglio uscire con lei.”
 
Anche a costo di fare tutta quella messinscena. Anche a costo di dover fingere interesse per qualcuno che non le interessa.
Abbassa lo sguardo sentendo un leggero pizzicore pungerle gli occhi, sbattendo le palpebre per reprimerlo.
Così pietosa.
Sussulta appena quando la mano di Sehun le accarezza il capo, scivolando poi fra le ciocche lunghe e lisce. Non c’è scherno sul suo volto, solo una strana comprensione.
Non può fare a meno di sorridere mesta, guardandosi i piedi.
 
“E smettila, non sono mica un barboncino.”
 
Borbotta scacciandogli la mano, quando in realtà tutto quello che vuole è che continui.
 
“No, tu sei molto più rognosa di un barboncino.”
“Scemo.”
 
E non riesce a non ridere, a non rilassarsi. È tutto così giusto.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Vedo che vai d’accordo con Sehun-ah, eh?”
“Perché?”
“No, nulla.”
“Sputa il rospo, pancetta, o stasera ti friggo in padella.”
 
Baekhyun storce la labbra fissandola storto, imitando una risata scocciata. Non è divertente come battuta.
 
“Dico solo che è strano, ecco tutto. Insomma, Sehun-ah non è proprio il tipo da… da-”
“Da me? Guarda che è molto diverso da come lo dipingete voi. Avete mai provato a parlarci seriamente?”
“Sì! Cioè, no, ma è perché lui non vuole parlare con noi.”
“Forse perché siete delle amebe, io invece gli vado a genio.”
“È quello che mi preoccupa.”
 
Lulù non capisce. Perché dovrebbe essere un problema? Non ha voglia di ascoltarlo. Si alza dal divano andando nella propria stanza, lasciandosi cadere sul letto.
Osserva il soffitto e segue le striature di bianco nel blu totalizzante, che tanto le ricordano la schiuma del mare.
La stanza a ben vedere sembra catapultare chi ci entra in un mondo marino, fresco e bagnato. Le piace così tanto.
Attaccate ai bordi dei mobili, conchiglie di ogni genere fanno la loro comparsa, colorate e lucide. Ci ha perso un sacco di mattinate per farle a quel modo: altro che venti minuti come dice quello di Art Attack.
 
“Devo chiedere a Sehun-ah di cantarmi la canzone della Sirenetta.”
 
Umetta le labbra secche lasciando cadere le braccia sul materasso, che fino ad un attimo prima teneva in aria per disegnare simboli immaginari.
 
Thirenetta.”
 
Sì, decisamente, deve.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“E così non ti piacciono le altezze?”
 
Kyungsoo sbircia, da sotto la frangia rossa, la ragazza, prendendo poi un po’ di cibo dal piatto. Gli piace scoprire sempre cose nuove e diverse su di lei, è una persona così interessante e particolare.
 
“Già, mi viene un fastidioso senso di nausea e mi gira la testa. Tu invece sei spaventato dalle folle?”
 
Lulù sposta con le bacchette un raviolo cinese con carne e lo immerge nella salsa di soia dolce, perché quella normale è troppo salata e non le piace. Il sale fa male.
Quella sera lui l’ha invitata a mangiare in un ristorante cinese, dopo che un giorno gli aveva confidato che le mancava la cucina del proprio Paese.
Non può non pensare che Kyungsoo sia gentile, davvero, perché in tutto il tempo in cui sono stati insieme lui si è dimostrato un vero e proprio cavaliere.
Ispira dolcezza con quegli occhi grandi ed il sorriso aperto sulle labbra carnose ed i suoi modi affabili e delicati rendono piacevole qualsiasi cosa.
La sua compagnia è piacevole, fine.
Perché Yoko sembri così poco a suo agio con lui non riesce a spiegarselo.
 
“Decisamente. Da piccolo mi è capitato di perdere mia madre e ancora adesso ne subisco i traumi. Non ridere, è stato spaventoso, davvero.”
 
La leggera risata di Kyungsoo le permette di lasciarsi andare e sorridere, altrimenti non si sarebbe mai permessa di prenderlo in giro.
 
“Ti piace il cibo? Io non me ne intendo molto, mi hanno detto che qui non era male e ho voluto provare.”
 
Lui avvolge un po’ di spaghetti fra le labbra e Lulù distoglie lo sguardo subito dopo aver visto un po’ di sugo impiastricciargli il contorno della bocca. Per poco non le è venuto d’istinto pulirgliele con il tovagliolo.
Immerge un altro raviolo, questa volta con i gamberi, osservando la pasta impregnarsi del liquido e scurirsi. L’odore dolciastro che le arriva alle narici le stimola l’appetito facendole gorgogliare leggermente lo stomaco.
 
“È buono, sì. Potrei tornarci di tanto in tanto. E guarda che è un mega complimento, perché col cavolo che ci rimetterei piede altrimenti. Sono molto esigente.”
 
Kyungsoo succhia il labbro superiore tirandolo fra i denti, portando via il sugo. Sorride, annuendo con il capo, evidentemente d’accordo.
 
“La penso come te. Ma io con il cibo ho un rapporto tutto mio.”
 
Ridacchia, spostando con un movimento del capo una ciocca di capelli fastidiosa.
Vero, fa il cuoco.
 
“Mi cucinerai qualcosa prima o poi?”
 
Forse si è spinta troppo oltre. Ancora non ha capito cosa rappresentino per lui le loro uscite, visto che una ragazza già ce l’ha. Non hanno mai parlato di lei, ma entrambi sanno della sua esistenza, infondo al bar del Bubble tea c’era e Lulù l’ha vista bene. Senza contare poi tutto ciò che è avvenuto dopo e che, beh’, Kyungsoo non può sapere.
 
“Volentieri. Quando vuoi.”
 
Cosa deve pensare?
 
 
 
≎≎≎
 
 
“Ti stai facendo mettere i piedi in testa.”
 
Sehun gesticola guardandola di tanto in tanto con cipiglio arrabbiato, camminando avanti e indietro.
Fa così da più di dieci minuti e a Lulù sta decisamente venendo un po’ da vomitare. Oltre al fatto che gli mette ansia. Insomma, a quest’ora dovrebbe già aver scavato un tunnel nel pavimento a furia di camminare a quel modo.
 
“Non va bene così.”
 
Continua, aggrottando le sopracciglia e facendo una smorfia discutibile. Discutibile perché, cavolo, se non fosse così arrabbiato si sarebbe di certo messa a ridere finendo la settimana dopo.
 
“Hunnie, calmati. Non sei tu che devi arrabbiarti poi, ma io magari.”
“Tu sei troppo fessa per arrabbiarti, quindi lo faccio io. E non azzardarti a dire che ha ragione lei, perché no. Aveva detto che ti avrebbe dato qualcosa in cambio ad ogni appuntamento? Quante volte ci sei uscita ormai, quindici? Sedici? E nulla! Non ti ha dato nulla. Dovresti smetterla e basta.”
“Sehuuun…”
“No, non ci provare. E lo sai che non è per Kyungsoo, diamine, lo sai che non è per lui che te lo sto dicendo, vero? Non ti considero una rivale. Solo un’idiota di proporzioni cosmiche. Ti pare che lei ti sfrutta e tu non ci ricavi nulla? Perché continui? Non è nemmeno ‘sto granché, guarda che l’ho vista io, eh. ”
 
Si blocca, smettendo finalmente di gesticolare, facendosi cadere sulla poltrona di fronte al letto di Lulù. Sbuffa pesantemente rilasciando tutta l’aria, togliendo e rimettendo il cappello con la visiera, calcandolo sulla fronte.
Ora che pare essersi calmato, il silenzio nella stanza sembra urlare.
 
“… te l’ho già detto che parli un sacco, vero?”
“Non fare finta di nulla, questo discorso mi ha spompato.”
“Lo vedo. Hai il fiatone?”
 
Sehun lancia il cappello che con tanta cura aveva appena finito di sistemarsi e la visiera colpisce sulla fronte Lu Han, con un sonoro “tonk”
Dannata visiera rigida.
 
“Aaaaaahiooo, ma fa malissimo.”
 
Si lamenta rotolando fra le lenzuola sfatte, prendendo fra le dita sottili l’oggetto incriminato. Lo fissa con astio per qualche secondo, mettendoselo poi in testa.
Sa di Sehun, ha il suo odore.
Guarda il soffitto tirando le labbra in una linea dritta, assorta.
 
“Sehun-ah-
 
Respira in modo tremolante e il petto si abbassa piano, con lentezza. Spinge più in basso la visiera, coprendosi gli occhi struccati.
 
“-sono così orribile come persona?”
 
Perché non ottiene mai nulla dalla vita, perché niente va come spera, perché la persona di cui è infatuata nemmeno la considera e si prende gioco di lei come se nulla fosse. Deve per forza aver fatto qualcosa di male per non riuscire ad avere una sola cosa giusta, una.
Il materasso si abbassa sotto il peso di un altro corpo e un singhiozzo le sfugge dalle labbra. Le braccia di Sehun la avvolgono stretta in una presa ferrea e in automatico si aggrappa a lui, alle sue spalle, finendo poi per abbracciarlo. E’ una sensazione nuova, un calore rassicurante.
Lascia che lui le tolga il cappello e che con le dita porti via quelle due lacrime che le sono sfuggite, osservandolo in silenzio.
 
“Non sei orribile, ok?”
 
Il cuscino attutisce un po’ le sue parole, ma sono così vicini che le arrivano chiare e tonde.
Annuisce, ma non ne è poi così convinta.
Sehun poggia un dito sull’angolo della sua bocca e spinge verso l’altro, creando un mezzo sorriso distorto.
 
“Dai, sorridi. Ieri guardavo Grey’s Anatomy e- ehi, non prendermi in giro, non sai i pianti che mi faccio con quella cavolo di serie-”
 
Sorride sentendola ridacchiare, un po’ più leggero.
 
“- e ho deciso una cosa. Tu sei la mia persona, Lulù.”
“… dovrei sapere cosa significa?”
 
Sehun porta una mano sulla sua guancia, fronte contro fronte, mischiando le ciocche colorate.
 
“Non importa, sappi solo che ho scelto te. E la mia persona non può essere orribile, solo fantastica, come me.”
“Megalomane…”
 
 
Forse non è vero che nella vita non ha nemmeno una cosa giusta.
Ha Sehun.
Ed è così bello rendersene conto che proprio non ce la fa ad impedire alle lacrime di scendere di nuovo. Solo che questa volta piange sul serio, affondando il volto contro al suo petto.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Libri.”
“Mi piacciono molto i classici. Ho riletto molte volte Orgoglio e Pregiudizio e ancora non riesco a capire perché.”
“Perché?”
“Sì, perché. Evidentemente non sono il tipo da storie d’amore tormentate e infelici. Non fraintendere, mi piace, ma non riesco ad apprezzare la storia in sé.”
 
Lulù dondola le gambe dallo sgabello alto su cui è seduta, sorseggiando un po’ di cioccolata calda dal bicchierone in plastica di Starbucks. Gli piace molto andare lì, l’atmosfera rilassata e tranquilla che si respira la mette a proprio agio. Senza contare che è frequentato da studenti universitari, cibo per gli occhi.
Aggrotta un po’ le sopracciglia sorridendo un attimo dopo, inumidendosi il labbro inferiore.
Kyungsoo le siede esattamente di fronte, un piattino di ceramica con sopra metà brioche abbandonato sul tavolo e il caffè allungato stretto in mano, mentre ancora scuote il capo.
 
“Giochi.”
“Da bambina giocavo spesso ai giochi di società. Ora mi limito a fare qualche volta il cubo di Rubik.”
“Sei brava? Io non riesco, ci metto troppo e poi mi arrabbio.”
“Sì, ti farò vedere.”
 
Kyungsoo si abbandona ad una risata, sospirando. Ammettere di essere negato lì dove si utilizza il cervello non è il massimo.
Stanno facendo quel gioco di botta e risposta da un po’, così, per conoscersi meglio. Non è sorpreso di aver poco in comune con lei, ma questo non lo disturba affatto. È sempre stato dell’idea che due persone debbano completarsi a vicenda provvedendo a sopperire le mancanze l’uno dell’altro.
 
“Parola.”
“In che senso?”
“Non ti capita mai di fissarti con una determinata parola o affermazione e usarla in continuazione per un certo periodo? Per esempio Ron di Harry Potter diceva spesso miseriaccia.
 
Kyungsoo arriccia le labbra trattenendo un risolino, annuendo.
 
“Ah, sì, ho capito. Vediamo… credo che sia dai. Mi viene da usarla spesso, non so, per dare enfasi. Spero mi passi presto, non è affatto bello. La tua?”
“No, no, questa domanda era mia, non puoi chiedermelo. Devi farmene un’altra.”
 
Lulù si vergogna a dirgli che è porca merda, che figura ci farebbe? È grata alle regole, per una volta.
Riesce a far desistere l’altro dopo una serie di rifiuti non troppo convinti –all’apparenza, perché mai gliel’avrebbe rivelato, anche a costo di fingersi muta. – fermandosi a riflettere per qualche secondo.
Con Kyungsoo si vergogna di mostrarsi, di svelare le brutte abitudini e di parlare liberamente, con Sehun no. È perché è suo amico? Perché l’ha conosciuto in circostanza strane? Questa differenza fra loro due… che cos’è?
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Sono stanca di tutto questo. Yoko, mi stai solo prendendo in giro.”
 
Finalmente dopo settimane è riuscita ad incontrarla di persona, nel parco dove è cominciato tutto.
Lulù non può fare a meno di pensare ancora che sia davvero bella, avvolta nel lungo cappotto che ne risalta la figura slanciata e sottile. Dentro quegli occhi scorge le stesse emozioni complicate che l’hanno ammaliata, ma questa volta non avverte nessun brivido, nessun turbamento.
È stranamente decisa, ed è sicura che sia merito della seconda strigliata che Sehun le ha fatto qualche giorno prima. Pensando a lui, si sente sempre più strana. Non l’aveva mai visto così inquieto.
 
“Ti stai tirando indietro?”
“Sì, sì che lo sto facendo, non ho nessun motivo per continuare questa farsa.”
“Ho fatto male a fidarmi di te. Non sei adatta.”
“Io? Ho fatto tutto quello che volevi e tu in cambio non mi hai dato niente. Chi è che promette, ma non rispetta? Non io.”
“Tutto questo per un misero bacio da me?”
 
Il tono che usa ha la capacità di far stringere prepotentemente lo stomaco a Lulù. È tutto così stupido, il motivo per cui ha accettato in primis e ora non sa proprio che cosa dire.
Stringe i pugni cercando di non farle capire che c’è rimasta male, alzando un po’ il mento in segno di sfida.
I palmi le sudano freddo, avrebbe tanto bisogno del sostegno di Sehun adesso, ma lui ha un incontro con Kyungsoo. È riuscita ad organizzarglielo buttandola sul vago e per la prima volta le è parso di aver compiuto una buona azione. Ignora il bruciore di stomaco che pensare a ciò le provoca, tornando a concentrarsi su Yoko.
 
“Non essere stupida, ormai manca poco.”
“Scusami?! Kyungsoo è una brava persona e non ho intenzione di-”
 
Le labbra di Yoko sanno di caffè amaro. Morbide, appena appiccicose per il lieve velo ci lucidalabbra che le ricopre e destabilizzanti.
Lulù guarda con occhi sgranati la ragazza, cercando di rendersi conto di ciò che è appena accaduto: lei l’ha baciata. Niente di che, un fugace contatto, a stampo, ma l’ha fatto.
Finalmente.
 
“Sei soddisfatta adesso? Avanti, continua.”
 
Le sopracciglia aggrottate e la fronte corrucciata mentre combatte contro l’impulso di sfregare il dorso della mano sulla bocca. Yoko le dà le spalle e senza aspettare risposta se ne va.
 
Oh.
 
 
 
≎≎≎
 
 
 
Il sorriso che le tira le labbra per tutto il tragitto ha un che di inquietante. È troppo luminoso, troppo strano, troppo e basta.
Lulù non vede Baekhyun e Chanyeol sul divano quando rientra a casa, immersa nel suo mondo. Non si rende conto della vicinanza tra i due e nemmeno degli sguardi allarmati che le rivolgono – che si tramutano in dubbiosi subito dopo- andando direttamente in camera.
Nemmeno si cambia, si lascia cadere sul letto e continua a sorridere, sospirando di tanto in tanto.
 
≎≎≎
 
 
 
“Che cos’è successo?”
 
Sehun spalanca la porta della camera di Lulù, senza curarsi prima di bussare e lascia vagare lo sguardo fino a trovare la diretta interessata.
La finestra socchiusa lascia entrare un leggero filo d’aria, rendendo la temperatura nell’ambiente piacevole. Sospira, grato; si è fatto diversi isolati in bici ed è un po’ accaldato.
Il profumo che contraddistingue quelle quattro mura l’hanno comprato insieme. Un giorno, mentre andavano per negozi, si erano imbattuti in un curioso piccolo antro dalle mille e più boccettine colorate e Lulù, incantata, aveva finito per osservarne fra le dita una dal bellissimo colore azzurro trasparente, rimirandone il nome.
“Canto della Sirena.
Che amasse il mare e tutto ciò che è legato ad esso ormai non era un segreto per Sehun, per questo quando l’aveva posata al suo posto passando oltre, lui gliel’aveva comprata, sicuro di renderla felice.
Sorride appena sentendo quell’aroma avvolgerlo, mischiato alla fragranza naturale della pelle della ragazza.
 
“Baekhyun mi ha chiamato dicendo che sembravi una pazza e che- Lulù?”
 
La voce si riduce in un flebile sussurro, mentre avanza lentamente verso il letto.
Sta dormendo?
Si china appena in avanti per riuscire a scorgere il volto coperto dai capelli, aperti come onde sulle lenzuola chiare.
Lulù si gira di scatto battendo le mani fra loro, facendo rumore.
 
“BU!”
“OPPORCAPUTT- LULU’, PORCA MISERIA!”
“Ho afferrato che è porca, puoi anche non ripeterlo.”
 
Ridacchia divertita, osservando l’amico seduto sul pavimento, dove è crollato per lo spavento.
 
“Dovevi vedere la tua faccia.”
“Ti odio, mi vuoi morto?”
“È stato così divertente, devo farlo più spesso.”
“Non ci provare! Che stronza che sei. E io che facevo piano per non fare rumore…”
“Sei un amore, grazie.”
 
Lulù si sporge dal letto togliendo il cappello di Sehun dal suo capo, infilandoselo come al solito. Quando l’altro entra in quello spazio, diventa automaticamente suo.  
 
“Uhg. Sei di buon umore. Allora, che è successo?”
“Ah! Prima di tutto, ti ho sentito, io non sembravo una pazza, chiaro?”
 
Punta l’indice verso l’alto imitando il classico movimento che Sehun ha visto fare all’attrice del telefilm “Raven” un’infinità di volte. Gli angoli delle labbra si piegano all’insù, a quella performance.
 
“Secondo… Non ci crederai.”
 
Le continue pause che inserisce fra una parola e l’altra non fanno che far aumentare a dismisura la curiosità del ragazzo. Che diavolo le è successo? Ha incontrato Angelina Jolie dal parrucchiere? Un orso kawaii le ha regalato una busta di caramelle gommose? Flounder l’ha richiamata dagli abissi? Però aspetta, questo vorrebbe dire dirle addio e non è pronto.
 
“Yoko mi ha baciato!”
 
… o forse sì.
 
 
≎≎≎
 
 
 
Il sedere ha preso la forma della panchina dove è seduto ormai da un’infinità di tempo. Non sa più nemmeno quanto.
Non c’è più anima viva in giro.
Il cervello non recepisce nessuna immagine dagli occhi, lo sguardo perso nel vuoto ed immerso in sprazzi di ricordi.
 
“Ti ha baciato?”
“Sì, non è fantastico? Finalmente! Ha mantenuto la promessa, non sei contento? Ora non devi più sfibrarmi con quei discorsi che no, a dire il vero stancavano più te che me.”
“Già, fantastico.”
 
Quanta ironia può esserci in una singola parola? “Fantastico” suona così… falso. Lei però non ci ha fatto caso. Perché avrebbe dovuto?
 
“E tu? Come è andata con Kyungsoo? Oddio, posso solo immaginare!”
“Benissimo, grazie a te.”
“Figurati, non c’è bisogno di ringraziarmi.”
 
Quanti “Bene” vengono detti al giorno per nascondere la verità? Troppi.
Sehun non capisce. Non è così che sarebbero dovute andare le cose. Sarebbe dovuto essere sinceramente felice per lei. Perché quindi non ha provato altro che fastidio e delusione? Cosa vuol dire?
A dire il vero sa benissimo cosa significa, ma non vuole accettarlo. Come sa che è grazie a lei se ha messo la parola fine a tutto ciò che riguarda Kyungsoo.
Non è possibile. Lu Han è una donna. Dannazione.
Si prende la testa fra le mani premendo le dita lunghe sulle tempie, esasperato.
 
 
 
≎≎≎
 
 
Forse dovrebbe prendersi un periodo per sé.
Pensa a questo Sehun mentre cammina a fianco di Lulù, per le vie di Seoul.
Hanno finito entrambi i corsi all’università di quella giornata e come sempre si sono incontrati al piccolo bar davanti all’istituto, quello dove pc portatili e occhiali spessi contraddistinguono la clientela.
Si sente strano. Percepisce tutto in modo strano. Ed è distante. Non riesce a seguire le sue parole, non sa di cosa cavolo sta parlando. Tutto quello che riesce a percepire è il tono della sua voce. È strano rendersi conto che è così orecchiabile e melodioso che lo ascolterebbe volentieri per tutto il tempo?
Si perde nei particolari.
Le labbra si muovono in continuazione facendo brillare il sottile velo che le ricopre, scoprendo di tanto in tanto i denti bianchi e regolari.
I capelli ondeggiano ad ogni passo e la frangia si sposta appena rivelando la fronte priva di imperfezioni. 
Gli occhi studiano con attenzione tutto ciò che li circonda, brillanti e vividi, di quel marrone così scuro da sembrare pece, contornati da fitte fila di ciglia ricurve.
Il naso… Sehun crede di non aver mai visto un naso più perfetto di quello. Così armonioso nel complesso di quei lineamenti sicuramente disegnati da un’artista. 
Ok, l’ha pensato davvero?
Forse dovrebbe prendersi più di un periodo per sé.
 
“Hunnie, ci sei? Per favore, non confermare le voci che fanno di te un pesce lesso. O un tonno, non ricordo, comunque c’entravano i pesci.”
 
Sentir pronunciare il proprio nome gli provoca un brivido lungo la colonna vertebrale, che rapido sale fino alla nuca.
Sbatacchia le palpebre tornando al presente, schiudendo la bocca.
 
“Mh?”
“… come non detto.”
“Cosa? Dai, ripeti, ero distratto.”
“Pensavi a Kyungsoo, eeh~?
 
Eccerto, proprio a lui.
 
“Non mi hai raccontato per bene cosa avete fatto.”
 
Le guance di Lulù si gonfiano in un tenero broncio, riprendendolo.
Sehun si sta sforzando per non compiere qualche gesto avventato, così come si sforza per distogliere lo sguardo dalle sue labbra arricciate, rosa pallido.
 
“Perché non sono affari tuoi, piccola impicciona che non sei altro.”
“Ah, perché sei sulla difensiva? Cos’è successo? Oddio, cosa avete fatto??”
“Niente!”
 
Mai cosa fu più vera. Se sapesse che a quell’appuntamento non ci è mai andato…
 
“Non ti credo. Così come- oooh, guarda chi c’è là…”
 
Sehun guarda nella direzione in cui gli occhi di Lulù si sono bloccati e congela. Com’era quel detto? Parli del diavolo e spuntano le corna? Ecco.
Kyungsoo è proprio dall’altra parte della strada, da solo, fermo a leggere un cartellone.
Con tutti i posti che ci sono, bannaggia bannaggissima, proprio qui? E che diavolo può esserci di così interessante su quel cavolo di cartellone?
Le mani di Lulù si posano dietro la propria schiena e si sente spingere verso l’altro ragazzo.
 
“Avanti, vai. Ti aspetto seduta là. Non metterci molto, eh. Ho ancora fame.”
“Ma-”
“Ma? Muoviti!”
 
Un passo dopo l’altro si ritrova ad attraversare la strada, verso quella figura di spalle che ancora non lo ha notato. Può scappare? Sì, in teoria se si mette a correre ora… no, aspetta e poi Lulù chi la sente? Senza contare il fatto che lo prenderebbe in giro a vita. Non ci tiene.
Socchiude gli occhi, prende un bel respiro.
 
“Kyungsoo-ssi.”
 
Benvenuti a Figuredimerdaland.
 
 
≎≎≎
 
 
 
Il posto che ha scelto per sedersi le permette di avere una buona visuale sulla scena. Ha seguito Sehun con lo sguardo fino a quando finalmente –ma che gli passa per il cervello a quell’idiota? – non si è deciso a parlare all’altro.
Lulù è orgogliosa e fiera di ciò che è riuscita a fare per lui, l’ha già detto, eppure qualcosa non va. È solo una punta di non so cosa che la disturba e le provoca una leggera ansia. Per caso ha dimenticato qualcosa? No, non le sembra e fino ad un attimo prima non sentiva nulla. È comparsa all’improvviso o più precisamente quando Sehun ha abbandonato il suo fianco per andare da lui.
No, aspetta, no. Non ha senso.
Un ragazzo in bicicletta le passa accanto suonando il campanello, girandosi verso di lei e ammiccando in modo orrendo, facendole storcere il naso. In pochi secondi gli regala una bella vista del proprio dito medio, assieme ad un “cafone” piuttosto sentito.
Stupidi ragazzi.
Si tortura le mani, fissando di sottecchi i due da lontano.
Il sorriso di Kyungsoo è così gentile… sembra contento di averlo rivisto e Sehun sembra così impacciato e tenero e…
Sgrana gli occhi fissandoli sull’asfalto, stringendo il tessuto della maglia appena sotto al cuore, avvertendo le costole marcate.
Un dolore acuto e fulmineo le ha trapassato la cassa toracica, così, all’improvviso. Le viene un po’ da vomitare.
Respira piano cercando di non sforzarsi, ricacciando indietro le lacrime.
 
Lacrime?
 
Non riesce a capire.
Alza appena il capo ancorandosi alla maglia di Sehun e di nuovo avverte pressante il pizzicore agli occhi, vedendo la mano di Kyungsoo stringere la spalla del più piccolo.
 
Non toccarlo.
 
 
≎≎≎
 
 
 
To Lulù:
“Ma dove sei?”
 
 
≎≎≎
 
 
 
Ombre, create dai fari delle auto che scorrono ad intervalli regolari sotto la sua finestra, illuminano il soffitto chiaro della stanza. È incredibile quanto tempo in quei giorni stia passando a fissare quella parte di muro. Dovrebbe uscire e distrarsi, fare qualcosa almeno, invece non riesce a muoversi, costretta a pensare ancora e ancora alla sua patetica fuga di qualche giorno prima.
Ha lasciato Sehun e Kyungsoo da soli, scappando letteralmente via. Non ha avuto la forza di continuare ad assistere alla scena, sebbene sia stata proprio lei a spingerli ad incontrarsi e il perché continua a vorticargli nella testa, la risposta pronta e chiara, volutamente ignorata.
Perché.
Il battito furioso del cuore ad ogni passo guadagnato lontano da loro.
Perché.
Il forte senso di disagio e inquietudine al saperli insieme.
Perché.
I pensieri sempre più ingarbugliati e privi di senso.
Lulù non è stupida, ma trova che rimanere a fissare le dita pallide della mano nella fioca penombra sia più interessante, più sano, che dare un nome a tutto ciò.
Si è presa una piccola pausa da Sehun, perché ha paura, fottutamente paura, di quello che potrebbe accadere incontrandolo. Vedendolo.
Lo stomaco le si stringe ad immaginare la figura slanciata e ben proporzionata dell’amico, i suoi capelli orrendi e il suo volto apatico, la leggera scia di sudore che si porta dietro quando torna da danza e i vestiti di dubbio gusto che sceglie.
Certo. Come no. Nemmeno a pensare queste cose riesce a far smettere il proprio corpo di reagire in modo strano e alla propria mente di urlare bisogni che il cervello si rifiuta di elaborare. Si smentisce da sola, dandosi della stupida. I capelli di Sehun non sono orrendi, il suo volto non è apatico e sì, certe volte puzza di sudore, ma adora farglielo notare e vederlo annaspare in cerca di soluzioni alternative ed infine, si veste in modo impeccabile.
Arrampicarsi sugli specchi non serve a nulla. L’aveva constatato alle interrogazioni a scuola e ora non può che riconfermarlo.
 
“Sehun.”
 
Mormora, lasciando scivolare ogni singola lettera in modo fluido fuori dalla propria gola. Può la sola pronuncia di un nome, essere così illuminante?
 
“Sehun.”
 
Si rigira fra le lenzuola affondando il volto nel cuscino, ricordando le tante volte in cui, insieme, hanno passato il pomeriggio a parlare sdraiati su quel letto.
Inconsciamente si ritrova a cercare il suo odore, annusando con dedizione le lenzuola stropicciate, sospirando al delicato profumo di ammorbidente. Sono pulite, appena messe, prive dell’aroma che sta cercando così insistentemente.
 
 
 
≎≎≎
 
“Bakkie… vieni qui.”
 
Chanyeol gli fa segno di andare a sedersi vicino a lui, scuotendo appena il capo.
L’altro ragazzo è fermo, un po’ nascosto, di lato all’entrata della camera di Lu Han, il capo leggermente sporto per osservare all’interno.
È preoccupato, davvero tanto preoccupato.
Dopo alcuni attimi di esitazione si decide ad ascoltare il più alto, andando ad accomodarsi sul divano.
 
“C’è qualcosa che non va-”
 
Incomincia, torturandosi le dita delle mani ben curate. Baekhyun ha una vera e propria fissa per la manicure.
 
“È troppo silenzioso e-e non è uscito dalla sua stanza, non ha visto nessuno, non è da lui, non-”
 
Chanyeol lo attira gentilmente contro al proprio petto, poggiando il mento sul suo capo, interrompendo il flusso di parole scoordinate dell’altro.
 
“Va tutto bene, non agitarti.”
“Non mi sto agitando! Solo…-”
 
Si morde nervosamente il labbro inferiore, tirandolo fra i denti. Vorrebbe riuscire a rilassarsi completamente fra quelle braccia avvolgenti, ma sebbene si lasci andare un po’, rimane comunque rigido.
 
“- non posso sopportarlo di nuovo. Non voglio vederlo stare male, capisci?”
 
Baekhyun si scosta appena per guardare l’altro negli occhi e Chanyeol si ritrova a fissarli, enormi e timorosi, in tutto il loro splendore. L’espressione ansiosa deforma i tratti del più grande, facendolo sembrare più piccolo ed indifeso di quanto sia in realtà.
 
“Baek, non è più un bambino. Andrà tutto bene.”
 
Baekhyun vorrebbe dirgli di smetterla con quelle frasi fratte, con quei “va tutto bene”, ma si accorge di trovarli comunque confortanti, a modo loro. Lascia affondare il naso fra la morbida trama del maglione di lui, socchiudendo gli occhi.
 
 
≎≎≎
 
 
“Lulù?”
 
Sehun guarda Baekhyun, spalla contro spalla con Chanyeol, e aggrotta le sopracciglia.
Dov’è? Perché non c’è?
Baekhyun guarda il pavimento tirando un calcetto al nulla, infossando le mani nel tascone della felpa troppo grande che indossa.
Aspetta, è di Chanyeol? Lulù impazzirebbe per una notizia del genere… ah, Lulù.
 
“Allora?”
 
Insiste, non ricevendo risposta. Gli sembra quasi di percepire l’aria farsi pesante e densa.  
 
“Al cinema…”
 
E Sehun la sente chiaramente l’infima nota nella sua voce che marca una domanda sottointesa, che tanto nascosta non è.
 
“Non te l’ha detto?”
 
Tutto in Baekhyun sembra urlarglielo. Il suo sguardo sfuggente, inoltre, non fa che accentuare il crescente disagio che ha avvertito dall’esatto momento in cui ha pronunciato il suo nome.
Comunque, no, non gliel’ha detto.
A dire il vero non l’ha più sentita da quel giorno in cui le ha inviato il messaggio chiedendole dov’era. Sta ancora aspettando la risposta.
Ha fatto finta di niente, si è ripetuto che magari era senza soldi, che forse ha letto e poi si è dimenticata, che probabilmente si sarebbe spiegata con lui a voce il giorno seguente… ma è passata una settimana e Sehun non l’ha più vista.
 
Non l’ha più vista.
 
Il bruciore di stomaco che lo coglie gli fa stringere i denti e gli crea una ruga a lato della bocca.
 
“Andiamo?”
 
Jongin richiama l’attenzione del trio, facendo un cenno del capo verso la direzione del locale. Aspetta qualche secondo prima di raggiungere il resto della compagnia, giusto quando registra l’intenzione di Chanyeol di avviarsi.
Baekhyun lancia un’ultima occhiata di sottecchi a Sehun, stringendosi nelle spalle, prima di lasciarsi guidare dalle mani del più alto, gentilmente premute contro la sua schiena.
Sehun rimane fermo in quell’esatto punto, osservando i piccoli sassolini sbriciolati dall’asfalto. Non riesce a pensare tante frasi il cervello gli sta mandando contemporaneamente. Alza appena lo sguardo per intravedere le sagome dei suoi amici, infilando le mani in tasca.
Senza dire nulla, come se niente fosse, se ne va.
 
 
≎≎≎
 
 
È mentre sta vagando per le strade che la incrocia, giorni dopo, per quello che reputerà un infausto scherzo del fato.
La riconosce subito, come potrebbe non farlo: Il cappello di lana che indossa schiaccia la frangia fin quasi a coprire gli occhi grandi, illuminati da giochi di luce e contrasti creati con il trucco, pizzicandole il naso. Nota che le danno fastidio perché non fa che cercare di spostarli, senza però muoverli davvero dalla loro posizione, per paura di poter rovinare l’acconciatura.
Le ciocche rosso fuoco ricadono in morbidi boccoli sulle spalle, coperte da un gilet di piuma con il cappuccio contornato da folta pelliccia morbida, freschi di parrucchiere.
È andata senza di lui?
La gonna crea un dolce contrasto con le calze dalla stessa trama dei maglioni, spesse e leggermente sfilacciate. Sembrano quasi renderla più sottile del solito, evidenziando con il loro spessore la magrezza delle cosce.
Tiene fra le dita affusolate un bicchiere di caldo Bubble tea, sorseggiandolo mentre regala sorrisi e piccole risate al suo interlocutore. Le labbra perennemente incurvate all’insù catturano la sua attenzione per lunghi e sofferti istanti.
Kyungsoo le tiene la borsa camminando proprio a fianco a lei, bevendo a sua volta il proprio Bubble tea.
 
Doveva esserci lui al suo posto.
 
Sehun sbatacchia le palpebre per qualche secondo, prendendo poi un lungo respiro.
 
“Lulù?”
 
Le va incontro, sentendo gridare ogni singola cellula del proprio corpo. È agitato, teso, quasi si stesse offrendo volontario per un esame a cui non si è preparato, facendo consapevolmente una brutta fine.
È il frammento di un millisecondo a stroncarlo. Quell’attimo in cui Lulù sente la sua voce e si volta nella sua direzione, sorpresa, senza più l’ombra di un sorriso a distenderle i tratti.
Un millisecondo, perché poi lo vede ritornare, di nuovo lì, su quelle labbra lucide e piene. Peccato che non coinvolga gli occhi.
 
“Sehun! Ciao, che coincidenza incontrarti qui.”
 
Disagio.
 
E sembra tutto così sbagliato.
 
≎≎≎
 
 
Deve fare qualcosa. Non va bene.
Così. Non. Va. Bene.
Si sente costantemente sull’orlo del pianto, in ansia; manca qualcosa, manca lei.
Sehun non sopporta di provare queste cose, di sentirsi così turbato.
È doloroso.
Se prima non voleva fare i conti con i propri sentimenti, ora non può farne a meno, non vuole ignorarli.
Non averla più intorno, non sentire la sua voce infantile ed arrogante, le sue battute stupide, il suo profumo… è insopportabile. Pensarla con Kyungsoo, sapere che ora i suoi sorrisi sono rivolti a lui, gli fa salire il sangue al cervello.
 
≎≎≎
 
 
“Che cos’è?”
 
Lulù scivola fra il bancone e la sedia, issandosi con i gomiti sul legno lucido della cucina.
Nell’aria c’è un delizioso profumo di cibo che le fa storcere lo stomaco, mentre il continuo bollire del sugo le riempie le orecchie.
 
“Ti ho detto che ti avrei stupito. Spero ti piaccia la cucina Giapponese.”
 
Kyungsoo le sorride girandosi appena, tornando poi a concentrarsi sulle pentole disposte sui fornelli. Si muove veloce e sicuro prendendo di tanto in tanto qualche ingrediente dalla dispensa, aggiungendo sale, mescolando con decisione.
 
“Non l’ho mai provata. Diciamo che per una cosa e per l’altra mi sono sempre tenuta a distanza da tutto ciò che riguarda il Giappone.”
 
Si arrotola una ciocca di capelli fra le dita, giocandoci. I rapporti fra Cina e Giappone non sono mai stati ottimi e deve dire che non le è mai importato di provare ad uscire dalla massa e sperimentare.
 
“Oh. Capisco… ma il cibo non ha fatto nulla di male, quindi devi provarlo, per forza!”
 
Sorride di nuovo, provocando in Lulù un vago senso di tenerezza nei suoi confronti. Kyungsoo con quegli occhi enormi e le labbra a cuore le ricorda tanto un cucciolo. Le dispiace pensare di dover mettere fine a tutto quello… ma in fondo è andata lì con uno scopo ben preciso.
 
“Solo perché sei tu.”
 
Torna con i piedi per terra, andando a sedersi al proprio posto. Non nota l’occhiata che le lancia il ragazzo, troppo presa a studiare l’impeccabile precisione con cui lui ha apparecchiato la tavola.
 
“È pronto.”
 
Ora che ci pensa… sembra proprio la classica cena romantica sempre presente nei film.
 
 
≎≎≎
 
 
 
“Dov’è?”
“Sehun, non lo so.”
“Invece sì che lo sai, forza, dimmelo.”
“Perché vuoi saperlo?”
“Ma che domande sono, dimmelo e basta! Sembra quasi che tu voglia tenermi a distanza! Baekhyun, qual è il tuo problema?”
 
Sehun stringe con più forza il cellulare fra le dita, spingendolo contro la guancia umida.
Ha corso davvero tanto, girato a vuoto per lo più, e non è riuscito a trovarla da nessuna parte. Non è al cinema, non è al bar né al negozio di Bubble tea e nemmeno al parco. Ha passato persino ogni dannata vetrina dei suoi ristoranti preferiti, ma niente. Di lei non c’è traccia.
Baekhyun emette un tremolante sospiro, esitante.
 
“Baekhyun, sono Sehun, non un cazzo di estraneo!”
“È proprio perché sei tu…”
“Cosa vuol dire?”
“Io… ti sei avvicinato troppo. Tu non dove- ehi, Chanyeol!”
 
Sehun avverte una serie di rumori in sottofondo, ma non ha tempo per questo, vuole capire ed è arrabbiato con lui per quello che gli sta dicendo, per come si sta comportando.
 
“Baekhyun? Baek-!”
“Sehun?”
“Chanyeol, mi vuoi dire che-”
“È a casa di Kyungsoo.”
 
Non gli serve sapere altro.
 
≎≎≎
 
 
Il confortante sottofondo dato dal film che il ragazzo ha messo le permette di pensare con un po’ di lucidità.
Si sente terribilmente in colpa. Non sa come iniziare e non è da lei. Da quando ha lasciato prendere il sopravvento alla parte fifona e codarda di se stessa?
Stringe fra le dita la morbida orecchia del cuscino contro il proprio fianco e si morde le labbra, osservando di sottecchi lo schermo della televisione.
Non ha seguito nulla, non sa nemmeno quale sia il titolo di ciò che stanno guardando.
 
“Kyungsoo… io devo dirti una cosa.”
 
Le orecchie ronzano.
Si muove leggermente sul divano, cercando una posizione più comoda, girandosi finalmente a guardare l’altro negli occhi.
Lui ha ancora quel sorriso gentile dipinto in volto e non aiuta. Come dirgli che l’ha preso in giro fin dall’inizio? Come dirgli… che è stata ingaggiata per passare del tempo con lui? Conta il fatto che ha da subito provato simpatia nei suoi confronti? Non crede…
 
“Anch’io.”
“Anche tu?”
 
Kyungsoo annuisce, facendole segno di iniziare per prima.
 
“No, no, parla pure. Io… voglio dirlo per ultima.”
“Certe cose non cambiano mai.”
 
Lulù lo guarda confusa, non capendo il senso della frase. Cosa non cambia?
 
“Volete sempre sentirvelo dire, prima di confessarlo, mh?”
 
Oh.
No.
Aspetta.
No.
 
Allarga gli occhi sorpresa, scuotendo appena il capo, senza parole. Non vorrà dire proprio quello che ha detto, vero? Oddio, sì, invece. Riesce a vederlo dalla strana luce che brilla nei suoi occhi e nel sorrisetto divertito che gli ha sfalsato i tratti. Sembra un tantino inquietante ora, a dire il vero.
Le mani di Kyungsoo si stringono intorno ai suoi polsi, tirandola un po’ più vicina al proprio corpo.
 
“Kyungsoo, aspetta, io-”
 
Sono così vicini, dannatamente attaccati.
Il corpo di Kyungsoo è caldo contro al proprio, il suo respiro le solletica la guancia, il naso e… le labbra carnose si premono su quelle velate, strappandole un bacio.
Non è così che doveva andare.
 
“Kyungsoo!”
 
Prova ad allontanarlo premendo i palmi sulle sue spalle, resistendo all’impulso di passare una mano sulla bocca.
Il cuore batte furiosamente contro al petto, una strana sensazione di vertigine e fastidio le corrode il sangue.
 
“Scusa, è che ho atteso per così tanto tempo… non puoi dirmi di aspettare, ora.”
 
Di nuovo si spinge contro di lei, piegandole con facilità le braccia che cercavano di mettere spazio fra loro, mordendole le labbra.
Lulù prova a girarsi, ma sono sul divano e si ritrova praticamente incastrata fra i cuscini che la obbligano a stare supina e il corpo del ragazzo sopra di lei.
Quando è successo? Non ricorda di essersi mai messa in questa posizione.
 
“No, ascoltami, io non voglio!”
 
Kyungsoo sembra esitare un attimo, sollevandosi appena con i gomiti per guardarla negli occhi.
 
“Non vuoi?”
“No…”
“Ah, io… credo che potrei aspettare ancora un po’, allora.”
“Kyungsoo… no.”
 
Non sa dove guardare. Vorrebbe riuscire a togliersi da sotto di lui, mettersi seduta magari e riacquistare un po’ di autocontrollo, ma lui non sembra voler accennare a muoversi. La guarda e basta, con un cipiglio confuso e, non vorrebbe sbagliarsi, arrabbiato.
Indecisa, continua, prendendo un tremolante respiro.
 
“Tu non mi piaci. Come amico, sì, ma… non come vorresti tu –e c’è un’altra cosa che devo dirti. Yoko-”
 
Ma non riesce a finire la frase che di nuovo le labbra di Kyungsoo sono sulle sue, questa volta con impeto e decisione; ogni traccia di gentilezza scomparsa.
Lulù prova a sottrarsi, cerca di spingerlo via con le braccia e con le gambe, ma è pesante.
Si lamenta, gli occhi chiusi a creare tante piccole increspature contrariate sulla pelle di porcellana.
Le mani calde di lui calcano sul reggiseno imbottito, sulle costole nascoste sotto la maglia dal tessuto leggero, intrufolandocisi sotto; le dita, leggermente ruvide, graffiano lo stomaco e la pancia, fermandosi sull’elastico delle calze sotto il morbido risvolto della gonna.
 
“N-no!”
 
Non può essere vero. Non ci crede. Lui non può veramente star facendo questo, non è il tipo…  No? Il dolce e gentile Kyungsoo… Eppure, un attimo prima la pressione dell’indumento calca sulle ossa del bacino e l’attimo dopo scompare.
Le dita sfiorano il tessuto rigido dell’intimo che è solita portare per nascondere la sua vera natura e lo oltrepassano.
Succede tutto molto velocemente.
Gli occhi già di per sé grandi del ragazzo si spalancano in preda alla confusione; il suo corpo si stacca dal proprio, facendola quasi rabbrividire dal freddo e dal sollievo, con il solo intento di vedere personalmente ciò che ha toccato e che la sua mente ha reputato come “errato”.
Lulù prova a fermarlo, prova ad abbassare di nuovo le pieghe della gonna, ad alzare le calze, ma è tutto inutile.
 
“Ma cosa-”
 
Le sue pupille, dilatate, fisse sul proprio inguine la fanno arrossire fino alla punta dei capelli, a disagio. Un crescente senso di nausea ad invaderle i sensi.
 
“Tu sei…”
 
Kyungsoo si alza di scatto dal divano, guardandola come scottato. La osserva in silenzio, contrariato, quasi indeciso.
Si porta le dita alle labbra, facendocele sfregare contro ed estendendo l’azione fino alla fine del braccio, quasi a voler grattare via il contatto appena avuto.
 
“I-io te lo avrei detto.”
 
Lulù si alza, sistemandosi i vestiti, turbata. Vorrebbe poter scappare via e nascondersi, lontano. Non è così che avrebbe voluto che lo scoprisse; a dire il vero non avrebbe mai voluto che ne venisse a conoscenza.
Kyungsoo non l’ascolta, semplicemente le si avvicina e afferra alcune ciocche dei suoi capelli, tirandole con forza. Solo quando un lamento di dolore sfugge alle labbra della ragazza si decide a smettere.
 
“Non hai una parrucca. Questo… questa cosa... Tu, cosa volevi fare?”
 
Scuote il capo e poi, colto da un crescente senso di umiliazione, le dà uno spintone, facendola finire a terra.
Lulù cade sulle piastrelle fredde e una fitta di dolore si irradia per la gamba, su per la schiena. La poca carne attaccata alle ossa non ha attutito per nulla il colpo, facendolo propagare lungo gli arti.
Non sa cosa dire, dopo questo, troppo sconvolta. Lui le ha detto una cosa cattiva e l’ha spinta a terra con cattiveria. Lui. Kyungsoo. Lo stesso Kyungsoo che attimi prima le ha cucinato un ottima cena, sorridendole con dolcezza.
 
“Sei un travestito!”
 
E certe parole fanno male, soprattutto se dette da persone che reputavi amiche.
Lulù si spinge appena un po’ più indietro sul pavimento, stringendosi nelle spalle. Sa benissimo da sola che cos’è, non c’è affatto bisogno di dirlo, a quel modo poi.
 
“Io-”
“No! Non parlare, non dire niente, niente!”
 
Di nuovo è su di lei e questa volta le solleva la maglia a scoprirle il petto chiaro, mostrando il reggiseno e la morbida ovatta che lo riempie.
 
“Così sbagliato…”
“Basta, lasciami!”
 
Questo è degradante. Le viene da piangere.
 
“Hai imbrogliato tutti.”
“Per favore, voglio andare via.”
“Ti sei preso gioco di me!”
 
Kyungsoo toglie l’ovatta dalle coppe, lanciandola via, tirando i gancetti fino a romperli.
 
“Non è per te!”
 
Lulù si porta le braccia al petto, arpionando le dita alle proprie spalle, coprendosi. Dall’impeto con cui lui ha tirato le ha rotto non solo i fermi del reggiseno, ma anche il collo della maglia, sulla schiena.
 
“Mi dispiace Kyungsoo, mi dispiace, ma ora basta, lasciami stare!”
 
Un singhiozzo sfugge al suo controllo mentre lacrime amare si incastrano fra le ciglia. Fissa con insistenza il pavimento, i resti dell’ovatta, senza avere la forza di guardare quegli occhi in cui sa esserci solo disgusto.
Vede le punte delle sue scarpe sparire dalla visuale e un leggero tremito la scuote; ha deciso di ascoltarla?
Si rialza il più velocemente possibile e con le braccia ancora strette contro il petto quasi corre verso l’uscita, desiderosa di sparire.
Un gemito di dolore e la testa si piega all’indietro; i capelli incastrati, trattenuti da qualcosa.
Kyungsoo è dietro di lei, nella mano impugna una forbice da cucina.
 
“Non ingannerai più nessuno.”
 
E la pressione scompare; ciocche ramate sfilano fluttuando sul pavimento, atterrando come macigni.
 
“Kyungsoo? Sono Sehun, mi ha fatto entrare la- LULU’?”
 
Sehun immerge i propri occhi in quelli di Lulù, proprio di fronte a lui, perdendosi in oceani di lacrime silenziose. Guarda i vestiti fuori posto, le ciocche irregolari che da un lato arrivano al seno e dall’altro appena sotto all’orecchio –finendo inevitabilmente per analizzare quelle sul pavimento – e le forbici fra le dita di Kyungsoo.
 
“Che cazzo stai facendo?!”
 
Esplode, in pochi secondi, scattando in avanti.
 
“Sehun-ah
 
Geme lei, rincuorata, allungando le braccia nella sua direzione in un gesto che sa di disperazione. Poi però pensa alle proprie condizioni, a quello che Kyungsoo potrebbe dire e il sangue le si gela nelle vene.
No.
Ti prego, no.
 
“Non toccarla! Non… provare più nemmeno ad avvicinarti!”
 
Sehun l’abbraccia forte -premendo il suo volto contro al proprio petto-, guardando con astio il ragazzo fermo a qualche passo da loro. Kyungsoo ha uno strano sorriso sulle labbra carnose; così macabro.
 
“No, per carità-”
 
Kyungsoo storce il naso, Lulù si irrigidisce. Si libera piano dall’abbraccio protettivo di Sehun, cercando di sopprimere il terrore che è sicura traspaia dal proprio sguardo, girandosi verso di lui.
 
“-mi fanno schifo gli uomini, davvero disgust-”
 
Il suono sordo dello schiaffo le perfora il timpano, imprimendosi nel cervello. Lulù sente il palmo e le dita bruciarle tanta forza ci ha messo, ma non vacilla. La guancia di Kyungsoo ci mette pochissimo a prendere colore, diventando rosso acceso.
Può urlarle tutto, ogni cosa, può insultarla, darle del travestito-frocio tutte le volte che vuole, ma non può dire questo davanti a Sehun, che è da sempre innamorato di lui.
Ora come si sentirà?
Le viene da piangere ancora di più. È colpa sua se Sehun ha sentito Kyungsoo dire una cosa simile. Non se lo merita. Non doveva essere presente. Sehun non è disgustoso, non fa schifo.
 
“Non dirlo mai più.”
 
La voce le trema, è così arrabbiata. Un groviglio di sentimenti fanno a botte nel suo stomaco, rendendola ancora più instabile.
Kyungsoo si muove in avanti, i tratti distorti dal rancore, ma Sehun la porta via parandosi davanti, facendole da scudo.
 
“Ho detto di non toccarla.”
“Forse dovresti prima informarti, sapere chi stai proteggendo con tanta convinzione. Immagino che nemmeno tu sappia, come potresti, d’altronde? Così ingannevole, con quest’aspetto. Andate via.”
 
Si limita a dire, toccandosi la guancia, scacciandoli con un gesto brusco del braccio.
 
 
≎≎≎
 
 
Lulù stringe fra le dita il manico in pelle della propria borsa, senza riuscire a guardare in volto Sehun.
Fermi davanti al portone del palazzo di Kyungsoo, in silenzio, esitano.
I rumori provocati dal traffico della strada e il sommesso chiacchiericcio dei passanti fanno da sottofondo, rendendo l’atmosfera un po’ meno pesante.
 
“…che cosa voleva dire con quelle parole?”
 
Sehun mormora piano, la voce talmente bassa da risultare un sussurro appena udibile. Non capisce, non riesce a comprendere che cosa è successo. Si aspettava di ricevere una scrollata di capo e magari frasi come “Quello è matto”, non il silenzio. Nella sua testa, il detto: “Chi tace acconsente” non fa che rimbalzare contro le pareti del cranio.
 
“Lulù? Perch-”
“Devo andare.”
 
Lulù si volta velocemente verso la strada, dandogli le spalle, lasciandolo indietro.
Sta scappando e Sehun glielo sta lasciando fare. Non la segue.
 
 
≎≎≎
 
 
Si stanno avvicinando le vacanze invernali e gli studenti sono in fermento. Sehun può vedere gruppetti di ragazzi chiacchierare fra loro, progettare cene di capo d’anno e mettersi d’accordo per fare regali a sorpresa.
Abbassa lo sguardo fra le proprie dita gelate, rigirando l’oggetto che ormai da giorni si porta dietro, sperando di incrociare colei a cui è destinato.
Come era già successo, Sehun non l’ha più vista, nemmeno per sbaglio, in tutto quel tempo. Ha provato ad andare a cercarla a casa sua, ma è sempre stato rifiutato da Baekhyun.
“Non vuole vederti.”
Le labbra si tirano in una sottile linea dritta mentre ci ripensa, per la milionesima volta, sentendo le gambe pizzicare dal freddo contro il legno vecchio della panchina.
Dovrebbe andare a casa, mettersi a studiare per gli esami della prima sessione, ma non riesce a muoversi. Ancora un po’, ha bisogno di ancora un po’ di tempo.
Un leggero soffio di vento si insinua fra i vestiti, nelle ossa, facendolo rabbrividire. Il cielo incolore rende la giornata grigia e fredda, come se non bastasse l’odore di neve trasportato dall’aria.
La catenella tintinna contro il metallo del proprio anello, catturando la sua attenzione. Solleva la collana portandola davanti agli occhi, fissandola per diversi istanti. I deboli raggi del sole colpiscono gli anelli d’argento facendoli rilucere stancamente e Sehun sospira.
Si chiede perché mai l’abbia comprata, visto che tanto non la vedrà più.
 
“Dannazione…”
 
Stava così bene prima che lei irrompesse nella sua vita. Stava da Dio. Aveva Jongin, quando serviva, e non gli importava di niente e di nessuno.
Ora si sente solo, vuoto, incompleto. Ora non riesce più a trarre piacere dai lunghi istanti passati nel silenzio, da solo, in qualsiasi circostanza. Nemmeno ora, che è nel parco della facoltà, come piace a lui, circondato dalla natura.
C’è una nota stonata.
Ha bisogno di rumore.  
 
“È colpa tua.”
 
Scuote il capo mettendo in tasca l’oggetto, alzandosi, sentendo dolore ai muscoli intorpiditi. Quanto tempo è rimasto seduto lì, senza muoversi?
Ha voglia di una cioccolata calda.
 
Il bar in cui si ferma non ha nulla di bello, l’ha scelto solo perché sulla strada di casa.
Il calore che si irradia lungo gli arti appena chiusa la porta alle spalle gli provoca fastidio; le dita bruciano, colte da geloni.   
Non si siede al tavolo, rimane in piedi a fianco al bancone aspettando il proprio ordine, incantandosi. Si riprende solo quando la tazza fumante gli compare sotto al naso, facendogli venire l’acquolina in bocca. Il commesso gli posa vicino due bustine di zucchero, una normale e l’altra di canna, in un gesto automatico e meccanizzato, rivolgendo la propria attenzione al successivo cliente.
Sehun avvicina le labbra sulla ceramica fredda, piegando leggermente il polso. Il liquido bollente scivola in bocca scottandogli la lingua e la gola, facendogli stringere gli occhi.
È amara.
Registra l’opposizione che i suoi sensi gli danno per quel sapore così poco piacevole e senza aspettare manda giù un altro sorso.
A Sehun piacciono le cose dolci, molto dolci; ma lei la prendeva sempre così.
 
Schiaccia la lingua contro al palato, all’arcata dei denti, mordendosi l’interno guancia. Non riuscirà a sentire bene i sapori per un po’ di giorni, a quanto pare.
Manca poco alla via di casa, per questo rallenta, stringendosi nella spalle. Affonda il viso nella sciarpa, conficcando ancora di più le mani in tasca. Non riesce proprio a smettere di giocare con la catenina all’interno di una di esse, premendola contro le dita.
Segue le linee irregolari che si creano fra una mattonella e l’altra del marciapiede, analizzando di tanto in tanto le foglie secche o le cicche di sigarette rimaste incastrate.
Registra a qualche passo di distanza da lui le gambe di una persona e cambia traiettoria, così da non finirci contro, senza mai alzare lo sguardo. Si ritrova costretto a farlo, però, quando di nuovo se le ritrova davanti, quasi a voler fargli da blocco.
Pigramente solleva il volto, mordendo la stoffa della sciarpa vicino alla bocca, cercando di capire perché mai qualcuno dovrebbe impedirgli di passare.
Davanti a lui c’è un ragazzo, immobile, con il viso rivolto a terra e le mani chiuse a pugno di fianco al busto. Sembra quasi condurre una specie di lotta interna. Lentamente, però, poi le dita si distendono liberando i palmi in cui avevano affondato le unghie e il capo si solleva rivelando un timido sorriso.
Sehun smette di respirare, incapace di muoversi.
Riconoscerebbe quel volto, quel sorriso e – quando il ragazzo finalmente si decide a guardarlo-  quegli occhi, fra mille.
Ma non è possibile.
Cerca ipotesi parallele, ma non riesce ad arrivare a capo di nulla. Lei non gli ha mai detto di avere fratelli.
Il ragazzo indugia, incrocia le mani davanti al corpo torturandosi le dita, prendendo brevi respiri.
Indossa un berretto di lana, grigio, che lascia fuoriuscire corte ciocche ramate ad incorniciargli il volto dai lineamenti delicati e femminei. La pelle chiara è arrossata sul naso e sulle gote, per il freddo, creando un piacevole contrasto. Non c’è trucco sul suo viso, ma Sehun sa benissimo come sono quegli occhi contornati da linee scure e precise. Riesce a vederlo.
Persone camminano a fianco a loro, evitandoli, girandosi ogni tanto a guardarli senza capire la loro immobilità nel bel mezzo del marciapiede.
Il ragazzo lo guarda, mordendosi le labbra e solo allora Sehun si rende conto che sta aspettando.
Sorride appena, Sehun, nascosto dalla sciarpa, ma lui se ne accorge. L’ha sempre capito alla perfezione, sin dalla prima volta.
 
“Hunnie.”
 
La sua voce è un sussurro trasportato dal vento, caldo e avvolgente. C’è una piccola nota di paura, un’altra attesa.
E Sehun lo sa, ogni fibra del suo corpo lo avverte, ogni dannata cellula. È Lulù, la sua Lulù. Come può pensare che non sia in grado di riconoscerlo?
 
“Lulù.”
 
Lu Han sorride, tornando a guardare il marciapiede, per poi immergere gli occhi scuri nei suoi.
 
“Ciao.”
 
La voce gli si spezza, il cuore di Sehun si scalda. Azzera la distanza fra loro prendendolo fra le braccia, stringendolo forte e Lu Han si aggrappa a lui avvolgendo le braccia intorno al suo collo, affondando il volto contro al tessuto della sua sciarpa.
Lo sente tremare mentre con le braccia lo tira un po’ più contro di sé, con affanno.
Sehun sa che sta piangendo.
 
“Perché non me l’hai detto?”
 
Mormora vicino al suo orecchio, senza lasciarlo, invaso da una miriadi di emozioni. Chiude gli occhi respirando il profumo della sua pelle, che tanto gli era mancato.
 
“Io…-”
 
Lu Han libera il viso dal tessuto dell’indumento, girandosi dall’altro lato, guardando le macchine fermarsi di tanto in tanto al semaforo.
 
“- odio me stesso, disprezzo tutto ciò che è Lu Han e- non volevo più esserlo.”
 
Sehun avverte una fitta al petto; non può credere davvero che la stessa persona piena di vita che gli è stata accanto per quei mesi in realtà sia così lacerata nel profondo. Non può credere di non essersene mai accorto.
Si tira appena un po’ indietro per poterlo guardare e di nuovo avverte dolore, vedendo l’espressione dell’altro ragazzo e le lacrime continuare a colare silenziose sulla pelle.
Avvicina le mani ai lati del suo volto e lo obbliga a guardarlo, incatenando lo sguardo al proprio. Si perde nella perfezione di quei lineamenti e parla senza pensare, carezzandogli la guancia.
 
“Sei bellissimo.”
 
Lo realizza solo un attimo dopo, vedendo lo stupore di Lu Han, di essersi lasciato andare. Arrossisce socchiudendo gli occhi, cercando di trovare una via di fuga, ma desiste subito. Questo è il momento.
Infila una mano in tasca e tira fuori la collana, sospirando internamente. Lu Han osserva i suoi movimenti e non si sottrae quando sente il freddo metallo contro il collo.
 
“Che cos’è?”
 
Biascica tirando su con il naso, prendendo fra le dita il ciondolo che ora gli pende sul petto, senza allentare la presa dal retro del giubbotto di lui a cui si è aggrappato.
Sehun non risponde, lasciando che il ragazzo si perda ad osservare i contorni del simbolo del mare che gli ha donato.
 
“Mi sono innamorato di te.”
 
Ed è così semplice da dire, così naturale. Non prova più agitazione o ansia al pensiero, solo una strana calma. Donna, uomo, non importa. Vuole stare con lui sempre e comunque.
Lu Han è rigido fra le sua braccia, completamente scioccato. Lo fissa con gli occhi sgranati, la bocca schiusa e di nuovo lacrime prendono a scivolare giù come un fiume in piena, facendogli tremare il labbro inferiore.
 
“Sehun…”
“Mi piaci.”
“Sehun-”
“Permettimi di starti accanto.”
“Io non-“
“Fammi provare a farti amare te stesso.”
 
Lu Han guaisce affondando il volto contro al suo petto, tornando a tenersi con entrambe le mani a Sehun. Rimane nascosto per un po’, lasciandosi accarezzare la schiena dal più alto.
 
“Sehun-ah-”
 
Fa una piccola pausa prima di continuare, come a voler soppesare bene le parole da dire.
 
“-Prenditi cura di me”
 
E Sehun non può fare a meno di sentirsi esplodere dalla felicità e di impedire ai propri occhi di sorridere come mai hanno fatto prima d’ora.
 
“Lo farò.”
“Non lasciarmi andare.”
“Mai.”
“Comprami dei vestiti nuovi”
“Fossi matto.”
 
Lu Han lo osserva, cercando di smettere di piangere, sfregandosi gli occhi con una mano.
 
“Sei davvero un rompipalle, te l’ha mai detto qualcuno?”
 
Si lamenta, nascondendo l’ombra del sorriso che a forza cerca di piegargli le labbra.
Sehun lascia andare una piccola risata liberatoria, piegandosi in avanti.
 
“Il mio ragazzo.”
 
 
 
PS:.......................... COMEBACK DSKGNVDSIHFKHIOHGDIGHFDH OVERDOSE DSKGHOIFHGODHBVHKJFHG *se ne va*


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